Il film comincia con una rapina tutta matta a un negozio di compravendita d'oro a Madrid, prosegue con una fuga in auto e si ferma di notte davanti a una strega investita sulla strada, cambiando d'improvviso direzione e genere. De La Iglesia, grottesco come di consueto, fa compiere la rapina a un tizio vestito da Gesù e al suo figlioletto (portato con sé per non perdere neanche un giorno del suo affidamento dopo il divorzio), mentre come palo, all'esterno, c'è Spongebob che spara sulla folla. Abbastanza per capire quanto il regista come sempre forzi un bel po' la mano per cercare la risata; la cosa è evidente anche durante la fuga in auto, con la telefonata della moglie e il padre che interrompe...Leggi tutto le risposte ragionate al figlio per sporgersi dal finestrino e sparare alla polizia che insegue. Il taxista sequestrato, dapprima spaventato, quando si comincia a parlar male delle donne (ma lo fanno anche i poliziotti, nella loro auto) si associa idealmente ai rapinatori e ci introduce a un'ideale guerra tra sessi legata alla stregoneria: giunti nel covo dove vivono nonna, madre e figlia, i rapinatori finiscono di fatto in una sorta di inferno in cui il regista comincia a spingere ulteriormente sul pedale del grottesco appoggiandosi alle scenografie, ai costumi, alla notevole fotografia che assume la colorazione tetra e verdastra degli ambienti della villa: l'unico uomo di casa (il fratello) è rinchiuso e incatenato in una stanza mentre l'orgoglio femminista monta di minuto in minuto. E' qui che, come quasi sempre gli capita, De La Iglesia perde il controllo della situazione e comincia ad appesantire il film perdendo la misura e ripetendosi, facendo scemare l'interesse e andando a impigliarsi in un convegno sotterraneo con un gigantesco mostro popputo (la Grande Madre) che pare uscito dai disegni di Terry Gilliam: da ogni dialogo o quasi svanisce l'ironia e si inneggia alla stregoneria tra riti poco affascinanti e gag mai realmente incisive. In buona sostanza il cinema di De la Iglesia è sempre uguale a se stesso: gran ritmo in apertura, brevi tocchi geniali che ti fanno innamorare di uno stile a suo modo unico ma a lungo andare stancante. Film che sarebbero da assaporare in più tranche per non preoccuparsi troppo dell'inconsistenza di fondo, della preoccupante mancanza di basi solide su cui far crescere storia e personaggi; che restano lì, imbozzolati e "piccoli" nonostante idee azzeccate e buone performance interpretative (qui c'è la brava Carmen Maura).
Parte alla grande con Gesù Cristo che rapina un compro-oro, prosegue con una fuga con bimbo ed ostaggi simpatica anche se non molto originale, approda in una paesino di frontiera popolato da streghe... e qui la commedia horror, fino ad allora assai scorrevole, inizia a perdere colpi, soprattutto per il troppo spazio riservato ai riti magici, anche se Carmen Maura sembra divertirsi assai a volare e camminare sul soffitto. Il risultato finale è discreto, ma l'inizio aveva alimentato altre aspettative.
In puro stile De la Iglesia, questo scatenato divertissement horror-comedy fa della bizzarria dei personaggi e delle situazioni la sua carta più vincente. C'è sicuramente una percentuale di passaggi a vuoto che limita la valutazione, ma nel complesso l'operazione diverte, ed alcuni effetti visuali (in particolare la mostruosa Magna Mater) sono abbastanza notevoli. Insomma, pur senza muovere ad applausi a scena aperta, si tratta di un film gradevole, da consigliare ai cultori del genere e dell'estroso regista spagnolo.
Incontenibile come sempre, De La Iglesia si diverte a dragandroppare mezzo secolo di cinema in 114': dalla rapina più weird a memoria di cinefilo con fuga verso l'Ignoto di rodrigueziano memento al wuxia, da Argento a Brooks, in una bouqueterie di ultra-follia mai così divertente dagli esordi in poi, e con un Grande momento di cinema (il rito musical con tanto di Medea jacksoniana) destinato a restare tra i suoi migliori di sempre. Il tutto sotto l'egida di un sottotesto che guarda con occhio sarcastico al femminismo 70's come odierno: le megere di Zombie possono fare fagotto, il vero sabba è qui.
