Buono, ma monocorde. Manifesto contro volgarità, maleducazione, mancanza di rispetto, tramite lo strumento televisivo, sullo sfondo di una chiassosa metropoli. Ma se in Roma c’era tempo e spazio per lo struggente ricordo e per le bellezze nascoste, qui è tutto affollato da un mondo, nella migliore ipotesi, di cialtroni. L’orrore per i "mala tempora" sarà poi ripreso in La voce della luna. Fantastica la Masina. Fra gli n.c. ci sono Partexano (marinaio), Antonelli (inserviente all’hotel) e Moana (ragazza spot "Olivoil").
Due anziani ballerini, che avevano costituito una coppia famosa in gioventù, si ritrovano per uno spettacolo televisivo. Ben scritto dallo sceneggiatore Guerra, è l'ultimo film di Fellini con il suo attore icona, Marcello Mastroianni, e rappresenta una feroce e caustica rappresentazione del mondo effimero e privo di poesia del mondo dei media (le tv private in particolare); il film è perà anche la rappresentazione di una storia d'amore molto tenera ed illustrata con senso di struggente malinconia. Bravissimi gli interpreti.
Un Fellini leggermente sottotono per un film fondamentalmente riuscito, ma non privo di qualche difetto. La descrizione dei due ex divi degli Anni Quaranta alle prese con la tv-spazzatura è ottima e coinvolgente, ma è proprio la rappresentazione dei personaggi della televisione a non funzionare bene, a causa dei loro caratteri eccessivi e caricaturali (e per questo poco credibili). Notevole la regia e stupendi Mastroianni e la Masina, mentre il cast secondario non sempre funziona. Le belle musiche di Piovani, in alcune scene, ricordano i Goblin.
Due anziani ex ballerini di tip tap sono invitati a uno show tv. Impietoso j'accuse di Fellini verso la volgarizzazione crescente indotta dai nuovi mass media, che si mescola con la nostalgia e la tenerezza per un'età trascorsa e i suoi protagonisti: dignitosi artisti trasformati in freaks. Masina e Mastroianni sono una coppia perfetta per raccontare l'avvenuta rottura di un "antico" ordine sociale, e si muovono come alieni in un mondo che non riconoscono e che noi - ahimé - conosciamo molto bene. Da vedere.
La denuncia della tv spazzatura e un malinconico passaggio generazionale. Questi i temi centrali di un film che mi è parso sotto gli standard felliniani, nonostante una regia attenta e la brava Masina. Si parte in modo leggero con il pulmino e il ritrovo nell'hotel. A ranghi completi inizia a materializzarsi una variopinta galleria di personaggi televisivi, per me troppo caricaturizzata. Un Fellini sicuramente profetico, ma anche elitario nel fare di tutta l'erba un fascio.
Un film estremamente toccante: Fellini crea un mondo parallelo, il mondo della tv, estremizzando tutte le caratteristiche che l'hanno reso tale. E crea mostri, crea pubblicità che ti spaventano, crea scenografie tra lo sciatto e il futurista. Solo per questo sarebbe un film da massimo dei voti. Aggiungiamoci la grandiosità della storia d'amore tra Marcello e la Masina (commovente, in una delle sue ultime apparizioni al cinema), silente, piena di affetto e ricordi. Bellissimo.
Film manifesto contro il consumismo e contro tutto quello che c'è di becero nella tv privata. Mastroianni e la Masina si dimostrano due grandi attori e Fellini (insieme a Guerra) un grande sceneggiatore. Qua e là si cade nel banale. Belle le musiche di Piovani.
Bel film di Fellini. Grottesco, irriverente, toccante, particolare. Due protagonisti, artisti del passato, in una realtà lontana da loro. Il mondo della tv dove fra sosia, fiera di personaggi imbarazzanti, presentatori scintillanti e valanghe di pubblicità si perde il contatto con il reale. In tutto ciò si ha comunque il rapporto fra i due, fatto di amicizia, stima e amore, che riesce a elevarsi in un finale toccante. Leggermente dilatato nei tempi. Ad ogni modo, volendo trattare un tema del genere, sarebbe stato difficile fare di meglio.
MEMORABILE: I personaggi assoldati per lo show; Il balletto; Il saluto finale.
Masina e Mastroianni interpretano una coppia di ballerini imitatori di Fred Astaire e Ginger Rogers. Lei ingenuotta, lui spavaldo in una riuscitissima pellicola-critica alla tv commerciale che Fellini tanto detestava. Scoccando frecciate qua e là (il cavalier Fulvio Lombardoni su tutti) il regista ci va giù pesante contro la televisione e i suoi spettatori, autocitandosi in una memorabile scena che richiama quella dei vitelloni. Bellissime e fantasiose scenografie, contesto televisivo ricreato alla perfezione.
