il Davinotti

il Davinotti: migliaia di recensioni e commenti cinematografici completi di giudizi arbitrari da correggere

PANE E TULIPANI
le location esatte
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358425 commenti | 68037 titoli | 26813 Location | 14098 Volti

Streaming: pagine dedicate

Location Zone

  • Film: Anna di Brooklyn (1958)
  • Luogo del film: La casa di Mariuccia (Pallotta), dove Zitto Zitto (De Filippo) si reca dopo aver riacquistato l'uso
  • Luogo reale: Via S. Maria 56, Montecelio, Guidonia Montecelio, Roma
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  • Film: Picciridda - Con i piedi nella sabbia (2020)
  • Luogo del film: La scuola frequentata da Lucia (Castiglia)
  • Luogo reale: Via Alessandro Manzoni, Favignana, Trapani
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ULTIMI VOLTI INSERITITUTTI I VOLTI

  • Francesco Mancini

    Francesco Mancini

  • Dino Zoff

    Dino Zoff

Nella pagina che si apre cliccando qui sono catalogati migliaia di volti di attori legati direttamente o marginalmente al cinema italiano, ognuno con nome e filmografia (davinottica e non). La pagina (e conseguentemente le schede dei film) sono costantemente aggiornate con nuove introduzioni.

ULTIMI COMMENTI

Commento di: Katullo
McLaglen torna a dirigere il Moore specialista in missioni impossibili a due anni da I 4 dell'oca selvaggia, pensionando i suoi western d'annata tipo Chisum e McLintock! Perkins, brutto ceffo a capo di una banda criminale, minaccia disastri in alto mare tirando la corda del riscatto astronomico, mentre il ricco 007, gattaro e pseudo-maschilista, addestra sub pronti a tutto, tra un sorso e un punto croce. Sottovalutato soft-action ricavato con buon gusto e spruzzato di humor britannico, in cui anche Mason ufficiale temerario e la bella Brodie sotto la doccia non sfigurano.
Commento di: Paulaster
Più che ripercorrere la genesi dell'album del titolo, viene approfondita la musica del cantautore, poi denominata "Mediterranea". I contributi sono di due tipi: filmati del passato e interviste ai membri della superband che lo accompagnava. I primi sono eccellenti e ricercati, tutti degli anni Ottanta, mentre le chiacchiere odierne sono piene solo di aggettivi. Anche qualche pezzo di canzone cantato da altri è molto suggestivo. Si potevano inserire più  brani live del periodo.
Commento di: Herrkinski
Esordio del regista (e secondo marito della Kristel), è un road-movie con protagonista uno sbandato megalomane che attraversa l'America su una moto, dopo aver convinto a seguirlo una ragazza conosciuta per strada. Non si capisce a cosa aspirasse Blot: molte scene hanno tratti surreali - chissà se involontari - e tra dialoghi pomposi e mal scritti, sottotesti religiosi e assurdità apparentemente senza senso logico, si arriva al finale piuttosto sconcertati, se non divertiti. Si apprezza la diligenza della coppia Kristel/Graham, che si prodiga con ammirevole sprezzo del ridicolo.
Commento di: Anthonyvm
La notte di Natale, vinto dalla curiosità, un bimbo si avvicina di soppiatto a Santa Claus mentre sta sistemando i regali sotto l'albero; se ne pentirà. Divertente corticino diretto dal futuro autore di 2001 maniacs, che lascia già trapelare il proprio istinto per l'umorismo orrifico: il contrasto tra la fiabesca leggiadria della fase preparatoria - degna di uno spot televisivo dicembrino - e l'istantanea cattiveria del finale colpisce nel segno. Appaiabile per soggetto e fumettistici risvolti all'incubico Sammy di Dario Argento, ma decisamente meglio costruito. Per bambini cattivi.
Commento di: Herrkinski
Commedia demenziale canadese che segue la tradizione nazionale del genere, da Porky's fino a Reclute, in stile primi 80s; stavolta i protagonisti sono dei giovani pompieri, che devono convincere un imprenditore giapponese arrivato in città a non licenziarli dal proprio incarico. Naturalmente la maggior parte del film vede i nostri eroi divertirsi tra feste, nudi gratuiti e gag davvero puerili; tante sono le sequenze festaiole montate con abbondanza di musiche pop-rock, ad allungare il minutaggio, a fronte di una trama che è chiaramente scritta su un post-it. In ritardo sul filone.
Commento di: Bibi
Adolfo è un cactus. Due ragazzi si incontrano mentre il ragazzo sta per andare al funerale del padre, mentre la ragazza è appena uscita da un centro di riabilitazione. Ecco il materiale per un film che tende a un minimalismo che deve cercare di esprimere un mondo giovanile con le sue difficoltà e le sue problematiche. L'opera prima di Sofia Auza non riesce in questo intento. Il cactus non ha specificità simboliche per cui possa assumere una valenza particolarmente significativa. Fallisce anche come film lirico, a causa di dialoghi poco significativi. In parte si salva la fotografia.

