Note: E non "Signori e signore buonanotte". Aka "Signore e signori buonanotte". Episodi: "La bomba", "Sinite parvulos", "Il disgraziomtro", "L'ispettore Tuttumpezzo", "Lezione d'inglese", "Santo Soglio", "Il personaggio del giorno", "Poco per vivere, troppo per morire", "La cerimonia delle cariatidi", "Tavola rotonda", "Il generale in ritirata".
(BABY VINTAGE COLLECTION) Seguendo un’idea americana che aveva già fruttato almeno due film, THE GROOVE TUBE e TUNNEL VISION (molto prima del tardo RIDERE PER RIDERE di Landis), anche in Italia si prova a parodiare la giornata-tipo televisiva, aggiungendovi tuttavia un po' di quella satira corrosiva che è parte integrante della nostra tradizione. Con la regia congiunta di Magni, Loy, Monicelli, Scola e Comencini, un bravo Mastroianni conduttore di un allora solo ipotetico TG3 (siamo nel '76) cuce...Leggi tutto tra loro sketch brevi e meno brevi che vedono sfilare, tra gli altri, Gassman, Villaggio, Tognazzi e Manfredi. I più divertenti sono forse i siparietti interpretati da Villaggio, a quel tempo reduce dal successo del primo, inimitabile FANTOZZI. "Il disgraziometro", in particolar modo, si segnala per un'ottima trovata (un quiz in cui vince chi dimostra di essere il più disgraziato), mentre nello sketch in cui interpreta un fantomatico sociologo tedesco riprende il personaggio del professor Kranz adattandolo alla bisogna. Tognazzi piace nella scenetta del generale al bagno, Gassman in quella in cui insegna l'inglese ai principianti. Per il resto, a parte un paio di divertenti stacchetti pubblicitari, va stigmatizzata una prolissità che talora danneggia la scorrevolezza e spezza il ritmo. Alcune trovate sono poco spiritose, ma hanno il merito di aprire coraggiosamente gli occhi su alcuni fenomeni italiani di malcostume o malgoverno (la povertà, la corruzione, la speculazione edilizia...). Da seguire con attenzione.
Film a episodi molto discontinuo, ma con una vetta d'eccellenza: l'episodio di Magni con Manfredi, l'unico con una reale solidità di scrittura cinematografica, diretto, scritto e recitato (grande Scaccia!) benissimo. Il resto sono sketch a volte rapidissimi, altre volte quasi prolissi, che vanno dall'ottimo (i due di Tognazzi o il Mastroianni alle prese con i 4 notabili napoletani) al mediocre (il Villaggio swiftiano, la bomba).
Forse era già datato all'uscita questo film corale del '76, ma sicuramente l'episodio di Magni vale l'intera pellicola; un Manfredi in stato di grazia, Mario Scaccia sublime ed il piacere di vedere in volto un grande doppiatore come Sergio Graziani (voce di Franco Nero, Terence Hill pre-Trinità e di Musante in Anonimo veneziano, tanto per citare) Ma Tognazzi non è da meno nel ritratto del povero pensionato e nel "delirio" antimilitarista. Musiche di Dalla e Venditti.
MEMORABILE: Tognazzi in divisa si chiude nel cesso durante una parata militare... vera comicità al vetriolo.
Film ad episodi dal valore molto diseguale, satira di una giornata di "ordinaria" tv. Contiene un piccolo gioiello, diretto da Magni: "Santo Soglio" racconta l'ascesa al trono papale di un cardinale che si finge moribondo per avere la meglio su due colleghi rivali - molto divertente Manfredi, coadiuvato da spalle di gran classe. Gli altri episodi sono più (Tognazzi militare) o meno (Gassman poliziotto) divertenti, ma senza esaltare. Discorso a parte per il breve "Sinite Parvulos" di Comencini: notevole, ma come estraneo al corpo del film.
Quasi tremendo, a testimonianza che gli italiani non sono tagliati per il grottesco di classe. Vogliamo essere grotteschi, ma siamo grossolani. Pure l'episodio migliore (l'unico "cinematografico"), palesemente di Magni, cade qua e là, ma ha la fortuna di avere un Mario Scaccia che è nato per recitare, con qualunque tono, il ruolo d'alto prelato. Altrove, purtroppo, trionfa il malriuscito, perché nel fallito tentativo d'essere originali si scade nel prendere le cose da irridere e farne l'esatto contrario (Villaggio che saluta con "Malinconia!).
