Un altro ritratto di funzionario inflessibile per Alberto Sordi, che con una zazzera improbabile interpreta il vicecommissario Lombardozzi, sempre pronto a cogliere al volo l'occasione che gli permetta di far carriera. La cosa capiterà con la morte di un illustre sociologo pedagogo, che gli alti papaveri hanno interesse ad insabbiare ma che lui, benché sia Pasqua, decide di riprendere in mano per chiarire i dubbi rimasti irrisolti. Comincerà le indagini infastidendo tutti durante le vacanze, rinvierà in continuazione l'invito a pranzo dai genitori della sua fidanzata (Franca Tamantini, la Carmen di AMICI MIEI), si renderà in poche parole antipatico...Leggi tutto a tutti, come suo costume, in nome di una verità che nessuno pare abbia intenzione di appurare. Il film di Luigi Comencini è ancora una volta la denuncia di un sistema incapace di anteporre la giustizia agli interessi personali, la descrizione di un mondo dove le amicizie, le parole di un superiore senza scrupoli, sono più importanti della verità. E così un vicecommissario che, per amor di carriera ma anche per salvaguardare i proprio sonni molestati dalle galoppate ammonitrici del nonno carabiniere, non accetta di seguire la corrente, trova sul suo cammino la resistenza di chi dovrebbe invece aiutarlo e stimolarlo a continuare. Sordi è al solito molto bravo, anche se questa volta, a causa in gran parte di una sceneggiatura che tende alla superficialità, fatica a dare al suo personaggio le necessarie sfumature. Come giallo o poliziesco il film non offre un intreccio sosì complesso e interessante, anche perché è chiaro che altrimenti ruberebbe troppo spazio al ritratto del vicecommissario, al quale Comencini tiene ben di più. Non essendo però nemmeno un film molto divertente, il risultato finisce per essere un ibrido ben fatto ma incompiuto.
Ben più che sufficiente, ma non convincente fino in fondo. Sordi sposa i suoi tic più classici con la solerzia inflessibile del pubblico ufficiale tutto d'un pezzo. Grazie alla sua grandezza la cosa funziona per quanto riguarda il muoversi del personaggio, ma a soffrirne è la vicenda: forse era impossibile crearne una perfetta, per un carattere così abnorme come quello di Lombardozzi. Da guardare: meglio, però, se si sa da sùbito che non soddisferà pienamente.
MEMORABILE: Esilarante l'equivoco del saluto romano.
Inizio Anni Sessanta: Sordi era all'apice della sua creatività. In questo periodo interpretò Il vedovo (Risi), Il vigile (Zampa), Il boom (De Sica) e questo. In tutti questi film Sordi impersonifica uno dei suoi cavalli di battaglia, cioè quel personaggio preciso fino ad essere pedante, megalomane e fondamentalmente matto. Questa opera, pur essendo un buon film, è il più debole del lotto. Sarà per la trama da noir o per comprimari meno indovinati del solito (lo Stucchi/Lorenzon de Il vedovo è più complesso e divertente di Polidori, l'ossuto assistente del commissario).
MEMORABILE: "Mi scusi colonnello, ma a volte non mi rendo conto della mia forza."
Tipica commedia all’italiana diretta da Comencini, sceneggiata da Age e Scarpelli ed interpretata da Alberto Sordi. Visti i nomi coinvolti nell’operazione era lecito aspettarsi di più. Non che sia brutto ma non resta particolarmente nella memoria e graffia meno di quello che potrebbe sembrare vista una certa prevedibilità.
Comencini trasferisce il Sordi vigile in questura e lo promuove vicecommissario. Da Celletti a Lombardozzi il denominator comune è sempre l’iperattivismo, che qui supera l’ignavia di chi sta sopra e festeggiava la Pasqua come tutti. Lombardozzi no, lui ha da cercar l’assassino misterioso e smuove anche le montagne per trovarlo, finendo per irritare la moglie che assieme ai genitori lo aspetta invano per il pranzo. L’intreccio giallo è modesto, contano i caratteri e conta Sordi più di un Comencini senza guizzi.
MEMORABILE: La pentolaccia in campagna: c’è chi resterà colpito alle spalle...
Un Sordi assolutamente magnifico, ben diretto da Comencini, rifà il personaggio zelante (ma giusto) de Il vigile in un contesto più noir e meno da commedia vera e propria. Buoni i caratteristi che lo circondano, varie le situazioni divertenti e meno insipido di quanto mi aspettassi l'intreccio giallo. Ritmo abbastanza veloce, bella colonna sonora e finale amaro ma tutto sommato lieto. Da non perdere.
