Un killer prezzolato ha un ultimo lavoro da fare prima di lasciare il giro. Trama non nuova, ma lo svolgimento è decisamente singolare: questa volta la declinazione è dominata da una scala di grigi, da attese snervanti, da un alternarsi di climax e anticlimax. Non è tanto importante ciò che accade (poco) quanto come viene raccontato. Clooney recita con stile e freddezza, aggirandosi in un paesino italiano che, nonostante la descrizione all'americana, lascia scorgere delle ombre avatiane e argentiane. Probabilmente dividerà il pubblico.
Tutto il film ha un ritmo molto lento e cadenzato; lo spettatore aspetta con impazienza che finalmente accada qualcosa per spezzare la monotonia delle giornate del protagonista ma... Tecnicamente è valido; belle soprattutto le locations italiche che ricordano quelle Fulciane di Non si sevizia un paperino, buono e controllato Clooney e brava anche Violante Placido, insomma non male nel complesso però forse ci voleva un "qualcosa" in più.
The American. The Quiet American? Un americano tranquillo? Semmai tranquillante. Clooney ha "espresso" (product placement?) la volontà di ambientare questo film, da lui prodotto insieme col sodale Grant Heslov, in Abruzzo per omaggiare la regione colpita dal terremoto oltre che assicurarle un ritorno di immagine come località turistica e risollevarne in tal modo l'economia. Ma la buona intenzione non diventa tensione, quella che un thriller richiederebbe.Succede quando si confonde l'introspezione col prolasso alle gonadi ed il tormento interiore con la fissità interpretativa.
La storia è la solita: piena zeppa di situazioni già viste e dei più triti luoghi
comuni. La regia cerca di ravvivarla un pò con un modo di narrarla meno convenzionale
del solito. Non ci riesce particolarmente bene. La tensione manca e ciò non depone a suo favore (è pur sempre un thriller). Anche i personaggi appaiono risaputi e privi
di spessore. Francamente trascurabile.
Non ci si aspetta un George Clooney così appiattito su un personaggio banalmente misterioso, incastrato con altre presunte spie in un trappola di cui non si riesce a capire la natura. Poco approfonditi alcuni momenti di impercettibile tensione relegata forse negli ultimi fotogrammi. Lo ringrazio però per averci regalato qualche scorcio naturalistico dell'Abruzzo, regione tramortita e dimenticata.
Tratto da un romanzo di Martin Booth (A Very Private Gentleman), è la storia di un killer stanco e braccato che trova rifugio in un paesino dell'Italia centrale. Non un thriller nel senso classico del termine, è più una pellicola introspettiva in cui l'elemento di spicco è la buona interpretazione di Clooney che dà spessore al protagonista mentre più limitato è l'apporto degli altri attori del cast i cui personaggi non sono altrettanto ben caratterizzati. Efficace l'ambientazione.
Thriller intimista e panoramico in antitesi ai film fracassoni e adrenalinici di moda oggi ma che... un po' li fa rimpiangere. Clooney fa il suo ma non può inventarsi miracoli, la Reuten attizza più della Violante Placido, il thrilling pende più dalla parte della monotonia che della suspence. E l'Italia si conferma terra di mignotte (dal cuor d'oro), preti (invadenti) e processioni (immancabili). **
Il film praticamente non ha trama e soffre di alcune incongruenze che però non inficiano la qualità della pellicola e la sua efficacia. È ben costruito e con un ritmo giusto che osserva tempi giusti nei vari momenti. Clooney dà un saggio di recitazione di alto livello ed è ben contornato. La fotografia è splendida e la scelta delle location in Abruzzo è vincente. Il tema non è nuovo ma qui è trattato da un punto di vista estremamente interessante, con sensibilità e con una attenta cura dei particolari. Se si vuole, un prodotto di qualità.
MEMORABILE: Sfiorati, ma con acume, temi sociali (religione e preti, nuovi aspetti della prostituzione).
The American, ovvero l'americanata. Non ci viene risparmiato nessuno stereotipo sull'Italia (compreso l'omaggio a Leone). Lo spettatore viene catapultato in una storia pretenziosa, ridicola e prevedibile come poche e deve suo malgrado assistere a uno spot intimista del narcisista Clooney, qui in una delle sue prove peggiori, troppo attento ad apparire freddo e distaccato a tutti i costi. Musiche e fotografia sono comunque eccellenti. Bonacelli è inascoltabile. La Placido fortunatamente è quasi sempre nuda.
Uno spietato killer trova rifugio in Italia e la conoscenza di un'avvenente prostituta lo invoglia a cambiare vita. Pellicola poco dinamica, salvo l'ultima parte che si dipana rarefatta e silenziosa accompagnata dalla bella location abruzzese. Cast appropriato con gradevoli nudi della Placido.
Mediocre, con un George Clooney veramente ai suoi minimi storici: non mi ha convinto proprio. La trama, salvabile, appare troppo lenta e cade spesso nella ripetitività. Peccato che del cast faccia parte il buon Paolo Bonacelli. L'Abruzzo meritava di meglio...