MEMORABILE: Oltre a Scaccia si salva qualche fase napoletana, chiara opera di Comencini.
Curiosa sorta di pre-Blob di fattura collettiva (anche se l'attribuzione degli episodi può essere tentata abbastanza facilmente e con scarso margine d'errore), cui fa da filo conduttore uno sfavatissimo Mastroianni anchor-man conturbato dalla giovane e notevole Guerritore. Qualità sulle montagne russe, ma alcuni grandi momenti: in particolare gli sketches di Tognazzi, gigantesco, e l'episodio di Magni, che rappresenta un condensato di tutto il suo cinema, e che anzi può esimere lo spettatore dalla visione del resto (di Magni, s'intende). Buono.
Effettivamente non si tratta di un film particolarmente riuscito, ma l'episodio "Il santo soglio" è da antologia, assolutamente delizioso. Buttate via tutto il film (magari da salvare anche la "sfilata delle cariatidi" nel finale) ma conservate quest'episodio firmato (all'epoca anonimamente) da Gigi Magni.
Ha fatto il suo tempo, la grana è piuttosto grossa, dura un po' troppo e gli episodi passano dal discreto (la lotta per diventare Papa, anche se parecchio lungo; Il Disgraziometro: "Dimenticare un miliardo sul treno è digrazia?". Risposta del notaio: "No, è stronzaggine"; La giornata tipo del pensionato Tognazzi), all'appena potabile (il generale in bagno; Villaggio che spiega come risolvere il problema dei bambini a Napoli...mangiandoli), al pietosello (la bomba; Il killer della CIA; I politici; L'ispettore Tuttounpezzo). Non male Mastroianni nella parte del giornalista del TG3. Vedibile.
MEMORABILE: A Mastroanni dicono di smettere di fumare in diretta e lui: "Ma tanto mica la aspiro".
Composito ma uniforme sia come parodia del palinsesto televisivo che come satira di mali incurabili dell’Italia (corruzione, prassi clientelare, nepotismo, clericalismo, gerontocrazia, questione meridionale, povertà…). Il linguaggio, spesso goliardico e grossolano, è comunque riscattato dal sommo cast: Mastroianni mezzobusto che preannuncia Max Cipollino di Boldi, Tognazzi pensionato indigente, i duplici Villaggio e Gassman, Manfredi tertius gaudens tra i due litiganti Scaccia e Graziani. La Love ci insegna inglese con l’anatomia.
MEMORABILE: I segmenti “Sinite parvulos”, “Il disgraziometro”, “Lezione d’inglese”, “Santo soglio”, “Il personaggio del giorno”.
Non un granché, ma alcune idee in linea col cinismo feroce dei Mostri (da cui si recupera in parte anche la coppia Gassman/Tognazzi) lo trasformano in un oggetto curioso che per alcuni versi val la pena di vedere. Peccato che sceneggiatura e regia non brillino, perché sulla carta il soggetto pareva essere innovativo e intelligente. Invece Mastroianni in studio gigioneggia troppo, le pause sono mal dosate e si urla quando non si dovrebbe (tanto che l'entrata in scena di Manfredi nell'episodio finale è un toccasana). Splendida la Guerritore!
MEMORABILE: Villaggio versione Kranz quando suggerisce di risolvere il problema dei bambini a Napoli... mangiandoli!
Curioso ma debole film ad episodi di regia collettiva come I nuovi mostri; da vedere per la sua stranezza. La satira sociale e politica è stranamente superficiale nonostante il tono in nuce feroce. Adorabile Mastroianni candido e incazzato speaker in vena di ribellione, suggellata da un bacio con la splendida Guerritore (mio amore "virtuale" di gioventù). L'episodio forse meglio costruito è quello di Manfredi. Per il resto, all'indignazione non segue adeguata messinscena e il risultato è pallido. Villaggio gioca facile, gli altri son amezzo servizio.
