A metà tra film e documentario, IL DEMONIO è un docudrama dalle tinte forti, che non concede nulla allo spettacolo se non in senso quasi grafico, con paesaggi assolati (siamo nel profondo Sud) ripresi con panoramiche suggestive, campi lunghi a non finire, alberi rinsecchiti che si stagliano in cielo disegnando curve stregonesche, una desolazione resa ancor meglio dalla drammatica situazione della protagonista (Daliah Lavi, perfetto physique du rôle), ragazza sola ed evitata dal paese perché ritenuta in qualche modo compromessa col Maligno. Così la vediamo aggirarsi sola, senza meta per i campi deserti, preda frequente di vere e proprie possessioni demoniache. Perché...Leggi tutto è di questo che il film ci parla, anticipandolo debitamente nei titoli di testa: delle tradizioni, dei riti, delle superstizioni ancor oggi resistenti nei paesi più abbandonati dell'Italia meridionale. Daliah Lavi, strega presunta e vittima di un esorcismo improvvisato (avete presente il famoso “passo del ragno” nell'edizione integrale dell’ESORCISTA? Eccovelo qui, dieci anni prima, in tutto il suo splendore) è sì la protagonista, ma anche un pretesto per non scadere nel documentario tout court. E allora ecco anche un giovane Frank Wolff (Antonio), reincarnazione nostrana del Van Helsing predestinato, che subisce le attenzioni sessuali della “strega” e dalle quali si affranca contraendo regolare matrimonio (con bizzarri riti annessi) con la tipica femmina locale. Parlato pochissimo (la Lavi dirà una decina di frasi in tutto), lento e datato, il film di Brunello Rondi mantiene però ancora oggi un fascino perverso, che le musiche violino-organo di Piccioni rendono angosciante.
Saggio antropologico sulle campagne del Mezzogiorno e insieme dramma passionale (ci sono richiami a “La lupa” verghiana), con le immagini aspre e pregne del paesaggio lucano narra una storia di superstizioni ed esorcismi per colpire la religione cattolica e il suo atteggiamento repressivo. La Lavi, intensa ed efficace nella sua nevrastenia, anticipa figure di pellicole successive: prepara fatture e si agita convulsa come la maciara Bolkan, armeggia con le forbici come la Montenero e, soprattutto, improvvisa una spider-walk al pari della Blair. Epilogo all'insegna di Eros e Thanatos.
MEMORABILE: I riti per la benedizione del talamo; le confessioni in piazza; gli scongiuri contro la pioggia; la soggettiva della chiesa a rovescio.
Eccellente spaccato etnografico di una vecchia Italia del Sud, prigioniera di tante superstizioni popolari, con perversi ciarlatani pronti a sfruttarle a proprio comodo. La scenografia offre ammorbanti paesaggi, ben coniugati alla superba interpretazione della Lavi e una violenta caricatura antisociale (verso quella società). La persecuzione progredisce di intensità fino a giungere all'esorcismo della povera donna malata (con l'incredibile passo del ragno, fatto al naturale!). Una donna malata anche d'amore, quello che diceva di saper fare tanto bene.
Basato su fatti reali, accaduti alla povera Purificata (Daliah Lavi) eccentrica donna che, a causa di un comportamento equivoco poiché bizzarro, viene ritenuta maciara, ovvero collusa con il Demonio nonché in grado di agire tramite atti stregoneschi. Costretta, causa contingenze provocate dalla credulità popolare e dall'ignoranza e arretratezza lucana -Fulci forse se ne ricorda quando realizza Non si sevizia un paperino- ripara in un convento nel quale coltiva un rapporto, maldestinato, d'amore con Antonio (Frank Wolff). Eccezionale spaccato su una realtà di miseria alimentata dal pregiudizio.
Fin dalla prima sequenza, è lampante come il personaggio interpretato dalla Lavi si senta in pericolo (lo sguardo spiritato che scruta un'imprecisata minaccia alle sue spalle). Braccata da una comunità a fargli un complimento retriva, la ragazza risponderà con la sua prorompente fisicità: colpa deforme per le credenze religiose che vogliono lo spirito prevalere sulla carne. Non è un caso che caso il film ha quel pre-finale con l'amplesso consumato fra le montagne e non è un caso che le voci che la perseguitano vengano dall'esterno. Davvero spaventoso.
