il Davinotti

il Davinotti: migliaia di recensioni e commenti cinematografici completi di giudizi arbitrari da correggere

Italia-Inghilterra al cinema
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358014 commenti | 67959 titoli | 26784 Location | 14065 Volti

Streaming: pagine dedicate

Location Zone

  • Film: The Equalizer 3 (2023)
  • Luogo del film: La casa di Greg Dyer (Natelle), il pensionato di Boston che aveva perso il suo fondo pensionistico d
  • Luogo reale: Boiston: 41 Falcon St, Stati Uniti, Estero
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  • Film: Don Zeno - L'uomo di Nomadelfia (serie tv) (2008)
  • Luogo del film: Il commissariato in cui si svolgono le indagini sulla misteriosa banda di ragazzini dediti al furto
  • Luogo reale: Via Luigi Carlo Farini, Modena, Modena
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ULTIMI VOLTI INSERITITUTTI I VOLTI

  • Larry Ward

    Larry Ward

  • Giorgia Cavallaro

    Giorgia Cavallaro

Nella pagina che si apre cliccando qui sono catalogati migliaia di volti di attori legati direttamente o marginalmente al cinema italiano, ognuno con nome e filmografia (davinottica e non). La pagina (e conseguentemente le schede dei film) sono costantemente aggiornate con nuove introduzioni.

ULTIMI COMMENTI

Commento di: Giùan
L'incontro con Ohara, ex samurai che ha abbandonato la violenza per predicare pace e comunanza propagandando le più moderne tecniche agricole, turba Ichi, che tuttavia metterà le sue abilità al servizio del più tradizionale yazuka Asagoro. Primo film della saga prodotto direttamente da Katsu e diretto dal "progressista" Yamamoto, è interessante, non a caso, sul piano "ideologico", col samurai cieco costretto ad ammettere a sé come la rinuncia alla violenza gli sia impossibile (il villaggio senza gioco d'azzardo e bordelli che non fa per lui). Cupo, profondo, di grande impatto visivo.
Commento di: Il ferrini
Divertente, a tratti quasi parodistico, ma anche veicolo di una evidente critica sociale. Il buon vecchio capitalismo a tutto tondo: sfruttamento degli operai, ricchi ereditieri che vivono nell'illegalità corrompendo polizia e istituzioni. Per nostra fortuna e divertimento c'è un poliziotto che proprio non ci sta a chiudere un occhio, specie dopo che un rampollo miliardario ha spedito in coma un suo amico camionista. Botte da orbi, inseguimenti, dialoghi ironici, un ritmo indiavolato con attori capaci e perfino un finale quasi commovente. Gran film.
Commento di: Dusso
Il tema trattato, anche se ovviamente virato in commedia, è delicato. Brizzi ha perso la brillantezza e la freschezza in regia di un tempo ma il film, nonostante qualche tempo morto, può contare su di un discreto Pintus e si lascia guardare grazie anche a un azzeccato cast di contorno con un Perroni (poco sfruttato al cinema) molto divertente, specie quando imita il doppio dialogo in ospedale, Solenghi perfetto nel ruolo del padre che tenta di accalappiare multe a Pintus e la Arnera che pare una vera spagnola! Finale con i bambini e i "cattivi" un po' insipido.
Commento di: Cotola
Progettato da Ruiz, che lo abbandonò dopo il golpe in Cile, e poi ripreso e terminato dopo quasi mezzo secolo dalla Sarmiento, quest'opera documenta perfettamente una certa inanità del partito comunista cileno nonché il totale scollamento tra classe politica e intellettuale da una parte e classe operaia e gente comune dall'altra. Alternando finzione e filmati di repertorio, la sceneggiatura mostra perfettamente questa drammatica dicotomia, terminando il tutto con i funesti suoni dell'ignobile golpe. Sicuramente verboso ma interessante e a tratti anche vivace.
Commento di: Giùan
Inaugura per più versi il periodo "senile" della poetica felliniana, ovvero quel momento di passaggio in cui la riflessione, sempre profondamente pessimistica sul mondo che lo circonda, da creativamente psicanalitica, quasi bulimica, si fa più introspettiva ma pure visivamente più spiccia e diretta, con una soffusa quanto diffusa traccia ossianica. Ne esce un film per larghi tratti caricaturale, un grottesco forse troppo facile da cui però emerge una paura sincera, reale, urgente e profetica assieme. Eccezionali Marcello e Giulietta, eterei spiriti nella tormenta della volgarità.
Commento di: Sebazara
Sebbene sia la classica americanata tronfia di retorica e di patriottismo in stile Simpson/Bruckheimer, il film ha dalla sua parte un'ottima confezione e un alto tasso di adrenalina. La mano di un bravo regista si nota: Scott riesce a dirigere un action molto claustrofobico e a garantire una buona dose di tensione per tutta la durata; e la presenza di due star come Hackman e Washington dona valore aggiunto a una pellicola altrimenti priva di particolari guizzi. Ottime le musiche di Zimmer, come lo è anche il cast di contorno (Mortensen sopra tutti).

