Inferiore alla fama e al bel titolo (in climax). Commedia non troppo scoppiettante, tenuta in vita dalla bravura degli interpreti, fra i quali spicca un grande Alberto Sordi, che vuole imparare il francese e anticipa qui qualche tratto de Il vigile. Tiberio Mitri fa il pugile. Il figlio di Fabrizi è Nevola, figlio di Germi ne Il ferroviere. Così così.
Quattro vigili urbani di Roma e le loro storie, fra troppe multe, sogni di avanzamenti e l'inno per la banda musicale. Un film imperniato sulla bravura e sul virtuosismo dei quattro eccellenti protagonisti, ai quali la sceneggiatura offre un percorso narrativo carino e piacevole e la regia dà spazio senza originalità. I quattro si abbandonano alle loro tipiche maschere, e ne esce un film godibile e divertente.
Divertente a tratti, trova i suoi punti di forza in Peppino de Filippo, che aspira a comporre il nuovo inno per la banda dei vigili ma, senza volerlo, si ritrova sempre a scopiazzare celebri arie di Verdi, e soprattutto in Sordi che, anticipando un personaggio che verrà poi più compiutamente ripreso, tratteggia la spassosa macchietta di un vigile che, per fare carriera, deve affrontare un esame di lingua francese: "le giarden de ma zii.."
Film non del tutto riuscito - replicato in televisione, negli ultimi anni, un numero davvero imbarazzante di volte. Il meglio lo elargisce Sordi, senz'altro. Anche qui, come in Bravissimo dell'anno precedente, ha un'insegnante cialtrona, solo che là era di canto, qui di francese (irresistibile quando spiega a Manfredi il significato di "ne pas bon", che storpia in "pabbione", il suo modo per definire le racchie!). Simpatico anche Peppino De Filippo. Il resto non vale il tempo perso nella visione.
Film incentrato su una serie di storie che si svolgono in una caserma di vigili urbani. Benché il cast sia eccellente, il film è riuscito solo a tratti, in particolare appare particolarmente spassoso l'episodio con Sordi, alle prese conn un ruolo che riprenderà nel fortunato Il vigile. Il suo spezzone è una piccola antologia di gag celebri che risollevano il livello del film. Gli altri episodi sono illustri riempitivi.
Ammucchiata di grandi caratteristi che reggono col loro consumato mestiere una commediola semplice, sulle vicissitudini di alcuni vigili romani. In molti film di quegli anni Sordi, orchestrale della banda municipale (suona i timpani, come ne I vitelloni si avventava sulla batteria) recita come un outsider, con una comicità che sfiora il demenziale. Impagabile nei suoi tentativi di francesizzarsi. Questo titolo è una certezza dei palinsesti "tutto l'anno".
MEMORABILE: "Parigi, tu non puoi capire. Sei troppo brutto", "El nebiùn, el panetùn, el ghisa, el martinitt".
Allegra commedia che però non spicca mai il volo e, nonostante la presenza di un eccellente cast, è il solo Sordi (nel ruolo del vigile Alberto Randolfi) a rendere il film piacevole e divertente. Praticamente una è la scena degna d'essere ricordata: l'esilarante esame di francese di Sordi. Per il resto si susseguono, un po' stancamente, tutta una serie di gag non troppo riuscite. L'intrecciarsi delle storie poteva essere gestito meglio.
MEMORABILE: La canzoncina che Sordi canta durante l'esame: "Lundi conobbi una ragazza e le mardi le dichiarai il mio amor. Le mercredi sposammo immantinente..."
Notevole commedia di caratteri diretta con tocco elegante e con attenzione alla misura da parte di Bolognini. Le vicende e le disavventure pubbliche e private di quattro vigili urbani romani sono raccontate con una “cattiveria“ inversamente proporzionale al loro grado di servizio. Quindi chi viene conciato per le feste è Sordi, la guardia semplice, preso letteralmente per i fondelli dal regista per la sua curiosa fissazione. Si crede un francese in Italia ma all’esame di lingua viene spietatamente e comicamente bocciato. Solo sfotticchiati gli altri.
MEMORABILE: L'esame di francese di Sordi, scena memorabile di alto magistero interpretativo.
Una commedia a episodi intrecciati notevole secondo me, soprattutto grazie al cast davvero ricco: Fabrizi, Peppino e Sordi rendono al meglio delle loro possibilità e strappano numerose risate; Gino Cervi invece appare meno ed è più in ombra, pur restando un attore di lusso. Anche se non ci si può aspettare un film "alto", è una bella commedia, scorrevole e con vari momenti da ricordare. C'è pure Manfredi.
MEMORABILE: L'esame di francese; Peppino che prova il vestito da sposa; Il finale.
Spiritosa commediola con quattro grandi attori dell'epoca: Cervi, De Filippo, Fabrizi e Sordi. Il film sostanzialmente è piuttosto semplice, ma non manca di momenti esilaranti (quasi tutti quelli con Sordi, il migliore del quartetto). Sullo sfondo una piccola storiella d'amore con Valeria Moriconi. Camei di Nino Manfredi e Riccardo Garrone.
MEMORABILE: L'esame di francese con Alberto Sordi.
Ridere delle istituzioni è un classico della commedia. Questa prende di mira il corpo dei vigili urbani e offre il destro a una parodia divertita che si anima dell'esplosività comica di uno stuolo di attori eccellenti. Peppino e Fabrizi sono bravi more solito ma è Sordi a rubare la scena con la sua maniacale applicazione del codice stradale (che svilupperà al meglio con la figura del Celletti nel successivo Il vigile). Una serie di situazioni simpatiche, che mettono di buonumore e rendono omaggio al buon cinema di casa nostra.
