Il titolo spiega la situazione da cui si parte: muore infatti, per cause naturali, uno dei tre grandi boss che governano la città. L'unico erede, Frankie (Forster), è quasi il figlioccio del secondo boss Don Angelo (Quinn) il quale, in accordo col numero 3 (presente “per delega”, visto che sta in prigione), decide di spartirsi con quest'ultimo gli averi del defunto in attesa che Frankie cresca. Una volta raggiunta la supposta età della ragione (non che sia un ragazzino, a dire il vero), Frankie dovrà riavere non solo tutto ciò che era di suo padre ma anche le proprietà di Don Angelo, che non ha figli a cui lasciarle. Una spartizione equa, parrebbe, ma il delegato del numero 3 ha in mente altro...Leggi tutto e, utilizzando un'aspirante cantante che se la spassa con Frankie, riesce a mettere l'uno contro l'altro lui e Don Angelo, innescando una faida destinata ad aprire una sanguinosa serie di ammazzamenti. Il film è in definitiva il racconto dell'ennesimo scontro tra boss, affiliati, figli, amici, compari e tutti coloro che girano intorno alle famiglie padrone della città. Niente di nuovo insomma (soprattutto negli anni del PADRINO), ma il soggetto, molto intricato, è escogitato bene e riesce a far combaciare le tante tessere del mosaico. Non è facile tenere a mente tutti i nomi dei personaggi in campo e comprendere ogni loro azione, ma seguendo con attenzione il film si riuscirà comunque ad afferrare quasi tutto e di conseguenza a lasciarsi coinvolgere dal perfido disegno architettato dal principale responsabile delle decimazioni. Da apprezzare soprattutto il cast: Forster disegna bene una figura di giovane nient'affatto stupido; certamente ingenuo (al punto che riesce difficile credere a un avvio tanto sciocco delle ostilità quando un facile confronto faccia a faccia avrebbe probabilmente ricomposto tutto permettendo di individuare il vero responsabile) ma risoluto e diverso dai tanti che s'incontrano spesso in film simili. Se poi la bravura di Quinn non poteva essere messa in discussione, stupiscono in positivo Al Lettieri e Fredreric Forrest nel ruolo dei due fratelli Fargo, outsider con l'obiettivo di non affiliarsi ufficialmente a nessuna delle due famiglie rimaste per ritagliarsi uno spazio proprio. La confezione non è delle più scintillanti (fotografia debole, esterni in campo stretto) ma l'ultima parte, con la lunga resa dei conti, soddisfa le aspettative e conduce verso una chiusa eccellente con sorpresa. Provate infatti a indovinare come si concluderà il tutto: non sarà facile per nessuno (e per questo evitate di leggere prima la trama, che in questo caso rischia di contenere rivelazioni in grado di rovinarvi buona parte del gusto). Fleischer dirige con l'abituale competenza.
Ennesima incursione di Hollywood nell'ambiente della mafia italo-americana. Nonostante un paio di punti deboli (l'espediente che scatena la faida appare pretestuoso e l'assenza della polizia è abbastanza ingiustificata) siamo in presenza di una storia ben strutturata e piuttosto complessa e dall'epilogo non facilmente prevedibile. Fleischer dirige con il robusto mestiere che lo ha sempre contraddistinto (molto buone le sparatorie), i numerosi personaggi risultano ben approfonditi e il cast è in forma. Funzionali le musiche di Goldsmith.
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DiscussioneNicola81 • 21/11/17 15:21 Contratto a progetto - 693 interventi
Ho il piacere di essere il primo a commentare questo ennesimo film scovato grazie al sito.
Ho assegnato mezzo pallino in più rispetto al papiro davinottico, con cui condivido però la perplessità sull'espediente utilizzato per scatenare la faida. Vero che le donne sono inclini a combinare simili disastri fin dai tempi di Elena di Troia, ma nel caso specifico direi troppo onere e troppo onore per la bella Angel Tompkins.
DiscussioneZender • 21/11/17 16:00 Capo scrivano - 48843 interventi
Ho dato un occhio al papiro, ma non vedo dove Marcel ha scritto di essere perplesso sull'espediente. Ah ok, trovatto, l'avvio sciocco delle ostilità. Effettivamente, molto omerico come espediente :)