Maschere e travestimenti nel cinema di rapina

12 Aprile 2019

La rapina è di per sé un evento che ben si presta alla rappresentazione cinematografica. Con le sue dinamiche ricche d’azione e suspense è l’ideale per film di genere spettacolari dall’alto potenziale commerciale. Al tempo stesso presenta anche una forte valenza simbolica che nel corso degli anni ha attirato autori di primaria importanza come Kubrick, Bresson, Peckinpah, Lumet, Tarantino e Spike Lee, i quali ne hanno sfruttato l’elemento metaforico per mettere in scena la loro personale visione del mondo e dell’esistenza umana. Rapine, furti e raggiri sono così stati usati per narrare le vicende d’individui in cerca di un riscatto esistenziale che nella maggior parte dei casi non arriva mai. Nel corso degli anni il cosiddetto “caper-movie” o “heist-movie” è divenuto un vero e proprio sottogenere cinematografico che accanto a capolavori d’indubbio valore conta ormai una miriade di opere minori che sfruttano il potenziale commerciale di un filone tuttora inesauribile. E proprio in questo contesto si è sviluppata nel corso degli anni l’arte puramente estetica del travestimento con un occhio particolare al mascheramento dei volti. La maschera è divenuta una vera e propria icona del film di rapina a tal punto che oggi un buon “caper” non può prescindere dalla scelta di un adeguato camuffamento. Se nei vecchi film gangster degli anni 30-40 si agiva spesso a volto scoperto o al massimo riparati da un fazzoletto, con il passare del tempo si è pensato bene di nascondere la propria identità agendo mascherati o perlomeno incappucciati. L’originalità delle scelte a partire dagli anni 50 è sempre aumentata raggiungendo in tempi più recenti lo status di icona glamour, tanto che oggi la preparazione del “colpo grosso” non può prescindere dalla scelta di un adeguato mascheramento. E allora perché non divertirsi a ripercorrere la storia del cinema attraverso i travestimenti più significativi ed originali del genere, escludendo ovviamente le rapine a volto scoperto oppure quelle dove si ricorre al semplice uso di foulard, passamontagna di ordinaria fattura o simili? Insomma, per essere citati in questo approfondimento bisogna avere un travestimento un minimo studiato e che si possa definire tale. Sono pertanto esclusi rapinatori e criminali privi di fantasia, per quanto importanti o significativi a livello cinematografico. Come già detto nei vecchi film gangster degli anni 30-40 non si ravvisano travestimenti degni di nota. Bisogna infatti giungere agli anni 50 per rintracciare qualche prima forma di mascheramento un minimo creativa.
 
Come detto, escludendo fazzoletti e foulard il primo mascheramento degna di nota la troviamo ne Il quarto uomo, film del 1952 diretto da Phil Karlson e divenuto negli anni un piccolo cult molto amato e imitato anche da Quentin Tarantino, che l'ha citato in Le iene - Cani da rapina. Si tratta di un semplice pezzo di stoffa simile a una tendina calata sul volto dei rapinatori, che ne spersonalizza i caratteri riducendoli a meri fantasmi privi d’identità. Eppure, nella sua semplicità, il travestimento risulta misterioso e inquietante soprattutto per la l’assenza della bocca e il taglio allucinatorio che conferisce allo sguardo. A dimostrazione che la povertà dei mezzi non è necessariamente un limite.
 
Restando negli anni 50 spetta al grande Stanley Kubrick il primato nell’uso della celeberrima maschera da clown oggi tanto in voga in vari ambiti, dall’horror al noir. Nel suo capolavoro del 1956 Rapina a mano armata il protagonista, intento nello svaligiare le casse di un ippodromo, si presenta con il volto coperto da una maschera da clown e il fucile spianato. Con un’espressione malinconicamente ghignante pare un Pierrot che tristemente già conosce la propria sorte beffarda.
 
In Un colpo da otto, diretto dall’inglese Basil Dearden nel 1960, Jack Hawkins è un disilluso veterano dell’esercito inglese che convoca alcuni ex-colleghi caduti in disgrazia per organizzare il colpo della vita sfruttando la conoscenza delle tecniche militari. E visto che il piano prevede l’uso di gas narcotizzante, i rapinatori sono quasi costretti nella scelta del loro mascheramento, ricorrendo a semplici maschere antigas. Quando bisogna fare di necessità virtù...
 
