Uno dei migliori (e uno tra i primi) film a raccontare il fenomeno mafioso in ottica poliziesca, IL GIORNO DELLA CIVETTA ha lanciato il regista Damiano Damiani come specialista del genere aprendo un filone destinato a partorire decine di imitazioni. Merito di una sceneggiatura di ferro, di una regia svelta e solida, di una fotografia (Tonino Delli Colli) affascinante che sa cogliere nella giusta luce gli assolati paesaggi siciliani e di un cast in stato di grazia. Franco Nero (Senza baffi, quasi un clone di Terence Hill) non si lascia andare ancora a quegli sfoghi di violenza che caratterizzeranno molti personaggi dei suoi futuri film ed è autore di una prova misurata e intensa nei panni di un tenace...Leggi tutto capitano dei carabinieri, Claudia Cardinale è la donna di un poveracio scomparso che non si dà mai per vinta, ma soprattutto Lee J. Cobb è un don Mariano da applausi, una delle più riuscite caratterizzazioni mafiose di sempre, un "intoccabile" che vive sullo splendido terrazzo affacciato sulla piazza e circondato dai suoi accoliti. Ma IL GIORNO DELLA CIVETTA è un ottimo esempio di lodevole interpretazione corale: nessuno sembra poco convinto del ruolo che ricopre e la scelta di esterni suggetivi, la ricostruzione perfetta dell'ambiente siciliano ci calano completamente nella storia, forse un po' prevedibile per certi versi e priva di veri colpi di scena, ma raccontata con sagacia e perizia. Damiani conosce il fenomeno e si vede: i dialoghi sono brillanti, i sottintesi si sprecano, l'onore è sempre difeso ad ogni costo. Non c'è mai vera azione, il ritmo è a volte sonnacchioso come l'atmosfera torrida in cui la storia vive. Il finale è emblematico di una società che non vuole cambiare, sottomessa a leggi inevitabilmente inadeguate che il pur volonteroso capitano è costretto a rispettare pur cercando di aggirarle furbescamente. Un film importante.
Arguto e leggermente ironico film sulla mafia, un compendio in chiave decadente della piovra vista da ogni angolazione. Gli attori sono eccezionali, anche la scelta di alcuni caratteristi e loro inquadrature quasi neorealiste; da segnalare il bravissimo Tano Cimarosa in una parte indimenticabile. Il ritmo del film è sostenuto, si respira l'atmosfera artificiale che crea e impone la mafia, coloro che hanno convinto la gente di essere la vera giustizia. Capolavoro con un finale che ha del geniale.
Cosa mi ha impressionato più di ogni cosa, in questo buon film sulla mafia firmato da Damiano Damiani, è l'interpretazione di (Gae)Tano Cimarosa: semplicemente superba. Detto questo non si può passar sotto silenzio anche le prove di Lee J. Cobb e Claudia Cardinale, mentre Franco Nero è leggermente al di sotto del resto del cast. Film di denuncia, targato 1968 ma ancora attualissimo, che rimane uno dei migliori esempi di questo genere oltre che del cinema di Damiani. Da vedere se non si vuole entrare nella schiera dei "quaraquaqua".
Solido film di razza apripista di un intero sottogenere a venire (nonché ispiratore di una miriade di fiction tv, La piovra su tutte), in bilico tra dramma e giallo non senza una certa ironia di fondo, è un film godibilissimo, in cui la superba regia di Damiani assimila alla grande la lezione di Rosi (Le mani sulla città) e soprattutto quella di Germi: come non riconoscere nelle tematiche (In nome della legge) e nell'uso del grandangolo sui volti siciliani (Sedotta, Divorzio) che portano al grottesco e alla caricatura, la mano del grande regista? Imperdibile!
MEMORABILE: La divisione della razza umana in 5 classi (in fondo stanno, ovviamente, i quaquaraquà) e gli scavi finali sull'asfalto dell'autostarda.
Robustissimo gioiello di Damiani, già perfettamente padrone dell'alchimia fra impianto concettuale e intrattenimento che sarà il suo (imitato, ma non sempre eguagliato) marchio di fabbrica. Certo avere come base un testo del sommo Sciascia (e fra l'altro uno non ancora completamente disincarnato e astratto come gli ultimi capolavori, quindi già più predisposto al trattamento cinematografico) aiuta. Bel cast, con gigantesche prove di Cobb, che ripropone sullo schermo la fondamentale tassonomia sciasciana degli umani, e di Tano Cimarosa.
