Se il bordello è il luogo dove le donne si prostituiscono, bordella ne è la controparte maschile. Ed è Eddie Mordace (Al Lettieri, a cui il film è dedicato) ad aprirne uno a Milano, esportando una sua idea che gran successo aveva riscosso in America. Finanziato dal gran capo della American Love Company (un viziosissimo Vincent Gardenia, sempre circondato da segretarie bone & sceme), Eddie assume per il suo “casìno” dapprima un ex playboy depresso (Luigi Montefiori, il George Eastman di tanti spaghetti western e horror all'italiana), quindi un pugile un po’ suonato e impotente (Gianni Cavina) e infine un presunto nobile in disgrazia (Christian...Leggi tutto De Sica, giovanissimo). Fa gestire il tutto a un maggiordomo checca e comincia l'attività, completando il gruppo con un ex detenuto in carcere per manie sessuali (Gigi Proietti, che fortunatamente entrain scena solo nel secondo tempo). Pupi Avati, coadiuvato dal fido fratello Antonio e da Gianni Cavina (e in sede di sceneggiatura anche da Maurizio Costanzo), si inventa un film folle, fuori da ogni regola, a tratti geniale ma più spesso esageratamente privo di logica e ingenuamente confusionario. Ci sono perfino quattro o cinque canzoni coreografate, in perfetto stile da musical, con un Christian De Sica già ballerino provetto ed esilarante. La prima parte è la migliore, con una storia divertente ottimamente resa da un Cavina sempre simpatico, un De Sica straripante (che mostra già quelli che saranno i pezzi forti del suo repertorio), un Montefiori bravo e un Al Lettieri nella parte del siciliano purosangue con il pallino dell'imprenditore. Poi entrerà Proietti e, non solo per colpa sua a dire il vero, il film crolla ed eccede in eccentricità, con gag sciocche e fuori luogo che culmineranno nel noioso finale, pieno di inutile pompa. Resta un prodotto curioso, simpatico come i film più semplici di Avati, un hellzapoppin nel quale spesso i nonsense non hanno proprio... sens. Impeccabile la confezione.
Malfunzionante. Ricorda Tutti defunti…: dev’essere stato un divertimento girarlo, ma poco ne va allo spettatore. Idea graziosa, con trovate carine (il doppiaggio a Kissinger), alcune telefonate (il lancio del coltello), alcune velate (De Sica è il conte Ugolino), altre incomprensibili ai più (il richiamo alla sigla di "Ivanohe", telefilm degli Anni ’60). Una cosa mi colpisce di Gardenia: affascina anche quando, come stavolta, è eccessivo. Mi pare che, delle tre segretarie che gli dedicano un balletto, la nera sia Ajita Wilson (non accreditata).
MEMORABILE: Vincent Gardenia che canta "Comme facette mammeta".
Eclettica e stramba commedia con spunti di satira politica, musical, cabaret, surrealismo e atmosfere fantastico-grottesche, tipicamente avatiane. Il regista ribadisce la sua perizia nel dirigere un variopinto cast internazionale e le scenette divertenti sono numerose, ma nel complesso sembra che al film manchi qualcosa, sia troppo frammentario e non riesca a trovare una sua strada, perdendosi in un eccessivo macchiettismo che spesso ricade nel cattivo gusto; un film di transizione, forse.
Pasticcio invecchiato male di satira politica con un bel cast e un protagonista efficace, l'Al Lettieri di Peckinpahiana memoria. Se lo sviluppo della satira è scricchiolante e pasticciato, però si ricordano con piacere i protagonisti, tra i quali un Cavina in perenne impotenza e un Proietti balbuziente, allegro stupratore poco avvezzo all'alcool. Un reperto archeologico, più che altro.
Film curioso ed originale ma decisamente non riuscito, questo di Pupi Avati. Alcune trovate sono anche carine ma alla lunga la pellicola stufa per il fatto di essere troppo "sgangherata". Gli interpreti sono simpatici ed efficaci, su tutti Al Lettieri cui il film è dedicato, ma il prodotto non riesce ad essere così divertente come sarebbe nelle sue intenzioni. Probabilmente è anche invecchiato male in quanto a suo tempo mi parve leggermente migliore di quanto mi sia sembrato ora. Sicuramente non più di due pallini.
