Volti del cinema italiano nel cast VOLTI ITALIANI NEL CAST Volti del cinema italiano nel cast

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 6/02/08 DAL BENEMERITO GUGLY
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Gugly 6/02/08 23:19 - 1184 commenti

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Film grottesco e confuso, antecedente logico del successivo Todo Modo; Tognazzi eredita qui la parte riveduta e corretta che sarebbe stata di Volontè (se questi non avesse litigato con Petri) e la differenza si nota. In ogni caso rimane nella memoria (di fatto completamente avulso dal contesto) uno straordinario elogio funebre recitato da Proietti, un unico piano sequenza in cui sulla falsariga di un monologo shakespiriano si elogia il mestiere del ladro.

Homesick 8/11/08 18:19 - 5737 commenti

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Espropriante e pletorico. Nuovo attacco petriano alla società capitalista, indirizzato stavolta ai suoi fondamenti più concreti: la proprietà privata e il feticismo delle merci. I toni allucinati e i consueti rimbalzi tra serio e faceto cari al regista sono ben visibili in Bucci, accecato dal delirio marxista, e in Tognazzi, che sventola in rude romanesco il vessillo corrotto e corruttore della pecunia; Proietti declama un’apologia del ladro al funerale di Scaccia. Luci ombrosamente calde di Kuveiller e sibilanti musiche di Morricone.

Rickblaine 6/10/09 10:08 - 635 commenti

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Un'opera che rientra nella trilogia della nevrosi, dopo Indagine e la classe operaia. Qui il danaro sporco la fa da padrona e rende i protagonisti più assilanti alla tentazione della dea di carta valore. Filosofeggiante, tanto da rendere confusionante la teoria della proprietà. Ugo Tognazzi, anche se denota la sua non perfettibilità con il romanesco, risulta fra i migliori se non il migliore, Proietti e Randone (immancabile) anche se con piccole parti, riempiono gli spazi egregiamente. Non è fra i migliori, ma Petri è originale a tutti gli effetti.
MEMORABILE: ..Eessere o avere...

Enzus79 6/10/09 10:32 - 2863 commenti

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Film grottesco, dove uno spietato antimaterialista, Bucci, marxista (mandrakista) fa il ladro ai danni di uno spietato capitalista, Tognazzi (bravissimo), a suo modo "ladro" nel commercio. La proprietà è messa in gioco, dai gioielli al cappello, da un auto fino alla moglie (Nicolodi). Film cupo e pessimista. Bellissimo il discorso finale di Proietti al funerale di un ladro.

Giuliam 6/10/09 10:36 - 178 commenti

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Filmone di un Autore cui di sicuro non mancano né il talento né le "palle". La storia gioca tutto sul contrasto dei due personaggi principali, interpretati magnificamente da Ugo Tognazzi e Flavio Bucci. Nella nostra società egoista, si vuol far capire, è sempre il più forte che vince, ovvero chi sa meglio rubare. Vi è una sorta di onirico e bellezza nelle scene, che non fa altro che risaltare il sapore dolce-amaro del film.

Daidae 4/04/10 15:29 - 3163 commenti

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Non merita certamente la fama immeritata di capolavoro. E' però comunque apprezzabile; al posto di Tognazzi avrei visto meglio Volontè, ma il mitico attore cremonese certamente non sfigura.. Buona la prova di Bucci, ridicola invece la Nicolodi che mi ha ricordato per certi versi l'orrida figlia (anche se la scarsezza di quest'ultima nella recitazione è difficile da raggiungere...). Non male, alla fine.
MEMORABILE: La rapina.

Fauno 16/11/11 10:00 - 2206 commenti

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La maestria incommensurabile di Petri sta nell'aver lasciato esplicitare in quattro distinti monologhi rabbie, frustrazioni, incertezze, soddisfazioni effimere ai protagonisti, fino a ottenere di sfornare un monolita di quella filosofia pratica a me così cara... Questo è l'Everest, il punto più alto, ma l'altezza media è da Himalaya ed è più che plausibile e attuale, perché qui si parla poco di miseria o di lotta di classe ma di vero e proprio odio per una singola persona, che secondo il suo carnefice concentra su di sè tutto il peggior male possibile...