A De La Iglesia non son mai mancati gli spunti eccentrici per poter mitragliare satiricamente religione, società, politica e fauna muliebre, basta dare una fuggevole occhiata ai folli e salacissimi titoli di testa di quest'altro suo gotico fumettone barocco. La profonda crisi recessiva spagnola (disoccupazione, sgretolamento famigliare, prolificazione dei compro-oro) è capsula detonante di una pazza corsa alla riscoperta di quel folklore basco più magico, pagano e preistorico che parifica il mondo femminile a un'egemonia di streghe spietatissime. Horror-comedy allegramente caciarona e misogina.
MEMORABILE: Il Cristo rapinatore (!); l'apparizione nella grotta della enorme e affamatissima "Venere di Willendorf"...
Ottima operazione quella di aver girato una storia di streghe nelle vere location di Zugarramurdi, in un paese che pare sia famoso per aver ospitato un reale processo di stregoneria. Si mescolano umorismo e orrore, con ottimi volti femminili nel ruolo delle streghe (sopratutto Macarena Gómez, Carmen Maura e Terele Pávez). Il film perde qualche colpo in alcune soluzioni, ma è un buon prodotto. Nella sigla iniziale, tra le antiche immagini di streghe ci sono pure foto di donne famose.
Commedia horror con qualche piega surreale girata in zona sospetta, questo lavoro di de la Iglesia diverte a più riprese. Sicuramente d'impatto rapina iniziale e successiva fuga, con Hugo Silva mattatore caliente e un buon corredo di comprimari. Anche la sezione streghe gode di sufficiente carisma, in particolare grazie all'apporto sexy della giovane e aggressiva moglie del regista. Qua e là qualche momento minore, ma l'impianto complessivo regge bene.
Se l'occulto potere femminile avesse avuto la ribalta, per la civiltà occidentale non ci sarebbe stata sorte migliore di quella riservata dalla dabbenaggine maschile… Dopo i geniali titoli di testa, Las brujas de Zugarramurdi s'impenna come un blasfemo heist movie; prosegue snocciolando sornione tutti gli stereotipi del rapporto uomo-donna; s'immerge nell'horror di NAQP e finisce col sedersi su una baracconata esoterico-grottesca che lascia basiti. Tant'è. Un compendio di citazionismo goliardico: se lo si prende per il verso giusto, c'è il rischio di divertirsi un mondo.
Un concentrato di visionarietà spagnola che ruota intorno alla rivincita delle streghe che da vittime secolari diventano inquisitrici. Una rapina rocambolesca in perfetto stile De La Iglesia conduce l'improbabile banda in un paesino basco in cui si innescano apparizioni, rituali, sacrifici scenicamente strabordanti con tutto l'armamentario stregonesco possibile. Divertente nell'insieme, ma anche con spunti di riflessione e qualche lungaggine nel finale (il sabba). Un grande merito al cast e in particolare a quello femminile. Ritmo infallibile.
MEMORABILE: Le immagini nei titoli di testa; Il "Cristo" rapinatore; La magna mater che ingurgita ed espelle.
L’ossatura è proprio minuta, ma la ciccia straborda: De la Iglesia più ne ha e più ne mette, confermando il suo enorme talento per il grottesco visionario e cedendo solo nell’ultima scena dove regala una chiusura non necessaria e un poco stucchevole. Il Cristo rapinatore, Spongebob con mitraglia, il braccio fuori dalla tazza, la strabordante Gran Madre, Carolina Bang che strizza i rospi: colpi di genio visivi che da soli (e ne scordo qualcuno) valgono la visione. Zugarramurdi batte Salem 3 a 0 in partita secca.