Poco fantasiosi si dimostrano anche i ladri della Rapina al treno postale, diretta da Peter Yates nel 1967. I rapinatori nascondono il proprio volto con un semplice passamontagna che non andrebbe nemmeno citato in questa sede se non fosse per l’appariscente colore blu elettrico, piuttosto kitsch. Un accessorio non particolarmente originale ma indubbiamente efficace.
 
Il colpo descritto nel 1971 in Rapina record a New York del grande Sidney Lumet è alquanto singolare: Sean Connery, aiutato da un giovane Christopher Walken e da uno spassosissimo Martin Balsam in versione gay, decide di svuotare i lussuosi appartamenti dello stabile in cui vive la sua fidanzata, di mestiere prostituta d’alto bordo. Se poi tra i rapinati c’è anche il padre del piccolo Arnold si capisce che si tratta di un cult meritevole d’attenzione. Un film ritmato, sempre in bilico tra divertimento di genere e critica alla società americana dell’epoca espressa attraverso una vera e propria fobia spionistica pre-Watergate. Originale il mascheramento usato dai rapinatori, che indossano  maschere di velluto marrone con la parte superiore cucita su quella che copre la parte inferiore del volto, riecheggianti il mitico fantasma del Louvre Belfagor.
 
Da un grande maestro di storie criminali come il francese Jean-Pierre Melville ci si aspetterebbe di più, in campo di mascheramenti. Invece, e al limite dell’ammissione nella categoria, troviamo solo i banditi del suo ultimo film Notte sulla città del 1972. Sono tipi vecchio stile dal rigido codice d’onore, concreti e non particolarmente brillanti. Al posto del solito fazzoletto indossano una mascherina da chirurgo sovrastata da due grossi occhiali scuri. Una scelta forse non casuale che traccia un parallelo tra la professione criminale e quella medica: entrambe infatti richiedono disciplina e precisione, con la preparazione meticolosa della rapina simile appunto a un’operazione chirurgica.
 
Nel dimenticato ma splendido Gli amici di Eddie Coyle del 1973 ritroviamo il regista Peter Yates impegnato nell’ambiente criminale di Boston, terreno tradizionalmente fertile, per ladri e rapinatori. Robert Mitchum interpreta un non più giovane delinquente di piccolo calibro che cerca di salvarsi dalla galera e da una banda di rapinatori i cui membri agiscono adottando tutti il medesimo travestimento: una maschera di lattice e il vestito uguale, che però cambia da una rapina all’altra. In un film realistico e malinconico ecco un travestimento bello e funzionale.
 
La rapina iniziale di Chi ucciderà Charley Varrick? diretto dal maestro Don Siegel nel 1974 è un gioiello per ritmo, tensione ed essenzialità nella messa in scena. Il capo banda interpretato da Walter Matthau non indossa una maschera proponendo invece un vero e proprio trucco facciale con tanto di parrucca, baffi, spesse lenti da vista e neo fasullo. A ciò aggiunge una finta ingessatura al piede: un trucco molto efficace perché all’inizio del film lo si può scambiare per il vero aspetto del protagonista, che invece riacquisterà i reali lineamenti nella fuga post-rapina. I suoi complici preferiscono indossare più semplici maschere di plastica raffiguranti un volto orientale piuttosto corrucciato che trasmette un senso di angoscia alle povere vittime di questi criminali improvvisati.
 
Doppio travestimento anche per la banda capeggiata da Clint Eastwood nell’emozionante esordio di Michael Cimino con Una calibro 20 per lo specialista del 1974. Più che di professionisti del crimine si tratta di simpatici outsiders in cerca dell’Eldorado, che tentano di replicare un vecchio colpo alla Banca del Montana il cui bottino originario è andato perduto. Per ottenere l’accesso all’istituto bancario si presentano a casa del direttore della banca con il volto nascosto e deformato da una semplice calzamaglia, mentre un giovane Jeff Bridges travestito da donna deve distrarre una libidinosa guardia che controlla il sistema dall’allarme.
 
E’ un William Friedkin insolitamente leggero quello che nel 1978 con Pollice da scasso ricostruisce la famosa rapina alla sede della Brink’s Company di Boston avvenuta nel 1950. I rapinatori, capeggiati da Peter Falk, sono un po' la versione americana dei Soliti ignoti monicelliani. Per mettere a segno il colpo del secolo si presentano tutti vestiti di nero con il viso nascosto da una maschera da clown totalmente bianca che sembra letteralmente cancellare l’identità dei banditi. L’unica nota di colore è data dalle labbra rosse, la cui espressione più che a un sorriso è simile a una smorfia di scherno, come per sottolineare lo spirito scanzonato e in fondo bonario di questi simpatici precursori della lunga stirpe criminale bostoniana.
 
