Tanto rumore per poco: chi si aspetta scene incredibilmente splatter, chi ha sentito di una storia crudele e cinica oltre ogni limite, chi immaginava un terribile accanimento contro il nascituro che la protagonista porta in grembo, si rassegni a una semplice variante sul tema lanciato in Francia da Alexandre Aja con ALTA TENSIONE: donna chiusa in appartamento con maniaco (in questo caso di sesso femminile) a renderle la vita impossibile. Litri di sangue, corpi minuziosamente coperti di rosso, penombra, poliziotti con la credibilità di Gianni e Pinotto, agguati, musiche sofisticate. La formula non è davvero nuova, e se l'unica...Leggi tutto marcia in più poteva darla il fatto che la vittima è una donna sull'orlo del parto, tale idea viene perlopiù utilizzata in modo puerile: per un incubo pretestuoso, per dare un movente alla spietata assassina, per chiudere "in bellezza" e per fornire due o tre riprese dall'interno pancia che sanno più di spot Ferrarelle (quello del feto che danza) che di horror. Ma la sceneggiatura quasi non esiste, così come non esistono i personaggi, macchiette in fila al mattatoio pronte a blaterare quattro frasi insignificanti e fingere di impegnarsi per far apparire il film ciò che non è, e cioè un buon film. Se questo è il meglio che l'horror transalpino può offrire allora meglio tornare a certe cialtronate made in U.S.A. che almeno non ci provano nemmeno, ad apparire d'autore. Qualche buona scena splatter c'è (non il finale, in cui gli effetti palesano i loro limiti), ma di tensione non se ne parla. Si sta lì in attesa di assistere a qualche guizzo geniale in realtà del tutto assente.
Hardimentoso, eccessivo senza risparmio, 75' di apnea e di cupio dissolvi che non fanno prigionieri e che fanno sentire usati come un punchball dal primo all'ultimo secondo. La Dalle è di punta, e il notevolissimo commento sonoro di Eudes (già apprezzato in Who killed Bambi e in Haute tension) tiene in verticale i passaggi topici del film. Non ci son cristi, anche nelle operazioni più eccepibili e amatoriali i francesi ci scolano la pasta negli occhi. Ci piaccia o meno, sentiremo parlare di questi due signorini, altroché...
MEMORABILE: Difficile cernitare in un festival del colpo basso che abbisogna cuore stomaco nervi e anima ferrea per essere affrontato.
Direttamente dalla Francia uno dei thriller più crudeli e sanguinari degli ultimi anni. Storia diretta e concisa, che accantona subito la facile strada dell'elaborazione del lutto per lasciare posto ad un gioco al gatto e al topo senza tregua, con omicidi a ripetizione, sangue e tanta violenza. Regia e fotografia non sempre all'altezza, ma buoni gli effetti speciali, brave le due interpreti ed efficaci gli effetti sonori durante gli omicidi. Nulla di originale ma sicuramente degno di attenzione.
Film malato. Film che, per il contesto non propriamente horror, colpisce maggiormente. Non ha i soliti clichè, pochi personaggi, alcune comparse, nessun background. Lo spettatore assiste alla carneficina, in silenzio. Sicuramente si è alzata la soglia con questa pellicola: nulla a che vedere con i film gore che, per i loro eccessi, riescono solo a far sorridere.
Imbastito un breve canovaccio, i registi francesi Baustillo e Maury innestano la quinta e il sangue la fa da assoluto padrone. Il tema della gravidanza, una Beatrice Dalle bravissima, gli spazi ristretti e un notevole utilizzo del sonoro fanno il resto. Tensione e brutalità serviti su piatto che si fa fatica a rifiutare, ma che provoca un post-pranzo con stomaco spaccato in due. Un mattatoio di rara ferocia.
Horror da manuale, anzi di più, innovativo. Innovativo perché riconduce tutto alla semplicità della rappresentazione. Come in un atto unico, come in una tragedia classica, come nel più classico dei film d'assedio americano (alla Carpenter, per intenderci). Attrici bravissime, sia la sofferente Paradis, sia la supersonica Dalle, che interpreta una maniaca davvero disturbante. Film che fa paura. Film che fa molta paura.
