È difficile riconoscere la mistica, l'epica della saga arturiana in questo fumettone mieloso firmato dall'ex genio demenziale di Jerry Zucker (che del trio ZAZ, a questo punto, possiamo forse considerare il meno dotato comicamente). Per ritrovare un po' della drammaticità che si addice alla storia di Re Artù bisogna aspettare la mezz'ora conclusiva, quando finalmente l'espressività dei tre attori (e in special modo di Sean Connery/Artù) può trovare qualche sbocco. Fino a quel momento avevamo solo assistito a una puerile love-story tra Ginevra (Julia Ormond) e Lancillotto (Richard Gere) condita da un paio di battaglie messe in scena scolasticamente e poco altro. Con Artù sullo sfondo, a perder...Leggi tutto tempo col rivale Malagant (Ben Cross, il classico “cattivo” incapace di offrire un briciolo di personalità uscendo così dallo stereotipo) e Camelot ridotta a fortificazioni giallastre che sembrano fatte coi LEGO non c'è proprio da stare allegri. Gere gigioneggia banalmente, la Ormond prova a mostrarsi combattuta tra l'amore per l'ormai anziano re e il baldanzoso cavaliere destinato a succedergli. Tra boschi verdeggianti, irritanti cavalcate sul bagnasciuga e paesi messi a ferro e fuoco dal perfido Malagant ci si dimentica totalmente che esisteva un calice sacro chiamato Graal, tanto per dirne una, e che altri e importanti erano i personaggi che davano spessore al mito. I cavalieri della Tavola Rotonda si riuniscono per poi non farsi praticamente mai vedere e dare il tempo ai due piccioncini di scambiarsi sguardi languidi e frasi tenere. Patetico.
Trasposizione “rosa” della saga arturiana, con un Lancillotto (Richard Gere) che sembra un incrocio fra 007 e John Wayne. Responsabile del fallimento del film è una regia demenziale che priva l’antica leggenda bretone di tutta la sua magia e il suo mistero e la trasforma in una brutta carnevalata hollywoodiana. Se si è visto Excalibur - o anche solo I cavalieri della Tavola Rotonda - il paragone sarà impietoso. Auditio(n)metro: due ore e rotti di comicità involontaria.
Una sorta di sgradevole omonimia con le vicende collegate alla saga arturiana. I protagonisti, tutti attori con una fama tale da attirare anche chi della saga non conosce nulla, sembrano a tratti imbarazzati dalla pessima trasposizione della storia a cui stanno partecipando. La sceneggiatura, togliendo tutto quello che di epico la saga già conteneva, è diventata il canovaccio per un Harmony versione grande schermo. Belli i costumi e le scenografie, soprattutto quelle realizzate al computer. Per il resto... meglio stendere un velo pietoso.
Risibile rilettura delle leggende della Tavola Rotonda ad opera del regista Zucker, che confeziona un polpettone epico-sentimentale realizzato con dovizia di mezzi ma mai nemmeno lontanamente realistico; l'impressione è infatti quella di un'opera di cartapesta in cui, complice una sceneggiatura ridicola, si toccano sovente punte di involontario umorismo. Dal punto di vista intepretativo, ad eccezione di alcuni volti carismatici di per sè (Connery e Gielgud), il resto del cast si impegna come può ma non salva il film dal disastro.
Soporifera storia cappa e spada con intarsi qua e là di Camelot. A dirla volgarmente: la solita americanata. Purtroppo anche l'elevato standard di attori e attrici a nulla serve: il film sin da subito mostra la noia della quale è intriso. La speranza della brevità della tortura inflitta svanisce subito e dal profondo dell'animo si capisce che il polpettone patinato sarà lungo e difficilissimo da digerire.
Chiariamo subito che il film di arturiano ha ben poco, se non le ambientazioni di cartapesta imitanti quelle della saga e i nomi dei personaggi. Forse il livello più basso di quel cast di tutto rispetto; da Gere me lo sarei aspettato, da Connery mai e poi mai. Brutto, lento, dotato di una mielosità ridicola e di una colonna sonora da finto kolossal che trasforma il sorriso in fragorosa risata. La speranza che il tutto a un certo punto "s'accenda", svanisce molto presto e anzi t'induce a "spegnere". Non l'azione, il televisore.
La storia di Re Artù e Lancillotto farebbe gola a tutti se interpretata da un cast così qualificato, eppure Jerry Zucker si butta sull'amore medieovale, condito ogni tanto e senza troppi sprazzi da qualche battagliola poco emozionante. Manca in un certo senso di epicità necessaria al genere, ed è troppo poco incentrato sui cavalieri della tavola rotonda; bisogna attendere le scene finali per provare qualche cosa, il resto del film scorre piatto e con ritmi poco accesi, in un certo senso Connery risulta sprecato.
