Si tratta di una bellissima commedia dolceamara con un Aldo Fabrizi strepitoso. La sceneggiatura non polemizza più di tanto sul fascismo appena trascorso, e l'episodio di Mario Pisu -ex professore di ginnastica divenuto pezzo grosso nella gerarchia nel ventennio- è trattato quasi con i guanti. Comunque, il film funziona alla grande e riesce anche a commuovere, a tratti.
Un simpatico bidello deve tirar su da solo il proprio figliolo. Sin da subito si mette in testa che dovrà diventare un grande professore. Un giorno questo avviene, ma il regime lo chiamerà alle armi. La storia è molto semplice e racconta con garbo la scuola e le sue dinamiche in un contesto accennato ma pur sempre presente come quello del Ventennio fascista. La malinconia che pervade l'opera va di pari passo con i toni leggeri di altri momenti. Al "finis" può scendere qualche lacrima.
Rimasto vedovo, il bidello di un liceo romano alleva il figlio sperando che diventi professore di latino... Commedia dolce-amara ambientata a cavallo del ventennio, resa gradevole da certe note di costume e dall'interpretazione colorita e a tratti commovente di Fabrizi, che tuttavia non si affranca dal bozzettismo deamicisiano per via di una sceneggiatura frammentata a cui troppi hanno messo mano. Nel cast, fra le fila dei professori figurano Soldati, Patti e Flaiano, mentre le figlie del gerarca Pisu sono interpretate dalle sorelle Nava in una delle loro poche apparizioni cinematografiche.
MEMORABILE: Il sacrificio richiesto alla gallina; Il ritratto della mucca, giudicato meno compromettente (forse)
Un Fabrizi drammatico, come spesso nei ruoli anni 40 (Tombolo, Roma città aperta), anche se non rinuncia a una fragranza comica soprattutto nelle battute iniziali e poi nella divertente scena della gallina. Apologo che si potrebbe definire dello zappatore, che fa sacrifici per far studiare il figlio e questi lo ripudia con garbo, quindi nel modo più miserabile. Nessun intoppo di sceneggiatura, personaggi torniti, a parte qualche macchiettismo di troppo. Nella commissione d'esame c'è Flaiano. Soldati è l'arruffato prof antifascista.
Celebre commedia postbellica di Castellani che prende le distanze dal Neorealismo (nonostante qualche accenno polemico al Ventennio) per insistere sul talento drammatico di Fabrizi protagonista assoluto di una storia d'altri tempi. Forse la moltitudine di sceneggiatori toglie carattere e unità alla vicenda, di cui convincono più i momenti comici (l'interazione fra Fabrizi e Agnoletti, la gallina, la vacca) mentre il melodramma sempre dietro l'angolo ha un sapore artificiale e muove poca commozione. Un cinema ampiamente superato, che oggi ha più un valore documentale che altro.
Originale personalità di "confluenza" del nostro cinema, Castellani realizza una delle sue opere più mirabilmente longeve, in cui appunto convogliano la formazione classica ergo calligrafica delle sue prime prove e la freschezza para neorealista per cui sarà celebrato o affossato. Mirabilmente costruito sul piano dell'ambientazione, con notazioni sociologiche penetranti (un padre osserva il figlio cambiare pelle e classe sociale), vede in Fabrizi il mattatore in grado di catalizzare le istanze sentimentali del film senza mai bruciarle nel patetismo. Commuove ad ogni riproposizione.
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DiscussioneDaniela • 12/04/18 12:16 Gran Burattinaio - 5944 interventi
Soggetto di Renato Castellani, sceneggiatura di
Aldo De Benedetti, Renato Castellani, Aldo Fabrizi, Suso Cecchi D'Amico, Fulvio Palmieri, Fausto Tozzi, Emilio Cecchi.
Lo scrivo come postilla al commento, dove accenno ad una sceneggiatura a cui in troppi hanno messo mano... non potevo elencarne però gli autori in quella sede, perché mi sarei mangiata quasi metà spazio.
Il film vede Aldo Fabrizi protagonista assoluto, ma fra i ruoli minori nel cast figurano molti elementi di spicco della vita culturale italiana di quei tempi, in qualche caso alla loro unica fatica cinematografica. Di seguito un breve elenco: Diego Calcagno (poeta e sceneggiatore), Gabriele Baldini (saggista, critico letterario e cinematografico, traduttore), Ercole Patti (scrittore e drammaturgo), Mario Soldati (scrittore, regista e sceneggiatore), Ennio Flaiano (scrittore, umorista, sceneggiatore), Paolo Monelli (giornalista e scrittore), Francesco Jovine (romanziere e saggista).