Monicelli tenta di rivitalizzare la formula del film ad episodi mettendo in scena un'ipotetica giornata televisiva: nonostante alcuni episodi non siano del tutto riusciti non si può che apprezzare lo stile caustico ed irriverente con cui mette a fuoco problemi come la corruzione, il degrado di Napoli, l'evasione fiscale, la povertà, la TV del dolore, i problemi cioè in cui si dibatte l'Italia di oggi... Sì, di oggi, perché sembra che in 35 anni non sia cambiato niente. Monicelli purtroppo aveva capito un sacco di cose dell'Italia. Profetico.
MEMORABILE: Il disgraziometro: "Ma lei da quanto non mangia un bel filetto?" "...Il filettoooo..." e il pensionato Tognazzi si dispera, lo sguardo nel vuoto...
Polittico italiano, personalmente ritenuto non proprio anacronistico. La componente sociale è troppo palesemente affermata (in taluni episodi), quello si, togliendo ogni traccia di mistica e quindi di fascino, riscontrabile nel grottesco. Gli episodi, diversi, sono sfruttabili nella soggettiva personale, per farsi una risata spassionata, in larga misura (ma anche no). Interessante la guida dallo studio televisivo, originale piattaforma introduttiva, la cui formalità si trasforma presto in spensierata follia (fuori onda?). Rivisto dopo tanti anni, con piacere.
Nella migliore tradizione dei film ad episodi che segnarono il cinema italico negli anni '70, questa commedia diretta da più mani mette alla berlina vizi e costumi del nostro paese. Come spesso accade tuttavia, la sceneggiatura "graffia" a fasi alterne, con momenti riusciti, alternati ad altri di stanca. Il migliore è l'episodio del cardinale aspirante papa. Nel complesso buona la prova del cast.
Questa squadra di registi ben assortiti dirige ottimamente un film basato principalmente su due concetti: la televisione come specchio culturale di un periodo storico e L'Italia come paese fatto di corruzione e nefandezze. L'umorismo è di diverse specie, va dalla parodia al surreale. Alcuni momenti sono ottimi (l'episodio del Manfredi, splendido, con lui aspirante Papa, o lo show sulle disgrazie di Villaggio). L'unica pecca sta nel ritmo, non sempre molto fluido (specie nei vari collegamenti tra gli episodi).
Brutto, senza grazia, senza ritmo, senza acume. Una giornata di programmazione televisiva ove vari programmi (documentari, tribune politiche, servizi d'attualità, spot, quiz, telefilm per ragazzi) vorrebbero satireggiare malcostume, arretratezza, clericalismo, corruzione, sperequazioni sociali. Ma lo fanno con qualunquismo da barzelletta, senza avere, della buona barzelletta, la frizzante brevità. Per me, insopportabile anche il film in costume di Magni, di lunghezza liturgica e untuosità cardinalizia. Confermo:brutto.
MEMORABILE: Salverei solo "La giornata del pensionato".
Ispiratissima e curiosa parodia di quella che poteva essere una giornata all'interno degli studi di un tg nazionale. Moltissimi sketch, alcuni più divertenti, altri meno, anche se vanno segnalate le splendide performance di Villaggio, Tognazzi e Gassman (un po' sottotono Manfredi). L'episodio migliore resta senza ombra di dubbio quello finale, un servizio sul "congresso delle cariatidi" nel quale un nutrito gruppo di vecchi ruderi si esibisce in una folle danza sulle note di "Funiculì-funiculà": talmente surreale da risultare indimenticabile.
MEMORABILE: Tognazzi/generale a cui cadono le medaglie nel cesso.
La cornice di una giornata tv è il pretesto per unire episodi satirici sui mali dell'Italia d'oggi. Film discontinuo e altalenante, non solo per la tipologia dei vari pezzi (sketch o corti), ma soprattutto per la qualità dei lavori, alcuni di un certo livello, altri impantanati nel macchiettismo e nello sberleffo facilone. Le storie, contro ogni forma di potere, hanno momenti felici e altri tirati via. Bello il brano di Comencini sui bambini di Napoli; non malaccio la bomba, il conclave e il generale al cesso; sciatta la cornice in studio.
