La trovata sulla quale è costruito il film è assolutamente geniale, l'estremizzazione comica delle patologie psicosomatiche da sempre cavallo di battaglia del cinema di Woody Allen. Qui un regista in disgrazia (Allen stesso, naturalmente) cui viene data un'ultima possibilità di risorgere si ritrova alla vigilia delle riprese completamente cieco. L'ennesimo sfogo di un sistema nervoso perennemente in crisi. Per non perdere il lavoro questi dovrà ricorrere a una serie di aiuti segreti e stratagemmi per portare a termine il film ugualmente (tema New York, titolo “La città che non dorme mai”). Il soggetto insomma si prestava a uno sfruttamento notevole,...Leggi tutto umoristicamente parlando; ed è un peccato che invece la sceneggiatura si limiti a colpire laddove è troppo facile farlo, senza trovare quasi mai quegli spunti comici irresistibili ai quali Allen ha da sempre abituato il suo pubblico. Il set del film nel film è ovviamente ricostruito con acume, così come i tecnici che vi lavorano vengono descritti con competenza. Ci si sofferma sulle figure del produttore (un ottimo Treat Williams) e della promessa moglie di lui (Tea Leoni), da poco separatasi da Val (Allen) per colpa dei soliti problemi psicologici ma ansiosa di poterlo ancora aiutare. Woody straparla (e nell’inseparabile Lionello, al doppiaggio, si cominciano ad avvertire segni di stanchezza), ma sono più le gag superflue che quelle centrate. Manca un po' quell'ambizione autoriale che caratterizza il suo stile e non raggiunge allo stesso tempo il livello comico delle sue migliori opere “disimpegnate”. Un Allen minore, certamente, che in definitiva delude rimanendo comunque un gradino al di sopra della maggior parte delle commedie americane medie; per il ritmo, i tempi, la qualità nei dialoghi. Troppe gag tendono però a ripetersi o ad arrotolarsi su se stesse. Un mezzo passo falso.
Una divertente commedia in puro stile Allen. Un protagonista nevrotico (Allen) che ha l'occasione giusta per rientrare nel giro e che una malattia temporanea rende cieco, è resa con magistrale bravura da un Allen scatenato, sia come attore che come regista (firma alcune sequenze comiche magistrali). Bel ritmo e cast di comprimari efficace tra cui spiccano Tea Leoni, Treat Williams e Mark Rydell. Uno dei film meno compresi del regista ma molto divertente.
MEMORABILE: L'inizio; Allen, cieco, incontra il produttore Williams; i giornalieri; sul set.
Uno dei più riusciti film di Wood Allen degli ultimi anni parte da un pretesto narrativo geniale: un regista che realizza un film da non vedente è un'irresistibile pretesto per il regista per affrontare il tema della vacuità e inconsistenza di un certo mondo cinematografico. Sebbene non totalmente riuscito (la sceneggiatura presenta alcune incertezze), il film presenta alcune gag veramente divertenti che rimandano alle cose migliori del regista.
Strappa più risate questo film che gli ultimi vent'anni della cinematografia di Allen; tuttavia non manca una riflessione semiseria, a tratti autobiografica, sul mondo, in questo caso del cinema e sul rapporto tra artista e pubblico. L'impressione, frequente, è che Allen si conceda in piccole dosi in ciascuno dei suoi numerosissimi film, omettendo volontariamente di cercare il capolavoro e accontentandosi di una più che onorevole medietas. Un ulteriore, latente, nevrosi del genio newyorkese. Tre pallini come per quasi tutti i film di Allen.
MEMORABILE: L'idea di un regista cieco osannato dalla critica francese è plastica nella sua genialità.
Geniale l'idea, squisiti certi dialoghi e formidabili certe battute, adeguato il cast (Tea Leoni appare perfetta per il ruolo): Allen ci mette evidenti pennellate autobiografiche trascurando un po' l'intreccio e la sceneggiatura, così il film tende a non decollare mai davvero. E per dirla tutta anche i lampi comici non sono fra i più accecanti del corpus alleniano. Rimane un film discreto, godibile, però da Woody è lecito aspettarsi qualcosa di più.
MEMORABILE: "È venuto in aereo? Beh, è il modo migliore di volare".