Giùan 2/01/12 17:30 - 4528 commenti

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Petri (col contributo fondamentale di Pirro allo script) continua la sua indagine su potere e nevrosi alzando ancor di più il mirino per tentar di smascherare (come lo definiva una vecchia rubrica di Cuore) l'ultimo tabù: il denaro. L'impresa si dimostra alquanto temeraria: troppo pervasivo l'argomento e deboli le tipizzazioni scelte per centrarlo e stigmatizzarlo. Risultato: degli slegati pezzi di bravura. Tra gli artifici "brechtiani" utilizzati, il più calzante è il romanesco di Tognazzi; Bucci troppo fisico per un ruolo così teorico; Scaccia magister.
MEMORABILE: Il numero teatrale di Scaccia, col monologo sui sinonimi del membro virile; Il pesante trucco della Nicolodi; W il marxismo mandrakismo; Randone in paltò.

Pigro 29/03/12 10:27 - 9623 commenti

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Livido apologo grottesco sulla società del furto, più o meno legalizzato. Petri plana genialmente da Proudhon a Mandrake, mettendo a confronto un allucinato vendicatore utopista che ruba al ricco e un volgare macellaio maneggione che ruba a tutti. Un’escalation amara verso la resa totale alla legge del più forte. Un incubo attraversato da caricature che sembrano uscite dalla satira protosovietica e che risplendono a sbalzo nei personaggi da post-commedia all’italiana, un po’ Ferreri e un po’ Buñuel, interpretati da attori efficacemente sopra le righe.

Jandileida 4/09/12 21:33 - 1558 commenti

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Petriano fino al midollo, lontano da una eventuale rivoluzionaria catarsi: certamente non il suo capolavoro ma un'amarissima riflessione sulla forza metafisica del denaro, sulla sua santificazione e sulla conseguente mercificazione di ogni cosa si muova o meno su questa nostra terra. Notevole fino alla metà del secondo tempo, si perde un po' verso la fine, quando l'eccesso di surrealismo grottesco tende ad appesantire il racconto. Buono Tognazzi, Bucci a tratti eccessivo. Della coscienza critica di Petri avremmo un gran bisogno ancora oggi.
MEMORABILE: "E chi è quello che paga meno de tasse?"

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Motorship 6/09/12 17:03 - 585 commenti

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Chi meglio di Elio Petri sapeva descrivere la società italiana in tutti i suoi vizi, le sue manie e le proprie frustazioni, oltre che alle contraddizioni? Pochi o nessuno, ed è per questo che anche stavolta fa centro. Ebbene sì, questo è un ottimo film grottesco con due interpreti straordinari: un magistrale Ugo Tognazzi e un altrettanto magnifico Flavio Bucci. La storia è a tratti eccessiva, ma la scenggiatura è perfetta. Ottimo anche Scaccia, così come Gigi Proietti e Salvo Randone (anche se le parti di questi ultimi sono brevi).

Undying 20/12/12 00:22 - 3807 commenti

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Facce da ruolo (Bucci, Scaccia, Tognazzi) in effettiva parte: un banchiere invidioso e marxista per opportuna convenienza; un ladro che compie furti (quasi) onestamente per commissione; un ricco maccellaio che sulla pelle degli animali (e con qualche trucco finanziario) ha fatto cassa. Tra queste dissimili valenze umane si muovono (e parlano in camera direttamente) anche Daria Nicolodi, fidanzata del possidente quindi amante del nullatenente e Gigi Proietti autore di un delirante elogio funebre. Pomposo - a tratti inestricabile - spaccato di carenze politiche: non a caso narra di ladri e furti!

Caesars 19/03/13 09:51 - 3772 commenti

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Sicuramente non c'è molta sintonia tra Elio Petri e lo scrivente. Pur restando apprezzabile la critica del regista verso un certo tipo di società che vive solo in funzione del denaro, lo stile che egli sceglie per esplicitarla risulta totalmente indigesto (per il sottoscritto, ovviamente). Ne esce fuori una pellicola noiosa, salvata parzialmente solo da buoni interpreti (anche se decisamente sopra le righe) tra i quali Daria Nicolodi risulta l'unica non adeguata. *!

