* Secondo l'assistente alla regia
Fiorella Infascelli il clima sul set era angoscioso e opprimente e fu lei ad assistere le ragazze durante le scene più "forti": essendo una donna avrebbe "attenuato" la durezza delle riprese. Sul set si respirava un'aria "malsana", che Pasolini (e Bonacelli) stemperavano con ironia e il sorriso sulle labbra (per Bonacelli, alla fine, era soltanto un gioco). La Infascelli stette male due volte durante le riprese: una nella scena delle vittime a quattro zampe che si feriscono (buttando sangue dalla bocca) con i chiodi messi nel "mangime" (dove una ragazza si ferì veramente), l'altra nella scena del reclutamento delle ragazze. Durante le
scene delle torture Pasolini era agitato, quasi sofferente, non riuscendo a tranquilizzare gli attori (ma soprattutto se stesso) e finito di girare correva in bagno accusando forti mal di stomaco. Secondo la Infascelli fu durissimo girare quelle scene raccapriccianti. Anche se Pasolini cercava (come poteva) di mantenere una certa freddezza, finite le scene dava delle occhiate allegre agli attori e alla troupe, cercando di smorzare quell'atmofera pressante e cupa. Pasolini ha girato tutto il film sempre stando in macchina e le scene delle torture le girò utilizzando due macchine da presa. Nella sequenza della tortura con il ferro incandescente contro il seno di una delle vittime, l'attrice "torturata" si ustionò veramente, nonostante le protezioni. Secondo la Infascelli
la scena del boogie woogie (che doveva essere uno dei finali del film) è stata effettivamente girata ma, probabilmente, contenuta nei negativi rubati (al contrario di quello che scriveva Quintavalle, a ballare il boogie woogie era tutta la troupre, carnefici e Pasolini compreso) e afferma che suddetta scena non fu mai montata.
* Secondo una delle attrici "vittime",
Antiniska Nemour, Pasolini era riservatissimo e usava questo atteggiamento soprattutto con le vittime (mentre aveva parecchi contatti coi carnefici) per mantenere un certo "distacco", comunicando con loro attraverso i suoi assistenti. Per la Nemour gli attori che impersonavano i marò collaborazionisti dei carnefici si "gasavano" nelle scene delle torture; notava un compiacimento sinistro in loro, mettevano in soggezione le vittime e tutti si erano immedesimati nei loro ruoli assistendo a atti estremi e degradanti (tranne forse Bonacelli che manteneva sempre una sua solarità anche nelle scene più efferate). Secondo la Nemour alcuni ragazzi erano minorenni, ma Bonacelli smentisce. Anche la Nemour conferma che la
sequenza del boogie woogie venne girata, e fu l'unico momento di allegria che smorzava la tensione accumulata durante le riprese, dove tutti ballavano e si lasciavano andare. L'attrice (e parecchi attori sul set) furono scioccati e disgustati quando Pasolini li fece camminare a carponi come dei cani legati con un guinzaglio. La Nemour dice che le riprese durarono ben cinque mesi (Quintavalle dice due, da febbraio a aprile 1975).
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Bonacelli gustò con prelibatezza le feci durante la scena del banchetto (in realtà era cioccolata con i canditi!), risultando ancor più disgustoso sullo schermo. Bonacelli afferma che Pasolini esigeva da tutti gli attori un atteggiamneto mentale abbastanza libero, disponibile all'improvvisazione, all'adattabilità delle situazioni. Tra lui e Pasolini si stabilì un ottimo feeling e gli chiese "aiuto" per migliorare i giovani attori "presi dalla strada" che non riuscivano nemmeno a dire determinate frasi. Bonacelli era l'unico che non si sentiva coinvolto nelle situazioni (anche le più estreme); anzi, pareva divertirsi: per lui (che veniva dal teatro e conosceva il brechtismo) era solo recitare una parte. Bonacelli conferma che nessuno era minorenne sul set (al contrario della Nemour) e che c'era un'imbarazzo generale soprattutto quando erano in scena completamente nudi: qualcuno era più sfacciato, si creavano delle tensioni, dovendo ripetere una scena tre o quattro volte. Ogni qualvolta Bonacelli rivede
Salò si commuove: sapeva già dall'inizio di far parte di un progetto importante di un grande autore che sarebbe rimasto per sempre.
Fonte: Estratto dal libro fotografico Salò: Mistero, crudeltà e follia. Pasolini - Una testimonianza fotografica di Fabian Cevallos. Edizioni "L'erma" di Bretschneider 2005.