Causa incidente automobilistico ragazza incinta resta vedova, ma questo è il male minore. Solo un pazzo, oppure un genio, o entrambe le cose può concepire una pellicola di questo stampo, che appare influenzata da recenti lavori grandguignoleschi d'origine francese (Haute Tension, soprattutto). La filosofia di questi prodotti è banale e la storia potrebbe essere scritta su due pagine. Ma la messa in scena, il coraggio di mostrare l'orrore con certosino estremismo, l'uso d'attori decisamente in parte -come fuori di testa (Beatrice Dalle)- ne fanno un thriller unico nel panorama del settore. **1/2
MEMORABILE: La fine dei poliziotti che - sventura loro - decidono di rientrare nella casa "maledetta", in una scena forse ispirata da Poe (Il gatto nero).
Arriva dalla Francia questo sconcertante horror che lascia basito lo spettatore a causa della sua crudezza. Per tutta la durata del film pervade un senso di ansia che, con molta probabilità, non cesserà nemmeno con i titoli di coda. Più riflessivo e pesante di quanto possa sembrare. Un piccolo capolavoro. Sconsigliato ai deboli di stomaco a causa di alcune scene molto pesanti.
Scene molto forti fanno da padrone in questo film quasi tutto al femminile, dove già dalla prima sequenza si capisce dove il regista voglia andare a parare. La Dalle è bravissima nel tratteggiare un personaggio psicotico, così come la Paradis ben s'inserisce nella figura della donna assediata; eppure, alla fine, l'impressione che resta è quella di un film ben fatto ma che ha esagerato nel voler scioccare a tutti i costi lo spettatore con scene vietate a stomaci deboli.
MEMORABILE: L'apparizione della Dalle fuori dalla finestra, col viso illuminato solo dalla brace della sigaretta che sta fumando.
Freddo e classico come una tragedia di Eschilo, questo film scarno e allucinato ci serra alla gola non tanto e non solo per i fiumi di sangue e l'esposizione di varia macelleria, quanto per la ferocia determinata e maniacale con cui la psicotica di turno persegue il suo inconcepibile obiettivo. Questa "hybris" sanguinaria contagia anche la vittima designata, scandendo il tempo di una sarabanda di follia e orrore che non dà respiro fino alla prevedibile e tuttavia agghiacciante conclusione.
Ottimo horror nato sotto la torre Eiffel come i quasi contemporanei Martyrs e Frontiers - ai confini dell'inferno. Il risultato è più o meno sullo stesso livello degli altri due. La pellicola di Maury e Baustillo ha il pregio di cercare (senza sempre riuscirci) di superare il limite della decenza (cinematografica) puntando direttamente all'oltraggioso: ettolitri di sangue generosamente offerti per tutta la durata del film fanno da garanzia per gli amanti del cinema estremo, ma non troppo... l'underground è un'altra cosa!
Ormai la linea guida del cinema francese è chiara: colpire duramente lo spettatore e non dargli alcuna via d'uscita. Anche qui, infatti, assistiamo all'ennesimo tour de force visivo-orrorifico che non ci risparmia proprio nulla. Qualcuno dovrebbe spiegare ai nostri "cuginetti" francesi che a volte evocare l'orrore e suggerirlo è molto più terrificante che mostrarlo. All'inizio provoca più di qualche spavento ma poi ci si assefua al sangue e la paura va a farsi benedire anche a causa delle riprese del feto che sono involontariamente comiche.
MEMORABILE: L'immagine chiaroscurale della Dalle (riuscita ad entrare in casa) alle spalle della
ignara Paradis.
Fra i tanti emissari transalpini della rossa scia di sangue scaturita da Alta tensione, Inside si aggiudica il titolo per la maggior "spremuta splatter". Una spremuta molto concentrata, dalla quale i due registi Bustillo e Maury, facendo leva sulla propria acuta maestria tecnica e sulle tre invariabili unità aristoteliche, riescono a estrarre una storia di vendetta claustrofobica, ultragore, ferocemente exploitation ma non per questo gratuita. La presenza quasi immortale e ultraterrena di Béa Dalle ottenebra e sommerge tutto, densa come l'onda scarlatta di Kubrick. Altro che Martyrs!
MEMORABILE: Betrice Dalle che si avventa sul ventre della protagonista.
Estremamente forte il richiamo alla vecchia cinematografia di genere sporca e grondante sangue. Questo titolo, la cui violenza esplicita è spinta fino all'eccesso, costituisce la punta, insieme a titoli come Alta tensione, della new wave horror-thriller francese, altalenante per qualità. Qui siamo su buoni livelli tecnici e gli ambienti fotografati in modo da apparire freddi ed asettici fanno il loro. Probabilmente il gioco del gatto col topo andava arricchito con qualche variante che desse profondità a ciò che, a tratti, pare esercizio di stile.
Gravidanza con complicazioni da torture-porn… Parte con toni introspettivi alla Kieslowski per poi deflagrare in una follia di sangue che nemmeno La Casa di Sam Raimi, il film di Bustillo e Maury; ma la provocazione è deliberata a tavolino, priva di urgenza ed esigenza, figuriamoci di spontaneità. Le allusioni alle sommosse popolari, gli scatti fotografici, sono puro giustificazionismo; le esplosioni splatter previste, comiche e prive di sincera inventiva. Inverosimile nella sua pretesa inverosimiglianza il film sdogana un'idea dissociativa banale, insufficiente a sostanziare l'operazione.
Le due protagoniste di questo horror francese daranno vita ad una vera e propria esplosione di gore, dove una violenza inaudita invischierà lo spettatore fino all'eccesso: i due registi non vogliono terrorizzare ma stomacare. C'è da apprezzare una certa perizia formale, ma alcune forzature sembrano costringere il film a sognare l'agognato finale. Beatrice Dalle è da incubo.
Sulla fortunata scia de "l'horror nouveau", A l'interieur si dimostra solido e ben recitato, decisamente più ispirato e d'atmosfera rispetto a tutte le produzioni recenti hammeriggane e compagnia brutta. Certo, mi risulta difficile definirlo memorabile, il colpo di scena è piuttosto telefonato e la trama non decolla: ma le due attrici sono davvero brave e da sole portano avanti tutto (con l'aiuto di qualche gallone di sangue). Comunque mi è piaciuto, speriamo che questo nuovo ciclo francese porti a qualcosa di buono...
Siamo all’interno di un ventre di madre, di una psiche malata e di una casa isolata. Claustrofobia pura, spinta ai massimi livelli, con i registi che rinchiudono nel loro meccanismo anche uno spettatore affascinato/disgustato dall’atmosfera malata e ripetutamente colpito da un’efferatezza splatter che, per il suo realismo (dato dalla fotografia e dalla quotidianità di location ed oggetti usati) risulta davvero difficile da sostenere. Ottime le due protagoniste. L’immagine finale è da incubo.
Thriller-horror abbastanza sopravvalutato per il suo estremismo, in realtà è un'operazioncina fredda e presuntuosa (come anche Martyrs) che non possiede un grammo della reale forza espressiva del capostipite Alta tensione. Non basta la provocazione per fare un film: qui i due registi fighetti si dimenticano di scrivere la sceneggiatura, che procede per accumulo di situazioni sempre più improbabili (una su tutte: i poliziotti che di fronte alla mattanza non chiedono rinforzi e continuano a rimanere da soli nella casa: ma quando mai?). Illogico.
MEMORABILE: Momento trash: il ragazzo colpito in testa che magicamente risorge... Mah!
Violenza pura, troppo fine a se stessa. Questa sorta di battaglia tra madri si conclude in un modo banalissimo che non lascia dubbi di sorta sul fine ultimo del film: mostrare un crescendo di sangue e smembramenti del corpo umano mettendoci in mezzo anche un feto sofferente, che fa tanto gridare allo scandalo. Troppo facile fare successo così senza minimamente chiedersi il perché succeda una mattanza del genere. Sangue ce n'è quanto ne volete, intelligenza poca.
Se è vero che ogni cosa si corrompe, perché ciò non potrebbe valere anche per un certo cinema francese? C'è un nuovo filone, basato sul nulla e che fa leva unicamente sulla professionalità degli addetti al trucco, ai compositori di miscele varie per simulare sangue etc. e a direttori della fotografia che, ormai, impostano pochi parametri per imitare quelle di altri film. Unica ripresa pregevole quella dell'incidente in apertura, non a caso presa pari pari da The hitcher.
Da salvare: i titoli di testa, gli sbattimenti del povero nascituro, la Dalle, poliziotto e magrebino incatenati insieme. Tutto il resto è l'apoteosi dei twist sballati uno più del precedente (dal colpo alla madre, ai polizitti, alla spiega finale), del sangue versato a fiumi per coprire l'inverosimiglianza della sceneggiatura. Non riesco nemmeno a dire occasione sprecata: una boiata di fondo, a tratti demenziale, che almeno regala qualche momento degno e interpreti decenti.
Eccessivo e sulfureo, punta di diamante dell’horror transalpino del decennio passato. Parossistico e grandguignolesco saggio di tecnica (senza tregua il commento sonoro martellante e sincopato, in grado di scagliare sussulti uterini di immane potenza) al servizio di una storia senza sfumature, dritta all’obiettivo, eccepibile, si, ma forte di una tragedia rabbiosa che trasuda disperazione e rancore da tutti i pori; e di una megera, figura di morte insaziabile e insormontabile, che non si scorderà facilmente. (***!)
Qualcosa di magico pervade l'atmosfera malata messa in essere nell'appartamento della Paradis: in effetti gli autori, nonostante condensino i fatti nelle claustrofobiche mura domestiche, scrivono una sceneggiatura che suscita profondo interesse fin dai primissimi fotogrammi. Condivisibili le scelte registiche, peccato solo per qualche effetto speciale non all'altezza del resto. Da sottolineare, cosa abbastanza rara nel genere, l'intensa prova delle due protagoniste, soprattutto quella di una indimenticabile Beatrice Dalle.
Certo, se si vuole uno splatter moderno, con ettolitri di sangue versati e qualche momento di crudeltà visiva piuttosto incisivo, qui c'è di che rallegrarsi; al di là di questo, rimane poco o nulla nel film, che a partire da una storia semplicissima e da una location low-budget (un appartamento, stop) non riesce a offrire granchè, se non la sovracitata abbondanza di sangue e violenza. Qualche effetto in CGI davvero evitabile, molte scene al buio (piuttosto irritanti), una OST inusuale (ma non bella). Si lascia vedere, ma nulla più.
Ci sono film che non vedi l'ora che finiscano e non necessariamente perché siano scadenti. Ecco, questo è uno di quei casi. Il film picchia duro sin dalle primissime inquadrature e non risparmia nessuno. Certo, si poteva accorciare il minutaggio, ma forse sarebbe venuta mano quell'insostenibilità di fondo su cui si regge l'intera pellicola. Un incubo senza fine che si vive "di pancia".
Francamente deludente, rispetto almeno alle incomprensibilmente entusiastiche grida critiche (e non) di ”A(hhhh)l miracolo”. Agli esordienti Bustillo e Maury non si chiedeva originalità (in un territorio estremamente inflazionato quale l’horror poi), né invenzioni di linguaggio, ma la rimasticazione degli ancestrali terrori femminili di gestazione (con le abusate corollarie analogie casa-placenta), unita alla ormai esasperante tecnica adrenalinica di accumulo ipertrofico, è davvero un aborto intellettuale, affatto disturbante pur nella sua stomachevolezza.
MEMORABILE: Le intense prove attoriali di Alysson Paradis e Beatrice Dalle.
Vedova a seguito di un incidente stradale, una donna al nono mese di gravidanza si appresta a trascorrere in solitudine la vigilia di Natale, quando appare una misteriosa visitatrice ben decisa a prendersi quel che ritiene le spetti di diritto... Horror sanguinosissimo che lascia ben poco all'immaginazione, ma, in questo come altri casi, l'accumulo di nefandezze rischia di ottenere l'effetto contrario, soprattutto se condito da vistose incongruenze e da qualche sequenza che suscita ilarità involontaria (il bimbo aballottato nella pancia- acquario). Comunque brave le due protagoniste.
