Io sono la fine del mondo - Film (2025)

Io sono la fine del mondo
Locandina Io sono la fine del mondo - Film (2025)
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MMJ Davinotti jr
Anno: 2025
Genere: commedia (colore)

Cast completo di Io sono la fine del mondo

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La nostra recensione di Io sono la fine del mondo

Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Gennaro Nunziante, regista di fiducia di Checco Zalone (e di Pio e Amedeo), torna a occuparsi di politically uncorrect proponendo con Angelo Duro una versione ancor più programmaticamente cinica e scorretta di Zalone, sfruttando le caratteristiche di un attore che è prima di tutto fenomeno teatrale e (parzialmente) televisivo, palermitano di marcata monoespressività che ha nella risposta fulminante, platealmente offensiva, il proprio punto di forza. Tutto stava nel riuscire a cucirgli addosso una storia che potesse traghettare il suo personaggio (vincente) anche al cinema. Non era facile e non si può dire che l'operazione sia completamente riuscita, soprattutto a causa...Leggi tutto di una ripetitività che permette di anticipare facilmente le battute, una volta imparato a conoscere l'uomo.

Angelo Duro nel film si chiama Angelo Duro (nome e cognome reali mantenuti come nella tradizione più classica dei comici) e abita a Roma, dove viene lasciato da una compagna che non ne sopporta più il carattere (c’è da chiedersi come abbia fatto fin lì). Sopravvive facendo da tassista per chi esce ubriaco dai party e dalle discoteche; lavorando a modo suo naturalmente, ovvero maltrattando chi si permette di discuterne i gusti e a protestare per la manifesta maleducazione.

Il contraltare di Angelo è una sorella perfetta (Famà), sposata con un figlio, diligente, gran lavoratrice e bastone della vecchiaia dei loro genitori a Palermo: papà (Colangeli) è in cura dallo psicologo e si rifiuta anche solo di citare quel loro figlio che non si fa mai sentire, mamma (Piana) non la pensa molto diversamente e anche per questo motivo la figlia prediletta non può mai prendersi una vacanza, dovendosi da sola sempre occupare di loro. Finché càpita - per puro caso - che Angelo decida di scendere in Sicilia e di sostituirla permettendole finalmente di partire. Non sanno in che mani si sono messi, né quello che il loro figliolo si prepara a fare per vendicarsi di tutte le malefatte che ritiene di aver subito durante la sua giovinezza a Palermo.

Appena arrivato, Angelo mostra di non essere cambiato affatto, e i due poveri anziani si ritrovano succubi, vessati ignominiosamente da un figlio la cui ferocia dirompente non riescono ad arginare in alcun modo. Il gioco è in gran parte infatti questo: Angelo, senza mai un cambio di tono nella voce, sibila risposte taglienti e maltratta i genitori in ogni modo raggiungendo quasi subito il parossismo. Ma quello che in parte limita l'efficacia del film è proprio questo: l'impostazione fin troppo farsesca, le reazioni sopra le righe di parenti che sembrano usciti da una barzelletta, poco in linea con la seriosità del protagonista.

Eppure si ride: la scorrettezza di Duro si accanisce contro le categorie protette, gli obesi, i bambini e chi più ne ha più ne metta; e per quanto appaia sin esasperata, l’effetto voluto lo ottiene, se non ci si ferma ad analizzare il film con gli strumenti classici utilizzati per valutare le commedie tradizionali. Perché a volte siamo più nel cabaret, con il nostro che sentenzia spietatamente vomitando giudizi sommari e somministrando cattiverie gratuite a chi gli sta intorno come in velocissimi sketch da consumarsi all'istante; benché Nunziante si impegni a dare sostanza attraverso una tecnica non comune - assistito dall'ottima fotografia di Massimiliano Kuveiller - la recitazione delle spalle spesso macchiettistica, caricaturale, e la ripetitività nell’atteggiamento dell’unico mattatore in scena indicano fin quasi da subito una stucchevolezza poco premiante.

Spesso e volentieri comunque il protagonista diverte, nei suoi eccessi verbali sussurrati a mezza voce, ti spiazza con frasi ferocemente fantasiose per come sanno spingersi oltre ciò che siamo abituati a sentire in una commedia. Riesce persino a rendersi quasi simpatico, se si ha voglia di ridere in barba al buonismo imperante, perché distrugge chiunque gli si pari davanti con una disinvoltura devastante, una naturalezza che annichilisce, anche quando è insieme alla donna (Pipitone) che, in film del genere, avrebbe l’ovvio compito di "ravvederlo". Ma ogni scampolo di credibilità è bandito, qui, e si vola sulle ali del paradosso con risultati stranianti, a volte esilaranti altre quasi imbarazzanti. Un lavoro non facile da giudicare, divisivo, facilmente demolibile ma allo stesso tempo, almeno per un certo tipo di pubblico, innegabilmente gustoso.

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Tutti i commenti e le recensioni di Io sono la fine del mondo

TITOLO INSERITO IL GIORNO 11/01/25 DAL DAVINOTTI
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Markus 11/01/25 09:22 - 3751 commenti

I gusti di Markus

Dopo anni di "one man show" ecco il serio tentativo di lanciare nell'Olimpo dei comici cinematografici anche Duro, che del "politicamente scorretto" ha fatto una ragione professionale/vitale e fa bene: ce n'è gran bisogno, soprattutto al cinema, e Nunziante lo sa bene viste le sue precedenti opere e alcune scommesse vinte. Il film è tutto giocato sul rancore di Duro nei confronti degli anziani genitori e diletta molto: c'è aria fresca al cinema, in un mare di buonismo! Sublime la coppia Colangeli/Piana, molto bene la graziosa Pipitone.

Gabrius79 12/01/25 22:58 - 1486 commenti

I gusti di Gabrius79

Angelo Duro debutta con un film politicamente scorretto e fa divertire con le sue battute cattive e a volte un po' colorite in cui non risparmia niente e nessuno. Sue vittime principali sono gli attempati genitori interpretati dall’ottima coppia Colangeli e Piana. Nemmeno una deliziosa Pipitone riesce a smussare il carattere spigoloso del protagonista, che non abbozza neppure un sorriso. Si ride spesso ma ciò può essere un limite, per chi è di gusti raffinati. Bene la fotografia, altrettanto lo è la regia di Nunziante.

Luluke 22/01/25 06:47 - 615 commenti

I gusti di Luluke

Nunziante continua a trasportare cabarettisti al cinema per far loro interpretare lo stesso ruolo che ne ha decretato il successo in teatro o TV. In film che salvo rarissime eccezioni, vengono dimenticati già pochi mesi dopo la loro uscita, pur essendo riusciti ad accumulare grandi incassi. L'operazione viene ripetuta con Angelo Duro, anche se la recitazione monocorde dell'attore siciliano e una sceneggiatura povera di idee fanno sì che le cose migliori (leggasi: battute) siano già visibili nei due minuti del trailer. Il resto è qualche risata sparsa in un mare di quasi nulla.

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