il Davinotti

il Davinotti: migliaia di recensioni e commenti cinematografici completi di giudizi arbitrari da correggere

L'UCCELLO DALLE PIUME DI CRISTALLO
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362855 commenti | 68954 titoli | 27134 Location | 14339 Volti

Streaming: pagine dedicate

Location Zone

  • Film: Svegliati amore mio (serie tv) (2021)
  • Multilocation: Ex-colonia marina Vittorio Emanuele III
  • Luogo reale: Lungomare Toscanelli 176, Lido di Ostia, Roma, Roma
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  • Film: L'estate più calda (2023)
  • Luogo del film: La strada dove Lucia (Damiani) rivede Nicola (Saurino) scoprendo che non era diventato sacerdote e s
  • Luogo reale: Via Giuseppe Ferrari, Roma, Roma
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ULTIMI VOLTI INSERITITUTTI I VOLTI

  • Luisella Tuttavilla

    Luisella Tuttavilla

  • Ferdinando Merolla

    Ferdinando Merolla

Nella pagina che si apre cliccando qui sono catalogati migliaia di volti di attori legati direttamente o marginalmente al cinema italiano, ognuno con nome e filmografia (davinottica e non). La pagina (e conseguentemente le schede dei film) sono costantemente aggiornate con nuove introduzioni.

ULTIMI COMMENTI

Commento di: Rambo90
Tremendo. Laurenti sbraca completamente, replicando in parte la formula della settimana bianca ma senza figure chiave come D'Angelo e senza una bozza di gag, tanto che il film sembra tutto improvvisato. Bombolo e Cannavale si barcamenano come possono, ma le risate davvero latitano. La Rizzoli sembra particolarmente annoiata di farsi vedere nuda e le sue parti con Occhipinti sono insopportabilmente lente. Anche la colonna sonora di Ferrio è presa quasi in toto dal film precedente.
Commento di: Daniela
Giovanotto sciolto di lingua e svelto di mano si attacca alle costole di un famoso pistolero convinto che entrerà nella storia per aver affrontato da solo i 150 cavalieri del Mucchio Selvaggio... Da un'idea di Leone, il tentativo di ibridare i toni epici di C'era una volta il West con quelli scanzonati dei film di E. B. Clucher: il risultato però è pesante come Fonda imbalsamato e, fuori contesto, anche i giochini di destrezza di Trinità divertono poco. Quanto a Peckinpah, l'omaggio al suo cinema magari è sincero ma sembra pretestuoso. Bella e sprecata l'ost di Morricone.
Commento di: Rambo90
Notevole giallo di Fulci, che continua un suo percorso parallelo a Argento senza adottarne lo stile ma anzi creando una sua visione. Non c'è quasi sangue (tranne nell'incipit, che rifà leggermente meglio il finale di Non si sevizia un Paperino), l'indagine prettamente gialla e l'intreccio offre ottimi colpi di scena, soprattutto nell'ultima mezz'ora. Brava e affascinante la O'Neill, capace di recitare anche solo con gli sguardi, ma bene anche Ferzetti e Garko. Location molto curate, così come fotografia e colonna sonora. Da vedere.
Commento di: Deepred89
Se da un lato il film si evolve attraverso una serie di scazzottate alla Spencer-Hill senza una trama robusta alle spalle, dall'altro abbiamo un'avvolgente atmosfera dolceamara che aleggia in un'America tutta campagne e periferie, con personaggi caricaturali ma non priva di una certa veridicità. Ironia che muove più al sorriso che al riso (tolto lo sbandamento grottesco dell'invasione notturna dello zoo), romanticismo mai invadente, finale amarognolo che funziona, per quanto prevedibile. Il carisma di Eastwood domina il film. Ottima la trovata (Philo-Filo) dei titolisti italiani.
Commento di: Anthonyvm
New York, da sempre palcoscenico perfetto per gli horror settari, torna a fare da sfondo a un notevole e angoscioso thriller esoterico, lewtonianamente sospeso tra superstizione e modernità, percorso da profondi drammi personali (l'incidente domestico nel prologo, degno successore shock dell'incipit di Demonio dalla faccia d'angelo) ed exploit raccapriccianti (i ragnetti sottocutanei pre-Urban legend 3), crudo e tenebroso quanto saldamente ancorato al contegno estetico del buon cinema mainstream. La storia avvince con la precisione di un giallo e il climax finale non delude. Valido.
Commento di: Siska80
Giovane sfortunata in amore e un regista si ritrovano coinvolti in un lavoro che per entrambi si rivela cruciale. Film inutile e anche piuttosto noioso che raccoglie il peggio delle commedie a tema infarcendolo di dialoghi banali intervallati da insopportabili quanto falsi sorrisi di circostanza. La coppia protagonista non ha feeling e non è capace di coinvolgere né emotivamente né fisicamente, mentre gli altri personaggi sono solo abbozzati; per fortuna la durata è standard e il ritmo (almeno quello!) abbastanza celere. Nel complesso, quindi, una commedia consigliata solo ai romantici.