Buona trasposizione cinematografica del libro di Leonardo Sciascia, diretta da Damiani, che realizza un film "asciutto" e sobrio che non concede nulla alla facile spettacolarità e che va dritto al cuore del problema. Funzionano sopratutto l'ambientazione nella Sicilia degli Anni Sessanta, in cui il tessuto sociale appare totalmente impregnato dal fenomeno della mafia, nonché il ritmo impresso alla pellicola dal bravo regista. Molto efficace, inoltre, la scelta degli attori nelle parti di contorno, mentre meno incisivi risultano i protagonisti.
Notevole storia di mafia che non si perde in troppi salamelecchi, folklore locale o scene sanguinolente e sa descrivere con lucidità le radici e le protezioni del fenomeno. La trama non dimostra i suoi quarant'anni e la regia mantiene un ritmo serrato. Attori bravi: quello più riuscito è Lee J. Cobb, che interpreta il boss mafioso con grande personalità.
MEMORABILE: Le cinque categorie di uomini: uomini veri, mezzi uomini, ominicchi, ruffiani e quaquaraquà (con buona pace delle donne...).
Titolo che si pone al vertice del filone impegnato destinato, con il passare del tempo, a sconfinare nel genere più popolare grazie al cosiddetto poliziottesco. Il Giorno della Civetta rimane un punto inevitabile, per ogni amante del cinema, essendo pellicola essenziale per messa in scena, dialoghi curati ed interpretazioni memorabili (su tutti il grande Franco Nero). Dramma ed impegno civile viaggiano di pari passo con l'intrattenimento, grazie all'abilità dimostrata dall'intera troupe...
Film che trasuda mafia da tutti i pori della pellicola. Sarà un continuo scontro, ma più di nervi, tra il boss e lo scomodo capitano della polizia (Nero). I dialoghi tra i mafiosi sono il sale del film, ma la pellicola ha anche altri pregi, come la buona scorrevolezza, i personaggi di contorno e la sceneggiatura che, nonostante qualche frenata, regge bene fino alla fine. Qui conta più quello che non viene detto, ma pensato, o al massimo sussurrato: le parole sono spesso sentenze. A parte i protagonisti, brava la Cardinale, come anche il carcerato. Da vedere.
MEMORABILE: Il mafioso arrestato commenta: "Tutti sti poliziotti solo per me?...Poveri contribuenti".
Uno dei cult del cinema di denuncia italiano. La storia non è originalissima (o perlomeno non lo è oggi) e qualche passaggio risulta piuttosto prevedibile, ma la buona regia, la bella fotografia e l'ottimo cast garantiscono un livello sufficientemente alto. Bravi Nero e la Cardinale, ma i migliori sono Cobb e Cimarosa. Colonna sonora di medio livello.
Non ho letto Sciascia e non so se quanto non mi è piaciuto sia dovuto a fedeltà al testo, ma non capisco come possa un capitano dei carabinieri incontrare l’informatore in città davanti a tutti, come ritenere accettabile la bomba che entra e che esce e tante altre cose, compreso lo sbrigativo finale. Mi pare che Morandini (film “robusto ma rozzo”) abbia ragione in tutto: **½ bastano e meglio i caratteristi (Cobb, doppiato da Gaipa, grande volto, Cimarosa forse al suo massimo, e poi Falanga, Balbo eccetera) rispetto agli opachi Nero e Cardinale.
Discreta trasposizione cinematografica dell'ottimo romanzo di Sciascia, che ben si presta alle tematiche di Damiani, che da sempre è attento a mescolare denuncia e intrattenimento, attraverso temi scomodi su cui spicca quello delle collusioni tra poteri istituzionali ed organizzazioni criminali (vedi mafia). Il risultato è piuttosto buono, anche se non eccezionale, efficace ma a tratti un po' troppo semplicistico. Tuttavia va anche tenuto conto del periodo in cui fu girato. Interessante.
Film abbastanza buono ma, come tanti film italiani "civili", abbastanza ristretto di vedute, che non riesce a raccogliere la complessità del libro di Sciascia, ma si appogggia solo sulla sua tesi di denuncia, risultando così esteticamente un po' sciatto. Nero è volenteroso ma imbalsamato, Lee J. Cobb abbastanza credibile, la Cardinale sempre e comunque bellissima e florida, una delle attrici più belle mai apparse sulla terra. Un mezzo flop con buoni momenti.
Non paragonabile al libro dal quale è stato tratto, ma comunque un ottimo film diretto con mano sicura da Damiano Damiani. Radioso il cast tra cui Cimarosa (in un ruolo che lo avrebbe reso famoso), Cobb, la Cardinale (molto regale), Nero, Pershoff! Da vedere anche solo per il cast.