Bel film ad episodi, diretti dai migliori registi italiani del periodo e interpretati da attori bravissimi: da Mastroianni giornalista annoiato dal suo lavoro al disgraziometro di Villaggio, da Manfredi superbo malato immaginario a Tognazzi personaggio del giorno, per finire con Gassman che insegna l'inglese! La pecca più grande sta nel ritmo, che a volte tende a rallentare troppo (come nell'episodio della bomba), ma nel complesso è una satira pungente e davvero divertente.
Il giudizio, prendendo in considerazione solo l'aspetto puramente cinematografico, sarebbe mediocre, nonostante le discrete performances degli attori (Tognazzi su tutti) e il gruppo di validi registi. Quello che impressiona è il quadro generale degli italiani (parliamo dei "potenti") che ne esce. Non lo vidi quando uscì e forse allora non mi avrebbe molto colpito; mi colpisce ora rendendomi conto che, dopo 35 anni, si potrebbe fare lo stesso film fotografando l'Italia attuale. Gli autori non hanno voluto solo far ridere.
Ci si sono messi in 11, tra i migliori, a sceneggiare (e dirigire) un film collettivo che ironizza con intelligenza sull'Italia corrotta e in declino, raccontata in maniera cialtronesca da un giornalista (Mastroianni) poco propenso al lavoro e consapevole dell'impossibilità redentoria della nostra Nazione. Era il lontano 1976, eppure sembra quasi di scorgere, in taluni dialoghi, momenti di attualità e di tragica verità. Si ride a volte controvoglia (il generale Tognazzi nel bagno), a volte con gusto (Gassman agente CIA nella lezione d'inglese), altre senza ritegno (Eros Pagni commissario).
Tremenda farsa a episodi girata a più mani. L'intento era sicuramente quello di rappresentare in maniera grottesca alcuni dei mali che affliggevano (e che ancora affligono) l'Italia, ma il risultato è decisamente deludente. Pochi i momenti che fanno ridere e che colpiscono veramente nel segno. Gli intermezzi della trasmissione televisiva rallentano il film e spezzano la continuità tra gli episodi. In questo guazzabuglio di idee e personaggi salvo solo Tognazzi nei panni del militare alle prese con il gabinetto.
Film satirico ad episodi che tratta di televisione, politica e religione in maniera spesso grossolana, non trovando quasi mai l'affondo vincente (l'episodio più azzeccato è quello con Tognazzi nel bagno; il più divertente quello con Villaggio). Attori che si sbizzarriscono senza tuttavia restare a lungo impressi nella memoria (facendo eccezione forse per le espressioni di Mario Scaccia). I ritmi sono blandissimi e il rischio di appisolarsi è tanto. L'impegno sembra esserci, il risultato un po' meno. Signore e signori, buonanotte (e sogni d'oro).
Commedia vagamente cinica e con l'ambizione di essere graffiante su malcostumi e vizi dell'italietta Anni '70 ma, nonostante il "parterre de roi" utilizzato sia nel comparto attori sia nelle multiple regie, non riesce né nell'intento di colpire né di divertire, fallendo perciò nel concetto di base. Resta comunque un'opera in cui si può gustare il talento dei grandi nomi di quel tempo.
Film godibile che riesce ad alternare momenti in cui prevale la parte comica ad altri in cui prevale la riflessione sociale. Mastroianni straordinario trascinatore, una Guerritore nel fiore della sua bellezza, un irresistibile Villaggio, ottimo Tognazzi, bravissimo Manfredi. Tra i caratteristi buono il cameo di Adolfo Celi, i ruoli di Mario Scaccia e Sergio Graziani, cardinali assetati di potere.
MEMORABILE: Durante il Conclave, il cardinale Canareggio al suo "sfidante" Piazza Colonna: "Pare che vi stia ca... ndo in testa".
Nonostante lo abbia rivisto più volte, non sono riuscito a convincermi sulla qualità di quest'opera. Scola, anche se non è l'unico regista impegnato nel film, mi ha fatto rimpiangere il precedente suo lavoro C'eravamo tanto amati. Unica nota di merito, a mio modesto parere, sta nel fatto che il film possa essere ritenuto profetico rispetto ai giorni nostri. In particolare segnalerei il passaggio sui quattro onorevoli con lo stesso cognome. Trovata da oratorio feriale l'avere camuffato spudoratamente il nome del giornalista T. Stagno in T. Fiume.
