Meno conosciuto e meno visto dei due classici di ambientazione siciliana firmati sempre da Germi (DIVORZIO ALL’ITALIANA e SEDOTTA E ABBANDONATA) nonostante la Palma d'oro a Cannes, SIGNORE & SIGNORI (ironico fin dal titolo) è una spietata denuncia dell'ipocrisia veneta, un film a episodi corale ben diretto ma forse troppo compiaciuto nel caricaturizzare l'ambiente che vuole descrivere. Diviso in tre episodi, si giova dell'interpretazione di un bel cast variegato. Se nell'episodio centrale la coppia Gastone Moschin/Virna Lisi (l'amante) non ingrana del tutto per colpa di...Leggi tutto una sceneggiatura non felicissima, nel primo e nell'ultimo (più brevi) è Gigi Ballista, poco noto caratterista dalla voce roca inconfondibile, a trascinare gli altri: Alberto Lionello in primis (il più presente) ma anche Franco Fabrizi e il resto della compagnia, che soprattutto nell'ultimo episodio formano un gruppo eterogeneo e intercambiabile. Lo sfottersi, il ridere delle disgrazie altrui sono gli unici argomenti all'ordine del giorno in un inesausto cicaleccio cadenzato da un forte accento veneto (la cittadina senza nome in cui si svolge il film è in realtà Treviso). Il sovrapporsi di voci, il ricorso costante alle grida ricorda molto SEDOTTA E ABBANDONATA, ma la qualità delle battute è inferiore e non sempre il film sembra colpire nel segno come vorrebbe. Ciononostante è vivo, profondamente feroce, impietoso nei confronti di ogni personaggio (donne, uomini, poveri, ricchi, nulla cambia), valorizzato dalla regia di un Pietro Germi ancora in forma.
Il cast è semplicemente perfetto, regia e sceneggiatura da premio. Un po' Dolce Vita, un po' Amici Miei (che infatti avrebbe dovuto dirigere Germi, se non fosse prematuramente scomparso), un ritratto fedelissimo e al vetriolo dell'Italietta provinciale del boom, un film alla Risi ma ancora (se possibile) meglio; siamo a livelli de Il Sorpasso, per intenderci. Girato a Treviso, e per questo inviso all'epoca (ma da alcuni anche adesso) dai suoi abitanti, il film è rimasto invedibile fino al restauro effettuato dalla Philip Morris qualche anno fa.
Celebratissima pellicola, certamente datata, ma capostipite di decine di film che hanno esplorato le piccolezze della provincia della Penisola (ricchi e poveri non fa differenza...). L'eccezionale cast è superiore al buon film in questione, con prestazioni indimenticabili almeno da parte di Ballista, la Villi, la Ricci e Parmeggiani. Tre episodi intrecciati: il migliore è quello della tresca Lionello-Loncar. Il meno riuscito quello della storia Moschin-Lisi, ma la Ricci al telefono è formidabile. Da vedere senza dubbio alcuno.
MEMORABILE: Lo strip della notevole Gia Sandri; Scudeler giovane (Guiotto) inseguito da Scudeler padre.
Buon film, certamente datato, ma che conserva un nucleo attualissimo di denuncia dell'ipocrisia e del perbenismo di facciata ancora attuale. Il cast affollato si avvale di ottimi attori: Gigi Ballista (indimenticato caratterista di molti film tra i quali Febbre da Cavallo e Straziami ma di baci saziami) e un Alberto Lionello da applausi. Completano il quadro una dolce Virna Lisi e un velleitario, ma tenero, Gastone Moschin.
Eccezionale film firmato da Germi in cui il regista (uno dei più sottovalutati del nostro cinema) tratteggia in maniera perfetta la provincia veneta, sferzandone con gusto e divertimento non tanto il malcostume, ma piuttosto il perbenismo ipocrita che la caratterizzava. Notevoli anche gli accenni al "potere" ecclesiastico che influiva non poco sulla vita pubblica e privata del paese. Per alcuni datato, ma in realtà ancora attualissimo. Strepitosa la sceneggiatura (firmata a più mani) così come pure il cast che è in forma smagliante e ben diretto.
