il Davinotti

il Davinotti: migliaia di recensioni e commenti cinematografici completi di giudizi arbitrari da correggere

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362930 commenti | 68966 titoli | 27140 Location | 14342 Volti

Streaming: pagine dedicate

Location Zone

  • Film: La sposa americana (1986)
  • Luogo del film: La chiesa dove si celebra il funerale di Edith (Styler)
  • Luogo reale: Pacifica: Church of the Good Shepherd, 901 Oceana Blvd, Stati Uniti, Estero
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  • Film: L'estate più calda (2023)
  • Luogo del film: Il bar dove Don Nicola (Saurino) si presenta ai ragazzi della parrocchia alla quale era stato destin
  • Luogo reale: Bar Piccola Oasi 1957, Piazza del Faro 1, Punta Secca, Santa Croce Camerina, Ragusa
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ULTIMI VOLTI INSERITITUTTI I VOLTI

  • Morena Rosini

    Morena Rosini

  • Cinzia Galimberti

    Cinzia Galimberti

Nella pagina che si apre cliccando qui sono catalogati migliaia di volti di attori legati direttamente o marginalmente al cinema italiano, ognuno con nome e filmografia (davinottica e non). La pagina (e conseguentemente le schede dei film) sono costantemente aggiornate con nuove introduzioni.

ULTIMI COMMENTI

Commento di: Aco
Film d'azione in cui gli americani sono i buoni, i difensori del mondo libero e i loro avversari i cattivi, nemici dell'umanità. Ma la cosa più assurda sono le scene di combattimento assolutamente incredibili: i loro nemici sono dei dilettanti alle prime armi, privi di qualsiasi conoscenza di tattica di guerra, uso delle armi e vengono facilmente sconfitti pur essendo molto più di loro. Un film dai dialoghi improponibili passabile sono negli anni 80, ma già allora c'era di meglio. Dimenticabile.
Commento di: Natron
Una sceneggiatura intrigante resa ancora più apprezzabile dal collage di scorci metropolitani, dalla colonna sonora di Morricone e dall'interpretazione per così dire rock di attori non famosissimi, aspetti che fanno di questo giallo quasi uno spaccato socioculturale dei primi anni Settanta. Se i risvolti psicologici della storia paiono un po' improbabili e artificiosi, la tensione non latita, cosi come gli attimi di genuino terrore. Il mestiere di Argento, che preannuncia già il capolavoro successivo, copre poi qualche lacuna di atmosfera. Peccato che l'assassino si intuisca prima.
Commento di: Paulaster
In un grand hotel di Berlino si intrecciano diverse storie. Le vicende sono amalgamate e danno spazio equamente. La Garbo impressiona da come passa da ballerina finita a innamorata come una ragazzina. La Crawford ha un che di spigliato e allegro e se alla fine cerca solo i soldi lo maschera bene. I ruoli maschili del barone e del contabile servono per mescolare le storie e alla lunga hanno diverse forzature.
Commento di: Herrkinski
Universitario benestante s'invaghisce di una ragazza sbandata del Sud. La coppia Ringwald/McCarthy si riunisce dopo Bella in rosa per un lavoro che ripropone una storia d'amore tormentata tra persone dal background differente, ma stavolta virata in termini drammatici; se lo spunto è risaputo, lo svolgimento e il finale si rivelano più malinconici della media 80s affrontando le diversità di classe e le complicazioni sentimentali da un punto di vista realistico e disincantato. Notevole l'ambientazione provinciale del Midwest, ben fotografata; buon cast, con qualche star in erba.
Commento di: Teddy
Nonostante i temi trattati e il contesto enormemente apocalittico, nel film di Fleischer c’è un incedere sinuoso, avvolgente, ipnotico, un caleidoscopio che riflette sia la bellezza che e la misantropica oscurità. Concettualmente si riflette tutto nel mutevole rigoglio scenografico, che va da asfissianti appartamenti di lusso a logore chiese sconsacrate. Emotivo il sound design.
Commento di: Siska80
Studente di giurisprudenza si innamora di una giovane anarchica che lo trascina in un mondo di eccessi... Le premesse per un film soddisfacente c'erano, purtroppo il risultato conclusivo non è per nulla soddisfacente, a fronte di un'interpretazione corale accettabile e di un ritmo regolare: c'è qualcosa di irrisolto all'interno della trama e la tensione non sempre raggiunge l'intensità sperata. Le location sono sicuramente suggestive, ma il finale (niente affatto prevedibile) non dà particolare soddisfazione. A conti fatti, comunque, una visione spassionata la si può dare.