La maschera sordiana del "precisetto", dell'uomo ligio al dovere oltre ogni ragionevolezza, inserita non nella cornice di commedia, bensì di un giallo? Il risultato lascia perplessi, soprattutto per certe lungaggini della sceneggiatura, che a un certo punto esaurisce la spinta propulsiva del buon avvio, e si trascina per forza d'inerzia fino all'epilogo. E anche il personaggio di Lombardozzi, da metà film, perde lo smalto brillante e assume sfumature patetico-amarognole un po' pesanti. Non un buon giallo, non una gran commedia, non un gran film.
MEMORABILE: Lombardozzi al macrò Proietti: "Ecco, adesso poi di' che t'ho menato!"; il blitz della fidanzata al motel "Mari e Monti".
Un buon film, nel complesso. Sordi è in forma. Funziona tutto ad eccezione, in parte, della sceneggiatura a due terzi del film. Forse ci voleva qualche idea in più, ma del resto non era il caso di ingarbugliare oltre la trama, perché è soprattutto una commedia. Forse occorreva uscire dallo squallore dei sospettati, che cominciano a entrare in crisi, con qualche digressione comica, o magari romantica. In questi film il ritmo è fondamentale.
MEMORABILE: Lombardozzi all'aiutante: "Polidori, com'è che a 60 anni sei ancora brigadiere?" "Perché sono bùono..." "No, Polidori, tu non sei buono: sei indolente!"
Sicuramente uno tra gli esempi di alta scuola della commedia italiana. Sordi, nel ruolo del vice-commissario in carriera fin troppo ligio al dovere e agli obblighi morali che l’esercizio delle sue funzioni gli impongono, va troppo a fondo in un caso di omicidio illustre sbattendo contro il muro di gomma del sistema di potere. Un Sordi inusuale per i canoni del tempo (ma perfetto), un film in cui la trama gialla è solo un accessorio utile a sviluppare la commedia. L'abboffata di pasta nel finale supera (anche perché drammatica) quella più celebre dell'Americano a Roma.
Film poco conosciuto, ma non per questo poco interessante, anzi. Una buona commedia gialla ben diretta da Luigi Comencini e ottimamente interpretata da un Sordi in forma. Il grande attore romano qui è nei panni di un commissario iperzelante pronto a tutto pur di trovare l'assassino. Inizialmente l'intreccio sembra funzionare, ma poi il tutto diviene prevedibile a causa di una sceneggiatura altalenante. Ciononostante il film è ugualmente molto gradevole, anche se Sordi qui non può contare su validi comprimari.
Un film un po' sfocato e sottotono. Il commissario Lombardozzi (il solito tonico Sordi) rassomiglia molto ai poliziotti hollywoodiani senza macchia e senza peccato che una volta presa un'indagine in mano non mollano l'osso nemmeno se l'ammazzano ma, purtroppo, il ritratto brillante e a tutto tondo del Nostro si innesta in una trama senza un intreccio giallo interessante e si inquadra in un ambiente ostile e refrattario privo però di personaggi negativi e riprovevoli che facciano da drammaturgico contraltare. Un film di Sordi più che di Comencini.
Sordi interpreta il solito personaggio dell'italiano medio e, come in altri film passati e futuri, si muove e parla allo stesso modo in base agli stati d'animo e poco importa se sia un commissario di Polizia, un medico della mutua, un mediocre rampante o un vigile. Il film va giudicato per lo stile e la puntualità nella denuncia del sistema, per le caricature di politici e degli altolocati nei loro discorsi pubblici e privati, per il loro metodo naturalmente teso a soppraffare chi non appartiene alla loro cerchia. Non male, dopotutto.
Questa volta la sapiente regia di Luigi Comencini e il mestiere di Alberto Sordi non sortiscono gli effetti sperati e si assiste a un film che si trascina avanti tra alti e bassi. Anche per quel che concerne il resto del cast vale la stessa cosa. Certo qualche momento riuscito non manca, ma sono un po' pochi.
La maschera dell'Arcitaliano Sordi al servizio di una parabola assolutamente non-italiana. Con tutti i vezzi e le impagabili gigionerie di cui è capace, disegna la parabola di un uomo inflessibile per senso di giustizia e ambizione, una coppia male assortita di pulsioni che ne provocherà la rovina (per mano propria). Film un po' facile nella denuncia, ma costantemente divertente specie quando il Nostro esibisce la sua maschera alternativamente deferente e sadica.
Racconto fondato su una precisa constatazione circa l’etica morale che caratterizza alcune figure istituzionali del paese. Il solerte commissario Lombardozzi rappresenta colui che si ostina alla ricerca di una verità di cui non sembra importare a nessuno. Un quadro poco rassicurante edulcorato dalla vena da commedia che permea le diverse interpretazioni, alcune delle quali sembrano delle maschere stereotipate di una struttura sociale compromessa nei ruoli cardine. Ambizioni importanti e celate tra le righe per un’opera dalla natura particolare.
