Nella pagina che si apre cliccando qui sono catalogati migliaia di volti di attori legati direttamente o marginalmente al cinema italiano, ognuno con nome e filmografia (davinottica e non). La pagina (e conseguentemente le schede dei film) sono costantemente aggiornate con nuove introduzioni.
Il richiamo all'inarrivabile Resident evil è sotto agli occhi di tutti, a partire dalla protagonista intrepida (che però qui ci va giù pesante con le frasi fatte), proseguendo con i nemici mostri frutto di esperimenti e concludendo con l'ambientazione all'interno di laboratori sotterranei. Gli effetti speciali sono comunque ben realizzati (tra volti strappati con enormi artigli, squartamenti e consumo di interiora in bella mostra il pubblico può ritenersi ampiamente accontentato), il ritmo è elevato, il cast coinvolto, i personaggi stereotipati ma per lo meno uniti più che altrove.
Commedia divertente, inizialmente a facce positive (molti dialoghi e parecchie trovate sono ben fatti, a esempio Siri-o) che negative (la coppia di giovini non brilla per carattere e alcune gag sono fiacche). A metà film, con l'arrivo dei genitori di lei (Lillo e Ilaria Spada, perfetti nei panni di una coppia con poco buon gusto ma molta "praticità"), c'è un'impennata dovuta ai dialoghi caciaroni e ai doppi sensi assurdi in cui loro possono sguazzare. Una spanna sopra al classico cinepanettone, non un capolavoro (ci sono troppi momenti bassi) ma molto godibile, a tratti brillante.
Una regina disperata fa un'assurda richiesta a una strega, la quale si ritrova quindi coinvolta in una movimentata avventura... Da uno spunto tanto povero di idee non poteva che venir fuori una pellicola mediocre e talmente pesante da sembrare molto più lunga di quella che è in realtà: la bella e brava Milla Jovovich nulla può fare dinnanzi a un intreccio (vanamente) caotico ambientato in luoghi che, pur essendo tetri, non sono gustabili appieno a causa di luci e fotografia scadenti, mentre il resto del cast appare poco convinto e credibile. L'odore di fittizio si respira ovunque.
Uno degli innumerevoli film di arti marziali recapitati da Hong Kong alle sale italiane di quart'ordine e che non si discosta un minimo dagli schemi consolidati, con l'eroe buono che si vendica dei torti subiti da parte di una banda di cattivoni. Il tutto a suon di interminabili scontri all'arma bianca in cui uno solo stende a mani nude decine di energumeni armati fino ai denti. Fra le curiosità c'è una fanciulla che acchiappa i bravacci con la frusta e li fa volare mentre la vecchia mamma cieca li infilza con un bastone acuminato. Girato fra i suggestivi scenari naturali di Taiwan.
Un sarto vuole promettere la propria figlia in matrimonio a chi dei suoi assistenti sarà in grado di essere più intelligente e ingegnoso. I quattro danno prova del loro ingegno svolgendo i compiti assegnati nella maniera più fantasiosa e assurda possibile. La semplicità però avrà la meglio su tutto. Inizialmente il corto sembra presentare pochi spunti legati all'animazione ma, nella parte centrale, vediamo in forma ingrandita alcuni trucchi che caratterizzano da sempre le opere del grande regista francese, che non si smentisce nemmeno in questa occasione. Bello anche il finale.
Peele perpetua causa etnica e sociale sposando il thriller spinto, l'opera "de paura" con rimandi genuflessi al Kubrick da spremuta ma le portate sono davvero tante e, se al finale non si comanda, è pur vero che le due ore potevano sfoltirsi a favore di qualche buco in meno. Nyong'o promossa a pieni voti e anche la Moss, per quanto secondaria d'onore, è in parte. Magra figura invece fanno i maschietti, i conigli e l'intera congrega di doppi che finirà col monopolizzare il plot. Come horror di denuncia poteva darsi un tono, senza impantanarsi nello spiegone dell'abusato epilogo.
Riproponendo tale e quale la formula dei suoi MISSION: IMPOSSIBLE, che al cinema già era di fatto una replica di James Bond, Tom Cruise non può che trovarsi a suo agio, anche se qui l'azione dura e pura è stemperata dall'affiancamento alla sempre deliziosa Cameron Diaz, dal celebre sorriso che abbaglia. Un film di coppia, con un agente tra i più inscalfibili della storia che si lancia in acrobazie di ogni genere favorito dalle nuove frontiere del digitale, che permettono evoluzioni un tempo impensabili...Leggi tutto al prezzo di qualche evidenza digitale di troppo. Tutto fa gioco per un diluvio d'azione che, come da tradizione per i film alla 007, ci porta da un angolo all'altro del globo per donare al tutto quell'internazionalità sempre apprezzabile nelle grandi produzioni d'azione.