ULTIMI PAPIRI DIGITALI

Bizzarro progetto nato come una sorta di speciale da inserirsi nel “Saturday Night Live” ma poi cancellato per "contenuti inappropriati” dalla NBC, è stato successivamente gonfiato in 35mmm, proiettato nei cinema (ben pochi) e infine pubblicato in una edizione homevideo negli Ottanta. E' una strampalata parodia dei nostri mondo movies, introdotta da una serie di scenette completamente slegate, montate un po' come il “Blob” di ghezziana memoria e seguite dal trailer di LOOSE SHOES, altro film...Leggi tutto in qualche modo associabile al “Saturday Night Live”.

Si riprendono fin dalle musiche e la grafica dei titoli quel genere di piccole produzioni che, nate all'ombra del grande successo di MONDO CANE o ADDIO ZIO TOM, erano impostate seguendo una formula ben precisa: immagini “scioccanti” dal mondo (Africa in primis, ma non solo) e una voce narrante che cinicamente introduceva lo spettacolo di curiose usanze (spesso macabre) riprese con un gusto che sconfinava talvolta nel sadismo attirandosi le ire dei benpensanti (più di oggi che di allora, a dire il vero). In questo caso si tratta di sketch brevi o brevissimi, particolarità che avvicina il film anche al genere in voga in quegli anni in America nel quale si trovava un tema comune (quasi sempre legato a cinema e televisione) lavorandoci sopra con finti trailer, parodie di trasmissioni televisive e così via. RIDERE PER RIDERE ne resta ancor oggi il rappresentante più celebre, ma rappresentava solo la punta dell'iceberg. MR. MIKE'S MONDO VIDEO vi si avvicina prendendo però di mira i “mondo” e spiegando cosa fossero.

Impossibile passare in rassegna l'intero contenuto, ma si può intanto notare come ancora una volta si scorga lo zampino del “Saturday Night Live”: oltre a Gilda Radner, che compare tra le tante donne (Carrie Fisher, Teri Garr, Debbie Harry, Margot Kidder...) lasciate libere di dire ciò che vogliono in interviste flash di pochissimi secondi, troviamo ad esempio Dan Aykroyd, protagonista di due tra gli sketch più lunghi: uno, piuttosto simpatico, in cui si improvvisa santone alla reverendo Jones proponendo la venerazione del Dio Jack Lords e del mezzo televisivo, e un altro in cui, nella parte di se stesso, si dice vittima di una mutazione che gli ha unito alcune dita dei piedi tra loro. Per dimostrare quanto non sia un trucco cinematografico... tenta di passarvi in mezzo un cacciavite!

Molto più di passaggio Bill Murray (che già si era visto all'inizio nel trailer di LOOSE SHOES, film nel quale aveva invece un suo sketch di sette minuti): si limita, nella parte di un mezzo barbone, a rispondere (a modo suo, quindi divertente) a una delle tante domande demenziali rivolte a chi passa in strada: è giusto permettere ai sordomuti di muovere le mani per parlare, mentre sono al volante, in modo da poter discorrere come chiunque con chi siede loro accanto? Le idee buffe non mancano (notevoli anche gli “indigeni” che si divertono con gli oggetti idioti spediti loro da un aereo del mondo “civile”) e colpisce incrociare alcune trovate che sarebbero oggi “ad alto rischio censura”, come l'uomo che getta ripetutamente gatti in piscina per vederli nuotare (con uno struggente sottofondo musicale davvero degno dei “mondo” di un tempo).