ULTIMI PAPIRI DIGITALI

Nuova ripresa della "Morte di Belle" di Simenon a molti anni di distanza dal film di Molinaro, che in bianco e nero aveva per primo trasposto lo strano caso in cui si dibatte ora Pierre (Canet), professore di matematica trovatosi ad essere l'unico testimone della morte di Belle, un'attraente ragazza ospite nella loro casa. Era la figlia di Aurélie (Nyrls), cara amica di Cléa (Gansbourg), la moglie di Pierre, e abitava da tempo con la coppia, vivendo però molto per conto suo e lontana...Leggi tutto soprattutto da Pierre, del quale tuttavia conservava nel telefonino un gran numero di fotografie: è una persona ambigua - scriveva la ragazza - indecifrabile, e aveva ragione. Pierre è introverso, si chiude nel suo stanzino (dal quale tuttavia spia la dirimpettaia che si spoglia) a correggere i compiti dei suoi alunni, ad ascoltare musica, a leggere libri di matematica.

Quella maledetta sera di pioggia Belle ha intravisto Pierre attraverso la finestra, poi è entrata in casa senza nemmeno parlargli. O almeno questo è quello che dice lui, fin da subito coinvolto in ogni interrogatorio dal momento che a quanto pare a quell'ora, in casa, era solo (Cléa era fuori da amici). E' andato a letto, si è risvegliato e gli ci è voluto un bel pezzo, prima di scoprire che Belle era stata strangolata (nuda) nella stanza in cui dormiva. Cléa è sconvolta (e non sa come dirlo ad Aurélie), lui molto meno: impassibile, quasi disinteressato a quanto accaduto, si accontenta di ripetere che lui non c'entra nulla, che con Belle non esisteva alcun rapporto e che i due, di fatto, quando si incrociavano in casa si ignoravano. Ma allora perché lei sembrava ossessionata da lui (e per nulla da Cléa)?

"Chi ha ucciso Bella Shermann?", si domandava fin dal titolo il vecchio film mantenendo per la giovane vittima il cognome originario del romanzo di Simenon, qui modificato in Steiner. Ma le indagini non proseguivano tradizionalmente e lo stesso accade qui, perché non si pensi di aver a che fare con un giallo classicamente inteso: indizi pochi e mai risolutivi, con Pierre che risponde alle domande cortesemente poste dal detective e dalla giudice limitando le parole, a volte spiaccicando monosillabi, magari solo un sì, un no... Snervante, perché oltretutto lo sguardo è perso nel vuoto e le risposte sono indolenti, di chi nemmeno pare capire perché ci si debba accanire su di lui.

Il film è il lungo viaggio nella mente turbata del vero protagonista, con sua moglie che lo asseconda e che, per cercare svago, si getta tra le braccia di un suo ex incontrato per caso in stazione. Lo studio sul modo con cui Pierre si interfaccia con i suoi interlocutori diventa il vero fulcro del film, soprattutto perché il personaggio si nasconde dietro un alone di ambiguità dichiarata che resterà a lungo, prodromo di un finale che lascia spazio a più di un'interpretazione e che potrà deluderà molti. Eppure lo studio psicologico di una situazione anomala gestita da figure che lo sono pure di più permette di assaporare un film diverso dalla norma, che parte da un testimone non-oculare dai tratti indubbiamente originali. Guillaume Canet lo interpreta bene, ricamando sulle sfumature per dare vita a un'autentica sfinge, affrontata di volta in volta da chi cerca di capire quanto sappia in realtà di un omicidio tanto oscuro. Meno incisiva la vicenda dell'adozione, un progetto di Pierre e Cléa destinato per forza di cose ad essere rimandato.

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Bizzarro progetto nato come una sorta di speciale da inserirsi nel “Saturday Night Live” ma poi cancellato per "contenuti inappropriati” dalla NBC, è stato successivamente gonfiato in 35mmm, proiettato nei cinema (ben pochi) e infine pubblicato in una edizione homevideo negli Ottanta. E' una strampalata parodia dei nostri mondo movies, introdotta da una serie di scenette completamente slegate, montate un po' come il “Blob” di ghezziana memoria e seguite dal trailer di LOOSE SHOES, altro film...Leggi tutto in qualche modo associabile al “Saturday Night Live”.