Non è che sia particolarmente riuscito in fondo, ma almeno è da apprezzare l'originalità del prodotto nonché l'esperimento fatto per questo film. L'unico episodio davvero notevole (****) è quello denominato "Il santo soglio", davvero spassoso e con Nino Manfredi e Mario Scaccia in stato di grazia. Simpatico anche l'episodio del pensionato con 30 mila lire al mese con un divertente Ugo Tognazzi, così come anche gli interventi di Paolo Villaggio. Il resto però è davvero poca cosa. Tutto sommato non è proprio da buttare.
MEMORABILE: Tutto l'episodio "il santo soglio"; Il disgraziometro; Il... filettooo; Villaggio-Kranz che sostiene che il problema dei bambini a Napoli sia "Manciarli!"
Nonostante un cast leggendario, il tentativo di continuare con successo il filone inaugurato con I mostri si risolve con un nulla di fatto; anzi, molti sono i passaggi a vuoto a causa di episodi sconclusionati, primo fra tutti "La bomba" con Eros Pagni. Solo i due episodi con Tognazzi ("Il generale in ritirata" e "Il personaggio del giorno") salvano in parte il film e lo rendono meno noioso. Senza infamia e senza lode il personaggio di Paolo T. Fiume interpretato da Mastroianni. Villaggio non pervenuto.
MEMORABILE: La demolizione del rudere di un tempio romano del IV sec a.c. che sorgeva abusivamente davanti alla villa con piscina dell'imprenditore edile Marcazzi.
Oggi potrebbe sembrare un po' lento, ma per l'epoca è stato sicuramente un film d'avanguardia: qui forse per la prima volta si mette alla berlina la televisione italiana. Gli spot parodiati, il finto TG3 (che non esisteva ai tempi) e il quiz "Il disgraziometro" sembrano un Maccio Capatonda ante litteram. Alcuni episodi mi sono sembrati noiosi; si salvano quelli con Paolo Villaggio.
MEMORABILE: Il bumper pubblicitario che fa il verso a quelli della Rai dell'epoca; La sigla dell'ispettore Tuttumpezzo; "Malinconiaaaa!"; Il professor Schmidt.
Malgrado la discontinuità tipica delle opere collettive e alcune lungaggini, la satira proposta graffia e resiste all'usura del tempo: i mali dell’Italia sono sempre gli stessi e sono cronici. Il cast è ricco, ma non tutti convincono: Tognazzi, Manfredi e Scaccia sono superlativi nei migliori episodi del film; si ride con Villaggio e Pagni; Mastroianni appare sottotono. Celi, Gassman e la Berger (la migliore tra le poche attrici coinvolte) vengono purtroppo sprecati in un episodio insipido.
MEMORABILE: Tognazzi al cesso e la sua reazione alla parola “filetto”; Il profetico “Disgraziometro”; “Sinite Parvulos” e “Il Santo Soglio”: due episodi a parte.
Film a episodi molto disuguali, scaltramente cuciti nella cornice di una giornata televisiva. Quelli che preferisco sono: l'episodio con Villaggio, originale, scatenato e ferocemente ironico nei confronti dei quizzoni; quello con Gassman che interpreta l'ispettore Tuttunpezzo, turlupinato dalla moglie del marpione (Senta Berger) e commentato con ottonari in rima baciata; quello con Tognazzi nella toilette, in un crescendo tragicomico. Altri episodi si possono guardare. Altri ancora sono noiosi, interminabili, come quello con Nino Manfredi.
MEMORABILE: Il conduttore de Il Disgraziometro (Villaggio) che salta esultando, mentre lampeggiano le luci, al culmine della disgrazia della concorrente iellata.
