Il quarto uomo - Film (1952)

A torto accusato di complicità in una rapina organizzata machiavellicamente, autista si mette in caccia di chi ha fatto il colpo. Scudisciata noir che "rivela" come Karlson fosse uno dei registi "off-hollywood" più amati da Scorsese. Dopo il formidabile incipit (memorabili le trovate dei rapinatori "mascherati" e dei semi di carte da gioco come segno di riconoscimento), il film difetta talora di dinamismo nel dipanarsi della trama (il Mexico, l'intrusione della love story), ma il carisma hardboiled della pellicola avviluppa nel suo claustrofico b/n.

Splendido noir diretto da Karlson, il quale riesce a mettere in scena una storia di fraintendimenti e inganni inverosimili, a cui partecipano doppiogiochisti e opportunisti. Il protagonista, interpretato molto bene da Payne, gioca un ruolo fondamentale nel filo conduttore di una storia scritta egregiamente, con dialoghi efficaci e incisivi. Ottimo anche il resto del cast, tra cui spicca Van Cleef. La tensione, il ritmo e la colonna sonora sono molto coinvolgenti e fanno sì che questo film debba essere per forza ricordato e non dimenticato. Grande esempio di cinema.

I primi quindici-venti minuti con la presentazione dei personaggi, la rapina e le immediate conseguenze sono da antologia. Ma anche il resto del film è di primissimo livello con una storia che sa coinvolgere sempre grazie agli alti ritmi e ad una sceneggiatura che sa coinvolgere per tutta la durata della pellicola. Qualche cedimento qua e là (la love story), ma il risultato finale è notevole. Buono tutto il cast con un Van Cleef un pelo sopra agli altri e già con una faccia che non si dimentica, così come giuste sono le facce di tutti i protagonisti. Da non perdere. 

Noir sui generis dalla vicenda molto coinvolgente che Karlson dota di un meccanismo a orologeria praticamente perfetto. I caratteri molto ben disegnati sono portati alla sublimazione da un cast eccezionale in cui si distinguono un coriaceo Payne e un giovane Van Cleef che mostra già classe da vendere. Il ritmo parecchio sostenuto (a volte anche troppo) accompagna una visione piacevole ingentilita dalla preziosa fotografia di Diskant. Probabilmente si può eccepire su alcuni passaggi forzati nella vicenda, ma dato il genere si tratta in fondo di un peccato veniale. Tutto molto bello!