ULTIMI PAPIRI DIGITALI

Che bastasse una notte per raccontare una storia lo sappiamo dai tempi di Scorsese, ma qui l'arco temporale che Costella analizza si allarga, retrocedendo, fino a raggiungere una sera di due anni prima, quando la famiglia di Elisabetta (Foglietta) e Piero (Battiston) si ritrova felicemente sul divano del salotto a guardare un documentario su Leonard Cohen, passione soprattutto di mamma. I tre figli si stringono ai genitori in un momento di comunione apparentemente perfetto, senza sbavature né una nota fuori posto. Perché...Leggi tutto allora, quando si avanza di due anni, nella splendida cornice di Cortina d'Ampezzo, Elisabetta e Piero sembrano così distanti? Quasi non si parlano, mentre due dei tre figli sono con loro e chiedono a papà di accompagnarli per un'ultima sciata prima di tornare. Mamma accetta di malavoglia, ma in un clima pesante la prima cosa che ci si chiede è dove sia finito Flavio (Caiazzo), il fratello maggiore della cui presenza già qualcuno parla al condizionale, come se...

Si fa presto a capire cosa sia accaduto e cosa si nasconda dietro quel cambiamento radicale nell'atteggiamento di tutti. E difatti, quando il nastro si riavvolge ritornando a quella notte sul divano, capiremo: Flavio, chiamato per un appuntamento da un amico, esce di casa salutando genitori e fratelli. Poi solo un tonfo sordo, udito fin dentro casa, che spinge tutti a precipitarsi giù dalle scale. Non c'è bisogno di mostrare altro; o perlomeno così ha deciso Costella, che fa calare il sipario sul dramma e ci riporta al presente o comunque alla sera del titolo, quella in cui qualcos'altro è successo e qualcun altro è nei guai.

Quell'ultima discesa sugli sci prima di tornare ha originato un nuovo incidente; forse diverso, tutto da interpretare, ma che otterrà in qualche modo di riunire la famiglia, ferma nella snervante attesa di un verdetto, sospesa in un sentimento indecifrabile che fa riaffiorare la tragedia precedente sconvolgendo le menti di tutti. Ma qui sta il problema del film che, pure spezzato dagli ormai ineludibili salti temporali, nel primo tempo aveva saputo costruire un bel clima di tensione, celando alcuni intervalli della vicenda ma calandoci bene nell'atmosfera gelida rispecchiata dalle alte vette delle magnifiche Alpi bellunesi e da scorci di grande suggestione (davvero tanti, siamo ai confini della promozione turistica, pur se legittimata dallo stile scelto) che la colonna sonora commenta con bella sensibilità.

I temi dell'incertezza, della caducità, avvolgono un film che sa scegliere i momenti giusti per permettere agli attori di comunicare con gli sguardi: Battiston e la Foglietta sono una coppia di indubbio valore, magari parzialmente impacciata da una sceneggiatura un po' artificiosa ma capace di trasmettere una profondità non comune. E' il passaggio a una seconda parte improvvisamente scarica e priva di aggiunte importanti a penalizzare il risultato. Così, come se gli mancasse la terra sotto i piedi, il film si arena senza sapere come procedere, impaludandosi in una rappresentazione di maniera del dramma che presto stanca e che definitivamente s'incaglia nell'estenuante parentesi in cui si rievoca il ritrovamento, anni prima, di un cervo, momento in cui la famiglia si era riunita in un significativo, virtuale abbraccio.