Ginevra deve andare sposa a Artù, ma incontra il bel Lancillotto... Passi per il ribaltamento della saga arturiana, passi per il patetico anacronismo che posticipa la leggenda di quasi mille anni, ma fare un film anonimo e scontato, proprio no. In un mix tra western, sentimentale, avventuroso e fiaba Disney, il film si perde in una vacuità cosmica, che non viene salvata neanche dalla tecnica: banale la fotografia, routinaria la recitazione e improbabile il lindore delle scenografie.
Pessimo filmaccio che ha ben poco a che fare con la saga arturiana che viene pesantemente edulcorata al fine di poter essere presentata con successo ad un pubblico giovanile un po' ignorantello e che non va troppo per il sottile. I risultati purtroppo si vedono e la pellicola non è buona nemmeno dal punto di vista avventuroso e del puro intrattenimento. Anche la tecnica latita.
Orrido. Lo odiai fin dalla prima visione. E pensare che nel cast c'è il grande Connery (anch'esso autore di una interpretazione poco sufficiente). Tremendo Richard Gere, inutile Julia Ormond, si fatica ad arrivare alla fine, a mio avviso. Da evitare a priori.
Melenso, noioso, talmente brutto che pure un attore di grande fascino e carisma come Connery ad un certo punto sembra qui un cornuto qualsiasi, pur avendo accanto Richard Gere al nadir della sua carriera interpretativa, un Lancilotto zotico, romantico quanto un pestone sui calli. Sprecata la delicata bellezza di Julia Ormond. Condisce l'indigesto polpettone una colonna sonora pomposissima, ed anche scene e costumi, spesso pezzo forte in film di questo tipo, non incantano.
Film adatto per una domenica da passare davanti alla tv e accontentare un po' tutti, dai sentimentali ai desiderosi di avventura. La storia d'amore, resa in modo non troppo convincente a dire il vero, tra Gere e la bella Ormond, vede come terzo incomodo, suo malgrado peraltro, un Connery sempre bravo e convincente. Qualche bella scena, azione, inseguimenti e pochi sprazzi di battaglia movimentano la pellicola. Il cattivone di turno è troppo ingessato e stereotipato. Tutto sommato, né da elogiare né da cestinare.
MEMORABILE: La faccia di Artù quando vede il bacio tra la Ormond e Gere. Con l'altro Cavaliere che si defila (vista la situazione).
Spompatissima trasposizione-revisione delle classiche saghe di Re Artù e i suoi cavalieri. Piuttosto che sull'azione, il film punta sui sentimenti ma non convince su nessun fronte: regia piatta, trama molto esile ma soprattutto nessun personaggio in parte (Connery è appena passabile come Artù, ma Gere-Lancillotto semplicemente non lo si può vedere). E poi c'è un limite alle manipolazioni che un regista può fare su saghe storiche, per adattarle ai propri comodi, che non andrebbe superato. Bocciato.
Dopo il munifico Ghost Jerry Zucker tenta un'altra escursione in sentieri lontanissimi dalla sua cara comicità demenziale. A conti fatti il regista si destreggia con un certo mestiere in questa rilettura arturiana facendoci respirare qua e là un'autentica aria di cavalleria. I momenti migliori sono nei combattimenti: sono tanti e ben orchestrati. Peccato che col passare dei minuti prenda sempre più spazio l'ingombrante love story all'acqua di rose, ma tanto che vuoi, Gere è lì apposta. Godibile, ma i tempi molto dilatati rendono il film un po' pesante.
MEMORABILE: Gere supera indenne la giostra passando tra rostri, asce, sciabole et similia, manco fosse Superman...
Dopo Ghost e cult demenziali come Airplane era lecito aspettarsi di più da Jerry Zucker, invece questo non è altro che un polpettone sentimentale condito da qualche combattimento messo lì per tenere desta l'attenzione. L'unico motivo di interesse sono Connery e Gere, bravi nelle rispettive parti ma mal serviti da un copione banale e noioso, mentre la Ormond e Cross si confondono nel grigiore generale. Sprecatissimo Gielgud. Evitabile.
Polpettone avventuroso in cui si narrano le gesta di Re Artù e Lancillotto in modo rielaborato e storicamente poco realistico. Tutto appare totalmente stereotipato con la melensa e casta storiella sentimentale e i soliti combattimenti di cappa e spada. Connery, forse anche a causa dei costumi, appare imbolsito, mentre Gere è a suo agio come belloccio di turno. Non memorabile ma per trascorrere due orette senza pensieri.