Si riprendono fin dalle musiche e la grafica dei titoli quel genere di piccole produzioni che, nate all'ombra del grande successo di MONDO CANE o ADDIO ZIO TOM, erano impostate seguendo una formula ben precisa: immagini “scioccanti” dal mondo (Africa in primis, ma non solo) e una voce narrante che cinicamente introduceva lo spettacolo di curiose usanze (spesso macabre) riprese con un gusto che sconfinava talvolta nel sadismo attirandosi le ire dei benpensanti (più di oggi che di allora, a dire il vero). In questo caso si tratta di sketch brevi o brevissimi, particolarità che avvicina il film anche al genere in voga in quegli anni in America nel quale si trovava un tema comune (quasi sempre legato a cinema e televisione) lavorandoci sopra con finti trailer, parodie di trasmissioni televisive e così via. RIDERE PER RIDERE ne resta ancor oggi il rappresentante più celebre, ma rappresentava solo la punta dell'iceberg. MR. MIKE'S MONDO VIDEO vi si avvicina prendendo però di mira i “mondo” e spiegando cosa fossero.

Impossibile passare in rassegna l'intero contenuto, ma si può intanto notare come ancora una volta si scorga lo zampino del “Saturday Night Live”: oltre a Gilda Radner, che compare tra le tante donne (Carrie Fisher, Teri Garr, Debbie Harry, Margot Kidder...) lasciate libere di dire ciò che vogliono in interviste flash di pochissimi secondi, troviamo ad esempio Dan Aykroyd, protagonista di due tra gli sketch più lunghi: uno, piuttosto simpatico, in cui si improvvisa santone alla reverendo Jones proponendo la venerazione del Dio Jack Lords e del mezzo televisivo, e un altro in cui, nella parte di se stesso, si dice vittima di una mutazione che gli ha unito alcune dita dei piedi tra loro. Per dimostrare quanto non sia un trucco cinematografico... tenta di passarvi in mezzo un cacciavite!

Molto più di passaggio Bill Murray (che già si era visto all'inizio nel trailer di LOOSE SHOES, film nel quale aveva invece un suo sketch di sette minuti): si limita, nella parte di un mezzo barbone, a rispondere (a modo suo, quindi divertente) a una delle tante domande demenziali rivolte a chi passa in strada: è giusto permettere ai sordomuti di muovere le mani per parlare, mentre sono al volante, in modo da poter discorrere come chiunque con chi siede loro accanto? Le idee buffe non mancano (notevoli anche gli “indigeni” che si divertono con gli oggetti idioti spediti loro da un aereo del mondo “civile”) e colpisce incrociare alcune trovate che sarebbero oggi “ad alto rischio censura”, come l'uomo che getta ripetutamente gatti in piscina per vederli nuotare (con uno struggente sottofondo musicale davvero degno dei “mondo” di un tempo).

Curioso Sid Vicious che canta “My Way” senza audio causa rifiuto della compagnia di Paul Anka (autore del pezzo) di concedere i diritti della canzone per la versione homevideo (“Non è una questione di soldi, si sono proprio rifiutati di discuterne!”, spiega una didascalia) e riuscita la scena al ristorante di Parigi durante la quale un gruppo di turisti americani viene offeso e schifato con grande signorilità. Qualche parentesi musicale di troppo (anche se rivedere il compianto Klaus Nomi in tenuta aliena sul palco mette i brividi), scenette poco significative tirate per le lunghe (le donne dell'esercito che sparano proiettili dal seno, un'animazione a passo uno che lascia il tempo che trova), ma nel complesso uno di quei film che si lasciano facilmente vedere per la brevità degli episodi e che restano comunque testimonianze di un modo di fare “cinema” (a basso budget) ancorato a un'epoca ben precisa. Il Mr. Mike del titolo, che funge da narratore destinato a una fine che anticipa gli avventurosi reporter di CANNIBAL HOLOCAUST, è Michael O'Donoghue, ideatore e regista del film.