MEMORABILE: Le espressioni di Gastone Moschin ed in particolare quella all'uscita dall'ospedale.; Le telefonate in cui il politico ed il vescovo si fanno negare.
Efficacissimo ritratto di una provincia del Nord italia (veneta, il luogo è chiaramente ispirato a Treviso), in tutte le sue grettezze e miserie, soprattutto legate a tradimenti coniugali, in quello che è una delle opere più riuscite del grande regista Pietro Germi. Sceneggiatura arguta e graffiante, ottima ricostruzione ambientale e cast veramente azzeccato, per una delle migliori commedie italiane di sempre.
Un Germi perfido, cattivissimo quanto il miglior Monicelli. Sincero "moralista" (inteso in senso positivo), il regista ligure non ha pietà per nessuno dei suoi personaggi (neppure per quello interpretato da Moschin, che sembra il più tenero ma in realtà è soltanto un vigliacco) e prosegue implacabile nella sua entomologica esposizione di ipocriti, di un perbenismo "di facciata", usato come giustificazioone per uno "status quo" fasullo e vuoto. Il titolo è ovviamente ironico: le vere "signore" e i veri "signori", se esistono, non abitano qui...
La maldicenza come nuovo Leviatano, potente forma di controllo sociale, l'ipocrisia come collante di una comunità il cui equilibrio non reggerebbe l'impatto della devianza da modelli di comportamento codificati. Credo che a quei tempi la società italiana fosse più semplice, con ruoli sociali ben definiti, quindi anche più facile, per un regista, da descrivere, da fotografare in maniera precisa, spietata. Come fa Germi in questo film: si ride amaro e si apprezza soprattutto l'interpretazione dello smarrito e pavido Moschin.
Gradevole film di Pietro Germi che, abbondonato lo sfondo siciliano delle sue precedenti commedie sui costumi italiani, ci narra stavolta dei vizi nascosti in una città del nord. Pur non essendo quel capolavoro che alcuni definiscono, la pellicola colpisce nel segno anche grazie ad un ottimo cast di attori, su tutti Gigi Balista, che contribuisce alla buona resa finale. Virna Lisi, in versione bruna, è sempre bellissima ma non le è inferiore (dal punto di visto estetico) la bionda Beba Loncar. Da vedere.
Signore e Signori, buonasera! Soprattutto: buonasera Signori. Meglio ancora: Amici... vostri! Autentico capolavoro del cinema italiano, che lascia intuire cosa sarebbe stato il classico (e sopravvalutato) film di Monicelli con Germi al timone di regia. La piazzetta di paese come gabbia delle convenzioni sociali nella quale gli onorati cittadini si gongolano con indolente e compiaciuta meschinità: il tono è caustico e impietoso, il ritmo inarrestabile, gli interpreti sopraffini; amarissima la presa di coscienza che nella "nostra Italietta degli orrori" non è cambiato proprio nulla. Voyeur.
Indimenticabile spaccato della borghesia anni 60 firmato da uno dei migliori registi italiani. Germi tratteggia sapientemente i vizi della classe del boom in tre episodi nei quali si ride e si riflette, sempre sotto l'egida dell'ironia caustica che contraddistingue tutta la pellicola e che nasconde una grossa risata amara. Nota di merito per un gigantesco Moschin.
Tre episodi sulla provincia ipocrita e bigotta si coagulano in una sceneggiatura vibrante e acuminata che trafigge ora con spensierata comicità (anche licenziosa), ora con indignato sarcasmo. Diretto con insuperata maestria, il coro di attori risuona degli assolo di Moschin, Lionello e Ballista, del controcanto di Fabrizi, D’Arpe, Ricci e Villi e dell’aggraziato starnazzìo della Loncar; la fresca Valturri provoca con la sua lascivia e la nevrotica Sandri è in più di un’occasione sul punto di spogliarsi. Una delle vette più alte toccate dalla commedia di costume italiana d’ogni tempo.