Simpatico, divertente, con episodi ben amalgamati. Il quartetto è disuguale come resa comica ma nell'insieme funziona. Sordi è già un mattatore e Peppino De Filippo lo è ugualmente, sebbene i suoi personaggi siano sempre in garbato contrasto con i protagonisti, o coprotagonisti. Da rivedere, per divertirsi serenamente e ricordare un'Italia di tempi lontani, anzi remoti.
MEMORABILE: Ovviamente l'esame di francese cui viene sottoposto il personaggio di Sordi, da antologia.
Classica commedia corale e spensierata tipica degli anni 50-60. Tra un regista quasi a inizio carriera ma che farà molta strada e un cast che raccoglie quasi il meglio della comicità di quel periodo era però lecito aspettarsi qualcosa di più. E invece fatte salve alcune gag di Sordi e il De Filippo minore alle prese con l'inno, il film scorre lento e inesorabile verso la fine senza mai raggiungere vette esilaranti. Insomma, la classica commedia senza infamia e senza lode, confezionata però con tutti i crismi dell'epoca.
MEMORABILE: De Filippo inizia a canticchiare credendo di aver trovato il motivo giusto per l'inno ma poi si accorge che canticchia le grandi opere di Verdi.
Con una compagine di attori altisonante riunita assieme per l’occasione e un regista come Bolognini è difficile fare cilecca. Non è nemmeno necessario avere sottomano un copione di spessore su cui impostare la pellicola perché la verve naturale dei protagonisti è sufficiente a divertire e intrattenere per i canonici novanta minuti. Sordi, Cervi, De Filippo e Fabrizi si alternano con estrema scioltezza intersecando le loro mini storie in una commedia semplice, ma gradevole come ormai non se fanno più per mancanza di materia prima.
A guardare il cast e i nomi illustri in sceneggiatura (Scola), ci si aspetterebbe decisamente qualcosa in più. Il solo Sordi disegna un personaggio convincente e divertente (soprattutto nei duetti con Manfredi) mentre Fabrizi, Cervi e Peppino sono troppo imbrigliati dalle loro maschere e non sono sempre in parte. Una regia meno permissiva avrebbe sicuramente giovato al film, benché possa comprendere che girare con tante "primedonne" non deve essere stato semplice. Brava la Moriconi, utilizzata purtroppo poco e male. Per cultori del genere.
MEMORABILE: Sordi nel finale a Milano "El panetùn, el magùn... ammazza che magone che cciò, aò".
Splendida commedia di Bolognini, retta tutta sulle spalle del fantastico terzetto di attori protagonisti: il bonario Fabrizi, il severo Sordi (che riprenderà le caratteristiche del personaggio per Il vigile) e il distratto De Filippo. Mentre Cervi è messo un po' in disparte. Gag e battute tutte ottime e riuscite, tra cui la scena cult dell'esame di francese.
MEMORABILE: De Filippo che cita sempre il suo misterioso zio monsignore.
Niente di nuovo sotto il sole. Quando c'è Alberto Sordi, la presa in giro della società italiana è dietro l'angolo. Stavolta ci passa il corpo dei vigili. Ma la satira funziona. I protagonisti sono tutti caratterizzati perfettamente e perfettamente inseriti nella sceneggiatura. Tutti bravi, ma sul piedistallo va Aldo Fabrizi, straordinario e capace come sempre di regalarci, nella comicità, anche momenti di grande tenerezza. Peccato per Nino Manfredi, poco usato. Bella e brava Valeria Moriconi.
Le vicende di quattro vigili si intrecciano: sceneggiatura che vive del quotidiano urbano tra contravvenzioni, sogni musicali e sposalizio figliale. Come personaggio il migliore è quello di Sordi, che denota gran ritmo e senso comico; gli viene affiancato pure Manfredi, che non trova il minimo spazio. Come interpretazione si distingue però Fabrizi, più variegato. De Filippo serve come spalla e Cervi fa presenza. Non sempre omogeneo, anche per la sottotrama pugilistica che serve solo per far fare passerella a Mitri.
MEMORABILE: La partita a scopa; Le indicazioni in francese; La prova dell'abito da sposa a De Filippo.
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CuriositàEllerre • 10/06/10 09:35 Call center Davinotti - 1203 interventi
Ecco il testo integrale della canzone FINALMENTE SOLO da cui Sordi estrapola il motivetto che recita nel film, durante gli esami, per ricordare i giorni della settimana in francese.
Lundiconobbi una ragazza e lemardile dichiarai il mio amor. Le mercredisposammo immantinente e poi partimmo tutti e due allegramente. Ma lejuedigià mi stancai di lei evendredivederla più non potei e lesamedipensai e ripensai e a la dimanche la testa le tagliai
Ora che vedovo sono
libero come augellin
in riva al lago di Como
sfogarmi potrò alfìn.
Potrò la samba ballar
potrò la rumba ballar
potrò la conga bailar
e perché no il mambo, mambo, mambo,
boogie-boogie, rock and roll,
one two three four five six seven...
Questione tra Alberto Sordi che sostiene di parlare un buon francese e un turista francese su sidecar (Ciccio Barbi) sulla parola semaforo da tradurre.Interviene la Alessandra Panaro che traduce Semafor ma chi è stato in Francia sà che i francesi non usano più questo termine obsoleto ma preferiscono chiamare il semaforo Feu de circulation!