Altrettanto simpatici risultano i tre vecchietti di Vivere alla grande, diretto nel 1979 da Martin Brest. Questi pensionati annoiati dalla routine quotidiana decidono di rapinare una banca indossando la mascherina dai tratti ormai inconfondibili di Groucho Marx. Come ben noto si tratta sostanzialmente della montatura degli occhiali usati dal famoso comico a cui sono stati applicati naso-baffi-sopracciglia. Un’icona divenuta il mezzo ideale per scherzi e mascheramenti carnevaleschi, ma mai nessuno aveva pensato di usarla per una rapina!!!
 
Si direbbe che rapinatori degli anni ottanta non siano tipi particolarmente creativi, almeno a giudicare dalla scarsa attitudine al travestimento. In un decennio a memoria avaro di mascheramenti degni di nota, meritano comunque una citazione i violenti membri della banda presente in Johnny il bello di Walter Hill del 1989: Mickey Rourke accompagnato dai truci Lance Henriksen ed Ellen Barkin scelgono maschere di plastica rigide non particolarmente originali ma come sempre efficaci.
 
La figura del clown continua ad essere tra le preferite dei rapinatori di banche. Nel divertente Scappiamo col malloppo interpretato, prodotto e co-diretto da Bill Murray nel 1990, il protagonista si presenta allo sportello bancario con un coloratissimo costume da pagliaccio. Un travestimento vistoso, brillante e un po' infantile come il personaggio principale del film, che non a caso si chiama Grimm. Casualità o citazione fiabesca?
 
Negli anni novanta c’è un ritorno di fiamma in termini di rapinatori mascherati con trucchi più o meno originali. Nel celebre Cuore selvaggio diretto da David Lynch nel 1990, troviamo Nicolas Cage e Willem Dafoe impegnati verso il finale in una rapina mordi e fuggi, buttata lì senza troppi preamboli. Di per sé il mascheramento non è particolarmente significativo, con i due che all’ultimo si schiaffano in testa il solito paio di collant. Ma l’espressione ghignante e sadica di Dafoe che ne consegue merita pienamente una citazione in questa galleria di ladri mascherati.
 
Nel 1991 con l’adrenalinico Point break della tosta Kathryn Bigelow siamo di fronte a uno dei mascheramenti più celebri e originali della storia delle rapine cinematografiche. La banda capeggiata da Patrick Swayze è forse la prima a proporre un tema preciso nella scelta delle maschere, che raffigurano in questo caso gli ex-presidenti americani Richard Nixon, Jimmy Carter, Ronald Reagan e Lyndon Johnson. Un film importante che aggiorna il genere heist agli standard stilistici del moderno cinema d’azione hollywoodiano.
 
Il pulp-movie Killing Zoe diretto nel 1993 dell’ex sceneggiatore di Tarantino Roger Avary sotto l’egida del maestro, ci offre un gruppo di delinquenti allo sbaraglio che sperano di svaligiare l’unica banca aperta a Parigi durante la commemorazione della presa della Bastiglia. Violenti, drogati e psicotici, sembrano avere un debole per il vecchio continente anche nella scelta del travestimento, agendo con il viso semicoperto da maschere carnevalesche di stile veneziano. Un B-movie aggiornato alla violenza visiva degli anni 90 che merita di essere rivalutato.
 
Sono anni fertili per le rapine mascherate e anche la gang di colore protagonista del sottovalutato Dollari sporchi firmato dai fratelli Alber & Allen Hughes nel 1995, si ingegna per nascondere la propria identità durante una rapina al furgone blindato che finirà male. Il viso sbiancato dal cerone con occhi e bocca contornati di nero e il capo coperto da un berretto nero risvoltato li fa assomigliare a dei Pierrot dei ghetti. Violento e viscerale, un film sottovalutato da recuperare.
 
Di tutt’altro spessore professionale è la banda capeggiata da Robert DeNiro in Heat - La sfida, celebre capolavoro poliziesco del 1995. Pur non ricorrendo sempre al mascheramento i rapinatori di Michael Mann si concedono nella rapina iniziale un travestimento degno di nota indossando maschere da hockey bianche e nere. Un’icona cinematografica già resa nota dall’assassino seriale Jason Voorhees nella serie horror di "Venerdì 13", anche se è difficile pensare che DeNiro e soci fossero fans della saga.
 
