Da una parte un commissario con l'aria da duro che schiaffeggia e squadra con fare superiore i suoi interlocutori (Alain Delon), dall'altra una gang di malviventi resasi colpevole di una sanguinosa rapina in banca e capeggiata da un leader tranquillo e meditabondo (Richard Crenna). I due protagonisti si conoscono e perfino condividono consciamente la stessa donna (Catherine Deneuve, giusto un paio di apparizioni per il ruolo forse più inconsistente della sua carriera). Tuttavia lo sbirro non sa se il responsabile della rapina sia il gangster (della sua esigua banda fa parte tra l'altro il nostro Riccardo Cucciolla, forse il più in palla tra tutti), mentre quest'ultimo ha...Leggi tutto il problema di consegnare il malloppo a un complice durante un estenuante (per lo spettatore) viaggio in treno. Jean Pierre Melville, un po' in caduta libera, dirige il suo ultimo film senza un briciolo di grinta. Lo scrive e sceneggia con una povertà di idee evidente, consegna ad Alain Delon un ruolo per il quale non sembra proprio tagliato e cerca di salvarsi quando può con la forma (qualche apprezzabile piano sequenza e poco altro). La prima parte (compresa la rapina che da più parti viene segnalata come ottimo esempio di azione) non convince affatto, quella centrale è quasi del tutto muta ed è dominata dalle sequenze inutilmente dettagliate in treno, mentre quella finale almeno fa intuire la professionalità di un regista cui non mancano coraggio ed efficacia, quando si mette in testa d'usarli. Ma è troppo tardi, e per un noir/poliziesco tanto scialbo e fiacco l'oblio è la condanna inevitabile. La Deneuve è li per cosa?
L'inizio è folgorante, per quanto guastato da uno stacco che mira a presentare la star Delon. Ottima la rapina da cui prende il via la storia, notevole il cast, ottima la messa in scena. La sceneggiatura (dello stesso Melville) non è impeccabile e ha parecchi buchi, ma il film ha qualità visive (la stilizzazione tipica della fase matura del regista) che ne riscattano i limiti di struttura. Peccato per la "super-rapina" in elicottero fatta coi modellini.
MEMORABILE: La sequenza iniziale sarebbe magnifica, se non ci fossero i quadri neri dei titoli e l'inserto con Delon.
Certo non tutto funziona a dovere, ma nel complesso è un buon film: nero, cupo e con scene d'azione magistralmente costruite e montate. Con un ottimo cast (grandioso Riccardo Cucciolla in particolare) e purtroppo qualche scivolata, come nella scena dei modellini del treno e dell'elicottero, francamente ai limiti del ridicolo per motivi di budget. Qualche passaggio non è propriamente a fuoco, ma l'atmosfera c'è tutta. Ultimo film di Melville, purtroppo.
L'ultimo film di Melville è un noir diretto nel suo solito stile: dialoghi ridotti all'osso e lunghe scene d'azione, quasi mute, girate (ovviamente) benissimo e di grande impatto. In particolare quella iniziale della rapina ma anche quella del furto
in treno (che a mio avviso ha ispirato tanti giocattoloni americani d'azione) non è
male. La storia è un pò la solita con sviluppi narrativi prevedibili. Ma a mancare sono un pò le emozioni e, forse, anche la scelta di Delon nel ruolo del commissario non ha pagato.
Con la sua faccia imbambolata che lo rende improbabile come commissario spiccio e malinconico, Delon è senz’altro fuori posto, ma a decidere le sorti del film è la regia di Melville: il suo noir sfuma in un rorido grigio crepuscolare e compone tese sequenze di maestria tecnica (l’incipit, la rapina in banca e quella sul vagone letto) con i dialoghi per lo più sostituiti dai rumori di fondo o dalla colonna sonora. Il nostro Cucciolla, impiegato di banca datosi al crimine in seguito al licenziamento, si accorda ai vari personaggi “politici” da lui più volte interpretati.
MEMORABILE: La calamita che fa girare la chiave;la reazione di Cucciolla all’arrivo della polizia; l’incontro finale tra Delon e Crenna.
Ultimo film di Melville, regista che ho apprezzato ne I senza nome e Frank Costello faccia d'angelo, ma questo l'ho trovato di una noia mortale, con poche idee, lentissimo e con un Alain Delon davvero poco espressivo in una delle sue interpetazioni meno riuscite. Anche il resto del cast non brilla. Si poteva fare di molto meglio.
Per quanto nel ruolo di una mente criminale, è infinitamente più azzeccato Crenna di uno spento commissario Delon. Anche il solito Cucciolla scalognato e la bella Deneuve opportunista non scaldano i motori di un film che non decolla, che è molto espressivo e poco parlato, anche se è una caratteristica di Melville. Buono però il bluff della sottrazione delle valigie sul treno mediante un elicottero e molto umano il perdono di Delon ad un trans, reo di non aver dato l'informazione giusta.