Curioso Sid Vicious che canta “My Way” senza audio causa rifiuto della compagnia di Paul Anka (autore del pezzo) di concedere i diritti della canzone per la versione homevideo (“Non è una questione di soldi, si sono proprio rifiutati di discuterne!”, spiega una didascalia) e riuscita la scena al ristorante di Parigi durante la quale un gruppo di turisti americani viene offeso e schifato con grande signorilità. Qualche parentesi musicale di troppo (anche se rivedere il compianto Klaus Nomi in tenuta aliena sul palco mette i brividi), scenette poco significative tirate per le lunghe (le donne dell'esercito che sparano proiettili dal seno, un'animazione a passo uno che lascia il tempo che trova), ma nel complesso uno di quei film che si lasciano facilmente vedere per la brevità degli episodi e che restano comunque testimonianze di un modo di fare “cinema” (a basso budget) ancorato a un'epoca ben precisa. Il Mr. Mike del titolo, che funge da narratore destinato a una fine che omaggia gli avventurosi reporter di CANNIBAL HOLOCAUST, è Michael O'Donoghue, ideatore e regista del film.

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Ormai s'è capito che, se vuoi girare la fantascienza a grandi effetti speciali e non hai i soldi per farlo, l'idea è quella di mostrare tutto attraverso gli schermi in bassa risoluzione collegati ai mille diversi dispositivi collegati via internet. In questo modo nessuno può accusarti del fatto che le immagini siano poco chiare o scarsamente nitide e tu ti salvi mostrando esplosioni, crolli e quant'altro spendendo molto meno di chi lo fa "full screen" a definizione massima. Insomma, l'idea (che viene da SEARCHING...Leggi tutto, peraltro non a caso sempre prodotto da Timur Bekmambetov) è quella di far vivere l'intera avventura attraverso le immagini rimandate dai programmi in gran parte collegati al monitor del protagonista Will Radford (Ice Cube), che lavora per il Dipartimento di Sicurezza ed è impegnato nella caccia di un pericoloso hacker chiamato "Disruptor".

Con una figlia incinta, Faith (Benson), che lui è convinto non sappia alimentarsi come dovrebbe per mantenere in piena salute il nascituro (ma è laureata in biologia!), e un figlio, David (Hall), che passa troppo tempo davanti ai videogame (ma è il suo lavoro!), Will si muove da una finestra all'altra del PC per parlare al telefono con persone diverse, compreso il futuro padre (Bostick) di suo nipote, il quale sta organizzando in gran segreto con Faith un "Baby Shower" (la festa che gli americani organizzano per celebrare la prossima nascita di un bimbo). Un rapporto non facile, così come in parte lo è anche quello con i due figli, che Will spia in continuazione grazie ai potentissimi mezzi messigli a disposizione dallo Stato: controlla il cibo che Faith compra, la segue passo passo (molto meno David) e ovviamente, quando comincia l'invasione, le preoccupazioni sono innanzitutto per loro.

Annunciati da una nuvolona temporalesca a cui nessuno fa troppo caso, i grossi meteoriti che si abbattono in ogni parte del mondo mandano a fuoco intere città facendo cambiare passo al film, come prevedibile. Certo, il già citato abbassamento della definizione causa immagini trasmesse via internet in condizioni precarie non aiuta ad apprezzare il gigantismo dei tripodi, che tutti ora riconosciamo come i nemici storici derivati dall'opera di Wells, ma l'impatto della repentina comparsa dei “mostri” è comunque apprezzabile.

Qualche personaggio di contorno di scarsa utilità (a cominciare da Eva Longoria nei panni di Sandra, amica di Will), una concitazione che tutto sommato funziona pur lasciando il protagonista quasi sempre incollato alla sedia, un po' di pubblicità poco velata ad Amazon, che produce, e il gioco è fatto. Ma il risultato non entusiasma e per chi non conosce bene l'inglese è anche faticoso da seguire, con sottotitoli sparsi ovunque causa frasi digitate fulmineamente sugli schermi (altra cosa era stato l'encomiabile, mostruoso lavoro di grafica operato dagli importatori italiani per SEARCHING).

Elementari le considerazioni da fare sulle conseguenze di un eccesso di violazione della privacy, desolante buona parte dei dialoghi relativi alle interrelazioni familiari, finale con soluzione scontata del problema. Da registrare positivamente soprattutto il confezionamento nel suo complesso, che ancora fa percepire come quasi originale un intero film vissuto attraverso riprese che sanno di amatoriale filtrate da cellulari, social e telecamere di sicurezza (con veloci tracciamenti che rimandano all'allora rivoluzionario NEMICO PUBBLICO di Scott). Accettabile la resa low fi degli effetti speciali e curiosa qualche piccola trovata come la fuga di Faith sulla Tesla teleguidata in remoto da papà.