ULTIMI PAPIRI DIGITALI

Non solo gli americani: a visitare Roma in cerca d'amore, avventura, magari con la speranza di fare un giro in Vespa fino alla Bocca della Verità (citando apertamente VACANZE ROMANE, of course) ci sono anche i russi, che in questa coproduzione con l'Italia portano nella Capitale la loro diva Olga Stanislova Pogodina, attrice in patria di decine e decine di film e serie. Qui è Olga, dirigente moscovita della maison di moda di Vladimiro (Frassica), brand per il quale la donna si reca a Roma per lanciare una nuova campagna...Leggi tutto pubblicitaria. Si fa accompagnare da Massimo (Conticini), uno dei pochi nell'ambiente che non sia gay e che la sistema in uno splendido hotel.

Il Gregory Peck della situazione è invece Giorgio (Preti), bamboccione che il padre (Giannini) è stanco di dover mantenere. Dopo aver orgogliosamente deciso di cercarsi una strada lontano dal genitore, capisce che trovare un lavoro non è affatto facile e, dopo una serie di colloqui a vuoto, finisce a parlare con l'addetto alle risorse umane (Molteni) proprio della Vladimiro, che sulle prime, dal momento che il giovane non ha referenze, lo invita ad uscire. Quando però Giorgio, capito che chi gli sta davanti è decisamente gay, mostra il fisico e ammicca, l'uomo cambia idea e lo assume come cameriere per l'imminente party organizzato da Vladimiro. E' da qui che il protagonista capisce come quello sia per lui l'unico modo per farsi strada nell'ambiente; decide così di fingersi gay prendendo il "nome d'arte” di... Georgie.

Avvenente, alla Vladimiro Georgie attrae l'interesse di molti, e tutti fanno a gara per farselo amico e vezzeggiarlo. Tra i tanti conosce anche Olga, alla quale dice di essere un dirigente omosessuale stabilendo con lei un rapporto di complicità e facendole un po' da cicerone alla scoperta di Roma (l'immancabile giro in Vespa sarà tuttavia uno solo e molto breve). Giorgio deve intanto fare ben attenzione a non farsi scoprire dagli amici, ai quali ha taciuto la sua frequentazione di un certo mondo. L'arrivo in città della madre (Udovicenko) di Olga, alla quale quest'ultima aveva detto, per farla felice, di avere appena trovato lì un nuovo fidanzato, lo costringerà (su richiesta di lei) a spacciarsi proprio per l'amore italiano della bella dirigente russa, tacendo alla donna la sua (finta) natura omosessuale.

Una trama non certo nuova e sufficientemente intricata da creare un po' di movimento, al quale partecipano personaggi eccentrici ed effeminati (gustoso Frassica in questo senso, pur se privato delle sue battute travolgenti) e pure il cagnolino di Vladimiro, Vogue, utilizzato come classico espediente "slapstick" facendolo balzellare allegramente per il set inseguito di volta in volta da qualcuno. Si capisce chiaramente, dal tipo di impostazione, come il pubblico di riferimento sia prima di tutto quello russo (c'è pure un gruppo che canta la "Gelato al coccolato" di Pupo, artista notoriamente molto apprezzato da quelle parti). Manca ogni tipo di punta amara o caustica, tutto è volto in direzione di una forzata brillantezza e di un tipo di umorismo grossolano ed elementare che il pubblico italiano difficilmente può apprezzare.

La recitazione dei personaggi secondari è buona (ci sono anche Tosca d'Aquino, Alessandro Borghi, Flora Canto), ma quella dei protagonisti lascia abbastanza a desiderare, dando l'impressione di un film impostato per raccontare la solita banalissima storia d'amore con la straniera sedotta dall'italiano bugiardo ma affascinante e di buon cuore, mostrando nel contempo una Roma sfavillante, ideale culla romantica. Si vede qualcosa anche di Mosca (soprattutto la Piazza Rossa e la Chiesa del Cristo Salvatore, i due simboli della città), con una prevalenza di esterni che conferma la natura cartolinesca dell'operazione.

