Kevin Connor (artefice di alcuni curiosi film fanta-preistorici) dirige alcuni "mostri sacri" del genere: Cushing e Pleasence. Produce la celebre casa inglese (alternativa alla Hammer) nota come Amicus. Narrazione ad episodi, tenuti assieme dal collante del rigattiere "moralmente" giudice/esecutore. I clienti del negozio del titolo hanno deprecabili vizi, ma ne pagheranno le conseguenze. Solo chi si comporta in maniera onesta potrà avere salva la vita (e l'anima). Affascinante ed intrigante, caratterizzato da dialoghi eccellenti.
Uno dei migliori horror a episodi del cinema inglese. Ben scritta e ben diretta dal bravo Connor, la pellicola ha un ottimo ritmo e alcune sequenze notevoli. Gli episodi migliori sono il primo (interpretato efficacemente da uno splendido David Warner), il secondo (con Bannen e Pleasence) e il terzo. L'ultimo è alquanto deludente. Peter Cushing
è al solito ammirevole.
MEMORABILE: Il primo, il secondo e il terzo episodio.
Vi sono molto legato, poiché è il primo horror Amicus che ho visto; funziona molto bene, dal momento che può contare su un cast di attori fenomenali. Inquietanti il primo e l'ultimo episodio (rispettivamente con David Warner nel primo e la coppia Ogivly-Lesley Anne Down nel secondo), non male quello con Pleasence e la Dors (soprattutto il colpo di scena finale), comico ma con finale molto horror l'episodio di mezzo. Ineffabile il venditore Peter Cushing.
MEMORABILE: La scritta finale: "Troverete cose per ogni gusto".
Divertente e gustoso film a episodi che come spesso accade in questi casi è un po' discontinuo nel senso che alterna episodi più riusciti ad altri che invece si rivelano essere deboli. In ogni caso la pellicola è gradevole e si lascia seguire in scioltezza. Consigliabile a chi piacciono i film horror a episodi vecchio stile o a chi cerca una pellicola scacciapensieri.
Cheto e mortifero, il vecchio antiquario Cushing è l’anello di congiunzione di quattro episodi horror-fantastici che alternano e/o confondono il macabro e l’ironia. Particolarmente riusciti il primo e il quarto (specchi e porte celanti mondi segreti e maledetti) per il loro affascinante impatto visivo; nel secondo si apprezzano il colpo di scena finale e Pleasence padre e figlia; l’esorcistico terzo episodio è purtroppo penalizzato dal pessimo doppiaggio italiano dell’esuberante Leighton. Di certo un paradigma per la serie Un salto nel buio.
Nonostante il glorioso cast, si rivela alquanto deludente, per la scarsa cura con cui sono impaginati i singoli episodi che pure sulla carta potevano essere intriganti o divertenti. Basta confrontarlo con un prodotto analogo, Le cinque chiavi del terrore, nel quale è sempre Peter Cushing il filo conduttore che lega i vari episodi, di valore diseguale ma diretti con maggior eleganza. Quel che c'è di buono è imputabile agli interpreti, in particolare a David Warner nel primo episodio vampiresco, il migliore anche se anch'esso sa di raffazzonato.
MEMORABILE: Mica tutti i vampiri possono essere fascinosi, però potevano anche trovarne uno dall'aspetto migliore, quello sembra la statua di cera di Landru.
La concorrente della Hammer produce questo filmetto ad episodi che tanto ha allietato le notti horror degli over 35 di oggi. Nulla di speciale, beninteso, ma la presenza del mefistofelico finto serafico lord Cushing come anfitrione di un bugigattolo di antichità foriere di disgrazie vale sicuramente l'intera visione. Il frammento iniziale, con specchio antico a far da protagonista, forse è il migliore, mentre quello di Pleasence il più debole. Comunque, da vedere.
Classico horror ad episodi della Amicus. Questa volta il filo conduttore è una bottega d'antiquariato gestita dal grande Peter Cushing. L'episodio migliore è il primo con un'ottima interpretazione di David Warner e che comunica molta inquietudine, buoni anche il secondo (con un simpatico Pleasence) e il quarto (l'unico che finisce bene). Il terzo risulta il peggiore in quanto troppo ironico e poco pauroso, anche se l'idea dello spirito invisibile sulla spalla era buona. Piacevole.
Cushing è una specie di losco rigattiere alle prese con clienti tutt'altro che onesti, cui non esita a riservare quelle che chiameremmo simpaticamente delle "sole". Questo il filo conduttore dell'ennesima antologia di marca Amicus, che stavolta non riesce a mantenere il livello del buon Le cinque chiavi del terrore e propone tre episodi su quattro davvero insipidi. Si salva il secondo (con famiglia Pleasance), sinistro e a suo modo persino originale. L'episodio a base di spiritelli, con le sue pretese parodistiche, è di una bruttezza unica.
