Niente di nuovo sotto il sole (e scusate il gioco di parole col titolo). Però il film si fa vedere e alla fine a me ha convinto, anche per il ritmo che prende nella seconda parte del film. C'è molto dello stile di 28 Days Later, soprattutto nella seconda parte, non ci si annoia e l'attenzione è comunque catturata. Certo, ovvio che i fanatici di fantascienza (tra i quali m'includo) storcano un po' il naso, soprattutto all'inizio, quando sembra un exploitation di 2001. Ma alla fine il film prende, e la visione m'ha soddisfatto. Ottime le musiche di Underworld.
Preparatevi a bordate di luce, di suoni e di rumori più o meno inquietanti. Poi ci sarebbe il film (ben poca cosa). Non dico che la confezione sia da buttare, anzi, gli effetti sono buoni, ma quanto a idee si tende a riciclare da Punto di non ritorno, Mission to Mars e mi fermo qui. Protagonisti passabili. Bella scena di riparazione scudi, mentre i tre sparati nel gelido spazio non stanno né in cielo né in terra (la stagnola!). Ritmo accettabile, ma una parte finale, da quando entra in scena…quasi ridicola. Mai però come la morta con piantina.
Boyle evita i fronzoli (tipo contatti con la terra, storie d'amore verosimili quanto un coniglio blu) e spara i protagonisti in un megagirasole volante isolato dal resto dell'umanità. Lo spettatore è costantemente in preda all'angoscia, i popcorn cadono dalla bocca durante la tesissima scena della riparazione e quando arriva il momento dell'Icarus 1 tutto si ribalta. Ma tutto torna, perchè vicino al sole lo spazio-tempo si deforma e la mente umana vacilla dinanzi a così tanta energia. Affascinante.
Visivamente è eccezionale, a tratti abbagliante, con alcune sequenze di grande impatto, il tutto condito da una fotografia spettacolare. Dal minuto 15 (più o meno) la tensione ti prende e non ti molla fino al bellissimo finale (in cui si vira verso l'irrazionale). Pochissimo spazio alla speranza, molto alla disperazione, niente eroismi. Certo c'è almeno un "buco" di sceneggiatura abbastanza vistoso (durante una "particolare" esplorazione) ma si perdona tranquillamente.
C'è da dire che qui Boyle si gioca molto cambiando di genere per la terza volta (dopo Trainspotting e 28 Giorni Dopo): mette in scena un film di fantascienza e lo fa con grande stile e coraggio, resta nell'originalità più totale sebbene si sfiorino molti classici del genere. Davvero emozionante la messa in scena, curatissimi i dialoghi e la metafora molto profonda dell'essere uomo. Avvincente e abbagliante.
il viaggio spaziale verso il sole (che per definizione è vita) è null'altro che una metafora dell'esplorazione che l'uomo deve fare con se stesso. Claustrofobico e affascinante l'ultimo film di Danny Boyle, fortunatamente evita grossi colpi di scena e finali accomodanti. Alcune cose fanno storcere il naso ma nel complesso un bel film. Era da parecchio che una buona pellicola Sci-fi mancava. Speriamo che rilanci un genere troppe volte "distrutto" da trame e sceneggiature assurde.
Film riuscito a metà. Boyle mette in scena un viaggio verso il sole visivamente straordinario e riesce nell'intento di trasmettere tensione e di creare un atmosfera claustrofobica. Il punto debole è la storia, che presenta dei buchi di sceneggiatura e cade in molti clichè del genere (ad esempio le morti eroiche). Il film sbanda nel finale trasformandosi in un thriller spaziale banalizzando quanto visto in precedenza; ciò non toglie che si elevi in maniera netta rispetto a tutta la schiera di prodotti analoghi usciti in questi anni.
Il film parte benissimo e si porta dietro un fascino cosmico ed oscuro, nonché apocalittico; ma poi, quando il mistero si svela, la tensione inevitabilmente scema, benché Boyle tenga bene a mente questo aspetto laddove cerca di lasciare sfocate le sembianze dell’intruso; ma il problema non è tanto l’aspetto, quanto il concetto della sua presenza. Inoltre il finale è un po’ troppo tirato via e poco chiaro. Ma il film resta una piccola perla preziosa nel mare magnum di troppa fantascienza risibile.
Apprezzabile il coraggio di Boyle di fare un film del genere nel 2007, peccato che il risultato finale non sia del tutto soddisfacente. Oltre al finale thriller che non c'entra proprio un tubo con il resto, c'è una certa propensione alla lentezza fine a se stessa che aveva già in parte afflitto 28 giorni dopo. Anche i caratteri dei personaggi non sono poi molto approfonditi, ed in un film del genere la cosa ha un suo peso. Bella la fotografia che ci regala immagini molto suggestive.