MEMORABILE: La Lavi raccoglie un paio di forbici inchiodate a terra e le poggia sul viso; il ragazzo che incontra al ruscello.
Interessante documento storico ed antropologico, aspro e crudo come gli straordinari paesaggi della campagna lucana, ripresi magnificamente dal regista. Rondi rivela sicure doti autoriali nel narrare, con taglio documentaristico, la drammatica storia di Purificata e con lei quella di un'Italia arcaica, dove l'ignoranza si sposa alla fede, la superstizione ai riti di stregoneria. Daliah Lavi è straordinaria per intensità. Il suo passo del ragno anticipa di un decennio L'esorcista. Anche Fulci deve averlo visto prima di realizzare il suo Paperino.
Dieci anni prima de L'esorcista, Brunello Rondi ci racconta una storia di possessione (o presunta tale dalla popolazione di un paesino della campagnia lucana); la vicenda è raccontata con ritmo lento, forse troppo, ma è benissimo fotografata in bianco e nero. Stupisce vedere la Lavi impegnata nel "passo del ragno", che verrà ripreso pari pari dalla Blair nella pellicola di Friedkin. Un film più interessante, col suo collocarsi a metà strada tra finzione e documentario sulle credenze e riti popolari, che riuscito che merita comunque una visione.
Molto basato sulla superstizione, uno dei mostri generato dalla non cultura. Si sente già lo stile di Rondi, anche se è ancora molto lontano dal suo livello massimo; qui i passaggi e le inquadrature colpiscono più del film in sè, anche perché sappiamo che le sventure arrivano alla grande anche senza bisogno di malefici o fatture... Lo si vede volentieri in quanto più che l'inquisizione domina il timore diffuso, ed è quindi più facile da accettare.
Anticipa per molti versi il famoso esorcista anglosassone. Ottima l'interpretazione di Wolff e della Lavi. Buon film che si pone a metà strada tra orrore demoniaco e denuncia sociale. Si dice fosse ispirato a una storia realmente accaduta; non sempre Rondi riuscirà a raggiungere questi livelli.
Credo di non esagerare se dico che questo film è un piccolo gioiello del cinema italiano. Non c'è una scena che possa annoiare, specialmente quelle senza i dialoghi e le musiche sono abbastanza coinvolgenti. La Lavi è perfetta. Bravo Wolff. La scena dove la protagonista cammina come un ragno è bellissima.
Fra ignoranza popolare, riti d'esorcismo e ambigue atmosfere una donna considerata come strega o impossessata dal demonio manipola l'umore dei paesani della lucania. Un film diretto e quasi documentario. Fin troppo lento in alcune situazioni, tanto da dare noia. La protagonista è ottima e forte, Wolff fa il suo. Il regista nel suo piccolo avrà sicuramente ispirato Friedkin.
Chi vede questo film dopo i film rondiani Anni Settanta resta attònito. Ma è proprio lo stesso Rondi di robetta come Velluto nero? Miglior film del regista, senza dubbio, con due interpreti notevoli e bellissimi (l'israeliana Lavi e l'ebreo Wolff: difficile pensare che sia un caso), in una storia che richiama molte cose alte, da Verga ("La lupa") a Bergman (Il settimo sigillo) eccetera. La lentezza, che appesantirà altre opere rondiane, qui è funzionale. Mancano quei virtuosismi fini a sé stessi presenti nel futuro dell'autore. Con pazienza, ma da vedere.
Non un horror, ma purtroppo ispirato ad un drammatico fatto di cronaca realmente accaduto in un paesino del Sud sperduto fra le montagne, con cultura da Medioevo. La protagonista è a suo agio e rende in maniera incisiva il ruolo dell'innamorata pazza che ricorre a fatture pur di assecondare il suo desiderio. Una location sbalorditiva e azzeccata. Interessante il meticoloso studio fatto sulle usanze e tradizioni del luogo. Ottima pure la scelta di non ricorrere ad attori professionisti per i figuranti, ottenendo maggiore realismo e spontaneità.
MEMORABILE: L'indemoniata che fa il "ponte" anticipando di 15 anni la scena cult presente neL'esorcista.
