Scelto come teatro dell'azione il solito tetro castello con barone e maggiordomo stile "Lurch" (suona pure l'organo), il film sí configura come un gotico classico, in cui un gruppo di sventurati col bus pernotta lì. Il maggiordomo parla di una "indiavolata" che infesta il maniero, il barone lo si è visto nel prologo pugnalare la figlia in fasce (capiremo poi il perché del non bellissimo gesto). A un certo punto entra in scena la Blank con un vestitino da urlo e comincia a fare, come si suol dire, il diavolo a quattro: seduce il seminarista che sembra Jean Sorel (e che nel film si chiama......Leggi tutto Sorel!), fa ingozzare allo sfinimento il ciccione e porta alla morte altri mostrando di trasformarsi nel clou dell'azione in una megera rugosa effettivamente posseduta (da un demonio emaciato che si aggira furtivo nei pressi). Non mancano una lunga scena lesbo con due splendidi ospiti giovani, qualche patetico tocco splatter, sciocchezze come il sangue di gatto che fora un pavimento solidissimo per filtrare al piano di sotto e più in generale ampie concessioni al ridicolo nei dialoghi. Comunque le musiche di Alessandroni e una regia accettabile, nel suo insieme, rendono il film almeno vedibile.
Buon tardo horror gotico nel quale si prendono di mira i 7 peccati capitali (infatti ognuno degli ospiti nel castello è preda di uno di essi). Il cast è ottimo (su tutti la sensuale Erika Blanc ma anche Servais nei panni del barone). Si apprezzano anche il prologo e le ottime musiche di Alessandro Alessandroni. Da riscoprire.
Divertente pellicola tardo-gotica che pur essendo piena dei clichè di genere si lascia guardare con grande piacere e senza affanni. Il meccanismo narrativo è più o meno quello di sempre: un gruppo di persone rimane chiuso in un castello e viene "sfoltito" da una misteriosa diavolessa. La novità riguarda il fatto che gli uccisi vengono eliminati facendo leva sul peccato capitale che incarnano. Per una serata senza troppe pretese e pensieri.
Confuso e mal diretto horror dei primi anni '70, frutto di una co-produzione (tra Belgio ed Italia) che si distingue per l'assurdità di una trama mal sviluppata ed imbastita sulla doppia interpretezione della - sublime - Erika Blanc. Ha, dalla sua, una struttura d'insieme che sembra rimandare a Rollin (in particolare all'inedito - da noi - Le Viol du Vampire e alla Vampira Nuda) e, fortunatamente, il caos che regna dietro alla sceneggiatura è superato dalla composizione di una perfetta partitura musicale. Per nostalgici, insomma...
Decisamente mediocre ma non privo di qualche spunto di interesse. Nel primo tempo non succede nulla, nel secondo qualcosa succede ma fa abbastanza ridere (lo spettatore nel frattempo muore di noia). Inoltre i dialoghi sono spesso risibili, gli attori sono quello che sono e la regia è piena di pecche. L'atmosfera però è (forse involontariamente) di grande fascino e ci sono almeno 3 elementi interessanti: il discreto prologo, la bella colonna sonora di Alessandroni e l'attore Daniel Emilfork, veramente terrorizzante. Solo per appassionati.
In un bel castello arrivano alcuni ospiti, ognuno dei quali con un "vizio" che sarà adeguatamente sedato. Visto in lingua inglese, il film appare piuttosto ben fatto ed interpretato benino, con tanto di scena lesbo che mostra quasi tutto. Con una ottima colonna sonora e un livello di splatter modesto, la pellicola risulta pervasa dall'affascinante atmosfera "di passaggio" tra i due decenni migliori, a mio avviso, della storia del cinema di genere. Da vedere rilassati, con un buon bicchiere di vino rosso.
Gradevole horror moralizzante. Sette peccati capitali personificati da altrettanti malcapitati protagonisti. Agatha Christie incontra per un attimo l'horror gotico italiano e i suoi sette piccoli indiani (o niggers che dir si voglia) cadono uno ad uno come mele dall'albero. Non parliamo di un capolavoro ma è un film godibile che ci regala una Erika Blanc davvero sexy, con un vestito fetish memorabile.