Federico Fellini mette alla berlina il mondo delle tv private con una bella dose di ironia e vira verso il grottesco con due impagabili protagonisti come Giulietta Masina (la migliore) e Marcello Mastroianni, che non sbagliano un colpo. Il film è un po' troppo lungo e a volte si perde in qualche momento prolisso, ma è cosa perdonabile.
Non è più tempo per la coppia Bonetti-Botticella: la società è cambiata, il modo di fare spettacolo anche: ai contenuti sono subentrate le apparenze (tutti quegli imitatori), gli episodi sono sempre più bizzarri, colorati; in luogo della passione c'è il prosaico materialismo del denaro. Non c'è più rispetto (né privacy) per i Ginger e Fred, che d'altronde non riescono a integrarsi in questo mondo. Rimane comunque la solita magia nei dialoghi fra un bravo Mastroianni e una strepitosa Masina, sorretti dalla mano maestra del mai spento Fellini.
MEMORABILE: Il faro invadente, che disturba la privacy di Amelia.
Lo struggente ultimo ballo di una coppia di tip tap diviene occasione per fare a pezzi il mondo televisivo commerciale. Meno poetico Fellini sia nelle ambientazioni che nel modo di girare, viene compensato dallo charme di Mastroianni e da una incantevole Masina. La critica alla tv risulta grossolana e i nani e le ballerine alla lunga scompaiono tra le luci accecanti mentre il simbolismo dello zampone gigante risulta carnevalesco. Autocitazione nel gesto dell’ombrello, stavolta rivolto al pubblico in sala.
La dolce vita ai tempi d'oro del consumismo e delle televisioni commerciali: altro che Anita Ekberg! Tra trans disinibiti, nani ballerini e fraticelli "volanti", la fascinazione naive di Fellini assume i toni del grottesco e del decadente. Nella diegesi di un microcosmo bestiale ed esibizionista, l'analisi è impietosa, ma contraddistinta da uno sguardo di massima che magnifica e generalizza, non sempre cogliendo la "società dello spettacolo" nella sua complessità. Lo stile onirico travolge, Masina e Mastroianni fanno il resto. Un buon Fellini.
MEMORABILE: "Guarda che a letto sono un Bronzo di Riace" "E allora tornatene al museo, che è lì che devi stare!"; Il vaffa autocitante.
In pieno riflusso (di idee e ideologie) Fellini si scontra con l'aspra realtà: a raccontare l'Italia volgare e imbruttita degli Ottanta si rischia di creare film volgari e imbruttiti. Egli sfugge a tale condanna, anche se il suo stile non ha la purezza né la lieve e profonda potenza simbolica d'un tempo; si adagia, perciò, su una satira dalla vena facile e sapida, riscattata, tuttavia, dalla consueta maestria nell'organizzare scene corali dove si tocca con mano l'infernale stolidità del mondo pubblicitario e televisivo.
Ormai il Fellini di "Ginger e Fred" è un Fellini pessimista; insieme al successivo La voce della luna è un atto di accusa verso la televisione e lo strapotere che essa ha ormai su tutto; siamo nella metà degli anni '80 e il "berlusconismo" si sta già diffondendo a macchia d'olio. Mastroianni e la Masina sono due interpreti perfetti e i loro personaggi, seppur leggermente macchiettistici, non possono non suscitare tenerezza.
Ultimo grande film di Fellini e anche uno dei meno sofisticati e saturati. I protagonisti, i ballerini di tip tap Amelia Bonetti e Pippo Botticella, simboleggiano malinconicamente l’epoca d’oro dell’avanspettacolo e della rivista travolta dall’avvento del cinema, mentre questo film è un desolato ma ispirato funerale del cinema stesso, abbattuto dalla TV commerciale, parodia volgare e squallida della vita ma priva del soffio vitale della realtà. Nel contempo, rigorosa invettiva e fervoroso canto lirico per la vita vera che, nel frattempo, fugge via.
MEMORABILE: Lo struggente ultimo saluto tra i due protagonisti.
Un Fellini crepuscolare e malinconico si staglia contro il cambiamento indotto dalla televisione commerciale, corresponsabile dell'imbruttimento che ha investito l’Italia. Ginger e Fred sono il passato, ormai desueto, intrappolati in un presente che ha smarrito la propria identità, senza più valori e nessun rispetto per le piccole cose. Un incubo, per chi come Fellini ha notato il cambiamento in negativo che ha spedito la massa verso lidi poco sicuri. Chi poteva essere il responsabile di tutto questo? Ma ovviamente il Cavaliere Fulvio Lombardoni!
