Arma da taglio - Film (1972)

Autorevolissimo film diretto da Michael Ritchie in stato di grazia che attinge alla grande dal miglior cinema di Don Siegel e realizza un capolavoro intriso di violenza e azione in cui svettano le prove magistrali di Marvin e Hackman. Tutto inizia quando un killer (Marvin) viene mandato in Kansas dall'Organizzazione per riscuotere del denaro che un locale imprenditore e proprietario di un mattatoio (Hackman) si rifiuta di consegnare. Molte le scene d'impatto (la trebbiatrice che insegue Marvin e Spacek!), notevole la colonna sonora di Lalo Schifrin.

Divertente e sadico, senza dubbio. Ritorna di prepotenza la tratta delle bianche, anche se circoscritta ad una realtà rurale. Personaggi più spregiudicati che mai e ben decisi nei loro intenti, sia maschili che femminili. Attori principali tutti in piena forma. Vince chi ha la testa più dura. Una nota particolare alla bestialità di Gregory Walcott.

Piccolo cult di un regista che poi dirigerà (quasi) solamente commedie. Un indimeticabile e trucidissimo Gene Hackman, quasi "cannibalico" nella sua statura di boss, un granitico Lee Marvin e una parata di belle fanciulle (dove spicca una giovanissima Sissy Spacek), "schiave" di Hackman. Ottimi momenti di azione, un po' di violenza e scene estrapolate dal mattatoio di Hackman. Il film è conosciuto anche come "Il boia, la vittima e l'assassino" (e con questo titolo venne editato in vhs dalla Gvr). Ripescato, solo ora, in dvd.

La carne di prima scelta, cui il titolo originale si riferisce, non è solo bovina o suina, ma è anche carne umana sotto forma di giovani e belle fanciulle, schiavizzate e messe in vendita come i suddetti animali. Questo succede nel Kansas, dove l'allevatore Mary Ann (Gene Hackman) sembra poter fare ciò che vuole. Ci pensa un duro ed elegante Lee Marvin, in una parte che sembra fatta appositamente per lui, ad occuparsi della faccenda. Dialoghi scarni e scene d'azione memorabili, una buona regia e interpretazioni anche loro di "prima scelta".

Ricorda per un verso certi tesi, stringati Bmovie anni ’30-40 stile Warner Bros, dall’altra invece anticipa alcune discese agli inferi della provincia americana (Hardcore di Schrader). Peccato Ritchie (la sua futura carriera lo testimonierà ampiamente) sia un regista anodino, dando l’inevitabile l’impressione d’aver troppa fretta di arrivar alle scene clou (peraltro ben confezionate) e lasciando uno spago fin eccessivo al carisma degli interpreti (Hackman, Marvin e la Spacek bravi comunque a limitar il loro istrionismo). Si poteva far di più ma è da vedere.

Ottimo thriller-noir settantiano come non se ne fanno più: sporco, cattivo, coinvolgente. La sceneggiatura è scabra e senza fronzoli: va avanti come un caterpillar senza perdersi in tanti rivoli narrativi e chiacchiere, ma dicendo benissimo quello che deve dire sia sui personaggi che sulla storia. La regia è ispiratissima e regala molte scene da antologia (su tutte l'inseguimento della mietitrice nel campo di mais). Anche il cast è di alto livello, sia i protagonisti che i personaggi secondari, e fornisce prestazioni di rilievo. Una perla misconosciuta che va assolutamente recuperata.

Killer di Chicago deve riscuotere un grosso debito da un allevatore che commercia donne oltre che mucche, senza farsi scrupolo di macellare chi prova a contrastarlo... Hackman in uno dei personaggi più repellenti della sua carriera in un gangsteristico atipico in cui le scene d'azione si svolgono in plein air (fiere paesane, distese di grano, campi di girasoli) e la resa dei conti finale in una stalla. Marvin fa il duro con una propria solida morale, mentre la Spacek al primo ruolo significativo è un'orfanella dall'aria ingenua e dai modi conturbanti (ha 23 anni ma ne dimostra 16).

Lee Marvin batte 2-0 Gene Hackman (e non solo perché favorito dalla positività del personaggio) in questo film un po' noir che ha come tema la macelleria a livelli industriali, capitanata da due loschi fratelli senza scrupoli. Fa più che capolino una Sissy Spacek deliziosa come non mai e qui giovanissima. Tipico buon prodotto made in Usa che intrattiene e fa restare col fiato sospeso fino all'ultima pistolettata.