E' fra le migliori collaborazioni Sordi-Comencini, questo felice connubio fra commedia e giallo sullo sfondo dell'Italia del boom che si appresta a festeggiare la Pasqua. Sordi gioca in casa dando vita al suo classico personaggio pignolo, logorroico e fin troppo ligio al dovere, mentre nel resto del cast si riconoscono tanti caratteristi familiari. Memorabili le schermaglie verbali fra Sordi/Lombardozzi e il povero brigadiere Polidori.
MEMORABILE: Il colloquio con il casellante Frappane.
Ciò che salva il film dalla mediocrità è l'indiscutibile bravura di Sordi, perché l'intreccio rende il suo personaggio incoerente: Lombardozzi, a un passo dalla gratificazione professionale, si sacrifica per salvare un'innocente... Non ha alcun senso, né si capisce dove voglia andare a parare il film, il cui finale "consolatorio" è persino fuori luogo. Poco rilevante il cast di contorno; stavolta Age e Scarpelli deludono.
Quando uno stimato uomo politico viene rinvenuto cadavere in una strada di campagna, la polizia riceve pressioni per liquidare la faccenda come un incidente stradale, ma un vice-commissario scrupoloso vuol vederci chiaro.... Nella folta galleria di personaggi interpretati da Sordi, questo è poco ricordato mentre si tratta di un buon film satirico che, pur senza arrivare allo spessore di altri titoli della filmografia dell'Albertone nazionale, sa coniugare con efficacia divertimento e critica di costume come nella tradizione della migliore commedia all'italiana. Bell'epilogo amaro.
MEMORABILE: La pettinatura a "grifone"; Il collaboratore bistrattato; Il pestaggio "riparatore".
Sordi in gran forma disegna l'ennesimo memorabile personaggio della sua carriera benché il film di Comencini, in bilico fra il poliziesco e la commedia di costume, non gli consenta di approfondire i lati più "cattivi" del suo personaggio. La critica alle istituzioni viene blandamente portata avanti a timidi colpi di fioretto quando sarebbe servito un machete e si perde per strada. Il film riesce comunque a strappare diversi sorrisi grazie alla bravura del protagonista e di qualche comprimario (Cutolo su tutti) ed è ampiamente guardabile, ma sa in qualche modo di occasione sprecata.
MEMORABILE: La Tamantini che sorprende Sordi con in braccio la Portaluri in un equivoco motel; Il processo.
Il commissario disegnato da Comencini con Age e Scarpelli veste su misura Sordi, che riesce a imparentare il moralista pedante di Totò e i re di Roma con un superno senso di giustizia. Non è la solita indagine ma rimbrotto sociale contro la pruderie e il perbenismo di politica e notabilato. Ci fa una figura zerbina anche la polizia. Cast di pedigree, con un sommo Cutolo, uomo-tv all'esordio cinematografico, e poi caratteristi di gran sapore Mino Doro, Scandurra e Alfredo Leggi, che nello stesso anno gira La commare secca. D'effetto i motivi di Rustichelli. Prezioso.
Zelante funzionario cerca prove di un omicidio per tentare un avanzamento di carriera. Il quadro iniziale sembra la solita commedia con personaggio particolare di Sordi, divenendo poi più malinconico con gli sviluppi. Il desiderio di farsi notare lascia il posto agli atteggiamenti passivi dei superiori che, pur non facendo una critica al sistema giudiziario, fan capire alcune dinamiche nelle indagini. La conclusione torna sui passi iniziali leggeri. Sordi esprime al meglio la frustrazione di chi non viene ascoltato.
MEMORABILE: La crisi epilettica; L'accusa di essere stato picchiato dal commissario; La fuga della prostituta.
Girato dal grande Comencini, racconta la storia di uno zelante commissario che vuole andare a fondo sulla strana morte di uno stimato sociologo. Qui si scontrerà con la ritrosia e l'omertà di chi era vicino all'uomo. Considerato a torto film "minore" con Sordi, offre invece uno spaccato della società dell'epoca. Primo ruolo per Alessandro Cutolo, mentre nel cast troviamo anche Franco Scandurra. Merita una visione.
MEMORABILE: I deliri del presunto colpevole.
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HomevideoZender • 11/01/08 11:08 Capo scrivano - 48949 interventi
Esce il 17 gennaio 2008 con video rimasterizzato in High Definition da negativo originale (almeno così dicono) per la DNC Audio: Ita.mono
Video: 16:9/Ws
Extra: trailer
CuriositàZender • 30/09/18 18:03 Capo scrivano - 48949 interventi
Dalla collezione "Sorprese d'epoca Zender" il flano del film: