Del resto, fu un'estate meravigliosa - Film (1977)

Del resto, fu un'estate meravigliosa

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La nostra recensione di Del resto, fu un'estate meravigliosa

Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Strano e sconclusionatissimo film dalla durata limitata (poco sopra l’ora) e in bianco e nero, montato quasi come un prodotto amatoriale che cerchi di restituire parte di un’estate romana (e dintorni), con tanto di spettacoli al Festival dell’Unità o scenette paradossali come quella in cui un giovanissimo Antonio Catania parla di esorcizzare la paura (siamo negli anni di piombo) mentre a pochi metri un uomo agonizza sulla strada dopo che gli hanno sparato. Tra i più presenti Roberto Benigni, ripreso a uno show i cui frammenti vengono piazzati qua e là nel film e in cui è evidente quanto stia improvvisando (in questo caso, strano a dirsi, con risultati modesti)....Leggi tutto Storicamente di una sua importanza, la performance non testimonia davvero della forza del comico toscano, solitamente intrattenitore di livello superiore: se ne intuisce l’originalità della proposta, il rapporto unico col pubblico, ma un po’ per gli argomenti trattati, un po’ per la scarsa vena del nostro, è difficile considerarla una testimonianza valida della sua arte.

Chi invece si dedica a interpretare più personaggi è la coppia composta da Carlo Verdone e Claudia Poggiani: da un primo piccolo sketch in spiaggia nel quale si mostra attratto da chi esibisce il topless, Carlo finisce a fare da giurato al Premio Strega nei panni di un improbabile poeta, riccastro in uno yacht ancorato al porto o fermato dalla dogana al confine con la Francia (sempre con la Poggiani ad affiancarlo). Discreto lo spazio lasciato anche ai Giancattivi, al tempo ancora privi di Francesco Nuti e con Franco di Francescantonio a completare il trio insieme ad Athina Cenci e Alessandro Benvenuti: in un numero musicale simile a quelli che con maggiore inventiva ideavano i Gatti di Vicolo Miracoli, si esibiscono sul palco della festa dell’Unità alla vigilia di quello che sarebbe dovuto diventare il Compromesso Storico (non a caso si domanda loro se non abbiano esagerato, con le critiche alla Democrazia Cristiana). Un paio di show tirati per le lunghe che nemmeno in questo caso danno la misura delle qualità del gruppo.

Fondamentali, in un film che comunque pur in modo sgangherato guarda alla satira, le incursioni di un sedicente Carlo Marx con in mano una copia del suo “Capitale”, intervistato dalle televisioni all’uscita di incontri al vertice avuti tra Botteghe Oscure, la Santa Sede o la Fiat: si mostra sistematicamente deluso inneggiando vanamente alla lotta di classe. Poi ancora Daniele Formica (anche lui in spiaggia) e altri nomi che non avranno la stessa fortuna, nella tv di quegli anni. Manca però una sceneggiatura che riesca a dare forma a idee talora simpatiche: tutto sembra girato all’insegna dell’improvvisazione, come in un falso documentario che però mai riesce a essere incisivo (o quantomeno interessante) come vorrebbe, con troppe lungaggini francamente irritanti e rarissimi picchi. E’ più curioso scoprire le facce presenti o seminascoste tra chi fa qua e là capolino, che ascoltare quel che si dice in scena. C’è poi differenza tra chi viene ripreso a uno spettacolo davanti a un pubblico (Benigni, Giancattivi…) e chi invece interviene come attore autentico (Verdone, Formica…) in sketch quantomeno preparati (si suppone).

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 2/08/24 DAL BENEMERITO PANZA POI DAVINOTTATO IL GIORNO 30/08/24
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Panza 2/08/24 19:11 - 1941 commenti

I gusti di Panza

Collezione di scenette percorse da una pungente satira politica sulla situazione della sinistra italiana all'epoca (ricorre il concetto di compromesso storico) e sui cosiddetti "intellettuali organici". La maggior parte degli attori sono comici destinati al successo negli anni '80: i Giancattivi (nella formazione precedente all'arrivo di Nuti) si esibiscono in siparietti canori datati e, purtroppo, ripetivi, Verdone interpreta diversi personaggi ma convince solo quello dello scrittore al Premio Strega e di Benigni viene offerta la ripresa di un suo spettacolo, non proprio esaltante.

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