Nel 1997 i nostri comici Aldo, Giovanni e Giacomo inseriscono un’evidente parodia di Point break nel loro Tre uomini e una gamba sostituendo le maschere dei presidenti americani con quelle tutte italiane di Sandro Pertini, Oscar Luigi Scalfaro, Francesco Cossiga e Nilde Iotti. Omaggio comico scontato ma apprezzabile soprattutto per il richiamo alla grande tradizione dell'heist.
 
Trappola criminale del vecchio John Frankenheimer inaugura gli anni 2000 con un costume classico come quello di Babbo Natale. Un film piuttosto bistratto ma migliore di quanto sembrò all’epoca dell’uscita, nel quale Ben Affleck è invischiato suo malgrado in una rapina a un casino del Michigan organizzata dai loschi amanti interpretati dalla coppia Charlize Theron/Gary Sinise. Il ricorso ai costumi di Santa Claus è ottimamente funzionale, dato che gli eventi si svolgono alla vigilia di Natale: quale altro travestimento poteva risultare più azzeccato per passare inosservati? In ogni caso anche i finti babbi natale finiranno sforacchiati, tranne uno che riserverà alle famiglie della zona una bella sorpresa la mattina di Natale lasciando a ciascun abitante un mazzetto di dollari nella cassetta delle lettere. Alla fine malgrado tutto è passato Santa Claus.
 
Durante l’annuale celebrazione del mito di Elvis Presley che si tiene Las Vegas, migliaia di fans travestiti da Presley si riversano in città per avere il loro momento di gloria. Quindi perché non usare questo travestimento, se si vuole svaligiare il caveau del famoso casinò Riviera passando inosservati? In La rapina, film del 2001 piuttosto truce diretto dall’anonimo ex videoclipparo Demian Lichtenstein, cinque ex compagni di cella capeggiati da Kurt Russell e da un insolitamente psicotico Kevin Costner si conciano come il re del rock and roll per mettere a segno il colpo della vita. Certo non indossano delle maschere, ma questo meticoloso travestimento merita sicuramente una citazione nella galleria dei migliori colpi mascherati.
 
Alle soglie del nuovo millennio le rapine mascherate proliferano. Non tutti i film dedicati a questo genere sono degni di nota, ma i travestimenti proposti sono quasi sempre simpatici ed originali. Nell'insulso Le insolite sospette diretto da Francine McDougall nel 2001, le cinque componenti di un gruppo di cheerleader in procinto di affrontare la vita adulta hanno bisogno di liquidi e quale metodo migliore può esserci di una rapina in banca per ottenere dei contanti senza faticare troppo? Per nascondere le loro azioni criminali, le giovani ed avvenenti protagoniste decidono così di indossare maschere in latex raffiguranti bambole ossigenate e un costume che replica la bandiera americana.
 
Nel neo-noir The stickup - Il colpo perfetto, diretto nel 2002 da Rowdy Herrington, onesto regista di cinema d’azione, torna la maschera da clown con tanto di parrucca rossa. Un mascheramento che ricorda questa volta il Pennywise nato dalla fantasia di Stephen King. Un trucco scelto forse per evidenziare l’ambiguità dei personaggi presenti in un film dove l’apparenza inganna sempre.
 
Nello stesso anno esce Riders - Amici per la morte, diretto dall’anziano regista di Taxxi, il francese Gérard Pirès. I protagonisti del film sono amici amanti degli sport estremi, che si presentano in banca in tenuta all-black, incappucciati e con occhiali scuri. Un mascheramento non particolarmente originale non fosse per il metodo di fuga sui pattini a rotelle. Mediocre action con buone, per quanto improbabili, scene d’azione. Ormai lo spirito esistenzialista dei vecchi heist-movie sembra in via d’estinzione, sacrificato al puro intrattenimento di massa. Ma la scelta di maschere e travestimenti si mantiene varia e piacevole.
 
Proprio quando il genere sembra relegato a modeste opere commerciali, però, esce un capolavoro degno dei grandi classici del passato. Nel 2006 la passione per l'heist del regista di colore Spike Lee genera Inside man, titolo che assurge subito a classico dei film di rapina. Tra omaggio divertito (il modello dichiarato è Quel pomeriggio di un giorno da cani) e impegno (il solito melting-pot newyorchese), i ladri sono questa volta dei rodati e geniali professionisti impegnati in un furto che non è mai quel che sembra. Clive Owen e complici si presentano alla Manhattan Trust vestiti da imbianchini. Il volto è coperto da una semplice mascherina bianca da lavoro con occhiali scuri e cappellino e per confondere ulteriormente le idee fanno vestire nello stesso modo anche gli ostaggi. Come travestimento non è il massimo dell’originalità, ma Dalton Russell è un personaggio caparbio, intelligente e in fondo moralmente onesto, nella sua scelta finale per non essere inserito in questa lista.
 
