Quasi sufficiente film di Riccardo Freda con un buona parte gotica, rovinato però dall'aver usato gli hippies, tipico elemento di quegli anni. Da antologia la cerimonia, ma un po' troppo tirata la soluzione finale, Perlomeno possiamo dire che non mancano gli effettacci splatter.
Confuso e hippyesco, può vantare un paio di momenti interessanti: il rito satanico, con abbondanti dettagli splatter, nel castello di proprietà di un vampiresco Luigi Pistilli e la parapsicologica spiegazione finale elargita da un esaltatissimo Paul Muller. Il volto ambiguo e inquietante di Camille Keaton si adatta bene al carattere misterioso della vicenda. Trashissima la canzone dei titoli di testa.
Brutto horror dal titolo altamente fuorviante rimasto irreperibile per anni. La sceneggiatura è lenta e confusissima con alcuni dialoghi assolutamente idioti (il culmine viene raggiunto nel grottesco spiegone finale). La regia di Freda alterna ottime inquadrature ad immagini abbastanza ridicole e non riesce quasi mai a tenere alta l'attenzione. Gli effetti speciali (purtroppo quasi tutti concentrati in un'unica sequenza) sono curiosamente splatter. Brava la Keaton, discreti gli altri ragazzi, Pistilli non si vede quasi mai. Brutte le musiche.
Squinternato e delirante finchè si vuole, ma è comunque un film che vanta alcuni meriti. Partendo da un canovaccio alla Reazione a catena si avventura però in territori che anticipano Non aprite quella porta. Poi si entra nella parte gotica e ricorda Lisa e il Diavolo, quindi subentra lo slasher di nuovo alla Reazione a catena (e non è un caso che gli effetti speciali siano sempre di Rambaldi). Fin qui tutto bene, poi il film si inalbera in una ghost story con accumulo di colpi di scena rendendo il tutto quasi una parodia. Nonostante tutto ha un suo perché.
MEMORABILE: La delirante spiegazione finale e la messa nera che finisce in slasher.
Delirante tardo gotico, folle e insensato come il suo titolo. Come un puzzle senza capo né coda il film cambia direzione ogni 10 minuti, si affida ad interpreti ora catatonici ora svogliati e gioca la carta dello shock senza paura del ridicolo (il cadavere blu, soprattutto). Ultimi 20 minuti ostaggio di un'anarchia narrativa rara a vedersi, con coda farneticante affidata all'allucinato Paul Muller che regala uno spiegone incredibile, meritevole di essere trascritto e affidato ai posteri. Guilty pleasure.
I primi quaranta minuti sono decisamenti positivi, soprattutto per una certa atmosfera e delle oscure ambientazioni ma poi il film crolla in modo terribile, assolutamente incredibile. Da non perdere la spiegazione finale di un incredibile Paul Muller a cui è impossibile non ridere in faccia e stare concentrati su quello che dice.
Nonostante il talento registico di Freda (qui si firma Robert Hampton), il film crolla a causa di una storia colma di ridicolaggini e assurdità senza capo né coda, aggravata da un livello di recitazione infimo e da dialoghi al limite della sopportabilità. Dal cumulo di macerie si salvano un paio di sequenze gore e le superbe atmosfere gotiche della villa, meravigliosamente fotografata.
Film ripudiato da Freda, che scappò via dal set (presumibilmente per disaccordi con la produzione) quando aveva girato ben poco per trarne un montaggio finito. La produzione però andò avanti, affidando il "recupero" del girato frediano a un altro regista (a quanto pare Filippo Ratti) e riscrivendo un copione assai più sbrigativo in cui inserire il materiale esistente. Il risultato è uno dei film più involontariamente comici della storia dell'horror italiano e non, ma con dentro due o tre momenti non male (presumibilmente il girato di Freda).
MEMORABILE: "La polizia sospetta che il massacro sia opera di alcuni hippies... infatti sul posto è stata trovata una chitarra..."
Un film nel quale tutte le incongruenze di una sceneggiatura non certo irresistibile vengono nascoste da una messa in scena a tratti di altissimo livello. Un lungometraggio "per immagini" senza né capo né coda ma con la forza evocativa dei migliori horror italiani. Non a caso si nota la mano di Freda che seppure quasi con spirito vacanziero ci regala alcune delle sequenze più suggestive di tutta la sua filmografia.
MEMORABILE: La "Tragica Cerimonia" con Pistilli e Rambaldi in grande spolvero.