Minitina80 21/01/16 08:51 - 2976 commenti

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Una eccezionale e sottile critica del capitalismo che annulla le differenze tra il ladro comune e il ricco possidente che si arricchisce dietro un perbenismo di facciata. Petri prende di mira i vizi e le contraddizioni della classe borghese che attraverso la mercificazione della carne riduce l’essenza di essere umano a puro oggetto di consumo. È vero che i personaggi principali sono caricati, ma si tratta pur sempre di cinema.
MEMORABILE: La allergia al denaro del ragioner Total; Il padre al ragionier Total: "Non sei ladro, non sei onesto, ma che sei!?"; Il monologo finale di Proietti/Paco.

Alex1988 9/04/17 18:54 - 728 commenti

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E' proprio da questo film che inizia a svilupparsi il pessimismo che caratterizzerà le ultime due opere del regista: Todo modo e Buone notizie. Questa volta l'occhio criticato è puntato verso il denaro, inteso come strumento di potere. Forse meno dinamico rispetto ai film precedenti di Petri, ma non per questo inguardabile. Tognazzi con l'accento romano, però, è inascoltabile!

Panza 9/06/17 17:39 - 1834 commenti

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Ci sono grandissimi momenti (la visita al convegno, l'apertura della banca, il monologo della Nicolodi rivolto allo spettatore...) e Petri con la sua arte ammalia lo spettatore accompagnato dalla fotografia di Kuveiller e dalle stranianti musiche di Morricone, ma manca quel quid che lo elevi a capolavoro, come altri film del regista. Ne è causa una certa ripetizione dello stesso messaggio e qualche cedimento in tutta la parte con Scaccia. Tognazzi incarna un Mazzarò volgare e cinico, ma un bravissimo Bocci gli ruba la scena.

Il Dandi 18/06/17 00:17 - 1917 commenti

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Non eguaglia la compattezza drammatica di Indagine, ma è invecchiato assai meglio de La classe operaia grazie a una verve più surreale in cui il consueto registro grottesco trova inaspettati sbocchi nel black humor. La potenza visionaria di Petri, che rinuncia a virtuosismi della mdp, si riconferma soprattutto nell'uso (al solito straniante) delle location. Audace per l'epoca (la Nicolodi donna-oggetto è di una bellezza incredibile), mentre proprio l'unica scena fruibile al pubblico "normale" (il monologo di Proietti) mi è parsa forzata.
MEMORABILE: Il "Marxismo-Mandrakismo"; "Mio figlio è stato come un padre per me".

Alex75 16/08/17 09:50 - 876 commenti

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L’ossessione per il denaro e per il possesso di beni materiali è indubbiamente un ottimo argomento per un apologo sferzante, ed effettivamente sul tema Petri imbastisce alcuni ottimi momenti, aiutato da un cast di ottimo livello (con alcuni giganti come Tognazzi, Proietti, Scaccia e Randone). Tuttavia sembra mancare una visione d’insieme che rende la narrazione frammentaria e come incompiuta, oltre che poco lineare; nel complesso, un'occasione che avrebbe potuto essere sfruttata molto meglio.
MEMORABILE: L’allergia al denaro di Bucci; I numeri di Scaccia e di Proietti; Gli hot-pants della Nicolodi; “Mio figlio è stato come un padre per me”.

Thedude94 11/08/17 19:08 - 1084 commenti

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Un magistrale Flavio Bucci nei panni di un ragioniere smanioso e nevrotico, ossessionato da un ricco macellaio (ottimamente interpretato da Tognazzi), viene diretto in maniera eccelsa da Petri, che realizza un altro capitolo della trilogia della nevrosi incentrato questa volta sul denaro. Il messaggio, oltre a essere socialmente forte, tocca anche parti dell'animo del protagonista che è in continua lotta con sé stesso e con le sue manie. Gli attori sono tutti fantastici, compresa una seducente Nicolodi, vista qui come donna-proprietà.