La storia si apre in aeroporto, con i due protagonisti che vengono casualmente in contatto scontrandosi per due volte incidentalmente. Poi il viaggio in aereo insieme, durante il quale l'agente Roy Miller (Cruise) fa strage di chi tenta di sottrargli qualcosa che lui ha e ancora non sappiamo cosa sia. June Havens (Diaz), chiusa durante lo scontro in toilette, ignara, ritorna a sedersi e capisce che qualcosa non va: cadaveri un po' ovunque e un pilota che non c'è più, accoppato pure lui. Niente paura: ci pensa Roy! Messosi ai comandi, porterà la donna in salvo, atterrando in un campo poco prima che il velivolo esploda. Il tempo di spiegarle di stare accorta, di evitare di salire su qualsiasi veicolo se invitata da persone che le dicono di volerla condurre in un posto sicuro, e i due tornano alle loro vite.
Per ben poco, perché June viene subito braccata dall'FBI che le spiega come Roy sia un traditore in possesso di una speciale pila "perpetua" chiamata Zefiro di cui lo Stato deve assolutamente rientrare in possesso. C'è da credergli? Non si sa; ma intanto, mentre quelli se la portano in auto sulle superstrade di Boston, piomba sul parabrezza Roy che spara a destra e sinistra, vola da un mezzo all'altro e nel frattempo parla a testa in giù a una sempre più sconvolta June, che sembra non potersi più affrancare dal protezionismo esasperato di Roy, col quale inevitabilmente dovrà fare i conti. Così ecco i due finire prima a Salisburgo, poi in un'isola sperduta della Azzorre (in realtà è la Giamaica) o a Siviglia, dove la scena madre non potrà che essere ambientata all'Alhambra, con una breve puntata per le strade in moto, inseguiti dai tori e perfino nell'arena...
James Mangold cerca di girare quanto più velocemente possibile l'azione, rallentando di tanto in tanto per lasciare spazio a qualche momento di tenerezza e di ironia tra i due protagonisti, quiasi credibili in panni che invece non lo sono affatto. E' un semplice gioco di fughe e inseguimenti condito da un'elementare trama spionistica, vuoto e superficiale come si addice a un giocattolone action come tanti, in cui il valore aggiunto sono i due spiritosi divi, le location spettacolari e ovviamente gli effetti speciali, ripresi con competenza per fornire il giusto grado di entertainment. Musiche e suoni ben calibrati, fotografia luminosa, sorrisi complici a profusione e i Persol di Cruise indossati anche nei frangenti meno indicati...
Non ci si aspettino squali di foggia classica, perché il film appartiene a quella ristretta cerchia in cui del pescecane resiste solo il muso, ficcato brutalmente in testa al poveretto di turno che si trasforma in tal modo in uomo-squalo. Del pesce originario mantiene solo il proverbiale appetito e l'apparenza sopra il collo (in questo caso il modello a cui ci si rifà è uno squalo martello), per il resto il mostro assassino, che si aggira - come immaginabile dal titolo – in un cimitero, attacca chi bazzica in zona con assalti annunciati da un ruggito e mordendo poi...Leggi tutto il collo vampirescamente. L'azzannamento libera litri di sangue rossissimo ma chi spera in un po' di sano splatter dovrà accontentarsi di effetti caserecci da sagra paesana. D'altra parte si parla dell'ennesimo zero budget in tema, girato con quattro dollari sfondando con tutta evidenza nell'amatoriale alla ricerca dell'immancabile impatto trash che qualcuno evidentemente ancora soddisfa.
Incredibile, tuttavia, che per una volta si cerchi di imbastire addirittura una trama, per quanto assurda e risibile; perché dopo il prologo con smembramento di due coppie di ragazzi che amoreggiavano nel cimitero, a indagare sulla sparizione degli stessi viene chiamata l'immancabile Youtuber in disgrazia, tale Abby (Ward), che con il suo socio videomaker ha un blog di criptozoologia (si parla di animali mitici e mai visti come il Bigfoot, il mostro di Loch Ness e via dicendo). Giunta nel paese del cimitero maledetto, la donna si introduce subito in un gruppo di autosostegno nel quale i partecipanti raccontano i loro incontri con il leggendario graveyard shark attraverso flashback orrendi (d'altra parte in linea con il film).
Nel frattempo le uccisioni si moltiplicano perché chi appena si introduce nel cimitero resta vittima prima o poi del mostro che, oltre alla testa di squalo martello impiantata sul collo, si presenta con corpo da culturista gonfiato visibilmente grazie a della gomma azzurra e un giubbotto nero borchiato dal quale fuoriesce sulla schiena una pinna. Ci viene addirittura spiegato come nacque: un pescatore della zona (March) una notte incontrò al largo una sirena (Nene) con la quale ebbe un rapporto sessuale. Rivistala dopo qualche tempo, scoprì come il loro amore avesse partorito un uomo pescecane, che vediamo cullare dalla donna. L'uomo, capendo la mal parata, ammazzò la sirena e abbandonò a se stesso il piccino, che scopriremo in seguito essere stato recuperato da qualcuno dei personaggi principali in un finale a sorpresa non spoilerabile.