Film interessante perché ha il merito di mostrarci quel mondo misto di tradizioni e ignoranza dei paesini di una volta; un mondo dove anche un disturbo mentale o una disfunzione comportamentale veniva tutto ricondotto all'influenza del diavolo (vero o presunto). E se patetiche potevano essere le vittime altrettanto lo erano i rituali per la "diagnosi" del maligno, ma più che altro le cecità di non voler guardare i demoni che si celano nell'animo umano. Bravo Rondi nel fotografare tutto questo. **1/2 per il coraggio avuto dal regista.
MEMORABILE: L'esorcismo in Chiesa non fa paura ma è inquietante; La camminata del Ragno dell'indemoniata che può aver ispirato Friedkin.
Antisegnano de L'esorcista, scarno, essenziale, con una bravissima interprete in grado di trasmettere, senza l'ausilio del trucco come fu per Linda Blair, l'orrore di una inventata possessione diabolica. Un'incredibile ingiustizia la poca diffusione di una pellicola come questa, incorniciata da un suggestivo bianco e nero e ambientata in una landa asciutta come la povertà che si respira nell'ambiente in cui nasce la storia. Un rifiuto che si concretizza in un malocchio e tu... Hai paura delle streghe?
Le vicende realmente accadute in un paesino lucano fanno da sfondo a una sorprendente pellicola di Rondi. Molto bravo il regista a riportarci uno spaccato dell'Italia meridionale rurale con le due pratiche ancestrali in materia di esorcismo. Gli attori Levi e Wolff sono bravi e le comparse funzionali allo scopo, quello di far nascere nello spettatore un senso di inquietudine. Unica pecca la lentezza, che in alcuni frangenti si trasforma in noia.
Superbo dramma-giallo-gotico-demoniaco ambientato in un sud Italia pregno di magia e superstizioni. Imponente e indemoniata (nel vero senso della parola) la Lavi. Superbe, tetre, glaciali le ambientazioni e le scene di esorcismo/possessione. A mio avviso Franklin, quando girò L'esorcista, deve aver visto questa pellicola (vedi la camminata "aracnide" della "pseudo" posseduta). Senza l'uso di effettacci e senza vomiti verdi, il film è molto più inquietante e spaventoso del suo successore americano.
In un paesino del profondo sud c'è una donna diversa che sembra andare a braccetto col demonio e che è ossessivamente attratta da un uomo respingente. Fra rituali religiosi fin troppo pagani, nere superstizioni e incredibile ignoranza, si consuma questa tragedia che ha come sfondo una assolata e secca Lucania. Plauso speciale alla protagonista "indemoniata" Daliah Lavi. Complessivamente troppo documentaristico per diventare un'opera indimenticabile.
La visione è tanto più apprezzabile se preceduta o seguita dalla lettura dei coevi saggi del tardo De Martino, su tutti Sud e magia (1959): si coglie così a tutto tondo la coraggiosa dimensione antropologica dell'opera di Rondi, capace di cogliere l'orrore atavico della mancanza a sé stessi, la proiezione demonologica di articolati complessi psicologici figli di povertà, superstizione e isolamento. Lento, ma davvero affascinante e graficamente bellissimo. Sotto la possessione si agita un mondo sommerso...
Ambiente agreste lucano con stupenda fotografia b/n: giovane contadina innamorata compie una fattura e l'ossessione diventa possessione di pulsioni incontrollate. Rondi si ispira a una storia vera e crea un magistrale spaccato antropologico (supportato da studi) dominato da superstizione popolare e dal potere apotropaico della ritualità contadina, per un dramma popolare che anticipa il tema esorcistico del decennio a venire (con tanto di spider walk; ripreso da Friedkin?) anche se il filo più diretto lo collega alla maciara lucana di Fulci e vicino a temi di stregoneria. Capolavoro.
MEMORABILE: La stupenda ambientazione tra i sassi di Matera (ed altri paesi lucani); Lo spider walk e la scena dell'esorcismo davvero inquietante (pur senza SFX).
Come contenuti può essere considerato un documentario su un certo Sud tradizionalmente sede di misteri e arretratezze, mentre dal punto di vista formale si tratta di una buona elaborazione in senso filmico di quei contenuti. E' la storia di una ragazza molto disturbata che in un paesino lucano viene percepita, secondo la superstizione diffusa, come strega; l'abilità di Rondi consiste nel fare oscillare anche lo spettatore negli stessi dubbi che attanagliano la comunità; merito anche di una sceneggiatura essenziale e della sapiente musica di Piccioni, sinistra il giusto.