Clamoroso esempio di "fantasia al potere" che seppe anticipare la nascita della vera Rai 3 (all'epoca inesistente) ma anche fenomeni più recenti come i paradossali servizi del TG di Mario. Latita purtroppo la regìa (il collettivo di autori è composto per lo più da sceneggiatori), nella quale spicca riconoscibile solo la mano di Magni nello sceneggiato in costume "Il santo soglio", episodio che alza la media di una cornice (il finto palinesto televisivo) inevitabilmente altalenante. Un documento da contestualizzare.
MEMORABILE: L'elezione a pontefice di Nino Manfredi.
Feroce satira dell'Italia anni '70 con alcuni dei più grandi attori e registi dell'epoca. Il risultato è discontinuo ma alcuni episodi sono memorabili. Su tutti Tognazzi pensionato clochard che si commuove per il filetto e il "Disgraziometro" con Villaggio, tristemente profetico. Meno convincente Mastroianni mezzobusto del tg con una giovane Guerritore. Un film a suo modo coraggioso e innovativo. Musiche di Lucio Dalla e Venditti.
MEMORABILE: Il filetto; Il Disgraziometro e le sue vittime.
Episodi d'ineguale valore. La sequenza con Manfredi e Scaccia è troppo lunga e prevedibile, esitante quella con Villaggio che cita Swift, di grana spessa il Tognazzi antimilitarista. Il film si rialza decisamente quando vira verso il grottesco spinto (il pensionato, il finale, la bomba); attinge alle vette della satira più corrosiva nella cornice condotta da un bravissimo Mastroianni, la cui classe fa risaltare con nettezza la denuncia d'una classe politica arrogante o mossa solo da avidi istinti animaleschi (gli espressionisti on. Lo Bove).
Essendo un collage di sketch diretto e interpretato da autori anche molto diversi fra loro, è difficile trarne un giudizio generale. La prima parte è piuttosto lenta e poco interessante; si salva il cinico Villaggio in versione Professor Kranz tedesco di Germania, mentre la seconda alza notevolmente il livello: su tutti svettano il pensionato Tognazzi e soprattutto il malato Manfredi (Felicetto de li Caprettari), che da solo si merita uno dei tre pallini. Comunque un esperimento interessante; siamo agli sgoccioli della commedia all'italiana.
Un simpatico film composto da molti miniepisodi e qualche spezzone un po' più lungo, che si inquadra nel filone della commedia all'italiana di quegli anni puntando tutto su una violentissima satira del potere che ora risulterebbe (probabilmente a torto) anacronistica. La qualità degli episodi è varia e difficilmente si vola in alto (i migliori sono "Una bomba", "Da malata a convalescente" e l'arguto "Tuttunpezzo" con un fantastico Gassman), qualche volta si sprofonda nel grossolano ma globalmente rimane un'opera semplice e riuscita.
Un'idea potenzialmente ottima sviluppata in modo piuttosto insipido, con sketch ed episodi di durata e livello variabile, purtroppo tutti volutamente sconclusionati se si eccettua quello, in costume, interpretato da Mandredi e il sin troppo diluito "La bomba". A dominare una sensazione di involuto, di frammentario, anche se qua e là qualcosa si imprime nella memoria: il Disgraziometro, le espressioni di Tognazzi clochard, Napoli e i suoi figli venuti al mondo come conigli. Da record la quantità di star nel cast, estetica di alto livello.
Film a episodi in cui è presente quasi tutto il Gotha della commedia all'italiana di quel periodo e non solo, anche se qui siamo dalle parti del grottesco: manca giusto Sordi. Come tutte le pellicole divise in segmenti è caratterizzato da una qualità discontinua e purtroppo da ritmi a volte un po' troppo diluiti. Ma le risate non mancano e certe idee sono anticipatrici o sanno comunque cogliere sia lo spirito dei tempi sia quello più universale. I bersagli grossi ci sono tutti: politica, chiesa, forze armate, criminalità organizzata. Non sempre vengono centrati, ma la cattiveria non manca.
Film a episodi molto altalenante nonostante la presenza di alcuni mostri sacri della commedia italiana. Bene gli episodi con protagonisti Tognazzi e Manfredi e quello finale con le “cariatidi”, mentre tutto il resto è piuttosto noioso, compresi i vari collegamenti da studio con un Mastroianni non all’altezza supportato però da una deliziosa Guerritore. Sottotono Gassman e Villaggio, probabilmente non agevolati dalla sceneggiatura.