Carabiniere indaga su un omicidio mafioso e sugli intrecci fra appalti di infrastrutture, criminalità e politica. Bel film su questo tema, che si concentra soprattutto sulla difficoltà delle indagini, su depistaggi e omertà. Ispirato al libro di Sciascia, è efficace nell'insistenza sul microcosmo simbolico del paesino e nello sguardo antropologico su volti e paesaggi urbani. Spiccano non tanto i due protagonisti, bravi ma quasi fuori posto, quanto i comprimari (soprattutto Cobb, Cimarosa e Reggiani).
Per Sciascia la Sicilia era per l'Italia ciò che il West era per gli USA: terra di frontiera, geografica e morale, dove la legge si scrive giorno per giorno e gli uomini amministrano una giustizia lontana da quella del diritto. "Il giorno della civetta "è il romanzo più "western" di Sciascia e il film in questo gli è fedele, cogliendo il momento in cui la mafia rurale si insinua nel mondo degli appalti per fare il "salto di qualità". I temi del libro vengono semplificati ma il limite vero è il protagonista, legnoso e poco credibile.
Dal noto libro di Sciascia, Damiani trae un film di grande valore artistico e storico, amaro, potente, molto ben fatto, con personaggi profondi, dialoghi avvincenti e un'ottima sceneggiatura. Una ricostruzione magistrale della Sicilia in mano alla mafia, che lascia il sapore della sconfitta e dell'impotenza. I tre protagonisti sono perfetti: Franco Nero non eccede mai, la Cardinale è brava e splendida, Cobb (il padrino locale) credibilissimo. Altrettanto validi sono i restanti attori. Un film serio, sincero, di doloroso interesse umano e sociale.
MEMORABILE: La spartizione degli appalti pubblici fatta sulla terrazza di Don Mariano tra i boss locali, alla luce del sole, nella piazza principale del paese.
Film onesto nella sua denuncia delle connivenze mafiose, ma troppo squadrato e privo della sottigliezza, ironica ed amara, del testo letterario. Gioca le sue carte migliori a livello di cast: Nero, attore modesto, mette a frutto la sua bella faccia aperta, la Cardinale è selvatica e sensuale, Cobb autorevole (anche grazie ad un ottimo doppiaggio), i personaggi di contorno ben cesellati, sia quelli d'importazione (Reggiani) che quelli "autoctoni" (memorabile Cimarosa). Convincente il finale secco e senza concessioni spettacolari.
È ovvio che consiglio categoricamente più il libro che il film, dato che la pellicola mostra delle sbavature. La diversità dal romanzo di Sciascia la si nota nella poca sfacciataggine nel raccontare la dura verità con sarcasmo (vedi "i ruffiani" invece dei "pigliainculo"), dimostrandosi pienamente pessimista. Ciò che salva l'opera sono la buona tecnica registica e l'apporto degli attori, che risulta più che buono. Belli gli sfondi.
MEMORABILE: La liberazione di Zecchinetta: "Ho lasciato la finestra aperta...".
Pur essendo un film con tematiche importanti, pur essendo girato da Damiani, che per quanto riguarda il cinema impegnato è uno dei migliori, devo dire che non mi ha coinvolto più di tanto. Si entra un po' in confusione e sembra che i personaggi si sovrappongano l'uno sull'altro. Lee J. Cobb si distingue fra gli altri. Comunque da vedere.
Il film di Damiano Damiani descrive bene la incoercibile mafia siciliana con una veemenza paragonabile a quella di Sciascia, nonostante la storia in sè non sia molto fedele al libro. C'è, però, un'eccessiva "indagine" sulla moglie di Nicolosi, interpretato dalla bravissima Claudia Cardinale, rendendo carenti invece le descrizioni di alcuni personaggi, fra cui: il capitano Bellodi, che fa rimpiangere quello del romanzo e Colasberna che qui è molto trascurato dalla sceneggiatura.
Con qualche licenza cinematografica – la caserma dirimpetto alla magione del boss mafioso – le dense, ininterrotte pagine di Sciascia ritrovano nel dramma di Damiani la loro carica di denuncia sociale, la precisa descrizione degli ambienti naturali ed umani e l’omertosa chiusura del paese siciliano controllato dalla mafia. Nero è parmense e glabro come il cap. Bellodi del romanzo, Cobb riflette la signorilità del potente Don Mariano e i caratteristi replicano veristicamente la fauna epicorica; fasciata in abitini estivi, la Cardinale promana un calore sensuale, tutto mediterraneo.
MEMORABILE: Cobb enuncia la sua teoria dell’umanità suddivisa in cinque categorie: uomini, mezzi-uomini, "ominicchi", ruffiani e “quaqquaraqua”.