Buon esempio di film fantascientifico, diretto con grande abilità da Danny Boyle che conferma ancora una volta, se mai ce ne fosse stato bisogno, le sue capacità. Tutto già sentito, ma messo in immagini con abilità e ottimi effetti speciali, con il supporto di un ottimo cast: si rivede con piacere Cillian Murphy, ormai fido di Boyle dopo 28 giorni dopo. C'è anche il coraggio di concludere in maniera non del tutto positiva.
Film molto cupo, dall'atmosfera riuscita. La storia parte molto bene, molto intrigante, ed anche gli attori appaiono molto affiatati; poi però si perde. Non ho apprezzato molto il finale, i toni troppo epici (poco credibili) e qualche vaga somiglianza con Armageddon. Peccato, mi incuriosiva molto l'incursione nella fantascienza del regista di Trainspotting. In conclusione un po' deludente.
Si parte subito in quarta con una storia interessante, una bella fotografia e un'atmosfera cupa e angosciante. Scorrono i minuti e qualcosa si inceppa, la tensione cala, il ritmo diventa elefantiaco e il finale è quanto di più irritante e stupido si possa immaginare. Rimane la bella e curata confezione, esteticamente molto appagante ma bene poco d'altro. Alla fine questo Boyle fantascentifico affascina ma è piuttosto deludente.
Visivamente bello ma pasticciato nello svolgimento, incerto fra la chiave filosofica alta (2001) e l'horror spaziale di serie B (Punto di non ritorno), affida le sorti dell'umanità ad un equipaggio di psicolabili al cui confronto i buzzurri in Armageddon sembrano persone mature ed equilibrate, sfiora il ridicolo involontario, spreca la bella idea del passeggero misterioso. Comunque interessante, da sfogliare come un album di immagini, gustando in particolare i passaggi fra luce ed ombra, dando minor peso alla storia e ai personaggi.
MEMORABILE: Quando escono all'esterno della nave spaziale, le tute dorate fanno sembrare gli astronauti dei ferrero rochè giganti tutti bozzolosi.
Molto azzardato. Il film parte (anche in ambito pubblicitario) con un classico plot da pellicola fantascientifica: missione eroica per salvare la terra (abusata ad Hollywood) e finisce in una commistione imprevedibile tra horror e film religioso. Le atmosfere che ricrea Boyle sono eccezionali; la filosofia di fondo, seppur non cinematograficamente originalissima, acquisisce valore grazie alla strabiliante tecnica adoperata, soprattutto nella piuttosto onirica e delirante ultima parte. Scenografia e fotografia ottime. ***1/2
Film con troppa carne, scusate il gioco di parole, al fuoco. Come fantascienza pura non riesco a prenderlo e neanche il film, visti gli appesantimenti filosofici molto parlati, ambisce a quel genere. Boyle vuole rispondere a troppi interrogativi: lo sfiancante (vista l'odiosa voce semi-robotizzata) dilemma del rapporto uomo-macchina, il tema uomo-dio (il "non più" umano), l'onnipresente dualismo uomo-natura. Poi però ci si ripega su citazioni da Alien (nave abbandonata) e su intuizioni Kubrikiane per svoltare la giornata. Cocente (scusate di nuovo) delusione.
Non il massimo dell'originalità. Ma il film, anche se lento, tiene con il fiato sospeso fino all'ultimo. Merito non tanto della sceneggiatura ma sicuramente di una fotografia egregia ed un sonoro (montaggio, effetti e tutto il resto) davvero da premio Oscar, a mio avviso. Boyle in versione Kubrick non solo per le affinità di questo film con 2001, ma per l'eclettismo dimostrato? Può darsi! Sta di fatto però che Kubrick non ha mai vinto premi Oscar, solo nomination, Boyle con The Millionaire ha fatto il doppio colpo (miglior film e regia).
Di fanta c'è parecchio, di scientifico pochino: già l'idea di fondo di rivitalizzare il sole con una bombettina di fattura umana è ridicola, ma la visione prosegue. Ammettendo una buona fotografia e una buona sceneggiatura, la missione di recupero con tanto di storiella che ne deriva ricalca le idee di centinaia di migliaia di film, apparendo assolutamente scontata. Prevedibile anche il finale. In sostanza Boyle regala un filmato molto buono visivamente, ma il resto langue.
Boyle alle prese col fantascientifico compone un collage di altri classici del genere e trova alcune soluzioni di indubbio fascino (la stanza con la visione del sole, la riparazione dei pannelli, il trasbordo da Icarus I) ma perde qualche pezzo al momento di tirar le fila. Sonoro, montaggio e filosofia di fondo confermano capacità non comuni da parte di Boyle. Cast ben amalgamato e un'altra prova di rilievo per Murphy.