Prima di The witch e Midsommar, un horror antropologico nostrano che più che a Friedkin, per ovvi e opinabili motivi, rimanda al tema del capro espiatorio, il rito che fonda - secondo René Girard - l’ordine costituito. Il film di Rondi è innanzitutto il ritratto di un femminile ancestrale indomabile - Daliah Lavi, impressionante - che erompe dalle convenzioni rivelando una società gretta, violenta e sessuofoba. Straordinario lavoro di epoché in una messa in quadro rigorosa che dettaglia ritualità ataviche ed enfatizza la bellezza scabra e abbacinante della Lucania.
MEMORABILE: Purif che assiste e maledice il matrimonio dall'alto della rupe; L'apparizione del bambino in riva al fiume; La possessione nel cuore della notte.
Forse Rondi aveva in mente una ricognizione antropologica affine al documentario, ma ne è uscita un'opera a tutto tondo in cui l'esame apparentemente distaccato delle credenze millenarie d'un popolo (e la relativa messa in stato d'accusa del clero e d'alcuni praticoni) si somma a un afflato fantastico assolutamente indipendente. A tale ultimo momento sono legate le sequenze più straordinarie (l'apparizione del bambino al torrente, l'esorcismo) e il costante e angoscioso sentimento della (nostra) estraneità di fronte a una ritualità ancestrale. Perfetta la Lavi.
Nel Sud cupamente bucolico e spaventosamente solare di Rondi, fotografato con durezza documentaristica, descritto con misantropico lirismo, sorge un granitico caposaldo del folk horror all'italiana e precursore verista del possession movie. La bellissima Daliah Lavi dona tragico volto e tormentata anima a Purificazione, bersaglio delle malelingue e dell'invidia popolare, vittima della superstizione e di chi sa come servirsene per infami scopi, antieroina inconsolabile che trova la forza di ribellarsi alla stessa fede ipocrita che l'ha da sempre condannata. Fulci imparerà la lezione.
MEMORABILE: Il santone stupratore; La processione paesana; Il rito per allontanare la pioggia; L'esorcismo pubblico con spider walk; Bruciando l'aria stregata.
Ragazza lucana fa una fattura all'uomo di cui è innamorata. Sebbene il soggetto riguardi l'esoterismo, l'attenzione maggiore va alla componente rurale contadina e alla conseguente scarsa alfabetizzazione. Anche nel clero vi sono delle falle evidenti, soprattutto per eventi a cui non sanno dare spiegazioni. Rondi ambienta il film tra paesaggi lunari e la Lavi (che ha forte somiglianza con la Bolkan) non si risparmia nelle sue convinzioni deliranti.
MEMORABILE: Lo stupro tra le pecore; Ad arco in chiesa; Il sangue nella borraccia.
Respinta dall'uomo che ama, Purif ricorre a riti magici per legarlo a sé e, quando lui sposa un'altra, si abbandona a gesti isterici che la fanno ritenere "posseduta" dai suoi compaesani... Film sorprendente con qualche debito (impossibile non pensare alla Lupa di Verga filtrata da Lattuada) ma innovatore per quanto riguarda il filone delle "possessioni demoniache" che sarebbe esploso solo dieci anni dopo. Ambientato in una città fuori del tempo come Madera, costituisce anche una preziosa testimonianza documentaria di usanze contadine in cui si fondono fede cattrolica e riti pagani.
MEMORABILE: Gli anziani preparano il letto degli sposi; La processione e le confessioni pubbliche; Durante l'esorcismo in chiesa, la camminata a ragno di Purif.
Nella campagna lucana dei primi anni 60 una donna, respinta dall’uomo che ama, inizia a manifestare comportamenti bizzarri. Considerato un precursore del filone demoniaco degli anni 70, può deludere chi si aspetta un horror; è infatti piuttosto uno studio antropologico sugli usi e le credenze del meridione contadino retrogado e bigotto, girato con uno stile semidocumentaristico e interpretato in gran parte da attori non professionisti. Tuttavia è innegabile che la scena della “spider walk” sia stata ripresa da Friedkin. Film strano, antispettacolare ma in qualche modo affascinante.