Dopo i film ambientati in Sicilia, eccone uno sulla provincia borghese, cattolica e viziata del Veneto. Il regista avrebbe voluto reclutare i grandi del tempo, come Gassman, Tognazzi o Manfredi, ma questioni di soldi glielo impedirono, con risultati corali ben amalgamati. Un po' prolisso a tratti, ma curioso documento di un Italia prima del divorzio e quando l'adulterio era reato. Clima anticipatore di Amici Miei, film di cui Germi sarà autore ma che non realizzerà mai, visto il sopraggiungere della sua fulminea morte.
Commedia a episodi di radicale pessimismo, divertente e amara, grottesca ma non compiaciuta. Prima e terza parte simpatiche ma non eccelse, ciniche e divertenti ma piuttosto semplici. Tutt'altro discorso per il secondo splendido episodio: geniale, travolgente, spietato, dominato da un notevolissimo Moschin e diretto da un Germi veramente in stato di grazia. Grande cast, in cui oltre al già citato Moschin spicca l'ottimo Gigi Ballista. Elevato ritmo narrativo: caratteristica tipica del regista. Nel complesso più che buono.
La provincia nei suoi più fastidiosi e celati difetti raccontata in modo dissacrante, veritiero e beffardo da parte di uno dei più grandi maestri del cinema italiano: Pietro Germi. La provincia della disamina "germiana" stavolta è Treviso, padrona anche nelle location (peraltro bellissime). Notevoli gli interpreti, tra i quali sicuramente emergono i grandi Gastone Moschin e Alberto Lionello, assolutamente magistrali. Molto bene Gigi Ballista e le bellissime Virna Lisi (stupenda anche bruna) e Beba Loncar.
Confesso: dopo averlo acquistato circa quattro anni fa e tenuto sigillato senza guardarlo, in seguito ad una discussione tra estimatori del genere mi sono finalmente deciso a visionarlo. Da allora lo ritengo uno dei migliori film sino ad oggi prodotti nonostante la critica del tempo non avesse avuto parole riguardose nei suoi confronti. Estremamente credibile, il giovane Gastone Moschin porta sulle sue spalle l'intero primo episodio dove ancora una volta attraverso il cinema Germi apre una finestra sulle umane debolezze.
Germi ci lascia in eredità un gioiello incastonato nella bigotta provincia veneta e che fece all'epoca scalpore e scandalo. Giochi delle parti in stile goldoniano e cast perfettamente azzeccato (Moschin superbo) lo rendono attualissimo e godibilissimo. Un piccolo capolavoro.
L’Italia del “due volte” di Germi si sposta in quel di Treviso. Straordinaria girandola di tragicomici avvenimenti, falsità al vetriolo, cattiverie velenosissime, sarcasmo, sufficienza e superficialità come se piovesse, per un ritratto corale, estremamente spietato e pessimista, di un paese inarrestabile nel suo essere piccolo, infido e ipocrita fino al midollo. Il tutto sublimato da un grandissimo ventaglio d’attori (stupendamente diretti) e dei toni da commedia brillante che prima accarezzano poi infilzano. Capolavoro tristemente attuale.
Storie di provincia fra Maupassant (il dongiovanni che si finge impotente con l'amico medico per sedurne la moglie), un tragicomico tentativo di divorzio alla veneta (impagabile Moschin tiranneggiato dall'asfissiante Nora Ricci) e un carosello "peccaminoso" ma socialmente perdonabile (la contadina minorenne ed i cinque onorati cittadini). Treviso - mai nominata ma chiaramente riconoscibile - è il palcoscenico su cui viene messa in scena una commedia di costume in cui il moralizzatore Germi impartisce una lezione divertente e feroce sull'ipocrisia borghese.
MEMORABILE: Certe espressioni di Moschin dopo essersi assicurato artificialmente un poco di silenzio e tranquillità
Tecnicamente lodevole, ben girato e ben fotografato, nulla da ridire, ma quanto a interessare lo spettatore ho i miei dubbi. Ha anche il merito di rispecchiare appieno l'Italia di quel periodo, che dà il peggio di sè nella sua provincia in cui l'apparire conta più dell'essere. Cast variegato, convincente, con personaggi il cui bigottismo è la linfa vitale del film. I tre segmenti della pellicola hanno lo stesso filo conduttore.