MEMORABILE: I continui riferimenti ai fratelli Bundy (già campioni del mondo).
Poco riuscito e assolutamente poco divertente. Nonostante il coraggio e gli ottimi buoni spunti, resta un film pretenzioso, con troppe intenzioni, troppi rimandi e poco sano divertimento. L'eclettismo dei protagonisti non basta a farne il film che forse voleva essere. Resta da applaudire ovviamente l'audacia, ma siamo anni luce dalla precedente Mazurka e da molti altri ottimi film avatiani a venire.
MEMORABILE: Gli incontri di boxe consecutivi di Cavina.
Ho sempre apprezzato Avati e il suo cinema complicato e poco superficiale. Ma questo Bordella mi è parso davvero brutto, non mi ha divertito e anzi... ci si annoia parecchio. La satira politica ci sta bene, il cast in parte si salva (bene Gardenia e Lettieri, inguardabile De sica, non male il resto), ma il film è noioso e deludente.
La creazione di un bordello per donne manovrato dagli yankee prende di mira l'imperialismo (e le mode) made in Usa e il virilismo italiano. Un'idea potenzialmente intrigante, con alcune trovate azzeccate (tra cui i siparietti da musical), con una regia che sa essere talvolta abrasiva, e con un cast frizzante (da De Sica a Cavina). Ma la satira non si addice ad Avati. Manca non solo una buona sceneggiatura, ma soprattutto la cattiveria vera, perché non basta una comicità para-goliardica per mettere alla berlina le storture del mondo.
Era forse troppo avanti allora ed è troppo retrò adesso. Mi lascia perplesso il cast, con un Christian De Sica inguardabile e un Proietti incomprensibile. Al contrario Cavina, Montefiori e gli stranieri sono bravi. La regia è discontinua come la puntina rotta di un giradischi, che sobbalza e riproduce suoni indistinti. Cazzeggio o vagheggio che sia, è un film bruttino. La sceneggiatura tra gli altri vede la presenza di Maurizio Costanzo.
Idea stravagante di Avati che non lascia il segno. Interpretazioni un po' tutte sopra le righe, ma nessuna personaggio spicca sugli altri. Comicità e gag scontate, stacchetti musicali inutili, forse bisognava indirizzare il tutto su un altro tipo di ironia. Tentativo mal riuscito.
Un film molto strano e abbastanza surreale. Buona e precisa la regia di Pupi Avati. Il cast è veramente eccellente: molto bravi Al Lettieri e George Eastman, deludenti invece Gigi Proietti, Christian De Sica e Gianni Cavina. Dialoghi notevoli, in più mi ha molto affascinato l'atmosfera del film. Insomma, un film forse solo discreto ma anche a suo modo geniale. L'idea della trama non è assolutamente male, anzi direi notevole, ma purtroppo manca qualcosa... manca il "colpo di scena". Ottima la colonna sonora. Brava Taryn Power, sorella di Romina.
MEMORABILE: Tutta la parte iniziale con Al Lettieri girata in America.
Sull'eclettismo del primo Avati niente da dire... però proprio un film così non me lo aspettavo. Sarcasmo, sarcasmo allo stato quasi cristallino, bersaglio: gli Usa della presidenza Nixon (bersaglio facile, d'accordo...). E poi come pretende il sarcasmo, tutto deve essere esagerato, sopra le righe. Mission accomplished! A mio avviso un bel film. Cast folle che interpreta in modo folle un film folle (oggi un film del genere non sarebbe nemmeno immaginabile... abbiamo perso parecchio in questi anni).