Ben prima della fortunata saga di De Cataldo ci aveva già pensato il buon vecchio Melville al triangolo che vede un bandito di classe e un determinato commissario dividersi una donna ambigua e bellissima. L'ultimo film del Maestro non è il migliore, ma contiene un paio di blocchi da antologia (la rapina iniziale e quella sul treno). Straniante vedere Delon vestire, per una volta, i panni dello "sbirro": del resto "Flic", il titolo originale, è un vocabolo dispregiativo e il suo confronto con l'informatore trans è una delle scene più toccanti.
MEMORABILE: Delon ripete la frase dei titoli di testa: "L'unico sentimento che un uomo abbia mai ispirato a un poliziotto è l'ambiguità o la derisione"
Luci ed ombre in questo noir di Jean Pierre Melville, peraltro il suo ultimo film. Lo stile delle riprese è senz'altro encomiabile anche se è a volte autocompiaciuto e patisce una lentezza eccessiva. La storia (sia quella criminale che quella riguardante il triangolo amoroso) non è molto originale, ma risente positivamente del contributo di un gruppo di ottimi attori (anche Delon convince nel complesso). Da dimenticare gli effetti speciali.
Ultimo film di Melville e come congedo poteva essere migliore. Lo stile è quello dei suoi lavori precedenti, ma la profondità no e la noia si fa sentire, nonostante l'innegabile maestria di sequenze come quella iniziale della rapina in banca e quella del treno. Bravi Crenna e Cucciolla, Delon troppo giovane e affascinante per essere credibile nei panni del poliziotto cinico e disilluso, la Deneuve è solo un nome di richiamo sulla locandina nonché la conferma della difficoltà di questo regista a costruire personaggi femminili di rilievo.
Visto oggi sembra una grande lezione di cinema. Allora, quando il noir francese era sacro e tutti accorrevano, era normale visto che le lunghe sequenze senza una parola non dico che erano la norma, ma non meravigliavano nessuno (anzi, l'azione la si viveva di più). Il film è cupo, notturno, con un Delon che svolge freddamente la routine del proprio lavoro, grande nell'affrontare il proprio compito quasi inevitabilmente annoiato. Lui e Paul Crochet riescono ad affossare tutti gli altri, Deneuve compresa. Ultimo film di Melville. Che peccato.
E' vero, Melville non è per un pubblico omogeneo; il suo è un cinema secco, asciutto, fatto di pochi dialoghi e musica, difficilmente digeribile in quanto a ritmo e questa sua ultima opera ne è la prova. Ma è stupendo nel raffigurare una Parigi sempre cupa e nuvolosa e sempre attento nei dettagli (vedi tutta la scena del treno). Quanto agli attori, fanno tutti la loro parte senza strafare.
L'ultima pellicola del maestro Melville, che da lì a un anno ci avrebbe lasciato per sempre. Un noir classico con atmosfere plumbee e un intreccio amoroso. Inizio folgorante, poi qualche momento lievemente prolisso; ma globalmente la pellicola è godibile, avvalendosi di un discreto Delon, una bellissima Deneuve, un anonimo Crenna e un sofferente ma bravissimo Cucciolla.
Simpatico questo noir francese con il belloccio Delon nei panni di un commissario sulle tracce di una banda di rapinatori. L'incipit sul lungo mare di Saint Jean de Monts con vista sull'Atlantico è notevole, poi lo svolgimento della storia si sposta a Parigi; un film ben diretto e interpretato, con un buon cast. Alcuni effetti speciali mi hanno ricordato quelli del nostro Margheriti, per cui un punto a suo favore. Tutto sommato non male.
Quattro uomini rapinano una banca. Il colpo serve per finanziarne uno di più grossa entità, ma sulle loro tracce vi è un tenace commissario. L'ultimo lavoro del controverso regista Melville è un noir che non soddisfa appieno e denso di momenti di stanca. Troppo frammentario e disordinato nella prima parte quanto sbrigativo nella seconda. Esasperatamente lento in certe scene (la svestizione di Crenna in treno), il regista perde troppo tempo e non riesce ad approfondire i personaggi che sono interpretati da grandi attori mal utilizzati.
Quattro uomini mettono a segno un colpo in banca con l'intenzione di finanziare con il bottino un colpo ancora più grosso, ma un commissario si mette sulle loro tracce... Melville si congeda dal cinema con un film non molto originale nella trama ma pregevole nella messa in scena in cui le sequenze migliori sono quelle d'azione, quasi mute e orchestrate con precisioni millimetrica. Buona nel complesso la prova del cast internazionale, anche se Delon è troppo giovane e glamour per il ruolo di poliziotto scafato. Bella la resa dei conti finale.
MEMORABILE: Elicottero e treno: realizzazione molto modesta dal punto di vista degli effetti speciali ma grande idea
La rapina, il crimine; le loro geometrie, sanguinarie o cristalline; la loro cinegenia non scontata. Un poliziotto (asciutto il titolo originale), che è prima di tutto un uomo; la donna fatale, ambigua e tagliente; la rarefazione oggettivante delle atmosfere: cupe, notturne, malinconiche; i tempi dilatati con cognizione di causa, la sospensione dei dialoghi che evidenzia le azioni, specialmente quelle minime; gli stati d'animo evocati con le immagini. Melville colpisce ancora; e ci consegna il suo ultimo, non perfetto ma sensibile polar.