Buona idea, non c'è che dire. Solo che si tenta di fare una storia alla Mario Bava (cioè lenta) mantenendo comunque la suspence. Freda ci riesce a metà. La prima parte sembra un film d'amore, dalla strage in poi il film prende il volo. Tenendo conto dell'epoca in cui è stato girato è da applausi, meglio di molti altri di quel periodo. Purtroppo il massimo è la mediocrità.
Horror senza tanta lucidità forse per questo è un estratto dagli archivi dei casi non risolti dalla polizia. Molti punti interrogativi e molti gli errori di scena. Non si dà la possibilità allo spettatore di interpretare i protagonisti. Pessimo il cast e il prosieguo del film. Solo quando il medico dà la sua versione sembra svegliare il pubblico per un raccontato colpo di scena.
A lungo mitizzato per la sua invedibiltà, il film è in realtà ben poca e povera cosa: un festival del ridicolo più o meno involontario girato da un Freda in pieno declino, basato su un’inconsistente sceneggiatura zeppa di ingenuità e incongruenze di ogni tipo che ricalca pedissequamente e senza la minima inventiva i più frusti schemi del filone. Del tutto insignificanti la Keaton e gli altri ragazzotti del gruppo, mentre la Paluzzi e la Demick sfoderano vanamente il loro ben noto fascino.
MEMORABILE: La macabra canzoncina dei titoli di testa, scritta e musicata da Stelvio Cipriani in collaborazione con lo stesso Freda.
Bel film dell'orrore del maestro Freda, che mescola occulto, fantasia a puro thiller in stile Reazione a catena. Ottimi interpreti (tra cui spicca la Keaton), bella l'ambientazione. Unico difetto: la delirante spiegazione di Paul Muller, veramente troppo ridicola! Bella colonna sonora.
Cerchiamo di salvare il salvabile in questo horror gotico a tratti davvero imbarazzante per non dire di peggio. Molto belle le location e l'atmosfera nel castello, interessante l'aria Anni Settanta che si respira con i quattro hippy, terribile tutto il resto. Storia insignificante e noia persistente, non si vede l'ora che finisca.
Finalmente in lingua italiana... io lo spagnolo non lo capisco! In sè l'opera è valida, l'esoterismo è inserito bene e la trama tutto sommato è plausibile e avvincente. Un film tosto. Un po' spenti però i quattro protagonisti, che sono quasi un decoro (a parte Camille Keaton) e spesso annoiano con i loro capriccetti e le loro scommessucole. Pistilli e la Paluzzi recitano troppo poco per dare un'impronta corposa e per rendere il film memorabile, in ogni modo vale la pena eccome di vederlo.
Un film che neanche lontanamente si può dire riuscito (come sceneggiatura, ritmo, recitazione) ma che al tempo stesso sta dalla giusta parte della barricata. Bizzarro, improbabile, rozzo, ma efficace. Gli effetti speciali sono (quasi tutti) bellissimi, in particolar modo la testa tagliata a metà (che non a caso ci viene propinata più e più volte). La trama funziona bene e ci mancherebbe, dato che è quella di mille storie horror: personaggi-che-si-perdono-e-finiscono-nel-posto-sbagliato. Freda ha talento e il cadavere blu è pura poesia gotica.
Come è ora noto, film solo parzialissimamente opera di Freda, andando più che altro ascritto a Ratti, chiamato alla sostituzione dopo pochi giorni di riprese, per portarlo a termine su sceneggiatura ri-arrangiata alla meno peggio. Visto l'imbarazzante risultato, non deve stupire né che Freda l'abbia disconosciuto, né che Ratti non abbia preteso di figurare. Non c'è quasi nulla da salvare: recitazioni catatoniche, dialoghi assurdi o involontariamente ridicoli, scene tirate in lungo (si presume dal povero Ratti), per arrivare il più in fretta possibile ad un metraggio decente. Pessimo.
Gotico, thriller, giallo... ce n'è per tutti i gusti in questo delirio. Tutti gli interpreti (in particolare la Keaton) sembrano perennemente spaesati dando alla pellicola un senso di etereo, di continuo sognare. Effetti speciali (soprattutto durante il cerimoniale) da mal di testa ma qua e là qualche inquadratura azzeccata c'è. La cosa che salvo più di tutte sono le tette di Camille Keaton (anche se, ahimè, si vedono poco), indubbiamente la parte più artistica del film.
MEMORABILE: Le liriche della canzone dei titoli di testa.
Il nome dell'ottimo Riccardo Freda sembrerebbe quasi uno specchietto per le allodole, dato che sembra più diretto tout court dal mediocre Ratti. Un horror davvero poco attraente, dove a parte le bellissime atmosfere e l'ambientazione molto azzeccata, per il resto regna il nulla. Inizia bene per la verità, ma subito dopo diviene terrificante e il finale è ancora peggio, con la spiegazione di Muller. Peccato, perché alla fine il cast è ottimo (la fantastica Keaton in testa), ma è proprio il film che non c'è.