Ma anche Abby aveva da piccola subito un trauma: il padre era stato ucciso da un essere peloso durante una passeggiata nel bosco alla ricerca di nuove specie animali. Insomma, si infila dentro un po' di tutto al punto che la durata del film (di norma, nel sottogenere, quasi mai superiore all'ora e venti) supera addirittura l'ora e mezza. Non che questo tuttavia sia segno di buona qualità; e infatti tutto è come sempre al di sotto di ogni standard, dalla recitazione alla sceneggiatura per finire con una fotografia e una regia abbondantemente sotto la media. Se poi come in questo caso gli squali nemmeno si vedono e al loro posto ti rifilano un tizio vestito da carnevale con una testa di squalo in testa è anche difficile far rientrare il risultato nel filone ampissimo degli shark movies...
Epilogo ultrasplatter alla Joe D'Amato, con budella che saltan fuori dappertutto in un delirio di effetti da bancarella che comprendono pure un orso mannaro nato chissà da dove e un siparietto simil freudiano che non ti aspetti... Ah, e non dimentichiamo una folle parentesi onirica in cui Abby ha un complicato rapporto sessuale a letto con un Bigfoot (palesemente un tizio travestito con una maschera buona giusto per i carri di Viareggio).
Più tendente alla commedia che allo spionistico, il film di Dick Clement si gioca la carta della brillantezza con la coppia Kirk Douglas/Marlène Jobert, inserendo i due in un complicato intreccio che parte da Bucarest, dove Fabienne (Jobert) è in luna di miele col marito John Fenton (Mower). Lei è francese (deliziosamente doppiata con accento conseguente da Vittoria Febbi), lui è nipote di un ministro inglese (Howard). In Romania John viene però arrestato dalla polizia locale e spedito direttamente a Mosca senza che alla poveretta venga spiegato nulla....Leggi tutto Anzi, nel tentativo di scoprire qualcosa conosce un tizio del posto, Andrej Ferenk (Douglas), che la addormenta e la piazza, drogata, sul primo aereo per Londra.
Nel frattempo si è capito che John verrà restituito agli inglesi solo se questi ultimi accetteranno di barattarlo con una spia russa detenuta nel Regno Unito. Al momento dello scambio, tuttavia, il buffo personaggio prescelto (Blier) cade nel buco formatosi in un lago ghiacciato e la trattativa resta momentaneamente in stallo. Per questo Fabienne si mette in testa di trovarla lei, una spia da scambiare per riavere il marito; e capito come Andrej, che nel frattempo ha ritrovato a Londra, ne abbia tutta l'apparenza, cerca di “usarlo”; non sa che l'uomo ha nascosto un suo microfilm nella valigia che crede appartenga a Fabienne e a sua volta cerca di far confessare alla giovane dove ora la valigia sia.
I due, insomma, s'incastrano a vicenda e insieme fuggiranno da chi presto cercherà di fermarli. Da Bucarest e Londra si passa in Scozia, rendendo evidente quanto il film punti su un buon numero di ottimi esterni e su di una sceneggiatura che vorrebbe essere più spiritosa di quanto non riesca effettivamente a essere. La Jobert (anche scrittrice nonché madre della splendida Eva Green) esibisce buona iniziativa, per quanto un po' petulante e a tratti fastidiosa, mentre Douglas – nonostante il fascinoso sorriso – non pare contribuire granché alla resa umoristica dell'insieme. L'intricata vicenda è comunque spiegata se non altro con chiarezza e offre come apice spettacolare un lungo inseguimento in gommone sul lago. A seguire, un simpatico colpo di scena chiamato a movimentare l'ultima parte.
Trevor Howard apporta la scontata componente di humour britannico con qualche battuta all'insegna della scarsa voglia di sporcarsi le mani del governo inglese in una faccenda del genere: è la conferma della predisposizione alla commedia di un film che invece, sotto il profilo della suspense, resta molto sotto al livello di guardia. Qualche sorriso di tanto in tanto e poco altro ma una regia che se non altro regge un discreto ritmo per l'intera durata, grazie anche alla spigliatezza di Kirk Douglas e Marlène Jobert. L'argentiano Sacha Pitoëff è l'uomo addetto alla sorveglianza di John in Russia.
Da sempre una grande passione del Davinotti, il tenente Colombo ha storicamente avuto sul sito uno spazio fondamentale. Ogni puntata uscita ha un suo singolo commento da parte di Marcel MJ Davinotti jr. e di molti altri fan, ma per Colombo è stata creata fin dagli albori del Davinotti una homepage personale che raccoglie non solo i commenti ma anche informazioni e curiosità su uno dei più grandi personaggi televisivi mai apparsi. ENTRA
L'ISPETTORE DERRICK
L'unico altro telefilm che col tempo ha raggiunto un'importanza paragonabile a Colombo (con le dovute differenze) sul Davinotti è “L'ispettore Derrick”. Anche qui ogni singolo episodio della serie (e sono 281!) è stato commentato, da Zender prima e da molti altri fan poi, ma con un approccio più sdrammatizzante, in ricercato contrasto con la compostezza del telefilm. Il link porta a una pagina collegata anche agli approfondimenti in tema. ENTRA