Demonioaco italo-belga, che gioca quasi esclusivamente la carta dell’erotismo, esibendo una conturbante e satanica Blanc e un audace incontro saffico con protagoniste la Novak e la Corrigan; il Diavolo fa qualche comparsa nell’emaciata persona di Daniel Emilfork. Questi - insieme alla familiare atmsofera gotica ereditata dagli anni '60 - sono gli elementi positivi di una pellicola poverissima e di basso livello sia narrativo che recitativo. Ottime musiche di Alessandroni, con chitarre sferzanti e voce solista di “Giulia”.
Una volta tanto un horror in coproduzione con il Belgio e non con la Spagna. Non che il cambio sollevi le sorti di questo filmetto prevedibile, scombinato e privo di qualunque vera tensione. Ai risibili trucchetti e al fasullo alone di mistero fanno da contrappunto modesti intermezzi erotici che tentano vanamente di ovviare al tedio che avvolge lo spettatore. La bella Erika Blanc si agita grottescamente nei panni di una poco credibile indemoniata, mentre gli altri attori fanno del loro peggio.
Film di scarso interesse in cui per non sbagliare si inseriscono in sceneggiatura tutti i cliché horror ottenendo un risultato mediocre. Il cast è anche onesto e ben caratterizzato, ma non potendo contare nemmeno su una colonna sonora che rimane impressa e sulla tensione, grande assente, la pellicola naufraga presto. Unico picco, per così dire, lo si ottiene con la trasformazione della Blanc da donna provocante a demonio e con la scena saffica tra la bella Corrigan e la Novak. Molto poco terrificante.
MEMORABILE: L'uccisione dell'autista bulimico e la mise da sera della Blanc.
La sensuale Erika Blanc s'aggira nel castello riuscendo ad essere contemporaneamente seducente ed inquietante soprattutto nel semplice make up senza sopracciglia (ma d'altronde anche la cantante Mina mi terrorizzava con così poco). La regia si barcamena come un fumettone erotico fra effusioni saffiche, dialoghi insostenibili, bellezze d'annata, musiche perfette, riuscendo ad essere allo stesso tempo intrattenimento becero ed un godibile tardo-gotico. Insomma, un film che riesce ad essere contemporaneamente interessante ma anche una bella cretinata.
Gotico italo-belga, originale, per non dire bizzarro, ricco di atmosfera e di fascino per gli amanti del genere ai confini del trash. Ambientazione azzeccata, trama stravagante, dialoghi risibili, vi è di tutto e di più, dalla ghigliottina alla Vergine di Norimberga, dal rapporto saffico alla notevole opera di seduzione da parte della Blank (qui bellissima) al seminarista. Ammaliante.
Il prologo, malinconico e truce, lasciava ben sperare. Invece, ci troviamo in presenza di un tardissimo gotico di inaudita insulsaggine, con picchi di trash (il povero diavolo macilento e con la crapa spelacchiata, gli stacchetti lesbo, l'autista bulimico, la toilette da sera della Blanc) ed abissi di noia (i delitti sono solo quattro, rapidi e poco emozionanti). Il clou è Belzebù che vuol far firmare il contratto di cessione dell'anima al seminarista, e gli porge proprio penna e foglio di carta, manca solo il notaio! Una ciofeca, ben musicata, ridicola senza essere divertente.
MEMORABILE: Il maggiordomo che accoglie gli ospiti raccontando per filo e per segno ogni fatto di sangue accaduto in ogni stanza. Cortesie per gli ospiti!
Va a sprazzi. Non posso fare a meno di dire che la pelle grigiastra mezza bruciacchiata durante gli incantesimi ricorda Satanik e Il delitto del diavolo, mentre il sarcofago a punte si era già visto in La bestia uccide a sangue freddo. A parte quello la Blanc col suo fisico statuario eccelle come sempre e il cocchiero-becchino-qualcos'altro è impersonato da un curioso attore già visto in Kill! nel ruolo di un commissario marocchino. Si lascia vedere, ma non aspettatevi grandi emozioni. Alla fine vince il male 1 a 0 con gol in zona Cesarini...
Di terrificante qui c'è solo la noia che attanaglia lo spettatore senza soluzione di continuità, dopo un prologo dignitoso che lasciava meglio sperare. Il resto è una storia scontata, per nulla avvincente, che spreca la bella atmosfera del castello e una colonna sonora azzeccata. Si sbadiglia anche durante i delitti e il macilento becchino funziona solo finché non apre la bocca. Bruttino e soporifero.