Di buona fattura, un horror classico per ragazzi ad episodi tenuti assieme non solo dal filo conduttore, ma anche dalla vecchia bottega dell'antiquario dove lo stesso vende oggetti, con una lunga storia alle spalle, pregni di morte. Bella l'ironia alla base dei soggetti: agli acquirenti che cercano di fregare il vecchio antiquario ne capitano di tutti i colori, in un gioco di luci e di terrore. Accurata la pellicola anche se non priva di qualche ingenuità.
Articolo caratteristico dela bottega Amicus, di chiara connotazione fumettistica, funziona meglio dove la storia consente di enfatizzare l'impatto visivo, mentre le soluzioni più d'atmosfera risentono forse dei limiti di spazio e restano irrisolte (il secondo pezzo in particolare). Ma Warner non poteva semplicemente cambiare appartamento? Nostalgicamente godibile.
Molte cineproduzioni degli anni '70/'80 ebbero la pretesa di passare per appartenenti al genere horror, quando invece oggi fanno penosamente ridere... oppure sono paradossalmente utili per farsi del male se inserite nel "ciclo autopunitivo". Almeno si salvicchiano, se non altro per questioni di durata, le pellicole ad episodi come questa. Confezione e contenuti sono più televisivi che altro, ma con una certa gradevole accuratezza. Un po' pedante il taglio moralistico, ma nel complesso è buono.
Alti e bassi. Film a episodi di vario spessore: bruttino il primo, bello il secondo, pessimo il terzo e ottimo il quarto. Stilisticamente simile ai vecchi film dell'orrore inglesi (del resto è inglese...) Buon cast ma episodi non sempre all'altezza. Diciamo che la sufficienza piena la prende.
Episodi che vengono raccontati in modo leggermente piatto (ma con ottima atmosfera); le storie risentono della breve durata e in alcuni punti sono poco convincenti. Spiccano tra tutti il primo episodio dello specchio e il secondo, interpretato tra gli altri da Donald Pleasence e Diana Dors. Buono anche l'ultimo per l'atmosfera magica e la ricostruzione della stanza antica. Il tutto è legato dalla bottega e dal suo bottegaio Peter Cushing, con un taglio che può essere definito morale, ma beffardo, come capita spesso nei film a episodi.
Discreto horror diviso in 4 episodi (marchio di fabbrica Amicus) con Peter Cushing a fare da collante nei panni di un ineffabile rigattiere che vende oggetti antichi e maledetti (anticipando di 20 anni il, per certi versi, simile Cose preziose). Chiunque cerchi di truffarlo, rubando nel suo negozio o pagando meno di quanto gli oggetti valgano, verrà punito dagli oggetti stessi. Ottimo il primo segmento con David Warner, in calando i due successivi e un pelino meglio l'ultimo. L'unico cliente onesto avrà salva la vita. Non male.
MEMORABILE: David Warner dietro lo specchio; La porta maledetta.
Uno dei migliori film della gloriosa Amicus. Splendido e inquietante il primo episodio (ottimo Warner), buona la cornice ai racconti, discreto il secondo, sufficiente il terzo e quasi buono l'ultimo. Ai giorni nostri sembra un po' invecchiato ma regge ancora bene; una visione la vale sempre, per chi ama l'horror.
MEMORABILE: Il primo episodio (lo specchio e il lampadario) e la porta nell'ultimo.
Quasi alla fine della sua avventura nel mondo del cinema, la Amicus Productions ci regala un piccolo gioiello horror con la classica struttura a episodi. Tutti i personaggi delle quattro storie raccontate passano nel negozio d'antiquariato di Peter Cushing. La disonestà o l'onestà saranno l'ago della bilancia del loro destino. Come al solito qualche episodio è riuscito meglio di altri, ma nella media siamo di fronte a un buon prodotto che sicuramente merita una visione.
Consueto e piacevole decamerorrifico: non conta la qualità ma, appunto, la voglia di narrare "l'altra parte", lo spaventevole risvolto della realtà. Ogni episodio pecca in qualcosa (o manca in qualcosa): primo segmento mediocre, ma con un ottimo Warner; bene l'aria minimale nel secondo che è risolto, tuttavia, con un semplice sberleffo; leggero il terzo, ma con chiusa crudelissima, buono seppur troppo piatto l'ultimo... Il mestieraccio si sente e Cushing ci accompagna sino alla fine.
Ultimo horror antologico della Amicus e canto del cigno del genere: la cornice con la bottega del titolo è scarsamente incisiva (Cushing sarà stato sul set mezza giornata in tutto) ma gli episodi, per chi ama il genere, risultano tutti abbastanza piacevoli ancorché prevedibili. La preferenza personale la accordiamo alla coppia Pleasence (padre e figlia) e al pendolare Carmichael esorcizzato dalla medium Leighton, protagonisti dei due segmenti dal sapore più smaccatamente britannico.