Un film fatto per scioccare a tutti i costi; non a caso sceglie come protagonista, vittima del maniaco di turno, una donna incinta; ma la tensione cala proprio quando viene mostrato il bambino nella pancia: un bambolotto finto, probabilmente realizzato al computer. Altri effetti invece sono ben fatti. In questo prodotto quello che c'è da mostrare in fatto di violenza e sangue viene mostrato, esagerando anche.
Nulla di troppo originale sotto il sol... Aaaah mio Dio! Quest'horror francese ultima maniera è riuscito veramente a farmi accapponare la pelle e non sono decisamente uno che si impressiona per poco. Con una trama che potrebbe essere quella di altri mille horror e due degne attrici, questi due registi inscenano qualcosa che va oltre il disumano, oltre il morboso, oltre l'agghiacciante, delineando gradualmente una vera e propria discesa agli inferi. Rivoluzionerà il vostro concetto di splatter! Sconsiglio la visione ai cardiopatici.
Parte bene questo horror francese, con una protagonista prossima al parto e una donna misteriosa decisa a impossessarsi del nascituro a qualsiasi costo. Data la recente fascinazione dell'horror d'oltralpe per lo splatter, non c'è da sorprendersi per il crescendo di violenza fine a se stessa che, almeno all'inizio, riesce a colpire. Poi però l'esagerazione prende il sopravvento, scadendo nel ridicolo in più occasioni per giungere a un finale che definire ridicolo è un eufemismo. La montagna (di sangue) che partorisce un topolino.
Solito orroricchio che si limita ad accatastare, con piena prevedibilità, una serie di cruentissimi quadretti. Più ripugnanti che davvero perturbanti. La superficialità dell'insieme (il tema della maternità, la rivolta delle periferie), a tratti anche pretestuoso, lascia il campo a un sensazionalismo prosaico e sconfortante. Lo sciocco cattivo gusto di alcune soluzioni (il feto nel liquido amniotico) è il tocco finale a un fallimento filmico a tutto tondo.
Osannato da molta critica ufficiale, salutato come uno dei più disturbanti e indimenticabili horror europei del nuovo millennio. Ma anche no. Nulla è speciale in questo film, a partire dalla trama basica che non ammette svolte originali (il colpo di scena è intuibile sin dall'inizio), passando per una fotografia giallognola e fastidiosa che non si sa bene perché sia stata messa lì. Il gore e la violenza ci sono, certo, anche se non sono poi così truci come si sente dire. La coppia di attrici funziona, anche qualche momento di suspense. Peccato.
MEMORABILE: L'incidente di macchina all'inizio, piuttosto promettente.
Direttamente dalla Francia arriva uno dei migliori horror post 2000 in assoluto. Inside è un home invasion tutto al femminile in cui le due protagoniste non si risparmiano assolutamente nulla. Il sangue e la violenza estrema abbondano ma, ciononostante, il film resta molto elegante in quanto non è assolutamente un semplice e banale torture-porn affollato di inutili squartamenti e bassa macelleria. La trama non è poi così originale ma l'ottima regia e la prova delle protagoniste rendono il film un futuro cult del genere.
Horror thriller a tinte nerissime dotato di quella cattiveria visiva che a volte il cinema francese riesce a rendere alla perfezione. Pur con qualche forzatura nella sceneggiatura il racconto è macabro e disperato al punto giusto, regalando una visione in apnea costellata di scene crude e spietate. Alla fine la vicenda è davvero minimale, ma la messa in scena sostiene la poca consistenza di dialohi e struttura. Finale tutt'altro che conciliante.
Dietro l’insostenibile violenza e il grand guignol si nascondono insolite forme di psicosi: isolamento sociale, victim blaming, nichilismo passivo; onde d’urto che richiamano inesorabile il fascino perpetuo dell’orrore estremo. “Inside” è un tormento tutto al femminile, candidato a rimanere tra i massimi vertici del cinema di genere e in cui si rivela l'asimmetria di potere tra martire e carnefice. Paradis e Dalle rendono ancora più affilate le perlustrazioni fra splatter e drame intérieur, con uno strazio e un coinvolgimento da gineceo greco. Urticante il sonoro di François Eudes.