Matalo! 17/08/17 19:47 - 1378 commenti

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Che strano rapporto ho con questo film: l' ho visto tre volte e ho sempre pensato che, nonostante i paradigmi sin troppo espliciti e l'alibi del grottesco, sia a suo modo un unicum. Plumbeo e livido come gli anni 70. Le case, la banca, le strade sono fosche e sporche; prevalenza di nero e acciaio. Un clima sofferto e schizofrenico. Per cui lo salvo. Anche per gli spaventosi dipinti dei titoli e perché la Nicolodi qui è bellissima e volgare. Sarà stato in principio di depressione entropica Petri, ma il suo manierismo ha un suo zozzissimo perché.

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Rufus68 28/08/17 20:24 - 3818 commenti

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Qual è il lascito di tale opera per l'oggi in cui non esistono più banche da rapinare, il denaro è liquido e impalpabile e sono quasi scomparsi pure i macellai? Sicuramente il tono straniato e grottesco (che si allenta, tuttavia, per la durata e certi facili accenni più politici) e i volti che a tale aura contribuiscono meritoriamente: a parte Tognazzi, un po' a disagio con la cinica calata romanesca, è impossibile non lodare il nevrotismo di Bucci o il profilo grifagno di Scaccia. Datato, ma ancora vigoroso in qualche affondo.

Magi94 22/04/18 18:39 - 942 commenti

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Un po' come accadrà in Todo modo, Petri si lascia prendere la mano dalla vena artistica satirico-grottesca e lancia il film lungo una sceneggiatura delirante e ostica da seguire. A differenza che nella successiva trasposizione di Sciascia, però, qui manca un mordente efficace, un obbiettivo potente che possa giustificare la pesantezza della visione (come lo sarà invece la descrizione della DC). Sebbene il personaggio di Tognazzi sia magnifico e rispecchi un animale sociale ben identificabile, tutto il discorso sul furto appare fumoso ed esasperato.
MEMORABILE: Tutte le caratterizzazioni dei personaggi principali.

Daniela 18/09/18 21:23 - 12606 commenti

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Impiegato di banca allergico col denaro mette in atto una vendetta ideologica contro un ricco macellaio, squallido esponente del capitalismo predatorio... Con questo apologo grottesco più rabbioso che arrabbiato, Petri conclude in calando la sua trilogia della nevrosi ma, se la ciambella è venuta senza buco per eccesso di livore non ben gestito a livello di sceneggiatura, lo spettacolo merita la visione per la galleria di straordinari personaggi: l'allucinato Bucci, il protervo Tognazzi, il bancario in pensione Randone, il ladro poeta Scaccia. Film forse sbagliato/sballato, ma da recuperare.
MEMORABILE: L'elogio dei ladri pronunciato da Proietti al funerale

Ronax 25/05/19 17:30 - 1243 commenti

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Potente e sanguigno, come lo sono in genere i film di Petri, il film non è tanto una precisa denuncia del ruolo e del potere del denaro nella società capitalistica, quanto un fumoso apologo atemporale sull'avidità umana, permeato da quel crescente pessimismo apocalittico che si dispiegherà im modo ancora più evidente nelle due opere successive. Se l'assunto convince solo in parte, a colpire sono invece la sapienza figurativa delle immagini e la magistrale direzione degli attori, a partire da un magnifico Tognazzi involgarito oltre ogni misura.
MEMORABILE: La rapina in banca; L'esposizione dei dispositivi di sicurezza; Il discorso funebre di Proietti.

Bubobubo 26/05/19 15:38 - 1847 commenti

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Livido, furioso, a tratti disperato nel suo grottesco nichilismo, sicuramente in perenne e precario equilibrio. Per fragore della vis polemica può ricordare Faccia di spia, altra pellicola dell'epoca più curiosa (e bellicosa) che riuscita. Qui straordinari sono gli attori, maschere abbruttite e soggiogate dai propri vizi, che regalano dei monologhi teatrali su sfondo scuro di grande spessore (Bucci e Nicolodi su tutti). Il soggetto, perpetuamente metaforico e allusivo, è però a tratti pasticciato, come nel finale non granché incisivo.
MEMORABILE: "L'egoismo è il sentimento fondamentale della religione della proprietà".