MEMORABILE: La scena della messa nera nel sotterraneo della villa.
Il solito improbabile gruppo di giovani (ricchi e deficienti) non si accorge di essere ospite di una setta satanica. Ma il peggio è la demenziale spiegazione finalmente "logica" degli incomprensibili fatti narrati. Di una tristezza infinita, con tanto di scene allungate in montaggio riproponendo le stesse inquadrature. Tutti, da Stelvio Cipriani a Carlo Rambaldi, sembrano in sciopero. Super trash la canzone dei titoli di testa ("Questa è la vita..."). O era una raffinata commedia che non ho capito?
MEMORABILE: Pistilli che spacca una testa con l'accetta, riproposto venticinque volte di seguito
Che sia di Freda o Ratti poco importa: il film è una boiata pazzesca! Mortalmente noioso, con scene francamente ridicole (su tutte lo spiegone finale di Muller, patetico), una sceneggiatura confusa e inconcludente, attori in palla (la Keaton a ogni inquadratura sembra chiedersi che ci fa in un tale pastrocchio), musiche pessime. Si salva qualche suggestiva inquadratura, l'aura gotica di cui Freda è maestro e gli SPFX, una volta tanto efficaci. Nel complesso comunque insufficiente.
La barca va! Accompagnata dalle onde e da una canzoncina che parla di sorrisi di morti coi vermi! Dopo tale grazia, ci si può aspettare di tutto, ma di concreto non c'è molto. Una storia classica, discreti sfx, munita di contorno contemporaneo dell'epoca e girata in modo dignitoso. Non aiuta aver visionato la versione in lingua spagnola, con alcuni tagli della censura e senza il finalone, del quale ho sentito parlare. Comunque sia, sembra evidente il limite dovuto all'incertezza nel procedere, in quanto davvero non sembra un film di Freda. Solo mediocre.
MEMORABILE: La canzone "portafortuna", iniziale e finale!
Lasciando da parte le evidenti lacune di sceneggiatura e una certa irregolarità stilistica, forse dovuta al fatto che parte del film fosse stata girata dal mediocre Filippo Ratti, l'opera in se risulta gradevole e stuzzicante, mantenendosi in bilico tra il giallo di derivazione argentiana, furoreggiante all'epoca e l'horror di stampo gotico. Rambaldi si sbizzarrisce in un altro suo delirio ultra-splatter. "Estratto dagli archivi" va preso per quella che è: una pellicola a tratti dozzinale ma indiscutibilmente ammantata di un fascino naif di alto artigianato.
MEMORABILE: La scena della messa nera nei sotterranei della villa, culminante in un massacro esplosivo di inaudita violenza.
Quattro ragazzi, una notte piovosa e una villa popolata da strani individui: l'atmosfera è quella del gotico di ambientazione contemporanea. Premesse discrete, una sequenza sanguinosa inaspettata e poi il film si perde in un ritmo catatonico, fino a un epilogo tragicamente rovinato dalla spiegazione dello psichiatra (vedere per credere). Funzionerebbe anche, ma troppe imperfezioni e momenti ridicoli (il cadavere blu, le reazioni dei protagonisti, il suddetto discorso finale) ne danneggiano la riuscita.
Quando Bava si lamentò di 5 bambole Freda lo invitò a non farla troppo lunga. Forse presagiva che gli sarebbe toccato filmare l'ineffabile sceneggiatura di Mario Bianchi, con un cast di giovani narcolettici e veterani con la testa altrove, nonché mezzi miserrimi. Il ciofecone risultante è ovviamente una delizia, se affrontato con la giusta disposizione mentale (?), e al monologo conclusivo di Muller davanti all'attonito Mingozzi scatta l'ovazione. Giustamente Freda ha disconosciuto il film ma non il testo della canzone - il vero capolavoro.
MEMORABILE: La decappottabile che consuma quanto una Ferrari; la prima apparizione di Pepe Calvo con un lampo che dura un minuto; il servizio tv sul massacro
Horror gotico hippie, strampalato e confuso quanto si vuole ma di sicuro effetto e fascino. La trama è da delirio totale, i tempi sono eterni, le recitazioni e i dialoghi spesso improbabili se non imbarazzanti, però l'atmosfera e le suggestioni visive non mancano. Gli amanti delle produzioni di quell'epoca e del genere apprezzeranno comunque.