La prima mezz'ora di questo film è da antologia, si ride fino alle lacrime (e non che il resto non sia divertente). Gli attori sono tutti in palla, bambino compreso e Carmen Maura è - al solito - straordinaria, anche solo per essersi prestata a un'operazione tanto folle. De la Iglesia ci delizia con suggestivi movimenti aerei, effetti speciali deliziosamente trash e soprattutto con un montaggio serratissimo che conferisce al film un ritmo impressionante. Nel suo genere (ammesso che si possa stabilire qual è) un vero gioiellino. Da non perdere.
Commedia horror volutamente sopra le righe, che può vantare momenti decisamente riusciti che si alternano a cadute, sia dal punto di vista verbale, che da quello delle situazioni. L'inizio, con l'assurda rapina, potrebbe sembrare difficilmente battibile come situazione a dir poco singolare; e invece, dall'arrivo al maniero, quella iniziale diventerà la scena più plausibile. Carmen Maura sovrasta tutti (non solo camminando sul soffitto), fornendo un valido pretesto per visionare la pellicola. Ma anche la vecchia strega (madre di lei) non è male (pronti via, tenta di cucinare il bambino).
MEMORABILE: "Il brodo è brodo..." (e sullo sfondo si vede un piede buttato nel pentolone); "C'era un uomo nel buco del cesso!"; Il gioco di prestigio del bambino.
Un inizio folgorante per una delle rapine più originali mai viste sullo schermo, portata a termine da un Gesù dorato, un soldato verde come Hulk e Spongebob. Poi come sempre Iglesias tende a esagerare, complici anche i moderni effetti digitali che a un certo punto prendono il sopravvento fagocitando qualsiasi pretesa di critica sociale e politica che era alla base della vicenda. Pulp oltre il pulp, resta valido soprattutto come metafora dei moderni rapporti coniugali. Zugarramurdi è stata veramente al centro di vicende legate alla stregoneria.
MEMORABILE: La rapina iniziale; L’inseguimento automobilistico; L’occhio nello scarico del gabinetto; La Bang con la scopa tra le gambe; Il piccolo prestigiatore.
Divertentissima commedia/action horror spagnola che ha come protagonisti due rapinatori, il figlio di uno di questi e due ostaggi che dovranno far fronte comune contro un gruppo di streghe mangia uomini. Film che ha la forza di mantenersi su livelli altissimi dall'inizio alla fine senza avere neanche un momento di stanca. A sorprendere maggiormente è la bravura del regista nel saltare da un genere cinematografico all'altro con assoluta disinvoltura senza danneggiare il film. Le risate poi sono assicurate...
Si apre con una scena d'azione con mimi bizzarri (tra cui un cristo argentato) che compiono una rapina e successiva fuga con dialoghi dall'ironia tarantiniana. Arriveranno in un paesino che scopriranno essere popolato da streghe (tra cui la sexy dark biker Eva). C'è anche un fondamento storico poiché il paese spagnolo di Zugarramurdi ha davvero un passato di roghi di presunte streghe. Una commedia-farsa horror dai toni molto demenziali, che sa divertire e intrattenere in maniera inconsueta ed effetti speciali kitsch che assecondano la farsa.
MEMORABILE: Tutta la fuga in taxi fino all'arrivo all'osteria del paese.
Commedia horror in puro stile de la Iglesia ricca di sorprese e trovate condotta a un ritmo indiavolato: l'inizio con la rapina al compro oro e il successivo inseguimento rasentano il capolavoro, poi inevitabilmente il film cala mantenendosi comunque su buoni livelli fino al sabba finale con la Grande Madre che è esageratamente baracconesco. I pregi comunque superano di gran lunga i difetti: gli spunti di critica sociale non stonano, il cast è ben diretto (con una Maura grandiosa come sempre) e la leggera misoginia non risulta sgradevole. Veramente cult Segura e Aceres en travesti.
MEMORABILE: La rapina al compro oro con Gesù, Soldato Verde e Spongebob; La rilettura del concetto di finger food; Il bambino prestigiatore.