Uno dei più bei film italiani del decennio. Accanto a un Lettieri immenso alla sua ultima (purtroppo) interpretazione spiccano de Sica, Cavina e Proietti. Tutto il cast performa ben oltre la sufficienza ma un soggetto originale e una sceneggiatura da applausi lo rendono un gioiellino. Avati dirige da cinefilo un piccolo capolavoro fuori genere, forse per questo (e anche per l'abbondante esposizione di corpi nudi) ignorato dalla tv per tanti anni. Da riscoprire!
MEMORABILE: "Sapevo che quella era la mia ultima missione, forse non avrei più rivisto la 42esima, la strada dei cinema porno, dei vecchi sexy shop, dei bordelli"
Grottesco e d'intrattenimento scanzonato. È (anche) una sorta di divertissement sul ribaltamento semantico (bordello/bordella); con ciò che ne consegue. Mi è sembrato un prodotto sincero ma poco solido. Divertente fino a un certo punto; curioso, ma che lascia il tempo che trova. Si deve riconoscere che a suo modo è curato, ha dell'estro e non è male interpretato; dunque (e comunque) può essere visto.
Brutto film di Pupi Avati, racconta di una casa chiusa per sole donne che da NY fino al nostro Belpaese miete vittime e cambia le carte alle abitudini sessuali. La comicità gira a vuoto e i siparietti demenziali si susseguono fitti, infastidendo e annoiando, più che strappando risate. Neanche il tono goliardico-ironico-surreale convince granché. Bocciato alla grande.
MEMORABILE: Il faccione da bambino di Christian De Sica con la sua dentatura "originale".
La struttura del film (con l'inserimento di spezzoni reali, i siparietti da musical) è stata usata poi da altri sceneggiatori, registi e in modo migliore. Bordella è un esperimento dove si è introdotto un po' di tutto: alcune cose pregevoli, altre piuttosto bruttine e si è voluto strafare, non raggiungendo, alla fine, nessun traguardo, se qualche traguardo si voleva raggiungere. La scelta poco felice di Christian De Sica, anche fisicamente inadatto, aggiunge demerito, specie se lo si confronta con gli altri interpreti. Dedicato ad Al Lettieri.
Il cast c'era e anche qualche parvenza di critica sociale dietro all'idea di fondo del film che delle potenzialità ne possedeva. Però strada facendo lo stile si fa sempre più grezzo e prendono troppo spazio battutine trite e musichette da avanspettacolo. Comunque nella parte sia Lettieri che Gardenia, che sanno padroneggiare ogni dialogo semiserio; De Sica così così, sprecato Proietti.
MEMORABILE: Gardenia alla sexy segretaria: "Sì cara, faccia un telegramma, quella cosa gialla con le scritte nere sopra, che non si imposta".
Stravagante, esuberante e volutamente irritante nel voler concepire una casa chiusa per il piacere delle sole donne. Apprezzabile per questo e per la sfrontatezza nel volerne parlare con un tono non serioso. De Sica sembra già un attore navigato e perfettamente a proprio agio dando un giro di pista a tutti. Alla lunga, però, il film paga lo scotto di non avere un minimo di trama degna di nota e di vagheggiare indeciso sull’idea provocatoria del bordello fatto da uomini. Sarebbe interessante girare un rifacimento, rinfrescandolo sul piano visivo.
Per il suo quarto film Pupi Avati insiste sul grottesco, inserendoci anche una sana presa in giro alla virilità italiana e alla mentalità americana. L'operazione riesce a metà. Quando si tratta di navigare nel grottesco Avati è uno dei migliori registi di casa nostra, ma la satira non gli si addice più di tanto perché la critica appare molle e poco efficace. Inutili e troppo numerosi anche gli stacchetti musicali che ne fanno uno pseudo-musical. Il cast è ispirato, ma la storia è monotona e ha eccessivi rallentamenti. Uno dei pochi passi falsi del primo Avati.
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Secondo quello che racconta lo stesso Pupi Avati, nell'intervista segnalata pubblicata su Youtube il 17 marzo 2014, le sequenze girate in USA sono state dirette dal montatore del film (Amedeo Salfa).
DiscussioneZender • 8/07/15 16:44 Capo scrivano - 47698 interventi