Partendo da un'idea interessante, il tocco personale del regista inglese è palpabile fin dalle prime sequenze, dove atmosfera, estetica e struttura narrativa, lenta e riflessiva (strizzando l'occhio a Kubrick e Scott) coinvolgono e lasciano in qualche modo affascinati. Nella seconda parte il crollo verticale: un'accelerazione improssiva e abbastanza immotivata, mista ad un montaggio che diviene videoclipparo, spazzano via tutto ciò che di buono era stato fatto. Incongruenze narrative e un'inutile virata verso l'horror chiudono il cerchio nel finale.
Boyle costruisce un film di fantascienza abbastanza riuscito. Notevoli gli effetti speciali e buona la fotografia. Cillian Murphy è un mostro di bravura e si conferma un talento cristallino. La sceneggiatura firmata dal fido Alex Garland (28 giorni dopo) alterna momenti elevati a cadute di stile evidenti. Il film, nonostante presenti molti difetti, è riuscito ad emozionarmi esponenzialmente. Ottima colonna sonora.
Boyle non mi ha mai molto convinto come regista e in Sunshine dimostra di esser tecnicamente dotato ma non completamente capace di reggere un film del genere. La storia sarebbe anche interessante, ma la tensione si perde in scene terribilmente caotiche, specie verso il lungo finale. Oltretutto gli attori non sono niente di che e a un certo punto non si sa più a cosa attaccarsi per far passare il tempo. Effetti speciali apprezzabili, almeno. Peccato, perché a tratti risulta anche affascinante.
Palese il tentativo di Boyle di emulare il 2001 di Kubrick, sia nelle scene in esterno (nello spazio aperto sono spettacolari gli effetti speciali e la realizzazione dell'astronave) che negli interni, con tanto di voce robotica femminile contraltare del più famoso Hal 9000. Manca un po' di linearità nello svolgimento della storia, che a tratti accenna più al thriller che al fantascientifico puro, ma mi sembra encomiabile lo sforzo di contenere eccessi tipici del genere tipo storielle d'amore, salvataggi in extremis ecc. Buono.
Decisamente sottovalutato! Sunshine è un gran film, girato bene e con l'ausilio di stupefacenti effetti speciali. Danny Boyle (Trainspotting, ma anche per 28 giorni dopo) conferma di essere un gran maestro della regia. Oltre a ciò, sottofondi musicali mozzafiato rendono gradevolissimo il film; e il tanto bistrattato "elemento thriller" non fa altro che coinvolgere lo spettatore, creando quel senso d'inquietudine che ogni film di fantascienza dovrebbe trasmettere. Boyle ha provato a rivitalizzare la fantascienza, e c'è riuscito!
MEMORABILE: Scene di inquadratura di "Pinbacker"; Il "salto" di Capa.
Meno Boyliano del previsto, se mi si passa il termine, eppur poco introspettivo e con una lentezza che tuttavia non fa da supporto a una intrigante ricerca sui personaggi. Si scivola verso il sole senza eccessivi sussulti salvo risolvere il tutto in poche scene finali. Non mi entusiasmano certe derive, vedi quinto incomodo, che seppur supportate da uno straccio di sceneggiatura e filosofia finiscono per lanciare un Freddie Kruger o poco più. Per me è una buona occasione sciupata, in una pellicola non dico noiosa ma non meritevole.
Le suggestioni filosofiche s'addensano come brume per poi diradare alla luce del sole in un misticismo semplicistico e d'accatto; la svolta horror-thriller entra a gamba tesa nel finale più per espletare attese post pandemiche che per autentiche necessità di sceneggiatura. Rimane quello che Boyle sa fare ad arte: dardeggiare le iridi dello spettatore, elevare il sound design a materia della narrazione, "videoclippare" le immagini quando non resta altro da aggiungere. Ci si potrebbe anche accontentare. Cillian Murphy si riconferma uno dei volti più intriganti del cinema contemporaneo.
A mio modesto parere un film tremendo. E, cosa ancor più grave, presuntuoso. Non è una colpa non essere Stanley Kubrick, ma è una leggerezza intollerabile credere di esserlo. Danny Boyle ha firmato pellicole eccellenti, ma questo pastiche fanta-horror-filosofico non rientra proprio nel numero. I buchi nella sceneggiatura sono innumerevoli, la colonna sonora onnipresente è fastidiosa, il montaggio sincopato contribuisce largamente alla scarsa comprensibilità del prefinale. Notevoli alcune intuizioni visive, ma oltre ciò un'occasione sprecata.
A parte l'aspetto tecnico-visivo (abbastanza buono, ma non certo eccellente), per il resto il film delude. Ciò avviene probabilmente a causa di una sceneggiatura che imbastisce una storia un po' troppo raffazzonata e confusionaria, con alcuni tratti
di prevedibilità (parte finale su tutti) che spengono tensione ed interesse dello spettatore, che non viene pienamente coinvolto nelle vicende che si verificano sullo schermo. Non brutto ma, a mio avviso, piuttosto mediocre.