Nel capolavoro del genere supereroico del nuovo millennio, Il cavaliere oscuro diretto da Christopher Nolan nel 2008, Batman deve affrontare nuovamente il Joker che ovviamente in fatto d’originalità non è secondo a nessuno. La rapina in banca messa in atto dalla sua banda con le maschere da clown è veramente spettacolare, almeno sotto il profilo scenografico: ogni membro ha una maschera diversa e tutte risultano splendidamente malinconiche e inquietanti, con una particolare menzione per quella impassibile del Joker stesso. Quelle smorfie indifferenti, gli occhi vuoti come un buco nero, il bianco del viso che contrasta con i ciuffi colorati di capelli, sono ormai entrati nell’immaginario di ogni appassionato.
 
Le ambizioni registiche di Ben Affleck aumentano con The town, altro classico del moderno cinema di rapina risalente al 2010. Riprendendo la fertile tradizione di rapinatori bostoniani, il film ci propone un vero e proprio campionario del travestimento che spazia anche all’utilizzo di vere divise da poliziotto e alla guida di un’ambulanza. Restando più strettamente in ambito maschere, sono due i travestimenti di spicco presenti in questa pellicola: la prima è una maschera scheletrica di colore blu scuro incappucciata da una tunica nera che conferisce ai rapinatori l'aspetto della grande mietitrice in persona, la seconda propone un costume da suora con maschere gommose raffiguranti dei volti vecchi e rugosi. Insomma, per questi esperti del furto in banca il travestimento è una cosa seria e importante, tanto quanto la pianificazione del colpo. Altre due aggiunte significative al canone dei rapinatori mascherati.
 
Più che un travestimento una vera e propria tenuta da lavoro per Ryan Gosling che in Come un tuono riprende il personaggio dello stuntman delinquente già presente in Drive. In questo film diretto nel 2012 da Derek Cianfrance il biondo attore interpreta uno stunt motociclistico che si presenta in banca vestito con tuta e casco da centauro in modo da essere già pronto per la fuga sulle due ruote. Costretto a rubare per dare un futuro migliore al figlio, diciamo che sceglie un travestimento che unisce l’utile al dilettevole.
 
Ma la palma del travestimento più originale di sempre spetta forse ai protagonisti di Le streghe son tornate, diretto da Álex De la Iglesia nel 2013. Un Cristo argenteo con corona di spine e croce sulle spalle si aggira guardingo per la bellissima piazza Puerta del Sol a Madrid. Sta per rapinare un compro oro ed è in attesa dei suoi complici: un morbido Spongebob (che sarà ben presto sforacchiato a dovere) e un soldatino dipinto di verde come Hulk. La rapina, nella quale è coinvolto anche il figlioletto del protagonista, avrà esisti imprevisti ma in ogni caso, funzionale o meno, il travestimento da mimi di strada è originale e spassosissimo. Come anche la rapina stessa, un pezzo di bravura cinematografica, purtroppo non ribadito nella restante parte del film dedita a un grossolano calderone splatter-grottesco.
 
Nello stesso anno il cinema tedesco ci offre con Banklady di Christian Alvart la vera storia di Gisela Werler rapinatrice di banche nell’Amburgo anni 60, che per i travestimenti assai eleganti venne chiamata la signora delle banche. Abiti colorati, cappellini, foulard e occhiali da sole sono i mezzi utilizzati per celare l’identità di questa signorina determinata a emulare le gesta di Bonnie Parker mentre il suo compagno gli fa da spalla con una semplice maschera bianca a mezzo viso. Anche se non indossa una vera e propria maschera bisogna dire che nessuno ha mai mostrato una tale gusto nella scelta dell’abito da rapina.
 
Eddie Dodson è un altro personaggio realmente esistito, che nei primi anni 80 pare abbia derubato circa 60 banche per foraggiare il suo dispendioso stile di vita. Le sue vicende sono esposte in Electric slide, modesto ma pertinente heist-movie firmato nel 2014 da Tristan Patterson. Anche qui il look è una componente molto importante, così siamo di fronte a un vero ladro gentiluomo in doppio petto e con fiore all’occhiello.
 
