Pupe calde e mafia nera - Film (1970)

Caposaldo della blaxploitation, che in realtà è un "buddy movie" con i soliti cliché del genere. Se Davis incalza con un ottimo inseguimento per le vie di Harlem da far schiattare d'invidia Friedkin, dall'altra insiste su gag comicarole francamente deleterie (il poliziotto bianco sedotto dalla pupa nera per poi essere gabbato e lui che gira nudo per i corridoi con un sacchetto di pane in testa, il prefinale teatrale pagliaccesco) e, nonostante l'ottima fotografia di Gerald Hirschfeld, dà di Harlem un'immagine stereotipata. Lo spessore è quasi da telefilm.

Opera in un certo senso seminale, poiché apre la strada al genere blaxploitation che avrà, un anno dopo, il suo apogeo con Shaft. Pur essendo inferiore al capolavoro di Parks, il film si lascia guardare, con i suoi colori e la sua atmosfera chiassosa: Davies gira con buon senso del ritmo e riesce a non perdersi troppo nelle sciocchezze, bilanciando bene azione e humour. Sorprendente il doppiaggio italiano, per un film tutto sommato di secondo piano, con tantissime prime voci dell'epoca.

Curioso film girato ad Harlem che viene considerato uno po' come il primo film del sottogenere "blaxpotation". Si tratta di un misto di commedia, poliziesco, drammatico e volendo anche giallo. Si inizia con un buon inseguimento, la ricerca dei dollari raccolti (o meglio rubati) da un falso profeta. Il film è piuttosto pesante nella parte centrale, divertente invece il finale. Buona la prova del cast.

Tratto da un romanzo di Chester Himes, è il film considerato il prototipo del genere blaxploitation e quindi ha una sua importanza storica probabilmente superiore alle effettive qualità artistiche. Davis non la butta propriamente in farsa, però fa costantemente capolino una vena leggera che attenua la carica di quello che altrimenti avrebbe avuto tutte le carte in regola per essere un buon poliziesco a sfondo razziale, e anche l'epilogo non graffia. L'ottimo doppiaggio italiano tiene a galla un cast non esattamente trascendentale.