Solido approccio cinematografico ad uno dei cancri più difficili da debellare di questo strano sistema paese. Grande attenzione è stata posta all'ambientazione ed alle caratteristiche degli abitanti del luogo, cosa non così semplice come sembrerebbe. L'onore qui è del tempo, quindi anacronistico oggi, nella dinamica dei rapporti tra Stato e mafia. A parte la contiguità, elemento risaputo, si elabora il rispetto e l'esaltazione della parte ostile (lo Stato), vista appunto dai cattivi. Quasi non si volesse una vittoria facile, per il gusto della sfida.
Rivedendo oggi questo bel film non si può fare a meno di pensare: ma veramente qualcuno può credere che la mafia verrà debellata? Pessimismo a parte, girare nel '68 questo film dimostra un bell'impegno civile da parte di Damiani. Il cast è notevole e credibile, il ritmo è buono e buona è la fotografia di un'assolata Sicilia piena di veri "uomini" (anche se nel finale sulla terrazza tutti, tranne il boss, fanno quaquaraquà). È il film che meglio descrive la collusione tra Stato e mafia, uno Stato che penalizza anche chi lo serve con impegno.
MEMORABILE: Don Mariano che entra spavaldamente nella sede della Democrazia Cristiana, per dimostrare la sua intoccabilità.
Preceduto da A ciascuno il suo di Petri, questo Sciascia trasposto da Damiani si fa preferire, non solo per un ritmo più efficace. Il regista dimostra di aver assimilato appieno la lezione siciliana di Germi e dirige un affresco corale in cui i caratteristi (Cobb, Cimarosa, Reggiani) spiccano più dei protagonisti. La Cardinale è limitata, ma naturalmente ancestrale; il "presuntuoso" capitano Bellodi (che sembra quasi più Claudio Cassinelli che il Franco Nero che conosciamo) è il padre del commissario Scialoja di De Cataldo.
MEMORABILE: Uomini, mezzi uomini, ominicchi e quaquaraquà (ma "cornuto" è peggio di tutto).
Ottimo film sulla mafia, sul suo potere, sviluppato secondo i canoni polizieschi. Personaggi perfetti caratterizzati benissimo e interpretati con grande classe, tra cui l'ottimo Franco Nero arrabbiato ma astuto piu che violento. L'ambiente malavitoso siciliano è reso alla perfezione. Validi anche i dialoghi e le musiche. Forse un po' piatto nel suo svolgersi, non ci sono momenti di forte tensione o colpi di scena imminenti, ma le interpretazioni di tutti sono notevoli e Damiani non vuole di certo addolcire la pillola con soluzioni felici.
Una trasposizione, quella di Damiani, che corrobora l'impegno politico/civile del romanzo di Sciascia con la coeva intrusività dell'estetica rivoluzionaria leoniana, contornando una vicenda di "ordinario" costume mafioso (onorabilità, calunnie, regolamenti di conti, omertà, intimidazioni) di brulli paesaggi incolti e di volti arsi ed induriti. Lee J. Cobb in vesti di grande vecchio burattinaio e Cimarosa in quelle di insipiente sgherro di mezza tacca, si ritagliano momenti molto più ficcanti della glaciale crociata senza macchia di un sussiegoso Franco Nero.
MEMORABILE: "Gli uomini si dividono in 5 categorie: gli uomini veri, i mezzi uomini, gli omenicchi, i ruffiani e i quaquaraqua" (Sciascia per bocca di Lee J. Cobb).
Da un romanzo di Sciascia (sul quale tralascio ogni commento per decenza) una poco riuscita trasposizione ingiustamente (secondo il mio modestissimo parere) osannata come film denuncia contro la mafia. In realtà è solo un giallo dove gli affari (sporchi) della mafia vengono completamente ignorati per concentrarsi su di un unico delitto: una sparizione/omicidio. Tutto qui il grande film di denuncia. Addirittura Damiani si avvale di una straniero per tratteggiare il boss locale. In perfetto stile Sciascia: La mafia esiste? Ni!
Traendo il soggetto da un celebre romanzo di Sciasca, Damiani si cimenta per la prima volta con il genere dei "mafia movies" di cui diverrà uno dei maggiori specialisti. Questa prima incursione risente molto della moda del western spaghetti (Damiani aveva girato Quien sabe? l'anno precedente) con Franco Nero - sceriffo che si oppone a Lee J. Cobb - fuorilegge che spadroneggia. È un'opera non ancora chiaramente consapevole e la mdp si sofferma troppo sui bei primi piani intensi di Nero e della Cardinale. Studiato per piacere al pubblico.
Il romanzodi di Sciascia viene sezionato con asciutta lucidità da Damiani, che mette vigorosamente in luce gli aspetti ambientali, popolari, culturali, politici ed omertosi del mondo mafioso senza trascurare i sotterfugi che la polizia utilizza per estorcere confessioni. In mezzo a qualche riuscito personaggio caratteristico (come il “picciotto” Zecchinetta), spicca la tempra di Franco Nero ma soprattutto la Cardinale, simbolo della donna fedele e rispettosa del marito, che è riuscita a monopolizzare con grinta la scena di un film mafioso. ***!