Se le caratteristiche dei personaggi maschili sono piuttosto simili (fanno eccezione Moschin, un Rabagliati di altra generazione e Scarabello velenoso rompiscatole immancabile in una cerchia borghese), le caratteristiche delle "signore" sono molto più diversificate, con una cosa in comune: sono sempre le vittime, anche quando sembrano dominare la scena. Questo risulta essere un valore aggiunto a questa signora commedia diretta da quel grande regista che è stato Germi. Sceneggiatura che riesce a conciliare la struttura a episodi con la continuità.
Pietro Germi dirige una delle sue migliori pellicole: ricca di acida ironia, dissacrante quanto basta e caratterizzata da un ottimo cast di attori dove spiccano Gigi Ballista, Gastone Moschin, Nora Ricci e Alberto Lionello. Tre episodi indovinati (forse il secondo è il migliore) che ci regalano momenti di facile presa. Sicuramente un ottimo ritratto di una società bigotta.
Quasi una speculare versione settentrionale del precedente Divorzio all'italiana (con il quale soprattutto l'episodio che vede protagonista Moschin presenta tematiche affini) in un affresco corale di pregevole struttura (episodi a sé stanti ambientati nello stesso microcosmo di personaggi). Il moralismo di Germi è amaro e sincero, anche se a tratti non immune da un certo sensazionalismo voyeuristico. Grandi prove di tutto il cast.
MEMORABILE: Le risate rauche e sguaiate di Gigi Ballista.
Mi piace particolarmente, questo film. Sia per l'ambientazione in luoghi a me conosciuti (e relativamente poco sfruttati dal cinema), sia per il fatto che, al netto di questi, è un bellissimo affresco di costumi e morale di un certo periodo in una provincia italiana (è il nord est, è Treviso ma potrebbe esserne centinaia d'altre). La messa in scena è notevole, la sceneggiatura arguta e l'intreccio avvincente. Bravi tutti gli interpreti, con una menzione particolare per Ballista.
Uno spaccato di vita di una cittadina veneta ritratta dal punto di vista degli abitanti appartenenti alla media borghesia, analizzandone i vizi (i continui tradimenti) e l'ipocrisia generale. Bel film firmato Pietro Germi, datato ma ancora attuale da diversi punti di vista, condito da ottime inerpretazioni (il sottomesso Moschin, il "vitellone" Franco Fabrizi, Lionello...) e costruito con un ritmo costante, senza lasciare nulla al caso. La parte più amara è forse l'ultima ("ha solo 16 anni?") e il finale lascia parecchio riflettere. Notevole.
MEMORABILE: Moschin a casa con la moglie (non parla); Lo sguardo angelico di Virna Lisi.
Lasciate le vette del suo peculiare neorealismo (per cui entrò in urto con l'ortodossia operaista del PCI) Germi raggiunge quelle della commedia di costume all'italiana, irridenti e spietate. Il suo tocco, però, non si limita a dissacrare le ipocrisie della provincia profonda (come nell'episodio di Moschin), ma, grazie alle musiche di Rustichelli, si avvale di toni grotteschi quasi felliniani (il primo scatenato segmento) spingendosi finanche nell'espressionismo (i primi piani finali). Un pizzico di compiacimento è l'unico neo del capolavoro.
MEMORABILE: Le bretelle sbarazzine di Lionello; Moschin in mutande dopo il "salto".
Graffiante satira sulla provincia del boom economico, scritto e diretto da un Germi all'apice della sua bravura. Il film, nonostante le quasi due ore, intrattiene e non stanca passando da un episodio all'altro con disinvoltura e regalando più di una risata amara. Affiatato e in palla il cast, dove risaltano un grande Moschin, Ballista e un Fabrizi sempre a suo agio in ruoli meschini. Bene anche il reparto femminile, in particolare Olga Villi. Buona la colonna sonora, efficace il finale. Notevole.
Satira di costume sulle note dinamiche del maestro Rustichelli, perfetta e vivida, caustica come poche, audace e irriverente (soprattutto divertente; e poi freschissima e senza una ruga). Tecnicamente impeccabile (Germi domina con estro visivo il mezzo), briosa nell'intreccio; inesorabile nei dialoghi, nella caratterizzazione dei personaggi e nell'ambientazione (provincia del nord-est); ha nel pimpante e ammirevole cast uno dei suoi punti di forza. Certamente un prototipo per certo cinema italiano che verrà (penso alla commedia sexy, anche).