A prevalere è l'angoscia, con l'introduzione di un'altra ragazza presente in ospedale (Vianello) a smorzare la tensione ma anche a disperderne le tracce, mentre si rarefanno gli interventi della famiglia di lei (la madre è Stefania Casini, il padre Luigi Diberti) che sembravano poter aggiungere un po' di sale alla storia. Ci si trascina quindi verso la fine descrivendo l'ordinario senza aiuti dai dialoghi e raggiungendo un epilogo banale. Brava Giulietta Rebeggiani nel ruolo della figlia, più in ombra Biagio Venditti in quello del fratello.

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Allucinanti avventure di una coppia di agenti infiltrati nel mondo della droga incaricati di stanarne un importante boss, tale Gaine (Allman). Jim Raynor (Patric) nota Kristen Cates (Leigh) mentre lei corre insieme ad altri colleghi: ne coglie il piglio risoluto e capisce che potrebbe essere la compagna ideale per tuffarsi con lui nel difficile compito assegnatogli. Lei accetta e i due subito si mettono in contatto coi pesci piccoli, tra i quali il giovane Walker (Perlich), che si occupa in qualche modo di garantire per loro.

Il gioco in fondo è sempre lo stesso e lo conosciamo da...Leggi tutto sempre, ma qui subentra pesantemente l'esperienza personale: Jim in particolare, per calarsi al meglio nella "parte" e non indurre sospetti negli spacciatori, non esita a mettersi il laccio al braccio e a spararsi in vena quello che gli vendono. Lei eviterebbe volentieri, ma se ti puntano una pistola addosso dicendoti "Dai bella, schizzatela anche tu" non è che puoi fare la schifiltosa. Poi uscire dal tunnel non è facile, però, e quando certe sostanze ti entrano in circolo liberartene può diventare un problema molto serio. La prassi prevede che una volta acquistata la droga con i soldi della Polizia, allo Stato venga restituita, ma non sempre così verrà fatto...

La trama è davvero elementare, quasi un pretesto per rievocare vent'anni dopo le magiche atmosfere degli Anni Settanta in modo mirabile, al punto che  un po' per la fotografia, per i costumi, le auto, ma soprattutto per le musiche ("Knocking on a Heaven's Door" di Bob Dylan, "All Along The Watchtower" di Jimi Hendrix, "Free Bird" dei Lynyrd Skynyrd...) sembra davvero un film girato allora. E se i brani musicali facilmente riconoscibili sono noti classici, il vero atout è la colonna sonora di Eric Clapton: "Slowhand" marchia a fuoco un gran numero di sequenze con la sua chitarra, donando a loro quel feeling caldo inconfondibile che connota il film più di ogni altra cosa. Non è un caso che la regista esordiente Lili Fini Zanuck, moglie del produttore Richard Zanuck, siederà dietro la macchina da presa anche in A LIFE IN 12 BARS, documentario su Clapton del 2017.

Trovata in Jason Patric e Jennifer Jason Leigh una coppia piuttosto convincente (per quanto non troppo memorabile), RUSH si presenta come un oggetto piuttosto anomalo nel panorama dei suoi anni, con un concetto di ritmo relativo, molte scene che sembrano del tutto interlocutorie, scarsa azione e una regia che non sempre mostra di avere il polso della situazione. Tuttavia l'ambientazione e il clima giusto sopperiscono ai difetti, riuscendo a nascondere certe banalità di fondo e contribuendo a immergerci nell'incubo di una coppia che - almeno nel caso di lui - sembra presupporre troppo, pensando di poter controllare una condizione che chiunque sa come possa sfuggire di mano con estrema facilità. Piuttosto inafferrabile il boss dal lungo capello biondo e l'aria da rockstar d'epoca, sterotipata ma corretta la figura del collega di riferimento (Elliott) al quale i due devono sempre rendere conto. Finale ad alto tasso drammatico ed epilogo che ha il merito di non perdersi nelle solite scene posticce consolatorie.