Remake de Gli occhi del testimone, uno dei primi film interpretati da Steve McQueen, American heist (già il titolo è in questo contesto un programma) diretto da Sarik Andreasyan nel 2014, propone i classici rapinatori con volto bendato da un fazzoletto che di regola non andrebbe nemmeno citato in questa galleria di mascheramenti, se non fosse per il fatto che il pezzo di stoffa raffigura la mascella di un teschio. I tre criminali guidati da Adrien Brody acquistano così un aspetto sinistro quasi da cavalieri dell’apocalisse, immersi in un’atmosfera plumbea sotto la pioggia battente che accompagna l‘azione.
 
Sono anni molto proliferi per il genere, anche se qualitativamente non eccelsi. Esemplare in questo senso è lo scontato Son of a gun, diretto da Julius Avery sempre nel 2014. L’inizio alla Prison break può essere fuorviante e la solita e improbabile storiella d’amore toglie nerbo all’azione, che sfiora a tratti l’inverosimile. Ma come spesso accade in tempi recenti, a film mediocri fa spesso da contraltare un gustoso mascheramento, che in questo caso risulta addirittura inedito almeno nel campo rapine: la maschera da gorillotto stile Pianeta delle scimmie utilizzato durante il furto di lingotti d’oro. Bravi, bella scelta!
 
Ancora nello stesso anno va segnalato 7 minuti - Rapina fuori controllo di Jay Martin, nel quale tre imberbi in difficoltà decidono di risolvere i loro problemi rapinando la banca dello zio che non è proprio uno stinco di santo. Il mascheramento scelto è tanto semplice quanto insolito: una maschera completamente bianca e neutra che rappresenta al meglio l’essenza delle rapine a volto coperto, cioè annullare completamente l’identità del rapinatore.
 
L’heist non conosce crisi e si prosegue con Codice 999, che nel 2015 alza un po' l’asticella qualitativa di queste pellicole di genere ormai troppo spesso prive di contenuti. Il film del valido John Hillcoat presenta una banda di sbirri inguaiata con la mafia russa e costretta ad effettuare alcuni pericolosi colpi. Il mascheramento utilizzato nella rapina inziale è il solito incappucciamento nero con tuta da reparto speciale. Ma merita comunque una citazione, in quanto durante la fuga il dispositivo macchiatore di banconote vernicia letteralmente di rosso i rapinatori rendendo le loro sagome molto coreografiche mentre cercano di fuggire imbottigliati nel traffico cittadino.
 
In una Valencia falcidiata dal maltempo si consuma una rapina bancaria che ha come obbiettivo il recupero dei dati contenuti in una cassetta di sicurezza di un influente politico. Lo spagnolo Box 314 - La rapina di Valencia, diretto nel 2016 da Daniel Calparsoro, è un prodotto senza infamia e senza lode che però sotto la scorza del film d’azione riesce almeno a riflettere sull’attuale situazione politica spagnola ispirandosi a un fatto realmente accaduto. Le maschere dei rapinatori semitrasparenti e a mezzo volto non sono particolarmente originali e soprattutto risultano poco funzionali nell’occultare poco o nulla l’identità dei criminali. Comunque, come si dice, contenti loro...
 
Arrivato da noi direttamente in home-video, I predoni di Steven C. Miller è un action piuttosto anonimo datato 2016, nel quale i criminali di turno rispolverano un must del mascheramento: il teschio, figura ormai iconica nel genere quanto quella del clown. Se il film non è particolarmente degno di menzione, lo sono invece le maschere utilizzate dai rapinatori, raffiguranti dei teschi argentati e dorati davvero ben fatti e quasi degni dei teschi di cristallo di Indiana Jones.
 
Nel 2017 viene realizzato un remake di Vivere alla grande, film già citato in questa rassegna. In Insospettabili sospetti di Zach Braff i banditi per caso della terza età sono questa volta interpretati da Morgan Freeman, Michel Caine e Alan Arkin. Rispetto al film originale, oltre alle motivazioni (ora più concretamente legate alla crisi economica), sono cambiate ovviamente anche le maschere, adesso raffiguranti i volti di Frank Sinatra, Dean Martin e Sammy Davis. Scelta casuale oppure omaggio al Rat Pack del film Colpo grosso?
 