Per il resto si ironizza senza fantasia sulla predisposizione omosessuale nel mondo della moda, generando multiple macchiette stantie. La Pogodina non possiede la stessa spontaneità di una Audrey Hepburn e il film si presenta come un concentrato piuttosto rozzo e goffo di luoghi comuni sull'Italia, da sempre immaginata e idealizzata in questo modo da chi ne vive lontano. Max Nardari, restando in tema gay, farà meglio in futuro con AMICI PER CASO, allontanandosi per fortuna dai lustrini e dalla confezione patinata tipici di certe coproduzioni nate per soddisfare con tutta evidenza palati esteri.

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Giallo di poche pretese, ha almeno il merito di evitarci la solitamente immancabile scena che nell'incipit - senza aggiungere nulla - ci catapulta in avanti per poi tornare indietro. Più lineare nello svolgimento, la storia comincia in famiglia, con Helen Parker (Holden), architetto piuttosto in gamba, che sta preparando una cenetta per festeggiare un premio conferito a suo figlio Taylor (James), sedicenne ottimo scolaro fissato coi videogiochi e tendenzialmente asociale. Insieme a loro l'altra figlia Gia (Christie) e Judy (Isack), una vicina di casa amica di Helen, insieme al proprio...Leggi tutto figlio Miles (Williams). Mancano i padri, presenze di norma assenti o marginali in questo tipo di film, ma il gruppo è affiatato e tutto sembra andare per il meglio. Anzi, Taylor pare abbia finalmente conosciuto una ragazza, anche se solo via chat, con cui scambia dolci messaggini. Parlano della festa per i sedici anni di Sophia (Rowe), a cui andranno tutti (madri escluse), senza sapere che quella sarà una serata maledetta: Sophia, infatti, verrà trovata qualche ora dopo cadavere in un parco e Taylor incriminato del delitto.

Quando la polizia bussa alla porta per arrestare suo figlio, Helen trasecola: sa che Taylor non può essere il vero omicida, ma spunta la registrazione da una telecamera della zona che mostra proprio Taylor uscire quella notte di casa e tornare poco dopo. Lui nega recisamente di aver ucciso Sophia e sua madre gli crede, mentre intanto compare in scena un collega (Cermak) di quest'ultima, che con lei si dimostra gentile e servizievole. Un tipo piuttosto ambiguo però: è in buona fede o nasconde qualcosa?

Ci sarà ancora tempo per aggrovigliare ulteriormente una matassa assai intricata, studiata con una certa abilità soprattutto con il chiaro intento di celare la soluzione. Ciò non toglie che una regia (di Soran Mardookhi) troppo fiacca non riesca mai a far decollare il film. Un po' per i personaggi inconsistenti interpretati senza grande convinzione (fa eccezione Gina Holden, professionale e non a caso scelta per il ruolo centrale), un po' per le debolissime scene in famiglia che li vedono interagire in modo piuttosto artificioso, è proprio difficile appassionarsi alla storia. Che invece, nella seconda parte, qualche buona sorpresa la riserverebbe, spiazzando (relativamente) e riuscendo a incuriosire.

Bandita ogni traccia di azione, è assente del tutto pure la suspense, al punto che indicare come thriller il genere questa volta riesce piuttosto difficile. Tutto scorre piatto senza che CATFISH MURDER (il titolo fa riferimento alle false identità che si creano online ed è buffo che il tema sia molto meno centrale di quanto possa si possa immaginare all'inizio) riesca ad emergere rispetto alla bassa media di questo tipo di film. Si apprezza la volontà di rimanere nei ranghi senza voler strafare, offrendo nel contempo una confezione decente, ma soprattutto i giovani - peraltro tutti apparentemente molto più adulti dell'età dichiarata nella finzione - non riescono a far presa, rendendo il tutto più anonimo e inconsistente di quanto meriterebbe...

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Torna alla regia il toscano Andrea Muzzi, attore in un buon numero di film tipicamente legati alla sua regione. Una commedia che lo vede come protagonista nei panni del solito bamboccione perditempo (vive col padre, Marco Messeri) che si suppone abbia grandi idee ma non i mezzi per realizzarle. Lo vediamo infatti fin da piccolo armeggiare con un razzo al quale ha agganciato una gabbia con un gatto, convinto di poter spedire la povera bestiola sulla Luna. Lo assiste l'inseparabile amico Fulvio, poco convinto di un'operazione spazio che finirà infatti col micio schiantato al piano...Leggi tutto di sotto del palazzo.