Horror dalla trama talmente minimalista da potersi racchiudere in due esili righe. È un lento e inesorabile gioco al massacro in cui il sangue scorre copioso facendo invidia al Fulci più audace. Essendo ambientato quasi unicamente all'interno di un appartamento, va alla ricerca di sensazioni a metà tra angoscia e claustrofobia. Permane qualche dubbio sull’inettitudine dei poliziotti, talmente spaesati da cascare come mosche. Bisogna concedergli il tempo di crescere non dimenticando di avere a portata di mano una confezione di antiemetici.
Puro esercizio di macelleria? Svestendomi dell’entusiasmo, probabilmente sì. Poco importa: quel che contano sono l’angoscia, la palpitazione e l’afoso senso di smarrimento che quattro mura opprimenti e Beatrice Dalle, strega nera e follia fatta sangue, riescono a scavarti dentro la viscere. Violentissimo, debitore ossequioso di Argento e Fulci, aggressivo, si fa perdonare anche quando, vedi l’ultima parte, l’eccesso si fa largo a schiaffi tra le slargate maglie della realtà. Magnifique.
Gelido e tagliente come una lama, ma allo stesso tempo impregnato di una visceralità atavica e arcaica, una carica a testa bassa e a cento all'ora contro uno dei pochi tabù ipercontemporanei rimasti rigorosamente intangibili. Medea e Solinas in una sanguinolenta arena che ha già rigettato ogni più vaga traccia di maschil sentire (gli uomini sono pochi e ridicoli e quelli che provano a intromettersi la pagano cara): solo una la spunterà, ma sulle macerie altrui, essa stessa ridotta a maceria. Impressionante, ma tra i più potenti del genere.
Forse più un esercizio di stile che altro, ma il film funziona egregiamente e per la sua esigua durata riesce a coinvolgere e sconvolgere progressivamente. La regia è decisamente ispirata e il lavoro sulle luci interne all'appartamento è di grande qualità. Il sonoro, poi, contribuisce a rendere le scene cruente ancora più strazianti. Lo sviluppo della trama, purtroppo, offre momenti così inverosimili da rasentare il tragicomico e quando si ride in un film del genere significa che qualcosa non va. In ogni caso lo spettacolo è assicurato.
Vigilia di Natale che la protagonista incinta trascorre da sola... o meglio, male accompagnata dato che una donna fa invasione e si rivela una spietata persecutrice assassina. Il tema di base è la maternità; la fotografia predilige toni scuri verdognoli e rossastri, mentre la regia ama mostrare efferatezze frutto del connubio psicologico e visivo fino allo splatter. Se però bastasse questo sarebbe troppo facile e la pellicola cade infatti su alcune ingenuità di una sceneggiatura che tende a trovare motivazioni gratuite per mostrare violenza e sangue in maniera perfino pretenziosa.
Donna incinta perde il marito in un incidente d'auto e, come se non bastasse, poco tempo dopo qualcuno vuol portarle via dell'altro... Non è uno slasher, eppure è ricolmo di violenza tanto impattante quanto difficilmente dimenticabile. Difficile del resto sviluppare molto di più da un'idea di base tanto semplice (comunque indovinata, nella sua immediatezza, la spiegazione finale) girata in un'unica location (il claustrofobico e buio appartamento). Purtroppo alla lunga il troppo finisce per stroppiare... Rimane l'ottima recitazione delle due protagoniste (specialmente la Dalle).
MEMORABILE: L'atmosfera oppressiva della casa fiocamente illuminata; La mano inchiodata al muro con le forbici.
Ragazza incinta, unica sopravvissuta di un incidente di quattro mesi prima, viene assediata in casa da una misteriosa donna. Horror francese estremo tra i più conosciuti; soprattutto per la generosità ematica che permea un film profondamente carnale e viscerale. Notevoli i primi venti minuti, preparatori al dramma in procinto di dispiegarsi; il prosieguo, invece, oscilla tra la gustosa carneficina e l'insensatezza di molte scelte di scrittura - queste ultime capaci di toccare, verso la fine, pinnacoli di rara corbelleria. Ottime le due attrici e l'effettistica.