Commedia all'italiana a episodi realizzati quando l'Italia subiva turbolenze politiche e scandali di corruzione, attentati, scioperi, rapimenti e omicidi. Particolare la scelta del collettivo di firmare una regia unica: non si sa quindi chi ha diretto ogni singolo episodio. La satira, pur essendo datata, contiene molte gag e situazioni facilmente individuabili anche ora.
Esempio di satira mischiata con la cattiveria e il cinismo della commedia all'italiana di quei tempi, con una forte dose di politicamente scorretto e tanti volti noti tra attori di primo piano e caratteristi: ogni episodio ha un bersaglio satirico chiaro, con momenti di pura genialità. Il film paga però la ovvia disomogeneità e un finale in netto calando e per questo non va oltre la sufficienza: le potenzialità erano maggiori, ma va premiato comunque l'intento sprezzante e cattivo di voler ridicolizzare tante scempiaggini italiane, alcune peraltro ancora tristemente attuali.
MEMORABILE: Gli operai chiamati a pagare il riscatto di Agnelli; il padre di famiglia che porta 5 miliardi in Svizzera; l'intervista di Mastroianni al politico
Film davvero coraggioso, a cavallo tra il Sessantotto e gli Anni di piombo che non risparmia evidenti stoccate al partito che dominava la scena politica e offre un anticlericalismo di fondo tra complotti e giochi di potere. Funziona davvero tutto, in un mix di umorismo nero, satira e denuncia, Mastroianni composto e ironico nella parte, grandissimo Villaggio, istrionico Gassman, Tognazzi magistrale nei ruoli ricoperti e un indimenticabile Manfredi, anche se presente quasi nel finale. Inedita collaborazione Dalla-Venditti nella colonna sonora.
MEMORABILE: La spia; La "modesta proposta"; L'intervista al ministro; La "Napoli divorata";Il disgraziometro; Felicetto de li Caprettari; Salone delle Cariatidi.
I detriti ancora caldi degli anni 70 scorrono in tv. Film di brevi tranche, saporite o effimere, ma le migliori sono fulmini paralizzanti: Tognazzi über alles, un Umberto D. disintegrato nel corpo e nella mente; il Manfredi papale di squisito mestiere (ottimo anche Scaccia); Gassman finanziere in rima, un bijou; Villaggio, al solito sardonico, nella distopia più temuta: il dolore come gioco a premi. Più di tutti punge Nanni Loy: la trilogia napoletana scava un buco abissale nell'indegnità umana. Mastroianni così così, vivaci Croccolo e Dapporto. Inchiodante il finale geriatrico.
MEMORABILE: Tognazzi misura il pane in attesa del companatico; I politici campani si magnano letteralmente Napoli.
Estremamente diseguale. Venuta presto a noia la cornice metanarrativa, filologicamente affascinante ma piuttosto monotona, si ricordano almeno tre episodi: le maschere mostruose di "Da malata a convalescente", il feroce slapstick in crescendo de "Il generale in ritirata" e lo sberleffo anticlericale de "Il santo soglio". "Sinite parvulos", inaspettatamente drammatico, è qui fuori contesto. Il resto, con la parziale eccezione del "Disgraziometro" (comunque esagerato), non si dimostra all'altezza. Colpisce la foga anarchica con cui ci si accanisce, sardonicamente, sui corpi militari.
Raccolta di episodi satirico-grotteschi di livello altalenante. Ottimi gli episodi "La bomba", "Il Santo Soglio", "Il personaggio del giorno", "Il Disgraziometro" e "Sinite parvulos", capaci a distanza di anni di graffiare e far riflettete, mentre il resto funziona molto meno, con le insulse parti del Tg3 (addirittura irritante "La tavola rotonda") e di Villaggio simil-Kranz. Nel cast all star bene tutti a parte gli insolitamente sottotono Mastroianni e Gassman (ai quali toccano gli episodi meno stimolanti a dire la verità). Il voto è la media della qualità dei singoli episodi.
MEMORABILE: Manfredi redivivo; Tutto l'episodio della Bomba; Tognazzi che va in crisi quando sente nominare il filetto.