Completamente insalvabile, dal principio (con la tremenda canzone d'apertura) alla fine (la sconcertante supercazzola di Muller). Le scene splatter e horror sono a tutti gli effetti comiche, la trama priva di attrattive, ci sono incoerenze ovunque e il livello della recitazione è quasi sempre nullo. Pure il titolo ci mette del suo per far scadere tutto ancor più nel ridicolo. Si salva forse qualcosa nelle scene della villa, che riescono a trasmettere un'atmosfera malsana, ma di fatto Estratti... vale esclusivamente per il valore trash.
Nascosto dietro lo pseudonimo di Robert Hampton, Riccardo Freda non lascia il segno in questa pellicola sceneggiata da un Mario Bianchi sicuramente poco ispirato. Gli effetti speciali curati dal futuro premio Oscar Rambaldi sono riusciti, molto meno lo sviluppo della storia che risulta poco omogeneo. I dialoghi rasentano il ridicolo in alcuni momenti, la protagonista graziosa ma lontano dall'essere un'attrice. Qualcuno mi spiega perché Bill e diventato blu?
MEMORABILE: Un uomo ride felice, la bocca già piena di terra, danza allegra una donna, brulicante di vermi (strofa della canzone che apre e chiude il film)!
90’ di un inguacchiatissimo ginepraio di hippies, castelli e delitti incorniciano una delle più lucidamente deliranti canzoni mai ascoltate, degna di un visionario chansonnier nichilista. Visto in questa prospettiva, quella dei 3 minuti di “Questa è la vita”, il film conserva una sua ironica dimensione etico/cinematografica. L’inizio “a vela”, quantomeno promettente per le implicazioni erotico-classiste, prende una clamorosa “imbarcata” nel momento in cui si entra nel maniero della coppia Paluzzi/Pistilli, dipanandosi in un dozzinale farneticamento.
MEMORABILE: Gli effetti speciali “gore” di Rambaldi con in particolare la capoccia spaccata in due, non a caso più volte ripresa nel film.
La genesi travagliata ne giustifica in parte la riuscita non proprio esaltante. Metti che gli attori non sono strabilianti e i mezzi a disposizione risicati ed ecco che si finisce per annoiarsi. Il rito satanico che sfocia in violenza sembra più una confusa e sconclusionata baraonda. C’è qualche inquadratura suggestiva o effetto sanguinolento degni di apprezzamento, ma è troppo poco per raggiungere la sufficienza.
Più che un film è un rozzo collage di scene che lo spettatore è spinto ad associare in un continuum logico solo perché vi scorge i medesimi attori. Inspiegabili, con il metro della razionalità occidentale, il titolo, il cadavere blu, il ruolo del benzinaio satanico (fra le altre cose). Irrecuperabile alla ragione anche la spiegazione finale (a meno che non alluda a qualche grimorio esoterico). Solo sciocco, invece, il riferimento al massacro perpetrato dalla Manson Family.
L'originale canzone dell'incipit introduce l'effimero (la superficialità dei protagonisti) e la morte beffarda; quest'ultima si sviluppa con eventi legati dall'apparente casualità mossa da un destino incomprensibile, rivedendo e rovesciando la vicenda di Charles Manson. La ritualità esoterica, debitrice di Rosemary's baby, non è al pari livello del film polanskiano. Fuori luogo e superflue infine le delucidazioni spiritistiche; la Keaton, invece, sintetizza il bene e il male contemporaneamente nello stesso personaggio con efficacia.
MEMORABILE: Le decapitazioni stile Nelle pieghe della carne; Le immagini distorte e alterate della congrega satanista.
Pazzesca opera sceneggiata da Mario Bianchi e accreditata al duo Freda-Ratti, vicina per atmosfere al Bianco vestito di Marialé di Scavolini (sempre con Pistilli), dal titolo inutilmente ridondante. Si comincia con il curioso motivo "La Vita", che scandisce i titoli di testa, ma il prosieguo va ben oltre: durante la messa nera si raggiungono vette di delirio e irrazionalità raremente ammirate in uno spaghetti-thriller, così come nello spiegone finale, fornito da un allucinato Paul Muller. Di assoluto culto la presenza di Pepe Calvo, il Silvanito di Per un pugno di dollari.
Bisogna ammettere che la fase iniziale possiede un certo fascino, creando discrete aspettative nello spettatore che viene deluso da un prosieguo confuso e pasticciato (per non parlare del lungo pistolotto in chiusura). Nonostante una regia a tratti pressapochista, si lascia comunque guardare senza momenti di umorismo involontario ed è già qualcosa, anche se si è lontani da opere ben più riuscite, nel genere. Le scene violente, esclusa quella nella villa (gli effetti caserecci tutto sommato ci stano), non si fanno ricordare. Sotto-utilizzato Pistilli. Discreto il commento musicale.