Allontanarsi dalla parodia non ha fatto bene a Zucker: se Ghost poteva dirsi un buon film, questo polpettone arturiano fallisce su tutta la linea. Gere è al suo minimo storico nel ruolo di un Lancillotto davvero antipatico, mentre attori del calibro di Connery e Gielgud si sprecano e la Ginevra della Ormond, per quanto bella e delicata, è un personaggio di carta velina. Nemmeno i costumi e le battaglie, che generalmente salvano anche i prodotti mediocri, sono particolarmente degni di nota. Coinvolgimento quasi nullo.
Debole e pasticciata rilettura del mito di Re Artù in cui Zucker, specializzato in commedie e chiamato a dirigere un genere non suo, perde subito la bussola. Ingenuo in alcune parti, esagerato in altre, non riesce nemmeno a offrire possibilità decenti a un parco attoriale, almeno sulla carta, niente male. Gere irritante, Connery fuori ruolo e la Ormond quasi inguardabile. Alla fine si salva solo Ben Cross, che nella parte del cattivo non demerita. Discrete le scene dei combattimenti nei boschi.
MEMORABILE: La giostra; Gere/Lancillotto, da solo e contro tutto l'esercito di Malagant, riesce a liberare Ginevra da una prigione inaccessibile in una grotta!
Zucker rilegge a suo modo la vicenda di Re Artù senza badare troppo alla plausibilità storica (e questo forse potevamo pure aspettarcelo) ma pecca proprio dove i kolossal (o presunti tali) come questo trovano il loro punto di forza, ossia in una sceneggiatura che dia alla vicenda una forza epica. I dialoghi ampollosi e vuoti vengono spesso pronunciati con imbarazzo dal prestigioso cast che sembra gettare la spugna in più d'un occasione. Una buona confezione tecnica evita lo sfacelo ma non basta a salvare il film. Noioso e ruffiano.
Se Excalibur di Boorman ha incarnato l'essenza delle saghe arturiane, questo film le banalizza in un modo mai visto, trasformandole in una storiella infima usando sceneggiatura e montaggio tipici del più scontato filmetto hollywoodiano d'azione (in costume d'epoca). Camelot sembra un castello delle fate alla Disney, Richard Gere interpreta un superman vestito da Lancillotto e Connery è sprecato per un Re Artù piatto e superfluo (!). Tipica produzione iperattiva americane tutto fumo e niente arrosto. Inguardabile.
Le uniche cose da salvare sono le location, i costumi ma soprattutto il fascino e l'impegno di Connery, assolutamente sprecato in un film come questo, che banalizza in maniera esorbitante la storia d'amore tra Lancillotto e Ginevra (la quale afferma senza alcun ritegno di amare due uomini contemporaneamente). Poco credibili anche le scene di battaglia, per tacere di un finale risibile (oltre che ipocrita) in cui i protagonisti mostrano tutto il loro tacito rispetto nei confronti del Re (qui cornuto solo in teoria).
Ispirato ai personaggi della Tavola Rotonda. Soporifero. Pur derivando da una storia affascinante, il film risulta piatto e non ha momenti che possano far decollare il coinvolgimento. Durata di due ore e passa eccessiva. Julia Ormond è l'unica del cast a convincere. Sean Connery paradossalmente fuori ruolo. Mediocre la colonna sonora. Tutt'altro che consigliabile.
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Julia Ormond inizialmente rifiutò la parte di Ginevra.
Fonte:Imdb
DiscussioneCangaceiro • 14/12/10 16:56 Call center Davinotti - 739 interventi
In questo film Connery è doppiato da Luciano De Ambrosis. Ebbene io non riesco a distinguere la voce di questo doppiatore da quella del suo collega Pietro Biondi che ha doppiato tra gli altri Keitel in Pulp Fiction e Robert Duvall in Un giorno di ordinaria follia. Chiedo a R.f.e. e agli altri intenditori davinottici di doppiaggio se anche a loro succede lo stesso.
Disponibile in BR per Columbia Pictures con queste specifiche tecniche (fonte dvd-store.it)
Formato video 1,85:1 Anamorfico 1080p
Formato audio 5.1 Dolby Digital: Ceco Polacco Russo Ungherese
Dolby TrueHD 5.1: Italiano Inglese
Sottotitoli Italiano Inglese Inglese per non udenti Arabo Bulgaro Ceco Croato Danese Ebraico Finlandese Greco Hindi Islandese Norvegese Olandese Polacco Rumeno Slovacco Sloveno Svedese Turco Ungherese
extra Commento del regista e del produttore
Commento sulla leggenda di Re Artù
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