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Ormai s'è capito che, se vuoi girare la fantascienza a grandi effetti speciali e non hai i soldi per farlo, l'idea è quella di mostrare tutto attraverso gli schermi in bassa risoluzione collegati ai mille diversi dispositivi collegati via internet. In questo modo nessuno può accusarti del fatto che le immagini siano poco chiare o scarsamente nitide e tu ti salvi mostrando esplosioni, crolli e quant'altro spendendo molto meno di chi lo fa "full screen" a definizione massima. Insomma, l'idea (che viene da SEARCHING...Leggi tutto, peraltro non a caso sempre prodotto da Timur Bekmambetov) è quella di far vivere l'intera avventura attraverso le immagini rimandate dai programmi in gran parte collegati al monitor del protagonista Will Radford (Ice Cube), che lavora per il Dipartimento di Sicurezza ed è impegnato nella caccia di un pericoloso hacker chiamato "Disruptor".

Con una figlia incinta, Faith (Benson), che lui è convinto non sappia alimentarsi come dovrebbe per mantenere in piena salute il nascituro (ma è laureata in biologia!), e un figlio, David (Hall), che passa troppo tempo davanti ai videogame (ma è il suo lavoro!), Will si muove da una finestra all'altra del PC per parlare al telefono con persone diverse, compreso il futuro padre (Bostick) di suo nipote, il quale sta organizzando in gran segreto con Faith un "Baby Shower" (la festa che gli americani organizzano per celebrare la prossima nascita di un bimbo). Un rapporto non facile, così come in parte lo è anche quello con i due figli, che Will spia in continuazione grazie ai potentissimi mezzi messigli a disposizione dallo Stato: controlla il cibo che Faith compra, la segue passo passo (molto meno David) e ovviamente, quando comincia l'invasione, le preoccupazioni sono innanzitutto per loro.

Annunciati da una nuvolona temporalesca a cui nessuno fa troppo caso, i grossi meteoriti che si abbattono in ogni parte del mondo mandano a fuoco intere città facendo cambiare passo al film, come prevedibile. Certo, il già citato abbassamento della definizione causa immagini trasmesse via internet in condizioni precarie non aiuta ad apprezzare il gigantismo dei tripodi, che tutti ora riconosciamo come i nemici storici derivati dall'opera di Wells, ma l'impatto della repentina comparsa dei “mostri” è comunque apprezzabile.

Qualche personaggio di contorno di scarsa utilità (a cominciare da Eva Longoria nei panni di Sandra, amica di Will), una concitazione che tutto sommato funziona pur lasciando il protagonista quasi sempre incollato alla sedia, un po' di pubblicità poco velata ad Amazon, che produce, e il gioco è fatto. Ma il risultato non entusiasma e per chi non conosce bene l'inglese è anche faticoso da seguire, con sottotitoli sparsi ovunque causa frasi digitate fulmineamente sugli schermi (altra cosa era stato l'encomiabile, mostruoso lavoro di grafica operato dagli importatori italiani per SEARCHING).

Elementari le considerazioni da fare sulle conseguenze di un eccesso di violazione della privacy, desolante buona parte dei dialoghi relativi alle interrelazioni familiari, finale con soluzione scontata del problema. Da registrare positivamente soprattutto il confezionamento nel suo complesso, che ancora fa percepire come quasi originale un intero film vissuto attraverso riprese che sanno di amatoriale filtrate da cellulari, social e telecamere di sicurezza (con veloci tracciamenti che rimandano all'allora rivoluzionario NEMICO PUBBLICO di Scott). Accettabile la resa low fi degli effetti speciali e curiosa qualche piccola trovata come la fuga di Faith sulla Tesla teleguidata in remoto da papà.

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Il tenente Colombo

Da sempre una grande passione del Davinotti, il tenente Colombo ha storicamente avuto sul sito uno spazio fondamentale. Ogni puntata uscita ha un suo singolo commento da parte di Marcel MJ Davinotti jr. e di molti altri fan, ma per Colombo è stata creata fin dagli albori del Davinotti una homepage personale che raccoglie non solo i commenti ma anche informazioni e curiosità su uno dei più grandi personaggi televisivi mai apparsi. ENTRA

L'ISPETTORE DERRICK

L'unico altro telefilm che col tempo ha raggiunto un'importanza paragonabile a Colombo (con le dovute differenze) sul Davinotti è “L'ispettore Derrick”. Anche qui ogni singolo episodio della serie (e sono 281!) è stato commentato, da Zender prima e da molti altri fan poi, ma con un approccio più sdrammatizzante, in ricercato contrasto con la compostezza del telefilm. Il link porta a una pagina collegata anche agli approfondimenti in tema. ENTRA

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