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Ambiziosa opera di David Robert Mitchell (anche autore unico della sceneggiatura) che tenta in ogni modo di trascinarci in una dimensione sospesa dalla quale sembra impossibile sfuggire mentre ci si immedesima nello stranito protagonista, il disoccupato Sam (Garfiled), centro di gravità che esplora, in una Los Angeles quasi "aliena" (Silver Lake ne è uno dei quartieri), un mondo ricco di segreti da disvelare. Dalla sua camera con vista sulla piscina "condominiale" Sam osserva col binocolo la vicina seminuda in terrazza e si fa ammaliare dalla giovane Sara (Keough),...Leggi tutto che in costume si accorge di essere spiata e invita Sam a seguirla in camera. Non ci sarebbe nulla di male sennonché la ragazza in breve scompare, lasciando dietro di sé solo un enigmatico simbolo dipinto sulla parete di casa.

E' l'inizio di un'avventura non convenzionale, che conduce Sam a sfolgoranti party mentre segue alcune ragazze che nota uscire dalla casa di Sara e che lo metteranno indirettamente in contatto anche con la figlia (Hernandez) di un ricco magnate, a sua volta scomparso nel nulla, e con altri personaggi bizzarri, primo tra tutti un complottista che lo illumina sui codici che una strana setta tutta da identificare nasconde in oggetti di grande consumo o tra i solchi dei dischi e che meriterebbero di essere decrittati. Sam raccoglierà l'eredità dello strampalato conoscente riuscendo nell'apparentemente ardua impresa di comprendere e mettere tra loro in collegamento i messaggi nascosti.

Una caccia che tuttavia si mescola fluida all'interno di una trama in cui a essere importante è anche la galleria di misteriose figure che si incontrano per via (resta impressa quella del compositore, interpretato da un Jeremy Bobb seppellito sotto un pesantissimo trucco che lo invecchia, autore a quanto pare di quasi tutti i grandi successi musicali degli ultimi sessant'anni). Con loro Sam scambia dialoghi non sempre del tutto comprensibili, mentre c'è comunque da restare soddisfatti della qualità della messa in scena, tesa a identificare un film tecnicamente valido, con qualche momento efficace (il bagno di notte con proiettili) ma con anche molti altri in cui si ha la sensazione che si allunghi il brodo senza un perché, tanto che la durata superiore alle due ore appare decisamente esagerata.

In particolar modo l'ultima mezz'ora pare non finire mai, occupata da un verboso incontro che risponde parzialmente ad alcune domande rimaste in sospeso, ma si dilunga nella spiegazione di ciò che non sembra poter importare a molti e chiude decisamente male in un clima new age stucchevole. Anche il rapporto con le tante (belle) ragazze presenti sulla scena è impostato senza trasporto alcuno, riuscendo solo a tratti ad azzeccare la ricercata atmosfera misteriosa dal sapore vagamente lynchiano di cui il film vorrebbe essere permeato. Diverte la caccia ai codici nascosti, ma occupa una parte minoritaria della trama e non raggiunge soluzioni particolarmente eccitanti.

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Il tenente Colombo

Da sempre una grande passione del Davinotti, il tenente Colombo ha storicamente avuto sul sito uno spazio fondamentale. Ogni puntata uscita ha un suo singolo commento da parte di Marcel MJ Davinotti jr. e di molti altri fan, ma per Colombo è stata creata fin dagli albori del Davinotti una homepage personale che raccoglie non solo i commenti ma anche informazioni e curiosità su uno dei più grandi personaggi televisivi mai apparsi. ENTRA

L'ISPETTORE DERRICK

L'unico altro telefilm che col tempo ha raggiunto un'importanza paragonabile a Colombo (con le dovute differenze) sul Davinotti è “L'ispettore Derrick”. Anche qui ogni singolo episodio della serie (e sono 281!) è stato commentato, da Zender prima e da molti altri fan poi, ma con un approccio più sdrammatizzante, in ricercato contrasto con la compostezza del telefilm. Il link porta a una pagina collegata anche agli approfondimenti in tema. ENTRA

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