Baby driver - Il genio della fuga di Edgar Wright è stato uno dei casi cinematografici del 2017. Il film,per quanto rivolto a un pubblico adolescenziale, è risultato più divertente della media grazie ad uno stile un po' ruffiano ricco di musica (la colonna sonora è praticamente una sequela di grandi classici pop-rock) e citazioni cinefile (il modello è sempre Driver l'imprendibile di Walter Hill). Qui, oltre al mascheramento di per sé già sfizioso, c’è anche lo spassoso equivoco che sta alla base della scelta. L’equivoco sulle maschere di Michael Myers, il serial killer della saga di "Halloween" che viene scambiato da uno dei ladri per l’attore comico Mike Myers, è semplicemente da applausi ed esalta una volta per tutte l’importanza data al travestimento nell’ambito di una rapina. Da notare che le maschere di Mike Meyers indossate dai rapinatori presentano anche diverse espressioni del viso con ghigni dementi che evidenziano il tono non troppo tragico di questo heist per ragazzi.
 
Good time del 2017 rappresenta per gli indipendenti John & Benny Safdie il primo salto nel cinema mainstream. I fratelli però non si svendono totalmente e mantengono una certa originalità di sguardo venata di malessere esistenziale che si concretizza anche nella scelta del mascheramento durante la rapina iniziale. Si tratta di maschere di lattice molto funzionali ma piuttosto scomode che ricordano i visi anziani dei Trash Humpers. Anche qui la nube purpurea rilasciata dal macchiatore di banconote quando la rapina sembra ormai andata in porto offre un'immagine di eccezionale bellezza estetica.
 
Restiamo nel 2017 per Spider-man: Homecoming di Jon Watts. In epoca di abuso del genere supereroico va riconosciuto a questo scialbo prodotto commerciale di contenere almeno un mascheramento dall’inedita rilevanza metacinematica, grazie al quale la realtà incontra la finzione e la finzione diventa realtà. Una banda di ladri intenta a svaligiare le casse di una banca indossa delle maschere con le facce dei supereroi Thor, Hulk, Iron-Man e Capitan America. Nulla di straordinario, non fosse altro che nella realtà messa in scena dal film questi personaggi esistono davvero!
 
Nel 2018 è il momento dell'adrenalinico Nella tana dei lupi, opera prima di Christian Gudegast. Gerald Butler è un poliziotto un tantino tamarro impegnato nella caccia a una violenta banda di ladri provenienti dagli ambienti paramilitari. Attivi in quel di Los Angeles, prima sequestrano un furgone blindato nascondendo i loro volti con delle maschere antigas, poi si presentano per il grande colpo in banca coperti da passamontagna neri raffiguranti la mascella di un teschio simile ai quello raffigurato sui foulard dei colleghi di American heist. Il tutto completato da una funzionale tuta nera antiproiettile da reparto speciale. Molto professionali, non mostrano grande fantasia nella scelta di un mascheramento che punta tutto sulla funzionalità.
 
Altro titolo del 2018 è Reprisal di Brian A. Miller, che serve solo ad aumentare la serie di titoli di basso profilo girati negli ultimi tempi dall’ex divo Bruce Willis con budget ridotti e un formato tutto puntato all'home video. In questo film il rapinatore che arriva a perseguitare il direttore della banca in cui ha appena effettuato una rapina si presenta con una tenuta operativa e una maschera molto simile a quella di kevlar delle forze speciali di Taiwan: completamente nera con le feritoie degli occhi oscurate, risulta un inquietante mix tra Belfagor e la Maschera di ferro.
 
Widows - Eredità criminale è forse il più recente degli heist. Grazie alla regia più autorevole di Steve McQueen siamo di fronte a una delle migliori crime-story degli ultimi anni. Già lo spunto iniziale è perlomeno insolito, con una banda di rapinatori che finisce massacrata e lascia le proprie compagne al verde. Le fresche vedove decidono così di riprendere e attuare un piano ideato dai defunti consorti. Per il loro battesimo criminale si presentano incappucciate rigorosamente in nero rispolverando nel contempo la vecchia maschera da hockey di Jason in una variabile scura.
 
In conclusione facciamo uno strappo alla regola con una menzione per La casa di carta, e cioè la serie che nel 2017 porta l’heist-movie in televisione. Certo non è un prodotto cinematografico, ma il travestimento proposto è troppo bello e originale per non essere citato in questa sede. Impegnati in un difficile colpo alla zecca nazionale spagnola di Madrid, ciascun membro della banda veste di rosso e con il viso coperto dalla maschera del pittore spagnolo Salvador Dalì. E poi ormai le serie TV attirano più attenzioni dei film in sala e sembrano anzi essere una futura valvola di sfogo per la settima arte, in cui si rifugiano sempre con maggior frequenza attori e registi di riconosciuta fama mondiale.
 