Ripudiato da Freda e non rivendicato da Ratti, in realtà questo horror italico non è poi così male. Certo, la canzone che si accolta in testa e in coda e lo spiegone finale di Paul Muller sono deliranti, ma le atmosfere gotiche e il clima di mistero sono ben resi, e gli effetti speciali di Carlo Rambaldi (che esplodono nel massacro successivo alla cerimonia satanica) fanno la loro discreta figura ancora oggi. Tra i giovinastri emerge soltanto una Camille Keaton bella e inquietante, sottoutilizzati la Paluzzi, Pistilli e la Demick (per lei è stato l'ultimo film).
Genesi travagliata per questo film nominalmente firmato da Freda. Horror d'atmosfera gotica, convince nella prima metà in cui la storia è ben calibrata e interessante, tende a perdersi purtroppo nella seconda fino a una spiegazione finale tanto assurda quanto ridicola. Valido l'apporto musicale di Cipriani, discreta come dose lo splatter con effetti in parte dozzinali ma efficaci; non mancano scene evocative e trovate interessanti affossate spesso però da qualche dialogo ridicolo.
MEMORABILE: Muller che riesce a rimanere serio durante il monologo finale.
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L'ho visto solo una volta e ho un bel ricordo, mi aspettavo molto peggio, ma dovrei rivederlo; comincia con una barca e poi diventa un gotico e pure splatter.
Von Leppe ebbe a dire: L'ho visto solo una volta e ho un bel ricordo, mi aspettavo molto peggio, ma dovrei rivederlo; comincia con una barca e poi diventa un gotico e pure splatter.
Vedere Estratto dagli archivi... è un po' la stessa esperienza che si prova guardando un film come Zombi 3 : le parti dirette dal maestro le riconosci per il loro stile, la loro cura formale ed il loro fascino estetico. Tutto ciò che rimane, ossia i passaggi più scadenti ed improvvisati, sono invece opera dei Mr Wolf caserecci di passaggio : rispettivamente Filippo Ratti e Bruno Mattei.
Peccato non abbiano mai diretto un film insieme quei due...
DiscussioneZender • 10/10/10 13:29 Capo scrivano - 48353 interventi
Beh d'accordo, però il Mr Wolf di ZOMBI 3 ha fatto meno danni di quanto non si dica, a parer mio: l'atmosfera del film la ricordo centrata, e non solo per le scene fulciane. Spererei in effetti di rivederlo quanto prima.
Zender ebbe a dire: Beh d'accordo, però il Mr Wolf di ZOMBI 3 ha fatto meno danni di quanto non si dica, a parer mio: l'atmosfera del film la ricordo centrata, e non solo per le scene fulciane. Spererei in effetti di rivederlo quanto prima.
Nell'evenienza tieni sempre accanto a te due o tre puke bags, soprattutto se hai amato un film come Zombi 2...
CuriositàGestarsh99 • 14/10/10 13:38 Vice capo scrivano - 21546 interventi
Macabro e pessimistico il testo del brano di apertura, cantato da Ernesto Brancucci :
La vita (di Freda, Cipriani-1972)
Più breve del trepido battere d'ali
di un insetto morente, questa è la vita
più labile di un fiore di neve
sotto il sole cocente, questa è la vita
un fiume di lacrime amare
e di inutili ansie e di gioie smarrite
e mai e mai ritrovate;
Sabbia che sfugge tra le dita
invano serrate, questa è la vita
un uomo ride felice, la bocca già piena di terra
danza una donna, brulicante di vermi
un sogno crudele, questa è la vita
tu allunghi una mano nel buio
nella vana ricerca di una mano fraterna
e ferrea una stretta ti trascina
nel nulla, nel nulla, nel nulla.
Appena visionato...mi ha dato l'idea di un'occasione sprecata.
Avrebbe potuto essere un buon film, non dico originale ma certamente suggestivo e invece...
B. Legnani ebbe a dire: Dice qualcosa del cambio di regista?
No, anzi ricorda l'entusiasmo all'idea di lavorare con Freda, poi si sofferma sulla spassosità della Paluzzi.
Film che annovera uno dei credits fantasma della Mancini, fra l'altro
MusicheRufus68 • 9/08/16 00:15 Contatti col mondo - 222 interventi
La colonna sonora del film è stata pubblicata nel 2012 assieme a quella di Whirlpool (Perversione flash, 1970), di José Ramón Larraz (in copertina si riporta erroneamente Whirpool/Perversion flash)