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Larry Cohen ha sempre dimostrato in carriera di saper inventare storie particolarmente originali e insolite (si pensi a BABY KILLER o STUFF - IL GELATO CHE UCCIDE, ma i suoi titoli bislacchi sono tanti), che colpiscono proprio perché, pur affondando le mani nel cinema di genere, sanno plasmarlo evitando di percorrere strade troppo battute. Càpita anche qui, con questo BEST SELLER, in cui al centro sono Dennis Meechum (Dennehy), anomala figura di poliziotto...Leggi tutto scrittore, e tale Cleve (Woods), sicario che mira apertamente a diventare il protagonista del nuovo romanzo del primo. Per farlo, comincia a seguire Dennis in azione (dopo averlo "conosciuto" durante una rapina di quindici anni precedente, nel 1972), salvandogli in qualche modo la vita e permettendogli di catturare l'uomo che questi stava inseguendo.

Dennis sulle prime non capisce cosa quel misterioso individuo voglia da lui, ma va all'appuntamento datogli e lo incontra: Cleve comincia a spiegare quanti uomini lui abbia ucciso, nel corso degli anni, per favorire l'ascesa di David Madlock (Shenar), oggi importante leader di una multinazionale, la Kappa. Delitti in sequenza, i cui articoli su ritagli di giornale Cleve ha tenuto e che Dennis legge, cominciando a capire. D'altronde Cleve non ha alcuna intenzione di tenere segreto nulla: il suo obiettivo è semplicemente vedere pubblicati su un libro (che lui è sicuro diventerà un best seller) le proprie poco edificanti imprese. Dennis si lascia in parte blandire dai seducenti modi di fare di quel personaggio strano ma dalle idee chiare, frequentandolo e ascoltando le sue "lezioni di vita".

Due figure molto diverse, contrapposte: da una parte la semplicità e la correttezza, dall'altra il mellifluo modo di fare di chi ne ha viste tante e non si fa alcun problema a eliminare fisicamente chi tenta di ostacolare il suo disegno. In fondo un killer è un killer, perché mai dovrebbe porsi dei problemi per far cantare la pistola? Madlock, ovviamente, saputo della volontà del suo ex sicario di far pubblicare un romanzo in cui si parla del suo passato facendo nomi e cognomi, cerca di impedirlo, ma fregare Cleve non è da tutti, e nemmeno Dennis ci riesce. Si limita ad ascoltare nel tentativo di entrare in qualche modo nella testa di quello strano individuo, che lui vorrebbe - se potesse - consegnare alla giustizia, anche perché durante la rapina del 1972 uccise spietatamente due suoi amici agenti.

Dei due attori contrapposti il più interessante e carismatico è di gran lunga Woods: è lui la figura grazie alla quale il film trova la sua ragion d'essere; perché Dennehy è un buon attore, certamente, ma è troppo confinato in un ruolo stereotipato, prigioniero di dialoghi in cui funge quasi sempre da spalla (ad eccezione di quelli con la lamentosa figlia). Se però la sceneggiatura ha molte frecce al proprio arco, la regia di John Flynn è al contrario troppo inamidata: anonima nelle scene d'azione, fatica a mantenere ritmi da buon film di genere e zoppica in più parti, con la musica tipicamente Anni Ottanta (a tutto sintetizzatore) di Jay Ferguson che prova a movimentare un po' il tutto. In sostanza sono il copione e Woods a salvare un film altrimenti piuttosto sbiadito, che recupera nel finale ma non sa sfruttare al meglio i punti di forza dello script. Si gioca sulla soglia dell'improbabile, ma lo si fa con competenza e voglia di stravolgere gli schemi precostituiti di un genere troppo spesso uguale a se stesso.

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Il tenente Colombo

Da sempre una grande passione del Davinotti, il tenente Colombo ha storicamente avuto sul sito uno spazio fondamentale. Ogni puntata uscita ha un suo singolo commento da parte di Marcel MJ Davinotti jr. e di molti altri fan, ma per Colombo è stata creata fin dagli albori del Davinotti una homepage personale che raccoglie non solo i commenti ma anche informazioni e curiosità su uno dei più grandi personaggi televisivi mai apparsi. ENTRA

L'ISPETTORE DERRICK

L'unico altro telefilm che col tempo ha raggiunto un'importanza paragonabile a Colombo (con le dovute differenze) sul Davinotti è “L'ispettore Derrick”. Anche qui ogni singolo episodio della serie (e sono 281!) è stato commentato, da Zender prima e da molti altri fan poi, ma con un approccio più sdrammatizzante, in ricercato contrasto con la compostezza del telefilm. Il link porta a una pagina collegata anche agli approfondimenti in tema. ENTRA

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