L’heist è tuttora un sottogenere vivo e vegeto che continua a sfornare travestimenti e maschere degni di nota. Forse negli ultimi anni mancano i capolavori del passato, ma in termini puramente quantitativi il film di rapina (con relativo travestimento) non è mai stato così florido come oggi. Questa rassegna, oltre a un aspetto puramente ludico nel rintracciare i mascheramenti più belli ed emblematici, vuole anche evidenziare l’evoluzione di un genere che è passato dal noir degli anni 50 all’action odierno mantenendo inalterati alcuni temi che da sempre fanno da sfondo a queste criminose vicende. La voglia di riscatto personale, la sfida al sistema, il destino ineluttabile, la critica al capitalismo imperante, sono alcuni degli argomenti comuni alle vicende narrate nei film succitati che restano indicativi di come si possa fare intrattenimento con intelligenza e passione. Termina qui dunque questo lungo excursus tra ladri, rapinatori e furfanti di varia risma purché mascherati. Sicuro di aver dimenticato qualcuno vista la vastità di titoli attinenti alla materia trattata, invito gli appassionati a segnalare eventuali mancanze, sempre però nel rigoroso rispetto delle regole esposte in premessa.
 
APPROFONDIMENTO INSERITO DAL BENEMERITO ROCCHIOLA

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commenti (6)

RISULTATI: DI 6
    Didda23

    13 Aprile 2019 14:19

    Bravo Rocchiola. Curioso ed interessante.
    Rocchiola

    13 Aprile 2019 18:18

    Grazie e mi raccomando se vi viene in mente qualche altra maschera o travestimento che mi sono scordato, segnalatelo!!!
    Puppigallo

    15 Aprile 2019 19:50

    Bell'idea e lavoro ben fatto.
    Medusa71

    17 Giugno 2019 18:14

    Complimenti,davvero: un dossier davvero spettacolare ed utile,potresti fare da consulente per i rapinatori;-). Cmq eccoti dei titoli che forse potresti inserire 1)"Tre per una rapina"(1964) film italiano,che però non ho mai visto, con Barbara Steele,che vede lo stesso utilizzo di maschere antigas come nel precedente "Un colpo da otto".2)"Una donna e una canaglia"(1973)di Lelouch dove il protagonista(L.Ventura)s'invecchia con una maschera in lattice per derubare una gioielleria,rifatto in USA nel 1987 in "Un'idea geniale"con P.Falk,che si traveste anche da vecchietta,unica differenza dall'originale.3)"L'amico sconosciuto"(1978)in cui C.Plummer,nel rapinare una banca da solo,si traveste da babbo natale,anticipando il più noto e successivo "Trappola criminale".4)"Il bandito dagli occhi azzurri"(1980)con F.Nero,qui però non se è pertinente,perche' il protagonista compie l'operazione inversa:Si traveste da vecchio storpio con stampella e lenti a contatto castane e si fa assumere,come impiegato,dalla ditta che intende svaligiare e poi al momento della rapina,tornato giovane ed atletico,indossa un passamontagna dalle cui fessure si scorgono solo i suoi veri occhi azzurri,il tutto perché deve tornare in ufficio sotto mentite spoglie per ancora qualche tempo.5)"Il rapinatore-The robber"(2010)film austriaco:storia vera di un maratoneta che compie svariate rapine in banca,beffando la polizia semplicemente correndo e travisandosi sempre allo stesso modo felpa con cappuccio a coprire una maschera rugosa non ricordo bene se di plastica.Ironia della sorte esiste anche "Il carnevale dei ladri"(1967) ma pare,non l'ho mai visto,che non si travesta nessuno:Il colmo per questo speciale!!!
    Rocchiola

    12 Agosto 2019 10:03

    Be se c'è una banda che cerca un travestimento adeguato, io sono qui!!!
    Ottime segnalazioni, ero sicuro di aver dimenticato qualcosa !!!
    Mi dispiace soprattutto per L'amico sconosciuto, film poco noto ma piuttosto interessante, che ho rivisto da poco in DVD ed infatti mi ero già rimproverato per non averlo incluso nello speciale.
    Siska80

    4 Maggio 2021 19:31

    Innanzitutto, complimenti per l'articolo interessante ed esaustivo. Personalmente, nulla mi fa più paura di un tizio col passamontagna: con ogni probabilità ho subito l'influenza dei poliziotteschi italiani e americani degli anni 70/80, nei quali l'individuo così incappucciato poteva appartenere a svariate (rapinatore, sequestratore assassino, stupratore, spesso tutte queste cose messe insieme). Il clawn lo associo invece al pedofilo (su questo argomento ci sarebbe parecchio da argomentare), mentre le restanti maschere mi sono indifferenti.