Tanto acclamato ma poco riuscito. Per carità, sarà anche un film ben fatto, ben confezionato, con location abruzzesi suggestive e paesaggi superlativi, ma è poco per definirlo un buon film. George Clooney si impegna poco e il ritmo del film è quasi soporifero (ma è un thriller psicologico, per cui...). Neanche la presenza di un ottimo attore come Bonacelli e di due bellezze come la Placido e la Reuten riesce a risollevare il film dalla mediocrità. **
Corbijn l'ho sempre apprezzato, è stato il regista di mille videoclip dei Depeche, ma qui non ci siamo proprio. Il pacchetto è indubbiamente molto ben confezionato, ma una volta aperto, il bianco ottico delle pareti interne non è abbastanza abbagliante per accecare colui che sta cercando il contenuto, purtroppo assente... La cadenza è bassa, da film intimista, ma i brevi momenti in cui la miccia si accende, si nota come Corbijn non sia né To, né Refn. Ho trovato la sequenza finale un po' pasticciata. Clooney gigioneggia.
Terribile quanto Clooney si prenda sul serio e coproduca un film nato vecchio e prevedibile, pur col nobile intento di rilanciare l'Abruzzo terremotato (anche se a dire il vero ti passa la voglia di visitarla, la bella regione). Tempi lunghi e morti per una storia tra il polar e Lo sciacallo. Prevedibile sin dall'inizio e in fondo immerso in una inverosimile Arcadia (le prostitute son tutte bellissime, Clooney compra il pecorino). All'attivo le grazie di Violante Placido, odiosa e "raccomandata" ma indubbiamente molto bella. Un film nato stanco che stanca.
MEMORABILE: Prostitute belle e giovani che girano allegre in un paesetto e invitano il cliente al ristorante; Il barista che vede C'era una volta il west.
Thriller inconsueto che deve molto alle bellissime immagini di piccoli paesi dell'Italia centrale, che sembrano così lontani dagli intrghi internazionali che la trama propone. Clooney rende bene la parte di un killer arrivato al personale "rendez vous" esistenziale. Fotografia e ambientazioni eccellenti. Non un filmone ma si può vedere.
Clooney gira in Abruzzo un thriller anomalo, lento e intimista, poco credibile ma comunque con un suo fascino misterioso. All’intensità del bravo George si affianca il fascino della bella Violante Placido, che nel ruolo di una prostituta aggiunge un tocco di conturbante sensualità. Nel complesso non male, anche se si stenta a capire dove si voglia andare a parare; prevale il dramma di un uomo solo, costretto a fare i conti con i crimini del suo passato.
Anche i grandi talvolta deludono. George Clooney, attore e regista di grandi capacità, con questa storia senza capo né coda fa un passo falso, perlomeno dal punto di vista strettamente cinematografico. Se consideriamo invece la sua forte attitudine filantropica, possiamo apprezzare l'intenzione di sostenere l'Abruzzo terremotato che finisce per essere la ragione principale per la visione di questa pellicola lenta e un po' noiosa.
Sfuggito a un attentato, un killer vorrebbe andare in pensione ma deve eseguire un ultimo incarico in un paesino dell'Italia centrale... Thriller riflessivo non privo di pregi formali legati all'ambientazione tra i borghi abruzzesi, ben resa dalla fotografia ricca di inquadrature suggestive ma di scarso interesse, per quanto riguarda trama e personaggi: Clooney sprizza fascino ma il suo sicario si è giocato le chance di suscitare empatia già nei primi minuti, le altre figure sono sfocate o inutili, i due colpi di scena nell'epilogo risultano telefonatissimi. Vedibile ma banale.
Proprio come con i videoclip dei Depeche Mode a partire dalla fine degli anni '80, Corbijn non smentisce la sua fama di regista spoglio, bianco-annerito, che se piace ai "radical-chic" dell'arte povera delude, e non poco, chi da certi soggetti si aspetta molto di più. Succede anche con questa interlocutoria fase abruzzese in cui Clooney si fa una doccia alla coscienza per scacciar via l'indolenza avversa, le sciagure telluriche nostrane. La Placido si presta, Bonacelli, Timi e Gobbi si prostrano. Borghi rurali costretti ad ospitare il vuoto narrativo. Molto meglio un documentario.
Al cinema conta anche come si racconta, non solo cosa. Se la storia di fondo può anche essere risaputa, sono le atmosfere il vero punto di forza di questo giallo di studio, dal ritmo blando ma inesorabile. Location abruzzese di raro fascino, un borgo raccolto dove in ogni vicolo potrebbe nascondersi un'insidia. Pochi dialoghi, introspezione e silenzi autoriali mai pesanti, l'azione che esplode di quando in quando, a sorpresa, prima del gran finale. Clooney perfettamente misurato e misterioso. Brava Violante Placido, gatta sorniona e sensuale, generosissima nei nudi. Da vedere.
MEMORABILE: La location abruzzese; L'inizio nella neve; Il nudo frontale "al naturale" di Violante Placido, memore di un cinema d'antan; Il finale.
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DiscussioneCangaceiro • 17/09/10 10:49 Call center Davinotti - 739 interventi
Non sapevo ci fosse anche Timi nel film. Sospetto abbia un piccolo ruolo, tipo una o due scene, no?
Scarso successo negli Usa (dove è uscito in un weekend di scarso afflusso ma vuol dire che il produttore ci credeva poco) ma ha ottenuto un pallinaggio pieno (4/4) da Ebert, uno dei critici più in voga, che lo ha paragonato ai noir francesi di Malle.