Nergal 7/06/19 01:59 - 6 commenti

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Ingiustamente considerato il capitolo più debole della cosiddetta trilogia della nevrosi, "La proprietà" è forse il film più estremo, complesso e tematicamente stratificato della carriera di Petri. Attraverso la vicenda del ragionier Total, ex cassiere di banca convertito al marxismo-mandrakismo e della sua crociata personale contro un macellaio plutocrate, il regista romano ci sbatte in faccia le contraddizioni di una società alienata e alienante. Fotografia espressionista, messa in scena a metà tra Brecht e la commedia all'italiana.
MEMORABILE: Dialogo tra Randone e Bucci: "Io abbo, io aggio, lui ave, egli ave, noi aggiamo, noi avemo" "Eh no, per la madonna! Noi non avemo una cippa!".

Beffardo57 7/12/19 08:34 - 262 commenti

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Il terz'ultimo lungometraggio di Petri manifesta il logoramento di una formula che aveva funzionato bene con i precedenti La classe operaia e Indagine su un cittadino. Il grottesco spinto all'estremo non graffia più e il film gira a vuoto, mancando il bersaglio. Infelice la scelta di far recitare Tognazzi in romanesco, invece grande come al solito Mario Scaccia; Bucci fa la solita parte dello stralunato mentre Proietti è confinato in un inutile cameo (il comizio funebre), Randone e Orlando al minimo sindacale. Anche Morricone non si nota.

Cineitalia 26/04/20 08:13 - 1 commenti

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Elio Petri e Ugo Pirro (sceneggiatore) utilizzano la loro lucida follia per mostrarci la follia indotta dal Dio denaro nell'Italia anni 70, vittima nel periodo di lotte di classe e terrorismo. Grande la recitazione di Flavio Bucci alle primissime armi e di Ugo Tognazzi già affermato mattatore del cinema italico; inquadrature e primi piani spinti con la macchina da presa a deformare e irrigidire i volti degli artisti, luci e le ombre sono magistralmente utilizzate. La colonna sonora Di Morricone amalgama le immagini alla perfezione.
MEMORABILE: L'uso dei colloqui con lo spettatore, espediente già usato da altre pellicole, rende grazie alla bravura degli attori il film più coinvolgente.

Paulaster 8/07/20 09:54 - 4373 commenti

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Impiegato di banca in bolletta si vendica su un macellaio simbolo di ingordigia. I temi del denaro che governa (male) il mondo e della proprietà vista come malattia sociale sono rappresentati in una sceneggiatura grottesca e sfilacciata. Petri si focalizza bene sui personaggi che hanno in comune il ladrocinio: Bucci è adatto per i tratti somatici dello psicotico, Tognazzi è a suo agio tra il filetto e il sesso; bene anche i ruoli secondari. Meno visionario - come stile - rispetto a Ferreri, è più chiaro nei ragionamenti (la morale conclusiva di Tognazzi e al funerale).
MEMORABILE: I modelli delle casseforti; Tognazzi alla pesa; L’aiuto ai ladri; Essere o avere; L’elogio funebre di Proietti a ringraziamento dell’essere ladri.

Oblomoff 17/07/20 02:27 - 43 commenti

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Il santino di Marx da un lato, il disegno di Mandrake dall’altro: con questo pantheon, il ragionier Total (Bucci, straordinario) si dà al furto, non per arricchire ma per sottrarre tutto, compresa la concubina (Daria Nicolodi, bravissima), a un becero macellaio imbroglione e arrivista (il solito grande Tognazzi, penalizzato da una calata romanesca che non gli appartiene). Livido ed espressionista, un apologo petriano che non lascia spiragli di luce: la società è congelata in un primordiale stato di natura; la giustizia è irraggiungibile e i suoi esecutori inutili e sadici.

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Gabrius79 12/11/20 16:59 - 1420 commenti

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Le prove attoriali di Ugo Tognazzi e Flavio Bucci sono ineccepibili in quanto “vestono” i panni di due personaggi molto particolari (il secondo quasi spiritato), mentre il film in se stesso è imperniato di una certa dose di grottesco che però non dà molto slancio al ritmo che ovviamente ne risente. La storia si protrae altalenandosi tra alti e bassi e tra gli alti troviamo verso il finale un bel cameo di Gigi Proietti. Plauso per Scaccia, la Nicolodi invece non decolla.