Cresciuto, Sergio non ha perso l'iniziativa, ma i soldi proprio non arrivano e vive alle spalle del padre (la madre è morta). Ogni tanto vede il figlio avuto da Clara (Cecchi), da cui si è separato, e l'ha convinto (dal momento che il ragazzino gioca a calcio in porta) di aver conosciuto e di frequentare ancora il grande Dino Zoff. Ma intanto c'è da sbarcare il lunario. Mentre Fulvio (Galligani) qualche soldo lo tira su con piccoli lavori da meccanico, lui cerca ancora la grande idea che mai riesce a concretizzare. Finché, sfruttando lì a Chiusi (Siena) un piccolo spazio malandato di cui è proprietario, si mette in testa di aprire con Fulvio un'agenzia che aiuti il prossimo a ritrovare il sorriso e che chiamano “Felici e contenti”.

Inaspettatamente i clienti arrivano: chi perché ha un nuovo telefonino spettacolare ma nessuno che lo chiami (Handel), chi perché si sente grassa (Morozzi) e non sopporta di vedere la collega di lavoro “secca e allampanata” ammirata da tutti... Sergio e Fulvio hanno una soluzione per tutti. Magari alla buona, a volte scarsamente funzionante (come quando vengono assunti per comunicare a un padre di famiglia che il loro figlio è gay) ma che un po' di soldi comincia a fruttare. Tanto che il nuovo compagno (Bruschetta) di Clara, un macellaio abituato a considerare l'ex di lei un fallito e da questo rinfrancato, inizia a innervosirsi. La trama non dice molto di più, aggiungendovi l'amicizia (interessata) del padre (Messeri) di Sergio con la bella vicina di casa (Poggi).

Il cast conta molti volti noti (c'è anche un cameo – in ospedale - del veterano Sergio Forconi) e qualche personaggio spassoso, come l'autistico ragazzone del bar (Mancini) che sciorina dati inutili in sequenza. Si seguono le vicissitudini dei clienti dell'agenzia (Daniela Morozzi è la migliore, davvero brava), la vita rassegnata di Sergio e nel complesso non ci si annoia, il che è indice di una regia comunque discreta (con Muzzi, dietro la macchina da presa, c'è Riccardo Paoletti). Hendel, che viene appositamente chiamato su richiesta al cellulare dal protagonista nei momenti meno indicati (un po' come il Raniero di Verdone), si vede poco ma è piuttosto divertente, Bruschetta e Messeri garantiscono una recitazione di livello, la Poggi è ancora splendida e luminosa e c'è pure Dino Zoff nei panni di se stesso che compare nell'ultima scena per dare qualche amorevole consiglio al figlio di Sergio.

La sceneggiatura (alla quale ha collaborato anche Ugo Chiti) non offre chissà quali dialoghi ed è chiaro come si punti soprattutto sulla simpatia e l'affiatamento del cast, quindi sul consueto clima amichevole e brillante comune alle tante produzioni toscane low budget. Una commedia con qualche buon momento, moderatamente divertente, nel complesso superiore a tanti prodotti analoghi ma ancora carente nella messa in scena e poco strutturata.

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Il tenente Colombo

Da sempre una grande passione del Davinotti, il tenente Colombo ha storicamente avuto sul sito uno spazio fondamentale. Ogni puntata uscita ha un suo singolo commento da parte di Marcel MJ Davinotti jr. e di molti altri fan, ma per Colombo è stata creata fin dagli albori del Davinotti una homepage personale che raccoglie non solo i commenti ma anche informazioni e curiosità su uno dei più grandi personaggi televisivi mai apparsi. ENTRA

L'ISPETTORE DERRICK

L'unico altro telefilm che col tempo ha raggiunto un'importanza paragonabile a Colombo (con le dovute differenze) sul Davinotti è “L'ispettore Derrick”. Anche qui ogni singolo episodio della serie (e sono 281!) è stato commentato, da Zender prima e da molti altri fan poi, ma con un approccio più sdrammatizzante, in ricercato contrasto con la compostezza del telefilm. Il link porta a una pagina collegata anche agli approfondimenti in tema. ENTRA

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