MEMORABILE: Le bretelle (e il seguito); Le scarpe (e il seguito).
Germi passa dalla Sicilia al Veneto. Tre episodi principali fanno da collante a tante piccole storielle di ipocrisia e infedeltà mostrandoci l’altra faccia del perbenismo borghese. La sceneggiatura ispirata a fatti reali è impietosa e spietata nei confronti di tutti contadini e preti compresi. Il ricco nord-est italico è una società chiusa dominata dal potere borghese-cattolico, una specie di casta dalla quale è impossibile evadere (come evidente nell’episodio di Moschin). Un film molto coraggioso per l’epoca e ancor oggi graffiante.
MEMORABILE: “Bianca come el late e dura come el marmo”; “Milenaaaaa”; La trattativa tra la bigotta Ippolita e Bepi il contadino; Le sedute al bar della piazza.
Tre storie di provincia veneta tra pettegolezzi, corna e potere borghese. Germi, oltre a girare benissimo, riesce a creare un film corale di denuncia popolare. Senza animosità accusatoria, gira una commedia che puntualmente va a segno additando chiunque (editori, clero, marescialli). Divertente con Lionello impotente, con Moschin che sembra in anticipo come il Melandri e con l'occhio severo del procuratore. Anche le figure di contorno, soprattutto le donne, arricchiscono le sfumature dei rapporti.
MEMORABILE: Le bretelle calate; I tappi nelle orecchie; L'amico Scarabello che tutti evitano; Il carabiniere indefesso.
E allora? Un gruppo di benestanti veneti che si possono permettere di avere amanti giovani: beati loro. D'altronde anche le loro donne: se non volevano fare quella vita dovevano sposarsi il ragazzo povero della porta accanto. Il personaggio di Gastone Moschin è solo un patetico sfigato da non compatire né imitare. Fra le attrici, una Virna Lisi sotto tono, una deliziosa Beba Loncar e la riuscitissima “isterica” di Gia Sandri. Ma non basta. In definitiva, il solito stucchevole e specioso film anti-borghese.
MEMORABILE: Carlo Bagno, ipocrita padre-contadino "opportunista"...
Dietro la provincia veneta, qui magistralmente dipinta da Germi nelle sue miserie, c'è una società italiana che stava cambiando e non a caso uno dei bersagli degli strali della sceneggiatura è una legislazione non più attuale, cui le stesse forze dell'ordine si adeguano malvolentieri. Dal punto di vista tecnico il lavoro è ineccepibile, frutto di una bella prova corale del cast, opportunamente privo di "superstar". Un film dalla grande forza civile, che non perde nemmeno per un attimo una vis comica capace di strappare molte risate, talvolta a denti stretti. Visione consigliatissima.
MEMORABILE: La "liberazione" di Moschin; I riferimenti politici; La "longa manus" della Chiesa.
Dopo due film caustici sull’”onore” siculo, Germi dedica una satira ancora più corrosiva e scomoda alla provincia veneta, clericale, ipocrita e pettegola, senza risparmiare nessuno, in tre episodi dalla sceneggiatura rigorosa il cui filo conduttore è l’adulterio (con una critica non molto velata alle leggi scritte e a quelle non scritte). Il cast, in stato di grazia (in particolare Moschin, Lionello e Ballista), con attori incisivi anche nei ruoli minori, esalta la galleria di personaggi, accuratamente caratterizzati, che sfilano con i loro molti vizi e le loro pochissime virtù.
MEMORABILE: Il petulante Scarabello; “…e che resti tra noi”; La vita coniugale del rassegnato Bisigato; La sequenza di telefonate al cronista Tosato.
Ci fu un tempo (gli aurei Sessanta) in cui Pietro Germi (prima delle castagne) era il campione dei fustigatori della miseria morale del Belpaese, dai fanatismi tribali della Sicilia alla viscida aridità del Veneto dei professionisti; erano parabole del Qualsiasi ma anche di poesia in cui trovava spazio il sorriso triste della commedia umana. Tre episodi: un adulterio tollerato per onorabilità, il ragionier Bisigato ribelle per amore (immensi Gastone Moschin e Virna Lisi, il capolavoro dei tre), una vicenda giudiziaria di sesso di piazza con una minorenne che finisce bene (o male).