Uno dei Fellini più vicini alla commedia: ben strutturato, divertente e malinconico. Un affettuoso omaggio ai bei tempi dell’avanspettacolo dietro il quale si cela una feroce critica alla volgarità dell’era berlusconiana dominata da cibo, sesso, calcio e TV. La trasmissione con vecchie glorie e fenomeni da baraccone assomiglia terribilmente ad alcuni odierni programmi TV e i finti spot appaiono più veri di quelli reali. Un breve incontro tra un attempato ma sempre grande Mastroianni e una tenera Masina. Si rivede anche il vitellone Fabrizi.
MEMORABILE: Fred al barista: "Toh, godi anche tu!" "Ma che godi, qui ce mancano 1000 lire"; "Che ve serve un babbo Natale"; "Pecoroni!"; L’esibizione finale.
Fellini prende in giro la televisione che negli anni Ottanta aveva raggiunto il suo apice con trasmissioni di vario genere, pubblicità, televendite nonché l'esplosione dei video musicali, ma anche la spettacolarizzazione di tragedie e fatti curiosi... tutto ciò è molto adatto al regista romagnolo. Mastroianni interpreta un personaggio fanfarone e ribelle, in linea con il clima di critica alla tv del film. A differenza cche in altre opere precedenti del regista, qui si viene a creare una certa suspense. Inoltre è un film natalizio.
Terz'ultimo film di Fellini, "Ginger e Fred” dovrebbe essere una satira pungente contro il mondo della televisione anni '80, che si avvale di fenomeni da baraccone e personaggi di dubbio gusto, con regie spesso approssimative. Quindi una sorta di circo, tanto amato dal regista riminese. Mastroianni e la Masina logicamente giganteggiano, ma appaiono avvinghiati in una situazione a loro assai poco consona. Pare un film davvero buttato là e dispiace. Merita una visione ma ci si aspettava magari qualcosa di meno surreale.
MEMORABILE: Il black out durante il numero di Ginger e Fred.
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Nel cast un giovanissimo Ivano Marescotti, ad una delle sue prime esperienze cinematografiche. Nel fotogramma è il primo a destra: non era accreditato nel cast ufficiale.
Per il film Fellini girò vari spot, mai inseriti nel film. Sono racchiusi nel documentario "La tv di Fellini", inserito tra gli extra del dvd "L'ultima sequenza" di Mario Sesti.
La partita trasmessa nel televisore della stanza e in quella della portineria del Palace Hotel Manager nel quale vengono alloggiati Ginger (Masina) e Fred (Mastroianni) è Juventus - Liverpool 2-0 del 16/01/1985, finale della Supercoppa Europea 1984. La partita si ricorda per diversi motivi: fu cambiata da doppio incontro di andata e ritorno a, per la prima volta, partita secca. La partita si svolse dopo l'annata 1984 e si giocò in un campo innevato (visibile nel bordo campo) con il pallone rosso.
Direttamente dall'archivio privato di Buiomega71, il flanetto di Tv Sorrisi & Canzoni della Prima Visione Tv (Ciclo: "Viaggio intorno all'uomo", condotto da Sergio Zavoli, venerdì 27 novembre 1987) di Ginger e Fred:
HomevideoRocchiola • 11/04/16 15:22 Call center Davinotti - 1308 interventi
Difficile dire quale sia l'edizione migliore di questo film disponibile sul mercato dell'home-video. Innanzitutto bisogna precisare che è uscito solo in DVD e che nemmeno all'estero esiste per ora in bluray. Io posseggo il DVD della Dall'Angelo che presenta il film in un formato 4:3 non anamorfico. Sul corretto aspect ratio della pellicola ho qualche dubbio in quanto quasi tutte le edizioni lo indicano come 1.33 ma esiste un DVD americano della Warner che presenta il formato widescreen anamorfico di 1.78 (che però sembrerebbe un adattamento del formato originale con dei lievi tagli in altezza). In ogni caso il DVD Dall'Angelo offre un video non particolarmente brillante con spuntinature e graffi abbastanza diffusi ed una definizione piuttosto blanda. L'audio monofonico è potente ma non chiarissimo. La versione della CDE uscita anche in forma editoriale da edicola non è molto meglio, anzi personalmente gli ho preferito la Dall'Angelo. Anche all'estero non troviamo valide alternative. Cecchi Gori ha in uscita una ristampa prevista per il 18.02.2020, ma non mi aspetto molto da un prodotto che non pare aver avuto nessun tipo di trattamento migliorativo. Questo titolo resta uno dei pochi Fellini non ancora trattati a dovere, pertanto si rende doveroso un adeguato restauro in Blu Ray.