MEMORABILE: “Gli uomini si possono dividere in 5 categorie: gli uomini veri, i mezzi uomini, gli ominicchi, i ruffiani e i quaquaraquà”.
La denuncia delle collusioni mafiose in un paesino siculo grazie all'impegno di un capitano dei carabinieri e la moglie di un imprenditore locale. Un discreto quadro della Sicilia che fu e che ancora permane. Cast altisonante in cui i protagonisti sono affiancati da comprimari di assoluto valore.
Un lavoro riuscito magnificamente, perché anche la controparte mafiosa è interpretata talmente bene da Cobb (e anche da Balbo), con classe e signorilità, che non dico si simpatizzi più per loro, ma che non sono certo boss o scagnozzi ai quali si strapperebbero gli occhi come certi personaggi della Piovra. Il discorso filosofico di Don Mariano sulla classificazione degli uomini l'ho imparato a memoria e l'ho anche utilizzato a più riprese nella vita, ma l'ultimissima frase e la risata che ne segue sono ancora meglio.
La cosa migliore del film è il ritratto della Sicilia degli anni sessanta, con le sue regole non scritte, con la sua omertà. La Cardinale buca lo schermo anche in ruoli non appariscenti come questo, grazie al suo talento. Sceneggiatura solida e al contempo essenziale. Di rilievo anche le caratterizzazioni che il regista è riuscito ad infondere ai personaggi secondari, ma è la Sicilia a fare la parte della protagonista. Valido.
Un film che esegue dettami precisi e non si impone di volare altissimo, non mitizza i protagonisti e nel contempo non approfondisce psicologie complesse, rese con una superficialità dannosa. Ciò naturalmente chiarisce il modello di riferimento, non l'autorialità, ma lo spettacolo è ben realizzato.
Strepitoso ritratto della malavita siciliana, intrisa di omertà ed onore in un piccolo paese dell'entroterra che vive sulle spalle del suo boss supremo, magnificamente interpretato da Cobb. Tra confessioni mancate, false testimonianze e accuse reciproche si imbarcano tutti i comprimari a servizio del "don" di turno, tra cui spicca la genuinità di Tano Cimarosa. Anche Franco Nero e la Cardinale si ritagliano ottime interpretazioni, condotti da un Damiani che tiene il ritmo in modo serrato e coinvolgente. Da non perdere.
Non ho letto il romanzo, ma il film di Damiani rimane una delle sue migliori prove nonché uno spaccato realistico sul fenomeno mafioso nella Sicilia degli anni '60, tra l'altro ricostruita con molta veridicità e fotografata in modo eccellente. Notevolissime anche le prove del cast, dai protagonisti (Nero in gran spolvero, Cobb totalmente in parte, una bellissima Cardinale) ai caratteristi, che sorprendono per bravura e convinzione. Sobrio e lineare, senza eccessivi colpi di scena, ma non per questo necessariamente noioso. Decisamente da vedere.
Un notevole film di denuncia, da parte del grande Damiano Damiani, sulla mafia e sull'omertà della gente testimone delle barbarie di Cosa Nostra. Il ritmo è un po' blando e tranne l'omicidio a inizio film l'azione è quasi inesistente, ma il film ha il grande merito di mettere in mostra una delle maggiori piaghe del nostro paese con determinatezza. Ottimi gli interpreti, in particolare un misurato Franco Nero, una splendida e intensa Claudia Cardinale, un incisivo Lee J Cobb e un bravissimo Tano Cimarosa. Stupendo il finale.
MEMORABILE: J Cobb "Uomini, mezzi uomini, ominicchi e quaquaraquà, ma i cornuti sono i peggiori di tutti"; Il finale.
Il film riesce a non far rimpiangere il romanzo, anche grazie a un cast notevole su cui spiccano, non solo per bellezza fisica, Franco Nero (meno piatto del solito) e la Cardinale, oltre al truce Cobb e al grande caratterista Cimarosa, uno dei pochi siciliani doc presenti. E’ un mafia movie dei più famosi e può essere considerato come la prova generale di Damiani per La piovra; non arriva comunque alle vette di A ciascuno il suo.
MEMORABILE: "Di dove sei?" "Di Parma" "Parma... è vicino a Milano?"; La sceneggiata di Zecchinetta in Commissariato.
Film la cui sceneggiatura presenta qualche forzatura e ingenuità e inoltre la bellezza e fascino dei protagonisti (pur molto bravi) sembra edulcorare eccessivamente una materia che in altri film è trattata con più crudo realismo. Ma sono lievi pecche (da mettere in relazione all'epoca di realizzazione) che scompaiono di fronte a un innegabile merito: rappresentare la forza della mafia che si basa sopratutto sul consenso proveniente "dal basso": Don Mariano omaggiato dal paese nel finale vale l'intero film.
Piccolo capolavoro che mostra su celluloide le dinamiche corrotte della società siciliana. È conciso e diretto e lascia poco spazio all’azione; è come una partita a scacchi dove ogni singola mossa è pesata e i nervi giocano un ruolo fondamentale. Forse anche per questo risulta coinvolgente e avvincente. Franco Nero è poco espressivo, ma comunque in parte mentre risulta magnifico il cast secondario. I paesaggi assolati e scarni sono perfetti anch’essi per raccontare la storia. Da riscoprire.
La mafia non è un fenomeno insondabile, sfuggente, astratto e quasi metafisico ma un sistema sociale perfettamente riconoscibile nei suoi complessi ingranaggi e che si alimenta grazie alle debolezze umane quali complicità, omertà, accordi segreti e pubblico appoggio e trova sostegno nella connivenza dello Stato. Prontuario d’uso divulgativo sul funzionamento di Cosa Nostra, il film racconta i fatti in modo didascalico ma efficace e utilizza una cifra stilistica semplice ma persuasiva per esporre in modo comprensibile a tutti il suo assunto. Notevole.
MEMORABILE: La trovata scenografica di opporre la caserma al palazzo del boss e fare in modo che il Capitano dei Carabinieri e il boss si spiino con i binocoli...
Deludente trasposizione. La spessa coltre di omertà, le astuzie e i raggiri di uno Stato impotente e colluso, la sicilianità come essenza profonda di un popolo irriducibile alla legge comune: tutto questo è perduto. Persino il celebre monologo su uomini, ominicchi e quaquaraquà è privo di forza. Spira aria di correttezza, manca il non detto; e il filo che regge la spada di Damocle del folclorismo è sempre sul punto di spezzarsi. Troppo bella la Cardinale, anonimo Franco Nero. Alla fine il migliore è Cimarosa.
Dal romanzo di Sciascia, una denuncia, sobria e intrisa di amara ironia, della pervasività dei legami tra imprenditoria, mafia e politica, favoriti da una mentalità omertosa inestirpabile, in una Sicilia polverosa e stagnante. La solida regia di Damiani concilia impegno e intrattenimento, valorizzando un cast di ottimo livello: Franco Nero e la Cardinale sono al loro meglio, anche se a lasciare il segno sono soprattutto il cipiglio padrinesco di Cobb e la starnazzante cialtroneria di Cimarosa.
MEMORABILE: Don Mariano, la sua terrazza e la sua classificazione dell’umanità; L’interrogatorio a Zecchinetta; Rosa al pranzo dei mafiosi.
Damiani sceglie le pagine di Sciascia per raccontare la mafia al cinema. Più che gli aspetti folcloristici del fenomeno criminale vengono raccontate le sue trame politiche e finanziarie, sebbene la denuncia non vada oltre quella piuttosto generica del romanzo. Un grande cast tecnico e attoriale garantisce una pregevole qualità della pellicola e le bellissime ambientazioni siciliane splendidamente fotografate fanno il resto. Un film molto bello, che oggi appare datato ma rimane un fondamentale documento storico che andrebbe visto nelle scuole.
Bel film, tratto da un famosissimo romanzo. Rispetto a quest'ultimo si prende alcune libertà, come a esempio le modalità dell'omicidio iniziale e il ruolo più rilevante della moglie del testimone. Ne risulta un film che scorre veloce e che risente poco del passare del tempo. Rilevanti le interpretazioni: se la Cardinale emerge come bravura e straordinaria bellezza, a colpire è, nel quadro d'insieme in cui tutti sono al meglio, il personaggio interpretato da Cobb, perfetto capo mafia.
MEMORABILE: Le categorie dell'uomo di Sciascia (e di Cobb).
Buon poliziesco di denuncia ambientato in un’assolata Sicilia degna di un film western tra omertà e corruzione. Damiani privilegia l’azione senza dimenticare però l’impegno civile e sforna un film forse un po' schematico ma sicuramente più coinvolgente e colorito rispetto ad altri adattamenti di Sciascia. Cast internazionale con Cobb perfetto mafioso, Reggiani pavido informatore e una Cardinale di una bellezza quasi selvaggia. Tra i comprimari merita una menzione Tano Cimarosa, che nei panni di Zecchinetta si conferma caratterista di razza.
MEMORABILE: Don Mariano: "Io divido l'umanità in cinque categorie: ci sono gli uomini veri, i mezzi uomini, gli ominicchi, i ruffiani e in ultimo i quaquaraquà".
Uno dei migliori film sulla mafia, diretto in modo magistrale da Damiani che diventerà uno specialista del genere. Quasi un western siciliano, cupo e assolato al tempo stesso. Nel cast, oltre al giovane Nero, spiccano le interpretazioni memorabili di Tano Cimarosa e Cobb. La Cardinale era al top della sua carriera e si vede. Forse un po' datato in alcuni punti, ma resta un documento prezioso.
MEMORABILE: La suddivisione degli uomini in cinque categorie.
Un buonissimo film che ben rappresenta il fenomeno mafioso siciliano radicato nella società. Al di là della buona sceneggiatura (da un romanzo di Leonardo Sciascia) colpisce la bravura e l'impegno di tutto il cast: Franco Nero è eccellente nella parte del carabiniere tutto d'un pezzo, così come lo è Cobb nelle vesti del mafioso locale. Nota di merito anche per la superba interpretazione della Cardinale, che lascia il segno ogni volta che entra in scena. Qualche pausa nel mezzo è perdonabile per un film di livello, imprescindibile per chi ama il genere.
Appalti lottizzati in Sicilia, piccolo imprenditore che non sottosta alla mafia viene ucciso, testimone sparisce. Capitano dei carabinieri duro e crudo tenta d’indagare ostacolato dall’omertà diffusa. Più che la trama gialla conta la descrizione dell’ambiente umano, fedele al bel romanzo di Sciascia. Documento attuale: nulla è cambiato nella sostanza in Italia e non solo in Sicilia, ma anche storico dato che quel tipo di mafia con un substrato di contorto senso dell’onore non esiste più. Momenti di alta tensione grazie anche ai bravi interpreti; solo Nero risulta un po' debole.
MEMORABILE: L'interrogatorio di Franco Nero a Tano Cimarosa.
Giallo-inchiesta di grande attualità in cui Damiani denuncia chiaramente una certa collusione fra politica e mafia. Protagonista del film è Don Mariano Arena (un convincente Lee J. Cobb), colui che incarna la visione "mafiosa" del mondo e legittima la propria forza infischiandosene sia delle leggi che delle regole civili, proprio perché è consapevole che non sarà mai punito. Film di grande tensione emotiva, girato prevalentemente a Partinico.
La trasposizione del romanzo di Sciascia viene affrontata da Damiani sottolineando l’aspetto ambientale tra omertà, onore e soffiate. Il personaggio di Nero non è centrato in quanto è un misto di fotoromanzo poliziesco e rispetto agli altri ruoli sembra stare in un altro film. Meglio tutte le parti dei mafiosi, tra sguardi truci e gesti di corna; Reggiani serve alla trama anche se le chiacchierate in mezzo alla strada con il capitano sono fantasiose in un piccolo paese. La Cardinale cerca di sminuire la propria bellezza dando un’interpretazione viscerale.
MEMORABILE: Il cadavere a bordo strada; Uomini e uominicchi; Il corpo sepolto sotto la strada; “Tu devi parlare quando piscia la gallina”.
Tra i film migliori nel raccontare una storia di mafia senza concessioni all'inutile spettacolo ma concentrandosi sui fatti, sulle atmosfere, sui personaggi; un po' come fa sempre (o quasi) Damiano Damiani, uno dei nostri migliori registi a raccontare queste storie. La sua regia è secca e asciutta ma il suo linguaggio vince sempre. Buono il cast, anche se Franco Nero non sembra mai convincente al 100% a causa di una certa monoespressività. Una fetta di Sicilia fotografata benissimo. Una vicenda lineare, con finale inevitabile, da seguire minuto dopo minuto.
Tratto dal romanzo di Sciascia, robusto mafia movie con movenze da western (i primi piani delle facce talvolta deformanti); Damiani si incarica dell'impresa non facile di spiegare il linguaggio mafioso che si avvale di mezze parole, gesti, silenzi e persino assenze (la rimozione di Bellodi per "intralcio agli affari" viene mostrata semplicemente con l'arrivo di un nuovo capitano); cast internazionale che non sfigura (Reggiani e Cobb credibili fisicamente come siciliani), giovani, belli e volitivi Nero e la Cardinale, ruolo della vita per Cimarosa.
MEMORABILE: Il confronto finale tra Bellodi e Don Mariano col secondo che enuncia la famosa teoria sui "tipi di uomini".
Sceneggiato con precisa cognizione di causa da Pirro dal racconto "antropologico" di Sciascia, è diretto da Damiani con aderente realismo (evidenti i modelli di Rosi e Germi) che non disdegna però né l'incalzante dinamismo del noir americano né esemplari sbalzi grotteschi (le lenti anamorfiche che fanno "incombere" la mostruosa mediocrità dei volti mafiosi). Non convince il "trattamento" del personaggio del confidente (al di là della bravura di Reggiani) mentre Nero, Cardinale, Cobb hanno le physique du rôle, così come i comprimari guidati da un Zecchinetta/Cimarosa eccellente.
Capitano dei Carabinieri del nord Italia (Parma) indaga su due delitti maturati nell'ambiente della mafia edilizia. È molto ligio al dovere ma l'omertà la fa da padrona e il suo compito è molto arduo. Schematico e stereotipato fino a esiti discutibili (si lascia intendere che un Capitano siciliano non sarà altrettanto capace di non farsi corrompere) è comunque un efficace film di denuncia, anche grazie all'interpretazione degli attori, soprattutto quelli di contorno (valido Reggiani, ottimo Cimarosa).
MEMORABILE: "Presuntuoso siete!"; L'interpretazione di Tano Cimarosa.
Dall'incontro tra uno scrittore come Sciascia e un regista come Damiani (filtrato da uno sceneggiatore come Ugo Pirro), doveva per forza scaturire un bel film, magari non troppo esplicito nel denunciare le connivenze con il potere, ma esemplare nel rappresentare un ambiente soffocato dall'omertà e dall'intimidazione mafiosa. Nero e la Cardinale bravi senza esagerare, ottimi Reggiani ambiguo confidente, il livido Persoff e Cimarosa al suo massimo, magistrale l'uomo d'onore caratterizzato da Cobb. Splendida fotografia di Tonino Delli Colli, più datate le musiche di Giovanni Fusco.
MEMORABILE: L'omicidio iniziale; Il faccia a faccia tra Nero e Cobb; Il finale.
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MUSICHE: Per discutere della colonna sonora e delle musiche di un film.
DiscussioneZender • 27/07/15 18:28 Capo scrivano - 48720 interventi
La vera sfida è sempre l'andarsi a copiare manualmente i papiri... Quello vuol dire veramente metterci impegno :)
HomevideoRocchiola • 27/11/18 10:18 Call center Davinotti - 1316 interventi
Disponibile in DVD a cura della Warner. Video nel formato panoramico 1.85, molto pulito e discretamente dettagliato. Audio italiano dolby digital sia originale mono che 5.1. Io preferisco il mono in quanto come al solito più potente e diretto soprattutto nei dialoghi.
CuriositàXtron • 21/02/19 13:37 Servizio caffè - 2224 interventi
Poste Italiane ha emesso una maxicard (cartolina filatelica con relativo francobollo) in onore del film. Data di emissione: 6.09.2018.
HomevideoZender • 10/06/19 18:05 Capo scrivano - 48720 interventi
In uscita in Francia il 26 giugno il bluray con audio italiano del film:
HomevideoRocchiola • 16/07/19 14:59 Call center Davinotti - 1316 interventi
Acquistato e visionato ieri sera il bluray francese, che sin dalle prime immagini mi ha favorevolmente impressionato. Questa serie Make my day! curata da Studio Canal e di cui avevo già acquistato Il maestro di Vigevano, sembra proporre solo versioni di alta qualità.
Immagine pulita dai colori vivi e luminosi e definizione ottimale che regala qualcosa in più del DVD nostrano. L'audio italiano DTS-HD 2.0 è buono chiaro e mediamente potente. A guardare il pelo nell'uovo c'è forse solo un lieve eccesso di grana e i sottotitoli francesi fissi.
Aggiungo, alla rivista presente in curiosità utile a capire la data delle riprese, che il periodo di lavorazione del film sarebbe confermato anche dalla pagina del quotidiano Il Popolo che si vede affissa nella bacheca all'ingresso della sede della Democrazia Cristiana al minuto 55 del film. Infatti essa è quasi certamente una rielaborazione o una versione alternativa (magari regionale) della prima pagina dell'edizione nazionale del 19 settembre 1967. Confrontando le due versioni si notano cose uguali (la posizione della foto del fisico Cockroft e sopra l'annuncio della sua morte), cose sostanzialmente uguali ma formalmente diverse (diversa disposizione della parole nei due titoli sull'incontro Saragat-Johnson e diversa posizione dei due articoli nelle due prime pagine) e cose diverse (le foto dei due presidenti).
Lo scrivo qui anche se forse è già stato detto commentando qualche altro film. Se n'è andato anche Tano Cimarosa, gande caratterista sicilano che forse proprio ne "Il giorno della civetta" ha fornito la sua migliore interpretazione.
Tano Cimarosa tra "il giorno della civetta", "un uomo in ginocchio" e "la moglie più bella" non so quale sia la sua migliore interpretazione