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DiscussioneZender • 14/12/12 15:26 Capo scrivano - 48839 interventi
Secondo molyi questo è l'ultimo buon film di germi...io non saprei perchè i film di Germi posteriri al 66 non li ho mai visti...ma questo "Signore e signori" è bellissimo, il b/n è strepitoso, e ha una forza critica e satirica notevole, e bella la storia d'amore fra Bisigato e Milena Zulian, in una certa misura nelle atmosfere e negli umori il film mi ricorda "Il commissario Pepe".
Comunque un film da vedere.
Mah... sai, dopo avere visto "Il ferroviere", "Sedotta e abbandonata" e "Signore e Signori" resta abbastanza difficile guardare "Serafino" oppure "Le castagne sono buone", non che siano brutti film ma dopo tutto qualche piccola flessione (forse Germi aveva altro per la testa) ci può stare. Per carità questo è solo un mio modestissimo parere, un gusto personale.
Ciao e Buone Feste
HomevideoRocchiola • 17/12/18 11:51 Call center Davinotti - 1318 interventi
L'unica edizione disponibile di questo film è il DVD General Video. Un doppio disco che risale al 2006 ricco di extra comprensivi di interviste varie ed un documentario. All’inizio del film una didascalia ci avverte che il film è stato restaurato, ma l’immagine tradisce subito qualche difettuccio (piccoli graffi e puntinature)ed appare poco nitida e definita. Il biano-nero del film è spesso privo di contrasto apparendo soprattutto nelle scene notturne tropo chiaro dire quasi "flashato". Insomma trattandosi di una verisone restaurata si poteva far decisamente meglio. Buono invee l'audio dolby digital 2.0 molto potente ed abbastanza chiaro. Attenzione sulla copertina il video è indicato come 1.33, ma in realtà il film è presentato nel corretto formato panoramico 1.85. Anche all’estero non c’è di meglio e credo che per una riedizione degna si debba sperare in un nuovo restauro in HD.
E' veramente curioso che spesso (non soltanto nel cinema italiano, si pensi soltanto a Rock Hudson) si utilizzassero, nei ruoli di sciupa femmine, provoloni e/o piacioni con le donne, attori in realtà notoriamente omosessuali. E' il caso anche di questo film, dove spiccano infatti Gigi Ballista e Franco Fabrizi.
DiscussioneAlex75 • 14/07/23 15:01 Call center Davinotti - 710 interventi
Cotola ebbe a dire:
Belle considerazioni sia di Godardi, che è riuscito ad esprimere meglio di me quel che volevo dire, che di Buono. Circa il problema dei passaggi dei film in televisione...beh si potrebbe aprire una discussione infinita. Diciamo solo che sulle tv "normali" vanno in onda più o meno gli stessi film (ce ne sono alcuni programmati anche più di una volta all'anno). Naturalmente mi rendo conto non è solo un problema culturale-editoriale ma anche di diritti. Certo è che, fino a qualche anno fa, per chi non aveva il satellite era molto dura. Poi per fortuna c'è stato l'avvento del "somarello" e dei suoi affini oltre che l'esplosione del mercato dei dvd grazie al quale è stato possibile il recupero di tanti film spariti da tempo (e tanti altri aspettano ancora di uscire dall'oblio o di essere editati in versioni dignitose).
Andando a memoria, pensando agli anni in cui guardavo assiduamente film in televisione (cioè, prima di Somarello&C.), credo che solo gli ultimi (e meno riusciti) film di Germi, oltre a Divorzio all'italiana e Sedotta e abbandonata, abbiano avuto l'onore della "prima serata". Gli altri erano confinati a orari scomodi, se non assurdi. Per anni io e altri miei amici appassionati di cinema abbiamo considerato la visione di Signore&Signori come un desiderio che temevamo irrealizzabile. Ora è possibile vederlo in versione restaurata su YouTube.