MEMORABILE: La camminata a quattro zampe; Il rituale magico che si conclude con uno stupro; Il tentativo di linciaggio da parte dei compaesani.
Purificazione viene emarginata, vessata, abusata e accusata di stregoneria per il suo essere anticonformista. Contemporaneo spaccato sociale su ignoranza e superstizione ancora vigenti in certe zone del sud Italia clamorosamente messo in scena da Rondi che regala fotografia e inquadrature di rara bellezza e avanguardia. Daliah Lavi (stupenda) che viene seguita in campo lungo dalla mdp mentre si aggira con fare schizoide e luciferino nel magnifico ambiente naturale non si dimentica, così come la soggettiva "tarantolata" per mostrare in tono sacrilego le immagini sacre capovolte.
MEMORABILE: I paesani confessano i peccati; La spider-walk; Il rituale per scacciare la pioggia; Gli abusi sessuali; Il bambino al ruscello e seguente stacco.
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DiscussioneZender • 26/08/10 13:38 Capo scrivano - 48908 interventi
Non credo mica, in realtà, a me pareva di averlo visto proprio in chiaro. Certo potrei sbagliarmi...
Noto (forse in ritardo) che Morandini ha inserito la scheda del film, una volta assente dal dizionario: gli dà ***
CuriositàZender • 12/12/16 17:22 Capo scrivano - 48908 interventi
Dalla collezione "Sorprese d'epoca Zender" il flano del film:
DiscussioneZender • 14/08/21 08:00 Capo scrivano - 48908 interventi
Ciao Kinodrop, scrivi:
consiste nel fare oscillare anche lo spettatore nel dubbio che aleggia nelle persone e nei paesaggi (in un evocativo b/n) l'essenzialità dei dialoghi e con l'ausilio della musica di Piccioni, sinistra il giusto.
consiste nel fare oscillare anche lo spettatore nel dubbio che aleggia nelle persone e nei paesaggi (in un evocativo b/n) l'essenzialità dei dialoghi e con l'ausilio della musica di Piccioni, sinistra il giusto.
Mi pare che manchi quache parola o qualcosa...
Come contenuti può essere considerato un documentario su un certo Sud tradizionalmente sede di misteri e arretratezze, mentre dal punto di vista formale si tratta di una buona elaborazione in senso filmico di quei contenuti. E' la storia di una ragazza molto disturbata che in un paesino lucano viene percepita, secondo la superstizione diffusa, come strega; l'abilità di Rondi consiste nel fare oscillare anche lo spettatore negli stessi dubbi che attanagliano la comunità, merito anche di una sceneggiatura essenziale e della sapiente musica di Piccioni, sinistra il giusto.
Grazie Zender per la segnalazione, in effetti era un po' contorta. Ho fatto qualche modifica. Saluti Kinodrop
DiscussioneZender • 15/08/21 08:35 Capo scrivano - 48908 interventi
HomevideoRocchiola • 20/12/24 09:16 Call center Davinotti - 1318 interventi
Il DVD della Sinister è ottimo. Le immagini nel corretto formato panoramico 1.85 sono decisamente pulite e offrono una definizione più che buona per un supporto SD. Un bel bianco-nero luminoso e brillante, con una giusta granulometria mai troppo invasiva. Audio italiano dual mono piuttosto buono sufficientemente chiaro e discretamente potente. Durata 94 minuti senza tagli. Resta qualche dubbio su quale master in HD abbiano usato, perchè all'epoca dell'uscita di questo DVD pubblicato sul finire del 2022, non mi pare esistessero versioni anche estere in alta definizione. L'unica edizione in bluray disponibile è quella uscita l'ottobre scorso a cura dell'americana Severin Film, che stando alle fonti disponibili è un ottimo all region con audio italiano visibile anche senza sottotitoli. Ma comunque il DVD italiano Sinister è più che valido e costa molto meno del BD americano.
DVD Sinister Blu-Ray Americano Il BD ha una durata di 98 minuti per gli ovvi motivi legati alla diversa velocità di riproduzione dei due supporti (il DVD è un pochino più rapido per cui dura sempre meno del BD, mal'edizione del film è la medesima e non ci sono tagli o aggiunte).