B. Legnani 28/11/20 14:49 - 5519 commenti

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Cosa sarebbe stato con Volonté al posto dell'assurdo Tognazzi (alterna uno sforzato romanesco a cadenze padane)? Poi viene il dubbio che il grottesco urlato, che rovina La classe operaia, avrebbe rovinato un'idea di base interessante, seppur vecchia (l'orrido danaro), condotta in maniera però troppo alterna, con momenti buoni ed altri fastidiosamente sballati. Magistrale, invece, l'uso della mdp, con primi piani che diventano cifra saliente del film. Bucci ruba scena a Tognazzi, Nicolodi volgare e irresistibile, Orlando sopra le righe, Scaccia e Randone mal usati, Proietti gustoso.

Zampanò 12/12/20 16:48 - 381 commenti

I gusti di Zampanò

Dei film a tesi di Petri questo è il meno stritolante. Egualitarismo ladrereccio anche se alcuni fenotipi sono molto più mariuoli degli altri. Parabola fatta a fette da Tognazzi vestito in tinta romanesca, da "macellaro", e nobilitata da un proteiforme Flavio Bucci. L'intera partita di attori è un coro di cicale che friniscono al buio: Daria Nicolodi sexy da stregare, un'anguillare Scaccia-Diabolik de noantri, Randone fiero accattone, e il cameo luminoso di Proietti.
MEMORABILE: I monologhi su sfondo nero.

Rocchiola 30/08/21 08:37 - 952 commenti

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Capitolo conclusivo della cosiddetta trilogia della nevrosi. Dopo le nevrosi del potere del Cittadino al di sopra di ogni sospetto e del lavoro della Classe operaia, Petri si occupa della nevrosi del denaro ma con risultati inferiori. La galleria di personaggi, con in testa un Bucci stranito e pieno di tic e un Tognazzi laido macellaio arricchito, è di prim’ordine. Ma l’eccesso dei toni grotteschi si ripercuote sul racconto piuttosto frammentario e poco pungente. La metafora è fin troppo chiara ma manca l’unitarietà d’insieme per creare un’opera davvero incisiva e coinvolgente.
MEMORABILE: L'elogio funebre di Albertone pronunciato da Proietti; La cliente della macelleria che accuso Tognazzi di barare sul peso della carne; I tic di Total.

Myvincent 3/09/21 14:34 - 3721 commenti

I gusti di Myvincent

Un giovane uomo che non sa decidersi tra essere ed avere, si dimette dal suo misero lavoro in banca per darsi al furto, ma in una maniera tutta personale. Petri affronta il tema delle ruberie con un racconto bislacco, senza un progetto sequenziale vero e proprio, approfittando della presenza di grandi personalità artistiche come Bucci, Tognazzi, Proietti. Bella fotografia, nessun punto di fuga prospettico, solo concetti fluttuanti messi in scena.

Rambo90 7/11/21 00:23 - 7659 commenti

I gusti di Rambo90

Un Petri meno incisivo ma non per questo da buttare. Il film ha infatti dalla sua un'ottima regia, oltre a una sceneggiatura che - seppur ben calibrata - tiene banco per tutta la durata, alternando grottesco e dramma con una certa disinvoltura. Bucci se la cava egregiamente come protagonista, mentre Tognazzi sembra poco a suo agio con il romanesco. Gran sfoggio di comprimari da Scaccia a Randone, dalla Nicolodi fino al gustoso cameo di Proietti. Musiche stranianti di Morricone per un risultato altalenante ma con un suo fascino indubbio.

Sardonicus 13/10/22 23:13 - 13 commenti

I gusti di Sardonicus

Disarticolato e disturbato apologo sul vil danaro da parte di un Petri qui poco ispirato e cavilloso oltre ogni misura. Poco o nulla da salvare, ritmo spezzettato, Tognazzi con un accento assolutamente improponibile, Nicolodi in versione softcore, un Bucci di nicchia borderline eccetera. Buono il comparto tecnico, Kuveiller ma non Morricone. Strepitoso infine l'elogio funebre da parte di Gigi Proietti.
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  • Curiosità Zender • 15/05/18 17:42
    Capo scrivano - 47698 interventi
    Dalla collezione "Sorprese d'epoca Zender" il flano del film:

  • Homevideo Nergal • 7/06/19 02:08
    Galoppino - 13 interventi
    Consigliatissima l'edizione Arrow (con un po' di fortuna si trova a prezzi onesti). Il restauro a opera della Cineteca di Bologna rende piena giustizia alla fotografia crepuscolare di Kuveiller.
    Ultima modifica: 7/06/19 02:08 da Nergal
  • Discussione B. Legnani • 28/11/20 16:10
    Pianificazione e progetti - 14939 interventi
    Gugly ebbe a dire:
    Ma voi cosa avete capito di questo film? Ogni volta che lo approccio rimango parecchio perplessa nonostante apprezzi attori e regista... anche la ripresa sembra sporca, confusa, con punte di volgarità che non comprendo, salvo saltare alla bellissima scena dell'elogio funebre.

    Visto ora, colmando mia grave lacuna. Molto alterno, con cose ottime e altre brutte.
    In negativo (con mia sorpresa) l'eloquio di Tognazzi, che parla un romanesco artificiale e stentato, intervallato da frasi con cadenza padana...
  • Discussione Renato • 28/11/20 21:28
    Addetto riparazione hardware - 376 interventi
    B. Legnani ebbe a dire:
    In negativo (con mia sorpresa) l'eloquio di Tognazzi, che parla un romanesco artificiale e stentato, intervallato da frasi con cadenza padana...
    Concordo, una nota stonata. Va bene lo straniamento brechtiano, ma insomma.

    C'è da dire che il ruolo era stato originariamente pensato per Gian Maria Volonté. Poi lui e Petri ebbero uno dei loro (non infrequenti, pare) litigi e il regista virò su Tognazzi, quasi all'ultimo momento.

    Resta la curiosità di sapere se anche Volonté avrebbe dato al personaggio l'accento romano, che probabilmente sarebbe stato forzato quanto quello di Tognazzi.
  • Discussione B. Legnani • 29/11/20 13:05
    Pianificazione e progetti - 14939 interventi
    per Zender
    quello è un manifesto, non una locandina.
  • Discussione Gugly • 29/11/20 14:10
    Portaborse - 4711 interventi
    B. Legnani ebbe a dire:
    per Zender
    quello è un manifesto, non una locandina.

    Chiedo scusa per l'ignoranza: la differenza è che il primo non veniva affisso nei cinema?
  • Discussione B. Legnani • 29/11/20 14:24
    Pianificazione e progetti - 14939 interventi
    Gugly ebbe a dire:
    B. Legnani ebbe a dire:
    per Zender
    quello è un manifesto, non una locandina.

    Chiedo scusa per l'ignoranza: la differenza è che il primo non veniva affisso nei cinema?
    Il manifesto è quello grande, da cartellone o da affissione. La locandina è quella ben più piccola, sempre verticale, solitamente messa nelle teche.
    Poi c'è quella orizzontale con fotogrammi dal film, la fotobusta.
    Vedi qui. con spiegazione ed esempi.
    Talora, specialmente nelle visioni ulteriori, mancando il manifesto, in sua voce in cartellone si mettevano le altre tipologie.

    Ultima modifica: 29/11/20 14:28 da B. Legnani
  • Discussione Gugly • 29/11/20 15:05
    Portaborse - 4711 interventi
    Grazie mille 
  • Discussione B. Legnani • 29/11/20 16:09
    Pianificazione e progetti - 14939 interventi
    Gugly ebbe a dire:
    Grazie mille 
    La sua soddisfazione è il nostro  miglior premio.

  • Homevideo Rocchiola • 30/08/21 08:50
    Call center Davinotti - 1236 interventi
    Sicuramente da prendere l'edizione Arrow, innanzitutto perchè propone il film in bluray nell'edizione restaurata in 2K nel 2013 dal laboratorio L'Immagine Ritrovata su iniziativa della Cineteca di Bologna in collaborazione con il Museo Nazionale del Cinema di Torino e con la Titanus. Anche il DVD italiano della 01 reca questa versione restaurata, che però è meglio vedere in HD. Comunque il BD della Arrow presenta un'immagine lievemente granulosa ma pulita e priva dei soliti segni d'usura (spuntinature, macchie e simili). Audio italiano di buon livello mediamente potente e chiaro.