MEMORABILE: L'incidente iniziale; La sagoma dallo spioncino; La donna alla finestra; La madre e il capo in casa; L'arrivo della polizia; L'arrivo dei poliziotti.
Per i due registi francesi, il terrore si nasconde dentro il male di vivere scaturito da un profondo trauma, che non conduce alla misericordia ma nutre l’odio. Home invasion destabilizzante, ultra-gore, esasperatissimo, con una progressione narrativa ipnotizzante. Sullo sfondo una notte di Natale che sembra spegnersi a ogni minuto, in primo piano Béatrice Dalle e Alysson Paradis duellano con una partecipazione, fisica ed emotiva, che ha dell’incredibile. Un horror bellissimo.
Il nocciolo della questione emerge quasi immediatamente, facendo sì che la pellicola perda slancio sin dall'inizio. La lunga seconda parte si trasforma in un bagno di sangue e orrore, soddisfacendo gli spettatori che apprezzano le immagini truculente senza troppi interrogativi. Nonostante alcune pretese eccessive che possono derivare dall'essere un film d'Oltralpe, "À l'intérieur" si rivela un onesto, sebbene modesto, splatter, rappresentativo di un filone horror francese ormai in declino, evidenziando come le mode cambino nel tempo.
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Buiomega71 ebbe a dire: Di La Meute ho il dvd francese (ma senza sub, ahimè) e lo vedrò sicuramente, perchè da noi ( e ti pareva) e ancora una chimera.
appena terminatolo. oscilla tra lo strambo assai e il bruttino forte. atmosfericamente e visivamente si poggia pure su più che discrete basi, ma per motivi che esplicherò nell'imminente commento resta probabilmente una delle cose peggiori d'oltralpe. magari sia tu che didda guardatelo comunque, ma sappiate che rispetto a molti dei titoli qua citati questo è 'na gran sola.
sì ma questo non ha davvero un verso: comincia in un modo, continua -e si inceppa- in un altro, per poi riguadagnare terreno in un altro modo ancora. i dialoghi, le situazioni, i personaggi fanno capo a una tale inattendibilità che non lascia un minuto di spazio alla benedetta sospensione dell'incredulità. accade tutto a buffo, e la banale spiegazione da fumetto fa un po' ridere i polli. ma soprattutto c'è molta, troppa, fastidiosa maniera e deriva. dove riesce è nell'essere atmosfericamente palustre e visivamente ruffiano, il resto è un macello su tutta la linea.
in ogni caso i dialoghi son pochi e di spessore quasi nullo, anche se effettivamente almeno un paio di passaggi chiave per capire il perché di tutto sarebbe bene comprenderli. prova lo stesso a vederlo, magari ti darà gioia nell'anima: le mie perplessità restano immutate, la francia ha dato prove migliori di questa.
Schramm ebbe a dire: sì ma questo non ha davvero un verso: comincia in un modo, continua -e si inceppa- in un altro, per poi riguadagnare terreno in un altro modo ancora. i dialoghi, le situazioni, i personaggi fanno capo a una tale inattendibilità che non lascia un minuto di spazio alla benedetta sospensione dell'incredulità. accade tutto a buffo, e la banale spiegazione da fumetto fa un po' ridere i polli. ma soprattutto c'è molta, troppa, fastidiosa maniera e deriva. dove riesce è nell'essere atmosfericamente palustre e visivamente ruffiano, il resto è un macello su tutta la linea.
in ogni caso i dialoghi son pochi e di spessore quasi nullo, anche se effettivamente almeno un paio di passaggi chiave per capire il perché di tutto sarebbe bene comprenderli. prova lo stesso a vederlo, magari ti darà gioia nell'anima: le mie perplessità restano immutate, la francia ha dato prove migliori di questa.
Grazie per la dritta sui dialoghi, Schramm.
Purtroppo e parlato solo in francese, ma mi sforzerò comunque di capirci qualcosa...
HomevideoPumpkh75 • 23/02/18 14:15 Archivista in seconda - 438 interventi