Simpatica commedia. Woody Allen non perde il suo stile eccentrico e per l'ennesima volta sceglie la sua New York per fargli da contorno. I dialoghi, che sono sempre stati il suo punto forte, anche qui risultano efficaci, soltanto che il cast non è tanto portato ad "accompagnare" la bravura e la simpaticità di Woody Allen. Un po' di italianità ma non da plagio.
L'idea, come già detto da molti, è geniale e molto autoironica; lo svolgimento è quello dei suoi capolavori comici degli anni '70, un po' più lucido nell'intreccio ma anche meno devastante nelle gag, rimane comunque un film comico divertente e d'ottima fattura con dei dialoghi davvero riusciti: una lezione per tutti i comici da strapazzo che infestano le sale con film che vorrebbero far ridere e una divertita presa in giro sia dello showbiz sia degli autori duri e puri che vorrebbero sguazzarci...
Woody Allen si discosta da quelle tematiche generalmente considerate accessibili e popolari per dedicarsi ad una farsa di nicchia, selettiva, sempre più personale, completamente votata a quel che ruota intorno alla macchina cinema. Considerato ciò, non può che ritenersi criptico, meschino e sfacciatamente menefreghista. Coerente, insomma. Per quei pochi che possiedono le nozioni-base il sorriso è ampiamente assicurato, a partire dall'assunto surreale: un regista deve ultimare le riprese del suo film da... cieco. Minore, comunque gustoso. ***
Un po' fiacca questa commedia di Woody Allen, che però ha il pregio (almeno) di divertire con le battute del protagonista e in alcuni suoi momenti esilaranti. Finale mieloso ed abbastanza scontato. Film che non metto nella bacheca dei migliori film del regista/attore.
Una delle commedie più divertenti che io abbia visto di e con Woody Allen: la trovata della cecità è geniale e sfruttata al meglio, con battute fulminanti e dialoghi brillanti e fluidi. Il cast è strepitoso con una Tea Leoni brava e bella e Williams perfetto per il ruolo, nonchè personaggi secondari come Hamilton, Rydell e la Messing. Buono il ritmo, tante le scene da ricordare. Woody Allen immenso in tutti i sensi.
Puro e semplice divertissement alleniano girato da un Woody in stato di grazia. Un regista nevrotico sull'orlo del fallimento professionale (quello personale è già disintegrato) dirige un film affetto da cecità psicosomatica. Allen interpreta una sceneggiatura che scorre sul velluto ambientata nel mondo del cinema senza intenti caustici verso l'establishment, ma solo per il piacere di narrare una storia divertente. La cecità del protagonista, consente a Woody di sperimentare una comicità più fisica e slapstick del solito. Una vera chicca.
MEMORABILE: "La cosa più carina della masturbazione è il dopo, sono le coccole".
Un Allen già visto. Ha un suo stile inconfondibile che porta da un'opera all'altra (salvo qualche eccezione), perciò dire già visto non significa molto; in questo caso significa che il regista ha sfruttato un'unica idea ambientandola nel suo ambiente (il cinema) ma senza nessun nuovo sprazzo, vivendo di rendita sul personaggio, sulle battute e quindi senza sollevare entusiasmi e nuovo divertimento. Il finale pure si rifugia nel benevolo e completa un'opera di transizione, utile unicamente a far aumentare di numero la sua già grande produzione.
Grazie all'ex moglie, un regista in declino ha l'opportunità di dirigere un film ad alto budget, ma lui, ipocondriaco al massimo grado, viene colpito da cecità psicosomatica prima dell'inizio delle riprese... Spunto originale, che dà origine a gags spassose, condite da frecciate satiriche sul mondo del cinema, in cui non si salva nessuno: se a Hollywood imperano rozzi produttori/bancari, nella colta Europa ci sono critici pronti ad inneggiare al capolavoro di fronte ad un guazzabuglio senza senso. Pur non del tutto riuscito, uno dei film di Allen più divertenti del decennio.
MEMORABILE: L'ex moglie elenca le malattie di cui in passato il protagonista ha ritenuto di essere affetto: peste suina, filossera...
Molto divertente. L'idea del regista cieco è geniale e Woody Allen lo interpreta in maniera strepitosa; buona anche la prova di Téa Leoni e soprattutto quella di Debra Messing, che qui rammenta un po' la "dea" Mira Sorvino. Le gag sono tutte spassose e i personaggi credibili, se si sorvola sul fatto che Allen sia fidanzato con una tipa che ha 40 anni meno di lui. Film disimpegnato, perfetto se si ha voglia di ridere senza troppe sovrastrutture.