La partenza è al fulmicotone, con la divertentissima rapina al ComproOro di un Gesù in lamina argentata. Poi il film prosegue con un buon ritmo e un buon livello di battute riuscite. Attori simpatici (bambino compreso) e con le facce giuste, tra cui spicca la nonna strega e Macarena Gomez come moglie furiosa. Bellissima la sexy strega Bang. C'è anche una bonaria presa in giro del neofemminismo in salsa woke e una certa misoginia che quasi sbalordisce, visti i tempi. Un po' meno convincente la parte finale più action e con una specie di feroce Troll gigante femmina.
MEMORABILE: I titoli di testa con Merkel e altre streghe; Spongebob mitraglia la folla; La nonna strega cucina il bambino; Le streghe che saltano sulle pareti.
Horror misto a commedia in perfetto stile De La Iglesia, dissacrante, ironico, esagerato, a tratti surreale se non addirittura weird. Alterna trovate geniali (la rapina iniziale, le angherie subite dal passeggero del taxi) a qualche banalità, ma nel complesso diverte e il ritmo è costante. Convince il cast, in cui brillano la Maura e una sexy Bang, interessante la fotografia, "poveri" ma efficaci gli effetti speciali. Peccato per un controfinale un po' blando.
MEMORABILE: L'occhio nel bagno; Spongebob che spara sulla folla; La Magna Mater.
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non ho avuto modo di rispecchiarlo nel commento, ma la scena -peraltro bellissma- del sabba è una parafrasi di quella, uguale nella costruzione ma molto più terrifica, de on the silver globe di zulawski. sarei proprio curioso di sentire in merito de la iglesia, perché è davvero sputata anche come disegno di mdp...
Il film di Zulawski non l'ho visto, ma ci può stare visto che De La Iglesia ha allestito una sorta di summa iconografica del femminile arcano (a partire dai bellissimi titoli di testa)... Peccato per il finale troppo baracconesco che manda un po' tutto all'aria, però non male nel complesso (comunque più riuscito della Ballata per quanto mi riguarda).
Ma guarda, a me l'eccesso e l'irriverenza di De La Iglesia piacciono molto, è che delle volte le questioni chiamate in causa (anche con una certa finezza e intelligenza, devo dire) sono tante e di tale portata che ci si aspetterebbe un quaglio più definito, sostanziale, e invece pare non sappia più come raccapezzarsi e anziché provarci a tenere le fila manda tutto in vacca con un fare così cazzaro e balordo che un po' indispone. A me sto Zugarramurdi tuttosommato è piaciuto e mi sono fatto pure due grasse risate, ma il finale - a parte l'idea della Grande Madre godzillica e macilenta che è geniale - è proprio accampato. Ad ogni modo vedrò di recuperare pure La chispa teresa :)
DiscussioneBrainiac • 8/05/15 16:35 Call center Davinotti - 1464 interventi
Dopo l'inizio spassoso e metaforicissimo (il compro oro è una satira d'un sarcasmo/ attualità disarmanti) il Soufflè s'ammoscia e il grottesco prende piede senza più graffiare. A un po' di tempo dalla visione non mi è rimasto nulla. Sul genere "parodie di capisaldi horror" preferisco il sempre iberico Lobos de Arga.
Ho comprato la versione noleggio di questo dvd e ho notato che la scena in cui le streghe cantano è stata tagliata e inserita tra gli extra.
HomevideoRocchiola • 27/12/18 10:55 Call center Davinotti - 1320 interventi
Il DVD 01/Rai presenta un'immagine direi perfetta ed un audio dolby digital 5.1 adeguato alle concitate scene d’azione presenti nel film. Non mi risulta essere uscito in bluray. Una scelta probabilmente dettata dal fatto che da noi il film, grande successo in patria, è passato del tutto inosservato.
DiscussioneRaremirko • 18/04/21 20:21 Call center Davinotti - 3863 interventi
Solito De La Iglesia, eccessivo e sopra le righe, politicamente scorretto, con un buon gusto visionario e brio nella regia. Bene la Maura in un ruolo non facilissimo, ottimamente girata, in particolare, la sequenza della rapina, che non avrebbe molto da invidiare al solito film action di turno. Una discreta virata di idee riguardo al solito tema delle streghe.