Appena passabile, nonostante l'ottimo incipit lasciasse presagire un miglior seguito. Delon sempre in grado di calamitare l'attenzione è forse l'unico motivo di interesse in una pellicola che fa uso di effetti speciali dilettanteschi. La sceneggiatura appena abbozzata va di pari passo con una messa in scena mediocre. Qualche passaggio suggestivo qua e là, grazie alla fotografia ombrosa, ma nel complesso una tappa all'acqua e sapone nella filmografia di Melville.
L'addio al cinema di Melville appare oggi piuttosto fiacco e raffazzonato. Il film sembra la versione brutta dei Senza nome con un finale copiato da Frank Costello. Sceneggiatura ai minimi storici incapace di dare spessore ai personaggi. Cast sprecato con la Deneuve che dice quattro frasi in tutto e un Delon spaesato. E poi dicono che questi film li fanno meglio gli americani... per forza, basta guardare la rapina in treno-elicottero fatta con i modellini. Si salvano Crenna e Conrad e la rapina iniziale alla banca girata in un clima di tempesta.
MEMORABILE: Gaby l'informatore travestito; La rapina inziale tutta silenzi e sguardi; Delon che suona malinconicamente il piano nel locale di Crenna.
Straordinari bagliori noir filtrano ancora fra le tapparelle di una sceneggiatura risaputa. Ciò che conta è lo stile; e i volti. La rapina iniziale rimane un capolavoro di stilizzazione difficilmente eguagliabile. E poi il volto di ciascun protagonista che vive come se fosse già condannato da un destino implacabile. E quindi il segreto di Melville: i silenzi. Non si può apprezzare in pieno se non esiste il vuoto con cui confrontarlo: in tale metafisica sospensione consiste "lo" stile. Ottimo Cucciolla, Delon troppo glam, ma va bene lo stesso.
Deludente e tedioso commiato del grande Melville, che spreca un cast invero ben nutrito (Delon, Crenna, Cucciolla, Crauchet, la Deneuve, qui algida più che mai). Il regista cita sé stesso (l'interminabile e artificiosa sequenza senza dialoghi sul treno), ma lo spessore è ben altro; l'introspezione psicologica dei personaggi, uno dei punti forti del maestro del polar, è praticamente assente. Elegante la fotografia, con toni freddi e predominanza del blu, che restituiscono un effetto di notte perenne.
Il congedo di un maestro incute sempre un certo timore "commentatorio": Melville, padre putativo del polar, non era un regista qualsiasi. Questa unicità si coglie in almeno due scene: quella iniziale e quella sul treno in corsa, mute e tesissime tanto da ricordare Dassin; anche l'atmosfera notturna è fascinosa e ben resa. Restano però le pecche di un canovaccio narrativo abbastanza modesto, in alcuni tratti semplicemente noioso, di un Delon imbambolato e di un triangolo amoroso totalmente accessorio (da sottolineare uno dei ruoli più inutili della Deneuve). Au plaisir Jean-Pierre!
Delon è "il poliziotto" del titolo originale, taciturno e riflessivo, ma anche sbrigativo e spiccio. Lo snodo decisivo nella meccanica quotidiana della sua professione è una rapina violenta, che intercetta la traiettoria di un'altra indagine e mette in gioco i destini di qualcuno troppo intimo. Tutti sembrano fantasmi nella fredda Parigi di Melville, che dirige un film di grande carattere e intensità sebbene un po' sbilanciato nella chimica dei suoi elementi. Molto bene Delon e Crenna, peccato per la Deneuve, troppo sacrificata.
Opera ultima in tono minore del maestro del polar Melville, che sconta una trama a tratti confusa (soprattutto nella prima parte) a scapito delle prove degli attori, i quali recitano al di sotto del loro potenziale, a eccezione di Cucciolla, asciutto e toccante nel mostrare la predestinazione alla sconfitta del suo personaggio. Particolarmente sprecata la splendida Deneuve, relegata in un ruolo piuttosto marginale. Grazie ad alcune scene d'azione, nelle quali la perizia tecnica compensa l'evidente carenza di mezzi, si esce dalla noia, ma non dalla mediocrità. Deludente.
MEMORABILE: La rapina; Il dramma professionale e familiare dell'ex bancario Paul; Il colpo sul treno, con l'ausilio di un elicottero.
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HomevideoRocchiola • 30/12/18 18:30 Call center Davinotti - 1302 interventi
Reperibile ormai a prezzi stracciati il DVD della 01 Distribution è discreto. L'immagine presentata nel corretto formato panoramico 1.85 è piuttosto pulita anche se non molto incisiva sotto il profilo della definizione. L'audio dual mono 2.0 è molto potente e discretamente chiaro. Anche se il film non è granché, chi volesse comunque dargli un'occhiata, trova un prodotto economico e dalla buona resa generale.