Quantomai (tristemente) attuale e feroce e al contempo spassosa, questa pellicola è un gioiellino da rispolverare. Anche solo per il fatto che racchiude il meglio dei registi e degli interpreti nostrani, invidiatici dall’intero panorama cinematografico mondiale. Film a episodi (tipico del periodo) dalle sceneggiature altalenanti. Alcune divertenti, altre più goffe e noiose nelle quali, comunque, satira e cinismo regnano sovrani. Nell’insieme è un buon lavoro, penalizzato da un’eccessiva durata.
Cronaca di una giornata televisiva tra servizi e inchieste. Tra regia e cast va in scena il meglio del periodo, anche se gli episodi son dosati male. La chiave grottesca è centrata da Villaggio e quella più amara da Tognazzi; Gassman è sprecato in un contesto facilone. Anche se sembra fuori contesto, il momento migliore è con Manfredi, sia per la costruzione ambientale che per i contenuti dissacranti. Mastroianni rimedia col mestiere quando la critica politica e affaristica è scarsa e populista.
MEMORABILE: I mobili disegnati al muro; Il concorrente fulminato; Manfredi santità; I bambini mangiati.
Ennesimo esempio di montagna che partorisce il topolino, con un cast di altissimo livello buttato alle ortiche da una sceneggiatura diseguale e confusionaria, cui le tante penne non hanno giovato. Anche gli attori, star e comprimari, sono spesso sotto il loro standard, ad eccezione di un gigantesco Manfredi, autore di un one man show da standing ovation ("Il santo soglio") che vale da solo la visione. Notevoli alcuni momenti surreali ("La cerimonia delle cariatidi", "La bomba") ma in generale la satira non punge. Tutto sommato più che guardabile, ma poteva diventare un capolavoro.
MEMORABILE: Dialogo fra Manfredi e Scaccia: "Magno, e faccio a parte der leone!" - "Ma un Leone Magno c'è giá stato, Santità" - "Allora io magno e bbasta".
Sembra quasi il commiato della grande tradizione della commedia all'italiana: tutti i registi, tutti gli attori (meno Sordi), una satira pungente che proprio perché si tratta di un'ultima volta si congeda con durezze e volgarità fino a quel momento mai viste. E' anche il commiato del monopolio Rai: proprio in quell'anno si diffondono le private che cambieranno per sempre lo scenario. Un documento storico interessante, discontinuo ma affascinante.
Per inserire un commento devi loggarti. Se non hai accesso al sito è necessario prima effettuare l'iscrizione.
In questo spazio sono elencati gli ultimi 12 post scritti nei diversi forum appartenenti a questo stesso film.
DISCUSSIONE GENERALE: Per discutere di un film presente nel database come in un normale forum.
HOMEVIDEO (CUT/UNCUT): Per discutere delle uscite in homevideo e delle possibili diverse versioni di un film.
CURIOSITÀ: Se vuoi aggiungere una curiosità, postala in Discussione generale. Se è completa di fonte (quando necessario) verrà spostata in Curiosità.
MUSICHE: Per discutere della colonna sonora e delle musiche di un film.
MusicheAlex75 • 22/06/20 14:04 Call center Davinotti - 710 interventi
Matemalex ebbe a dire:
Questa sigla è tratta dal finale del quarto atto del Guglielmo Tell di G. Rossini (Tutto cangia, il ciel si abbella...). Eccone un brano con Riccardo Muti che dirige l'orchestra della Scala di Milano: http://www.youtube.com/watch?v=F4SQjCWu4e8
Sigla molto familiare per chi attendeva l'inizio dei programmi RAI, sostituita dall'inno nazionale nel 1986.
Forse rischio di prendere lucciole per lanterne come già successo altre volte, ma l'artificere Tirabocchi nell'episodio La bomba mi ricorda tanto Aldo Baglio in Il belpaese
Baglio aveva 17-18 anni al momento in cui il film venne girato. Mi pare che lo si possa escludere.
Il miniepisodio che vede protagonista Aldo Suligoj è ispirato ad un carosello interpretato dallo stesso attore, visibile qui. Si vedi Suligoj che va in bicicletta, col figlio sul sellino.