Madhouse - Film (1974)

Un famoso attore horror, dopo l'omicidio della sua fidanzata, decide di reinterpretare il personaggio che lo ha reso famoso (dr Death) in inghilterra. Ma quelli intorno a lui cominciano a venire uccisi da un killer mascherato. L'omicida è lui oppure è vittima di un complotto? Gustoso thriller che ricorda quelli italici per l'ingegnosità e la ferocia dei delitti, con un ottimo cast (Price grandioso), bei colpi di scena e mai un momento di stanca. Da citare Quarry travestito da vampiro a una festa!

Praticamente un tributo a Vincent Price e ai suoi film, di cui vengono mostrati alcuni stralci. Basato sul possibile conflitto di personalità di un attore che troppo a lungo ha vestito i panni di un personaggio, il copione è costruito come un whodunit - palesi gli influssi italiani nell'iconografia dell'assassino e nel suo rituale dei guanti neri -, salvo negli ultimi minuti virare nel puro delirio fantastico-orrorifico. Protagonista assoluto, Price è impeccabile ed irresistibile; non meno rilevanti per presenza scenica il tagliente Cushing, il vitreo Quarry e la cadaverica Corrie. Bizzarro.

Horror omaggio a un'epoca che finiva, per cedere il posto a splatter e film più espliciti e soprattutto all'icona Vincent Price (ma anche a Cushing, suo co-protagonista qui). Interessante, anticipatore in qualche modo dello slasher e simile alle prime pellicole argentiane (killer in guanti neri), con discreti colpi di scena e una bella tensione. Ovviamente grande interpretazione dei due mostri sacri del genere, perfetti.

Intelligente riflessione sulla forza della finzione (e del cinema) e la debolezza dell'identità. La miscela fra il vero Vincent Price, il suo alter ego e il simulacro che anela a sostituirsi a lui è godibilissima, in un continuo rimando fra ciò che appare e ciò che è in realtà (notevole la scena in cui Price, fuggendo dal proprio assassino, si ritrova in uno studio televisivo che ne proietta i film). Bravi i due protagonisti e menzione speciale per la Corri.

Superficialmente è un Dr. Phibes in crisi di coscienza, andando più a fondo compare una riflessione acuta e quasi malinconica su un cinema horror che stava per sempre cambiando pelle lasciandosi indietro dubbi e dignità. Calibrato come suo solito l’aristocratico Cushing, anche se sono gli sguardi di Adrienne Corri stavolta a mettere inquietudine. Sicuramente non il miglior film con Price, di sicuro quello più ossequioso alla sua grandezza e quello che mescolando metacinema e biografia dà l’illusione di prendere il tè delle 17 sul divano di casa sua. Un ciotolo miliare.