MEMORABILE: "Senti, se dovessi morire dì a Ellie che non ho mai smesso di amarla". "Non stai morendo". "Beh, se non muoio dille che è una troia".
Allen usa il bastone e la carota e mentre con una mano diletta lo spettatore con battute e scenette surreali, con l’altra sminuisce le figure dei produttori e dei critici cinematografici. Ne esce un quadretto unico, apparentemente più disimpegnato che in altri film in cui si diverte a sbeffeggiarli tratteggiandoli come beoti incompetenti. C’è molto di autobiografico nel personaggio di Val Waxman da Allen stesso interpretato e sembra quasi il pretesto per togliersi qualche sassolino dalle scarpe.
MEMORABILE: Allen:"Sono venuto a tenderti un ramo d'ulivo!" Il figlio: "Un ramo d'ulivo? Ma che è, il parlamento israeliano? Sono tuo figlio!"
Piacevole e divertente commedia classica alla Allen, diretta egregiamente, fotografata altrettanto bene e che vede il nostro protagonista più che mai nel ruolo che riguarda la sua professione: il regista. Interpreta infatti un uomo distrutto psicologicamente dai fallimenti nella vita professionale e nel suo un matrimonio (con la Leoni, qui in grande forma) e ne paga fisicamente le conseguenze. Ottimi anche i personaggi secondari e le scenografie che ricreano i vari set cinematografici. Tante le solite battute sull'ipocondria.
A un regista sul viale del tramonto viene data una nuova scrittura di lavoro. Prima parte che poggia sul ruolo della ex moglie (una brava Leoni) e sul narcisismo del regista per inscenare le migliori battute del film. Da quando spunta la cecità psicosomatica il tutto diviene sciocco (e tirato per le lunghe) come a voler accusare l'intero cinema americano. Anche il finale è di questo avviso, colpendo stavolta i critici che lo definiscono come una nullità. Il ruolo della Messing sembra rifarsi (con meno qualità) a quello della Sorvino.
MEMORABILE: Da un terremoto all'altro; Storia dell'aerobica; L'encomio ai francesi.
Classica commedia dell'ormai ultimo periodo di Woody Allen (che si protrae da qualche decennio a questa parte). Molti ingredienti giusti al loro posto: la situazione paradossale della produzione del film, il cineoperatore cinese con rispettivo interprete, il faccione perennemente sorridente dell'agente e il contrasto esacerbato Beverly Hills/New York. Eppure le gag fanno un po' rimpiangere i vecchi tempi; si sorride molto, si ride poco, cosa che in un film leggero del genere alla lunga si sente. Rimane comunque un discreto film di Woody Allen, da vedere in quanto tale.
Brillante e ritmicamente inarrestabile divertissement alleniano, escogita la gustosa trovata della psicosomatica cecità registica innestandola come arguta metafora del venale spaccato di grettezza hollywoodiana poi sublimandola, in antitesi, nella confortante quanto ambigua tendenza all'osannare il genio entro i confini europei. Pur senza affondare la lama, l'opera esaspera le instabilità, le eterne inadeguatezze e le tumorali ipocondrie dell'Allen più tradizionale, oscillando tra intramontabili gag, elettrizzanti alluvioni comiche e un discreto metacinema. Mediocre la conclusione.
MEMORABILE: L'innevato spot pubblicitario; L'irrefrenabile verve di Allen; Il nevrotico incontro con i produttori; I provini; La cecità; Sul set; Sharon; Con Hal.
Uno dei film più divertenti del Woody maturo, meno cerebrale del solito, costruito come una classica commedia degli equivoci, in cui la vis comica poggia tutta sulle spalle del regista affetto da cecità nervosa, nascosta a tutti tranne che al suo agente e alle ovvie, paradossali situazioni che si vengono a creare. Allen lo interpreta con uno stile che lo riporta un po' alle origini del suo cinema senza per questo apparire banalmente retrò. Ottimi anche i personaggi di contorno e splendidamente ironico il finale. Niente di originale, insomma, ma fa ridere. E molto.
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Io non l'ho trovato così male come dice certa critica, questo film. Come dice giustamente Zender l'idea è originale (un regista cieco che si ostina a voler dirigere un film) e Allen, anche se invecchia, lo trovo sempre deliziosamente superiore agli altri comici sulla piazza.