Un gruppetto eterogeneo di turisti finisce fatalmente in un tenebroso maniero, teatro di passati (e futuri) orripilanti fattacci legati a un diabolico incantesimo. Le premesse del regista si trasformano involontariamente in spunti comici che alla fine non guastano affatto. Elementi porno-soft e una bellissima Erica Blanc (che all'epoca accettava un po' di tutto) completano il quadro di un film cult-trash di cui si raccomanda la visione (a patto di non essere troppo critici e puritani)...
Non male Erika Blanc indemoniata e sensuale che si aggira all'interno di un castello e anche la storia avrebbe le sue potenzialità, ma tutto è risolto in modo sciatto e stereotipato. Gli attori non sono granché e l'interpretazione del diavolo lascia a desiderare. La location castellana è buona all'esterno, mentre alcuni interni (come le stanze dove alloggiano gli ospiti) non rendono come dovrebbero l'idea di luoghi maledetti dall'oscuro passato. Colpa anche di una fotografia piatta. Vistosa e apprezzabile la colonna sonora.
MEMORABILE: L'autista che mangia cosce di pollo mentre guida.
Insolita coproduzione italo-belga per un gotico non inguardabile ma penalizzato da una regia che pare più interessata a mostrarci bellezze femminili (la Blanc è una provocazione continua, la Novak e la Corrigan si cimentano in una scena lesbo per l'epoca discretamente audace) che a creare la necessaria tensione. Peccato, perché il soggetto aveva dei numeri, ma quando entra in scena il Diavolo che stipula un patto con tanto di pergamena si capisce che siamo proprio alla frutta... Belle le musiche di Alessandroni.
Dopo un prologo ambientato in pieno conflitto bellico si cambia completamente registro, si entra nel gotico più classico e il film diventa più sontuoso e raffinato, svelandoci le sue chiare intenzioni. La figura femminile, rossa e dal fare ambiguo, riesce comunque a dire la sua e, nonostante un semplice trucco, si rivela efficace. Non è affatto male e sotto alcuni aspetti sembra un Seven ante litteram, dove ogni vittima viene sacrificata al suo vizio ricorrente.
I trucchi del genere gotico ci sono quasi tutti (non manca il tesoro nelle viscere del castello); peccato che siano ostaggio di una sceneggiatura poverella e di dialoghi strampalati sino allo sghignazzo (questi sì davvero terrificanti). Discreta, tuttavia, la successione dei delitti accompagnata dalle musiche di Alessandroni. Da segnalare Emilfork e, ovviamente, la Blanc, inguainata in un costumino nero che mette in risalto il suo bellissimo ombelico: un'impennata fetish che non salva, però, il film dalla mediocrità.
I cliché ci sono tutti: il demonio, la maledizione, il maggiordomo inquietante, il laboratorio sotterraneo e gli ospiti obbligati dal temporale a dormire nel castello degli orrori. Mancano gli orrori. Di terrificante non c'è nulla, se non la bellezza straripante della Blanc che fa straripare anche il film nel genere erotico. Dunque bisogna avvicinarsi con leggerezza e senza troppe aspettative; in fin dei conti, nel complesso, l'atmosfera è discreta. Si sorride ma non si sobbalza. Ma ha il suo perché.
Un horror discreto, che si basa sul meccanismo dei "Dieci piccoli indiani", con una buona componente e ambientazione gotica, che però ha un ritmo piuttosto lento e impiega tanto tempo a decollare, dando poi la sensazione di accelerare all'improvviso per recuperare il tempo perduto. Poco credibile il protagonista prete. Tutto sommato comunque un'occhiata la si può dare, per l'apprezzabile varietà dei diversi omicidi e per l'atmosfera, che resta più che apprezzabile. Cast generalmente buono. La mutazione del viso di Erika Blanc si poteva evitare. Si può guardare.
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Segnalo ai fans della colonna sonora in questione una piccola scoperta di qualche minuto fa: il tema principale era già presente, con diverso arrangiamento, in Armida il dramma di una sposa di Bruno Mattei (1970).
La "Giulia" indicata nei titoli di testa a proposito della colonna sonora, è naturalmente Giulia De Mutiis - moglie di Alessandro Alessandroni - che canta il tema del film.