Chi osa buggerare un negoziante di una bottega d'antiquariato, poi paga pegno. Nel più tipico stile british d'antan, un horror in quattro episodi che mischiano le carte del terrore a quelle del macabro umorismo. "The gate crasher" (**): la creatura dello specchio è divertente e la situazione, seppur ripetitiva, è attagliante; "An act of kindness" (**): tra introspezione psicologia e horror; "The elemental" (*!): inizio promettente ma sviluppo della vicenda poco appassionante; "The door" (**!): dietro la porta, l'affascinate stanza blu.
Quattro episodi di qualità altalenante, condotti con la solita maestria e l'usuale fascino da un criptico Cushing. Il primo episodio è banalotto, anche se la presenza di David Warner è apprezzabile e il finale circolare è buono; il secondo (con Pleasence) è il migliore, maligno e con un bel twist nel finale; il terzo è il peggiore, poco interessante e troppo umoristico; l'ultimo ha qualche bella idea, anche se manca (per ragioni di plot) quella gustosa cattiveria che caratterizza gli altri. Nel complesso un'antologia discreta, ma c'è di meglio.
MEMORABILE: L'inquietante somiglianza fra Donald Pleasence e sua figlia (sia nel film sia nella realtà) Angela.
Horror a episodi, dal tipico sapore anglosassone, interpretato da un cast di tutto rispetto tra cui spicca il bottegaio Cushing ma che può vantare anche gli ottimi Banner, Pleasence e Warner. Naturalmente la frammentazione non può permettere un lavoro dalla qualità omogenea; eppure, nonostante possa apparire sottotono rispetto ad altri film concepiti con un'identica struttura portante, rimane sempre un'opera dal gusto piacevole e rétro.
Horror all'inglese ben confezionato ma discontinuo, caratteristica, quest'ultima, ricorrente nei film a episodi. Il primo è senza dubbio il più riuscito, capace di regalare momenti di puro terrore. Positivo anche il secondo, dominato dalla figlia di Pleasance, il cui ghigno malefico non si dimentica facilmente. Penalizzato da un registro eccessivamente macchiettistico il terzo, mentre il quarto non lascia traccia. Tirando le somme, meritevole di una visione.
MEMORABILE: Le sembianze hitleriane di Ian Bannen.
Sobrio prodotto realizzato con pochi mezzi che mescola elementi macabri a humor tipicamente inglese: il primo episodio (con un Warner inespressivo) può essere considerato l'antesignano di Hellraiser; il secondo (interpretato dal bravo Pleasence) è genialmente perverso; il terzo è ironicamente grottesco: il quarto è il più debole, ma deve avere ispirato Bava junior per lo script de La casa dell'Orco. Plauso a Peter Cushing, inquietante bottegaio (si veda il finale).
Uno dei più interessanti film a episodi prodotti dalla Amicus (anche se Il giardino delle torture resta il migliore), diretto da Kevin Connor con grande eleganza visiva e cambi di rotta narrativi: si passa dal gotico al grottesco fino ad arrivare alla commedia. Incubotico e spettrale il primo episodio “The Gate Crasher”; bizzarro e divertente il terzo "The Elemental". Sempre iconico Peter Cushing.
Il beffardo Peter Cushing tira i fili di questo multi-mistery popolato da bei volti britannici, e che si snoda in quattro episodi con alterne fortune e stili. Episodio d’esordio con David Warner ingenuo e prevedibile; più convincente l’inquietante duo Pleasence a seguire; un tocco di leggero black-humor nel terzo, con Margaret Leighton nei panni di un eccentrico crossover tra l'acchiappafantasmi e Mary Poppins; e finalmente a lieto fine il quarto. Una parata di storielle senza troppe pretese sia nelle idee di base che nel loro sviluppo, ma perlomeno ben confezionata e colorata.
MEMORABILE: La moglie soverchiante al marito: "Non essere violento con me!“
Ennesimo film antologico targato Amicus assemblato da quattro cortometraggi che sbocciano in azzardi deliranti e sanguinosi, sempre caratterizzati da una bella atmosfera e da una cura scenografica ineccepibile. Peccato solo che il fil rouge che fa da cornice portante (in questo caso una bottega d’antiquariato) risulti pretestuoso, poco avvincente e quasi privo di approfondimento. Cast sempre eccellente.
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Direttamente dall'archivio privato di Buiomega71, il flanetto di Tv Sorrisi e Canzoni (Ciclo: "Cinema europa: Gran Bretagna"", venerdì 12 agosto 1988) di La bottega che vendeva la morte: