Le location esatte di "La polizia sta a guardare"
13 Agosto 2012

La polizia sta a guardare, per gli esterni, è uno dei rari casi di film girati a Brescia, capoluogo di provincia importante ma ben poco considerato dal nostro cinema. Invece qui l'ambientazione nella città lombarda dà una sensazione finalmente diversa dal solito, più provinciale ma sicuramente interessante; dalle vie del centro percorse con le immancabili Giulie della polizia alla tangenziale allora in costruzione dove è girato il finale (proprio davanti a quello che oggi è il centro commerciale Campo Grande), con una fondamentale puntata nel quartiere Primo Maggio, a ridosso della ferrovia. E' stato quindi un piacere, nonostante l'afa terrificante di luglio, partire con Didda23 (e miss Didda23), Legnani, Dusso, e Wupa Wump a fotografare i luoghi in cui il film venne girato. Da ricordare anche un inatteso e piacevolissimo break al bar con i sopraggiunti Manfrin e lady Manfrin! Le ultime foto (Brescia centro) sono state scattate da Didda23 qualche settimana dopo assieme all'amico Zino.

E' notte, piove... La signora Boletti (Luciana Paluzzi), madre di un ragazzo sequestrato, deve incontrare uno dei banditi per pagare il riscatto e liberare suo figlio Andrea. La vediamo arrivare in auto in corso Zanardelli a Brescia e fermarsi. Il contatto le parla da fuori campo: “Ha portato i soldi?” “Sì”, tutti in biglietti da diecimila usati. “Il vostro ragazzo sta bene ed entro 24 ore ve lo rimandiamo a casa”. Trattativa conclusa per il meglio, tutto finito. Una scena breve che apre il film illustrandoci una situazione fin troppo chiara: la città è in balia di una sorta di "anonima sequestri". Gli archi dei portici in Corso Zanardelli sono inconfondibili, e la conferma del punto esatto ci viene dalle due insegne che si intravedono nel buio: quella della Profumeria Soldi (oggi scomparsa) e quella di Eurosport, famosissimo negozio d'abbigliamento bresciano.

L'azione si sposta in questura, dove i giornalisti chiedono spiegazioni sul sequestro Boletti. L'obiettivo primario diventa il questore Iovine (Lee J. Cobb), che appare demotivato di fronte all'ennesima sconfitta. I banditi hanno vinto, e la sua decisione appare infine irrevocabile: dimissioni. Si apre la strada per il nuovo questore, che (lo scopriremo a breve) diventerà il protagonista assoluto del film, ovvero il dottor Cardone (Enrico Maria Salerno). Non è difficile riconoscere la fontana in mezzo al piazzale che si vede ogni volta che ci viene mostrata la questura: samo a Palazzo Broletto a Brescia, in Piazza Paolo VI. Oggi è sede dell'amministrazione provinciale.

Chiamato a diventare il nuovo procuratore dopo le dimissioni del suo predecessore (Lee J. Cobb), Cardone (Salerno) fa il suo arrivo a Brescia alla stazione dei treni (che è correttamente l'unica stazione di Brescia, in Viale della Stazione). Mentre in sottofondo ascoltiamo lo splendido pezzo di Stelvio Cipriani che troveremo anche in Tentacoli e La polizia chiede aiuto, la Giulia della polizia arriva (leggermente in ritardo) alla stazione per accompagnare il questore sul luogo di un atroce delitto.

Giunto all'incrocio dell'autostrada A4 con il ponte di Via Labirinto, Cardone incontra sul luogo del delitto il procuratore Aloisi (Jean Sorel), molto differente da lui come modi e subito rimproverato per aver lasciato libero Benacciò, il protettore della prostituta il cui cadavere sta ora coperto da un lenzuolo davanti a loro. Non avendo prove Aloisi non aveva potuto trattenerlo in prigione e i risultati (così almeno pensa la polizia) sono questi: prostituta uccisa e probabile assassino a piede libero. Nel film si vede un cavalcavia (quello di Via Labirinto) che sovrasta l'autostrada, e andando per esclusione e cercando un po' si arriva a capire che siamo all'altezza di Via Arcangelo Tadini, a Brescia, dove un tempo c'era solo un grande prato che fiancheggiava l'autostrada.

Le indagini portano il questore e il suo aiutante, il commissario Zenoni (Gianni Bonagura) a spiare dall'auto cosa avviene in un bar frequentato da molti figli di papà (“In questo momento hanno in tasca più del suo stipendio e del mio messi insieme”). Tra di essi Andrea Boletti, il ragazzo sequestrato di recente il cui riscatto era stato pagato a inizio film. “Stanno sempre qui; se ne manca qualcuno è perché sta ancora dormendo”, aggiunge Zenoni. Dal bar esce poi Alberto Riccardi, una pedina importante, nell'economia della storia. Anche la ragazza che ha preso in gestione il bar, Laura Ponti (Laura Belli) avrà un ruolo non troppo secondario. La spiata però si interrompe d'improvviso: “C'è una rapina in corso alla Cassa di Risparmio”, dice il radiotelefono della volante. I due schiodano. La struttura del bar, completamente in legno, ha facilitato la scoperta del luogo, essendo quella di uno dei bar storici di Brescia. Ci troviamo in via del Castello 13 a Brescia e nel controcampo si intravedono le ringhiere tipiche del posto, che confermano l'esattezza della scoperta.

Banditi asserragliati in banca con ostaggi. Sul luogo giunge la Giulia con a bordo il commissario e Zenoni, che vediamo percorrere via San Martino della Battaglia. Cardone ha deciso di usare il pugno di ferro questa volta, e preso il megafono intima subito ai rapinatori di uscire con le mani alzate perché non ci sarà alcuna negoziazione. La banca è in Via Vittorio Emanuele II a Brescia, e ci si è arrivati osservando la via percorsa dalla Giulia con la cupola del duomo sullo sfondo. Ad un certo punto ecco una “velina” per il commmissario: dalla centrale dicono che una signora ha riconosciuto il “palo” della rapina, un pregiudicato, tale Scarpelli Romeo di anni 19.


La Giulia della polizia arriva su una strada di campagna che devia dalla principale: una lunga fila di alberi e in fondo, abbandonata, la Triumph dei Riccardi, con la portiera aperta e nessuno dentro. Non ci vuole molto a capire che qualcuno ha deciso di sequestrare il ricco rampollo. Molto di più ci voleva a capire dove diavolo fosse quella stradina in mezzo alla campagna. A furia di cercare con l'auto dalle parti della zona industriale (così diceva una voce su internet) alla fine le colonnine (di così ce ne sono molte altre, in giro per Brescia) sono saltate fuori davvero. Possiamo quindi oggi dire con certezza che la Triumph è stata ritrovata in una piccola traversa di Via Abbiati nella zona industriale di Brescia, dove ancora oggi esistono le stesse colonnine di allora e i due filari di alberi che si vedono nel film, nonché alcuni capannoni sullo sfondo.

Riccardi (Philippe Hersent) è il padre di Alberto, il giovane appena sequestrato, e Cardone decide di seguire l'avvocato (Claudio Gora) del ricco imprenditore per andare a trovare l'uomo nel suo ufficio, in via Oberdan a Brescia. Vediamo quindi bene il palazzone dove lavora Riccardi. Cardone sale e chiede notizie all'imprenditore, il quale risponde che suo figlio è a studiare in Germania (deve dire così per non permettere che la polizia intralci le operazioni legate al riscatto del figlio); Cardone tuttavia non gli crede e chiede a Riccardi di dire la verità. Niente da fare, al momento. Dal momento che siamo lungo una via molto trafficata e conosciuta, conoscendo bene Brescia l'edificio era in qualche modo rintracciabile.

Renata Boletti (Paluzzi) verrà contattata dai rapinatori per pagare lei (visto che si è scoperto che Riccardi ha i telefoni controllati dalla polizia) il riscatto per Alberto Riccardi. Davanti alla banca dove Riccardi dovrà dare i soldi alla Boletti arriva anche l'avvocato. I due entrano e la Boletti viene contattata per raggiungerli in banca e ricevere il denaro da pagare ai rapitori. La donna va all'appuntamento e ci mostra bene di che banca si tratti. Anche perché lì davanti la ferma Cardone, che le chiede di accompagnarlo in centrale. Siamo in via Vittorio Emanuele II all'incrocio con via Einaudi, sempre a Brescia. La particolarità delle colonne ha permesso di capire che si trattava della sede della nuova Camera di Commercio di Brescia.

La polizia fa irruzione in casa di Verganò (Enrico Osterman), un tipo poco raccomandabile che farà ahilui una brutta fine, trovando lì nascoste armi non da poco. Lui non c'è, ma intanto ci viene mostrata la stradina di campagna dove vive. Proprio davanti a casa sua tra l'altro, più avanti nel film, il povero Verganò verrà tragicamente pugnalato, di notte, da due sicari non ben identificati. La location, a sorpresa, non sta affatto a Brescia ma a Roma. Zender aveva intravisto una targa automoblistica di Roma di sfuggita ipotizzando si fosse nella Capitale, Roger ha capito che in una scena si intravede il cartello nome della via (il nome era Giovanni e il cognome non poteva avere più di quattro o cinque lettere) e infine Orsobalzo l'ha presa finalmente in pieno: siamo in via Giovanni Rizzi 9, a Roma, nella zona di Torre Angela.

Questa volta ad essere rapito è il figlio di Cardone (che poi è il figlio di Salerno anche nella realtà), e la stampa vuole assolutamente capire se il questore avrà il coraggio di usare il pugno di ferro anche in questo caso. Per tenersi bene informato sui fatti, Cardone si reca in edicola a farsi una bella scorta di giornali per sapere come la stampa ha reagito al fatto che lui abbia cercato di parlare coi rapitori dopo che era stato rapito proprio suo figlio. C'erano state polemiche, in questura... L'edicola stava in Via Antonio Gramsci a Brescia, a due passi dalla banca dove la Boletti riceve i soldi del riscatto. Sono riconoscibili i palazzi che delimitano la via, ma la cosa più curiosa è che un'immagine di streetview ci mostra ancora dove stava l'edicola, oggi scomparsa. E possiamo quindi esser certi che stava nell'incavo del marciapiedi che vedrete in tavola.

Suona il radiotelefono nella Giulia del questore: “Dottor Cardone, la stiamo seguendo. Se vuole parlare con suo figlio faccia come le verrà ordinato... Dopo il prossimo incrocio giri a destra... percorra un centinaio di metri... c'è un bar con le tende a fiori... scenda e aspetti nel bar... Non c'è bisogno di dirle che se vuole parlare con suo figlio non deve chiamare la centrale”. Cardone obbedisce. Entra al bar come stabilito e aspetta. Ma non è lì che avverrà la telefonata di contatto, quanto invece al “telefono del posteggio”, proprio lì di fronte. Siamo nuovamente in Corso Zanardelli (il civico è il 46,) l'arteria centrale di Brescia. Ora al posto del bar una serie di negozi, mentre nel palazzo di fronte il telefono pubblico è scomparso (ammesso che sia mai esistito).

Alla fine Cardone riesce a sapere da Verganò agonizzante in ambulanza dov'è tenuto prigioniero suo figlio, così (senza più l'incubo di dover implorare per sapere il luogo) si presenta a casa dell'ex questore Iovine (Lee J. Cobb) e lo dichiara in arresto. Questi lo minaccia, ma Cardone gli dice che appunto sa dove tengono suo figlio e che i giochi sono chiusi. Gli agenti intanto arrivano sotto la casa del rapimento, che si trova nel quartiere Primo Maggio a Brescia, a ridosso della ferrovia. Comincia l'operazione di accerchiamento, ma d'improvviso dal terrazzo della casa escono i rapitori in passamontagna assieme al figlio di Cardone, puntandogli addosso i mitra; il questore sta arrivando, ma è a ancora lontano (tanto che deciderà di fermarsi alla centrale, che è più vicina, e dirigere le operazioni da lì).



Cardone è costretto a seguire l'inseguimento all'auto dei rapitori con dentro suo figlio dalla centrale, mentre Catalano (Ezio Sancrotti) e gli agenti si lanciano alle calcagna dei fuggitivi. Cardone ordina di aumentare i posti di blocco, mentre le auto si precipitano verso la tangenziale Nord. Catalano ha un obiettivo: mandare i killer verso il raccordo in costruzione. E ci riesce, tanto che perfino i malviventi se ne accorgono, ma quando è ormai troppo tardi: ”Da qui non si esce”, dice uno di loro. “Allora c'è soltanto un modo per fermarli”, ribatte quello al volante.


Testi e tavole: Zender - Fotografie: Zender e Didda23 - Compagni di viaggio: B. Legnani, Didda23 (e miss Didda23), Dusso, Wupa Wump, Zender
APPROFONDIMENTO INSERITO DAI BENEMERITI ZENDER E DIDDA23
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