Peccato per la mancanza di un vero crescendo narrativo (lo scontro è perennemente spezzato da vari intermezzi) e di un soggetto davvero stimolante a far da collante tra le varie scene memorabili, perché queste si manifestano con una forza straripante e non escludono gustosissimi tocchi cinico-grotteschi (le donne negli stallini, le trasformazioni in salsiccia stile Strangolatore di Vienna). Regia di ampio respiro, quattro personaggi principali perfetti (con una Spacek tanto bella quanto svestita), una bella colonna sonora mal sfruttata.

Film "di carne" e sangue molto cattivo, molto 70s. Disgustoso, a tratti, oltre che per il macello delle vacche, per la tratta delle ragazze. Drogate e schiavizzate da questi adoratori della "carne". Non è perfetto, perché è difficile trovare dei gangster così buoni, con le ragazze. Si chiude inoltre in modo decisamente sbrigativo ma senza lesinare in violenza (e con la totale mancanza della polizia, probabilmente al portafoglio del macellatore mangiatore di fegato e bevitore di birra). Dopo la visione ho tolto la carne dal menù, almeno per un po'.

Thriller-noir interpretato da due mattatori del genere. Sporco e ruvido, come vuole la tradizione anni 70. Lo si capisce subito dall'incipit nel mattatoio; forse penalizzato un po' dalla breve durata (neanche un'ora e mezza), ma per chi ama il cinema anni 70, è una chicca da non perdere. Più che sufficiente.

Noir grezzo, rozzo nella messa in scena, dalla trama concisa e la regia frenetica che non si concede a dettagli o approfondimenti ma si focalizza sullo scontro tra i protagonisti: Hackman cinico e beffardo, Marvin tostissimo ma indulgente quando serve. Il resto del cast ha facce davvero poco raccomandabili e inquietanti (tranne la bella Specek), che contribuiscono a dare al film un'aria decisamente malsana, percepibile già dall'incipit in macelleria. Pellicola che merita di uscire dall'oblio.

Un buon action movie, quasi un western. teso e stringato. La forza la danno gli attori, ovviamente, a partire da Hackman che guida la coppia redneck per finire a un Marvin compassato il giusto. Non ci sono approfondimenti psicologici e alcuni personaggi sembrano colpevolmente trascurati: le sequenze delle sparatorie (quella nei campi e quella finale) sono condotte, invece, con padronanza del mezzo registico. Graziosa la Spacek.

Sorta di gangster movie dall'insolita ambientazione agreste, il film presenta alcune scene degne dei migliori esempi del genere alternate a parti più prosaiche di difficile fruizione. La trama non è un granché ma ha il pregio di essere sceneggiata in modo lineare, con una regia attenta e competente. Nel cast si distingue Hackman, che ci mette la faccia e risulta più credibile di Marvin, forse troppo avanti con gli anni per il suo ruolo. Confezione discreta, qualche buona trovata ma niente che faccia gridare al capolavoro. Si può guardare.

Svelto e insolito noir d’ambientazione rurale con almeno due scene d’antologia che da sole valgono la visione. Molto settantiano nella sua coraggiosa mescolanza di sgradevolezze pulp, humor nerissimo e classicismo di genere. Interessante nel contrapporre la criminalità urbana (etica e leale) a quella di provincia (rampante e immorale). Marvin è un criminale dal cuore d’oro, Hackman un malvagio commerciante di carne all’occorrenza anche umana, suo fratello un gigante degno di Non aprite quella porta. Esordio della Spacek con un nudo integrale.

Un soggetto particolare che mette a fronte due modi di vivere e due "morali" antitetiche: quella più "evoluta" della civiltà urbana e quella trucidamente rurale. Una resa dei conti fa da pretesto per una specie di western ambientato nel rivoltante mondo degli allevamenti e macellazione, che nasconde altri non meno tragici traffici alla luce accecante della farm, tra sagre paesane e coltivazioni a perdita d'occhio. L'azione non è lineare ma inframmezzata da divagazioni ironico-grottesche che stemperano la tensione che un thriller dovrebbe avere.

Gangster movie che sconta qualche ingenuità nella trama (l'assenza della polizia su tutte) ma che colpisce nel segno per l'insolita ambientazione rurale, in cui spadroneggia una delinquenza rozza e priva di scrupoli, contrariamente a quella metropolitana che invece possiede un suo codice d'onore. Le sequenze d'azione si svolgono a cielo aperto e sono altamente spettacolari. Marvin perfetto come duro dai modi eleganti, Hackman disturbante, l'esordiente Spacek e la Tompkins assicurano il fascino femminile. Peccato che Ritchie in seguito si sia dedicato quasi soltanto alla commedia.