Già in sé l'idea di salvare la terra bombardando il sole ha un che di paradossale e segna negativamente il corso dell'avventura, accettabile magari in Futurama; se si aggiunge un mix di filosofemi, misticismo solare, un pizzico di horror e psichedelia, si avrà l'idea di un pastiche visivamente attraente ma alla fine povero di spessore. Se la prima parte scorre nel solco dei classici, via via si perde in un montaggio frettoloso e poco coerente. Efficace il cast, anche se penalizzato da una sceneggiatura stentata. Ottima la parte sonora.
MEMORABILE: Il perenne disaccordo tra i membri dell'equipaggio; L'impossibile trasbordo da un'unità all'altra; L'astronauta muore congelato in un'impresa solare.
Un gruppo di astronauti è impegnato in una missione speciale: salvare l'umanità lanciando una bomba nel bel mezzo del sole morente. Il lunghissimo viaggio è l'occasione per l'equipaggio di confrontarsi con le proprie paure. La cosa migliore del film è quella che vede i protagonisti cercare di guardare la luce solare sempre di più senza filtri. Guardare dentro al sole è come guardare dentro a se stessi rischiando di rimanere bruciati. Purtroppo il resto della storia non è così interessante e finisce per annoiare. Peccato.
Non bisogna essere degli scienziati per capire le tante assurdità proposte da Boyle. È vero che si tratta pur sempre di cinema, ma vedere due astronauti uscire nello spazio senza tuta e in prossimità del sole e rimanere indenni non è affatto credibile. Altre soluzioni, poi, sono risibili e goffe. Nel complesso è troppo caciarone, incoerente e senza un vero messaggio portante. Non si capisce bene dove voglia andare a parare, soprattutto quando ci si avvicina al finale dove un elemento sorpresa gli dà il colpo di grazia.
Buon sci-fi che mescola abilmente thriller e horror, richiamando capolavori del passato come 2001 odissea nello spazio e Alien. Esteticamente il film di Danny Boyle è davvero spettacolare e questo è il suo pregio maggiore. Dal punto di vista della trama non tutto funziona, soprattutto nel non brillantissimo finale, ma nel complesso la storia regge e riesce a creare tensione con pochissimi cali.
Garland, autore di un capolavoro di scrittura come Ex machina, consegna una sceneggiatura al cardiopalma a Boyle, regista dall'indubbio talento visivo (In trance). Il risultato non poteva che essere buono e inchioda alla poltrona fino alla fine. I riferimenti a 2001 non mancano ma questo non costituisce un problema. Buona la caratterizzazione dei personaggi, scenografie credibili, straordinari gli effetti speciali. Forse è più fanta che scienza ma non importa: si soffre, si spera e ci si dispera con l'equipaggio.
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Disponibile in edizione Blu-Ray Disc per 20th Century Fox:
DATI TECNICI
* Formato video 2,35:1 Anamorfico 1080p
* Formato audio 5.1 DTS: Italiano Francese
5.1 DTS HD: Inglese
* Sottotitoli Italiano Francese Inglese Olandese
* Extra Commento audio di Danny Boyle
Scene tagliate
Diari di Produzione (presenti sul web)
Cortometraggi
Trailer cinematografico
Gli avevo dato 2 palle ma rivedendolo alzo decisamente a 3,5.
Chiederei di modificare il commento in
"Boyle alle prese col fantascientifico compone un collage di altri classici del genere e trova alcune soluzioni di indubbio fascino (la stanza con la visione del sole, la riparazione dei pannelli, il trasbordo da Icarus I) ma perde qualche pezzo al momento di tirar le fila. Sonoro, montaggio e filosofia di fondo confermano capacità non comuni da parte di Boyle. Cast ben amalgamato e un altra prova di rilievo per Murphy."
Sì la storia in sè non è innovativa e contiene una contaminazione horror, quel fantoccio scarnificato di Pinbacker, disegnata male.
Ma è come Boyle racconta il resto che appassiona. Il senso filosofico che come dice Harrys viene reso più forte dalla mano del regista e che ho apprezzato alla seconda visione.
Un montaggio capace di alternare scene di contemplazione a momenti frenetici.
Alcuni dettagli non banali come il soffrire, il sudare dentro le tute spaziali (oh Daniela è vero sembrano un incrocio tra un Ferrero rochè e un grosso ditale da cucito), lo scricchiolare dell'astronave mentre si orienta, il senso di cosa vuol dire avvicinarsi alla massa solare.
Insomma una gestione visiva/sonora che non tutti i registi possono permettersi.
Dice Boyle che la bizzarra tuta modello Ferrero Rochèr è stata soprannominata Kennydal personaggio di South Park che indossa una giacchetta con la visuale ristretta. Fonte: Imdb.