Condensare in un’ora e cinquanta le malefatte di anni e anni di strategia della tensione messa in atto dalla CIA spaziando da Che Guevara ad Allende, da Piazza Fontana all'omicidio Calabresi, da Cuba alla Grecia, parrebbe impossibile. E infatti è inevitabile che l'ambiziosa operazione condotta da Giuseppe Ferrara (il cui pensiero è facilmente sintetizzabile dall'ultima scena, in cui vediamo sgorgare, dei piani alti delle Twin Towers di New York, un flusso ininterrotto di sangue) trovi la critica pronta ad accusarla di superficialità. Certo, mica è un documentario, nonostante siano abilmente interpolate con frequenza sequenze (soprattutto in bianco e nero) di repertorio. Come impedire che alcuni...Leggi tutto pensieri, azioni, riassunti appaiano tali, visto e considerato che ancora oggi buona parte di essi non sono stati affatto chiariti all'opinione pubblica? Ciò che conta è invece l'efficacia con cui Ferrara li mette in scena e li monta, cercando di abbracciare quanto più possibile la vastità del fenomeno, facendo capire come il termine di imperialismo americano abbia un significato preciso e riscontrabile nei fatti. Un cast folto di volti noti (da Claudio Volonté come Che Guevara a Mariangela Melato come Tania, da Ugo Bologna/Allende a Riccardo Cucciolla/Pinelli) al servizio di un film crudo e di forte impatto, che esagera solo quando, per rincarare la dose, apre una scioccante parentesi sulle torture: nudi integrali con peni infilzati, seni bruciati, occhi strappati, serpenti infilati in vagina... Ben diretto e istruttivo.
Merita un bel voto perché tira in ballo anche argomenti ai più sconosciuti, come le rivolte in Guatemala nel 1954, ci fa conoscere personaggi come Ben Barka... Suggestiva anche l'ultima immagine dei grattacieli della CIA macchiati di sangue, come anche la denuncia degli interessi per direttissima (azionisti) di molti membri della politica e dei servizi segreti nelle attività delle multinazionali tese a sfruttare il terzo mondo. Ma come tutti i film troppo di parte, alla lunga può stancare o innervosire.
MEMORABILE: È molto credibile l'interrogatorio di Pinelli, ben interpretato da Riccardo Cucciolla.
Film che ritengo molto importante perché si preoccupa di citare avvenimenti che probabilmente molti ignorano. Girato come un incrocio tra film e documentario, affronta la tesi della presenza della CIA su scenari terroristici in modo diretto e molto crudo (la sequenza delle torture è piuttosto forte da sostenere). I fan dei complotti, delle strategie del terrore, trovano qui pane per i loro denti. Da vedere, anche solo per conoscere "il cosa" (ma non per forza "il come"). Finale tragicamente profetico. Essenziale: 4 pallini per il merito.
Ovvero "Mondo CIA: oltre l'incredibile!". Non un rigoroso e accurato reportage giornalistico sui servizi segreti statunitensi e sulle loro infiltrazioni ramificate a livello planetario, bensì un bieco sciorinamento di efferatezze degne dei peggiori shockumentaries post-jacopettiani. Un instant movie dalla confezione obbrobriosa che, offuscato dalla rabbia ideologica di rivalsa del regista Ferrara e non supportato da una struttura solida e credibile, finisce col diventare una mera rassegna di blasfeme marionette e atrocità varie in giro per il mondo. Iettatoria l'immagine di chiusura.
MEMORABILE: Le sciagurate scene di tortura insertate e l'inquietante premonizione dell'immagine di chiusura: le due torri gemelle che grondano sangue...!
Non è brutto, ma si vede che è di parte e il regista ha davvero calcato la mano. Ricostruisce pezzi di storia triste del 60-70 tra guerriglia, infamità della "agenzia", golpe e terrorismo. Credo che nonostante la parzialità ricostruisca abbastanza fedelmente i fatti, la parte "mondo" è limitata a metà film e dura 5 minuti circa: scene di tortura davvero crudeli e esagerate, peggio di un film dell'orrore. Passabile.
Un film interessante più per le argomentazioni che per come è girato. Ferrara ha il coraggio di fotografare (fino al golpe cileno del ‘73) le malefatte dell’attività della CIA nel mondo, Italia compresa. I metodi investigativi sono solo parzialmente accennati, ma bastano per far intendere che la brutalità delle dittature non ha confini: la sottile linea tra interrogatorio e barbarie è lieve. Il film venne girato in un momento di massimo fulgore e, di lì a poco, il golpe argentino...
Il film, guidato dalla furia ceca dell'ideologia, frulla numerosi momenti storici e realizza un indigesto pasticcino agrodolce, senza valore aggiunto per nessuno. Basterebbe l'episodio del povero Pinelli per riflettere la scarsa correttezza culturale che imprigiona la pellicola. Povero commissario Calabresi, povera Italia dai processi incivili facili e dalle sentenze populiste vergognose. Altrove, pur rimanendo tra i binari dei fatti generali appurati, si mostrano scoordinati momenti di guerra, torture, esecuzioni sommarie. Girato malaccio e trascurabile.
MEMORABILE: Davvero improbabile Ugo Bologna nei panni di Salvador Allende.
Troppa carne al fuoco! Allende (tremendamente interpretato dal povero Bologna), Che Guevara, l'omicidio Calabresi... insomma tutte le malefatte della CIA condensate in appena novanta minuti. Risente molto dell'ideologia sinistrorsa dell'epoca e gli effetti speciali sulle torture sono di infimo livello. Il solito film-denuncia del solito Ferrara girato con pochi mezzi, pochi soldi e molta fretta.
Talora è imbarazzante, il che non è il massimo per un film di denuncia. Ma non basta dire cose vere (spesso, mica sempre, perché qua e là è pure diffamante) per fare un buon film, se a funzionare sono i filmati di repertorio, mentre quelli girati spesso naufragano. La Melato rivoluzionaria cubana fa semplicemente ridere (e il regista non le fa cambiare, al suo apparire sullo schermo, il suo fare a La poliziotta), Ugo Bologna come Allende oggi pare pazzesco (forse all'epoca funzionava, però), Ardisson, non per colpa sua, richiama le fasi umoristiche degli spionistici italiani Anni Sessanta.
Forse il film più scomodo e coraggioso di Ferrara, che dopo aver esordito con un bignami sulla mafia, si cimenta sulle malefatte della CIA. Ottimi i segmenti sulla guerriglia in Bolivia (con Merli, la Melato e Camaso/Che Guevara) e sul golpe cileno; più discutibile quello su piazza Fontana (nonostante un ottimo Cucciolla/Pinelli), mentre sul caso Ben Barka (un bravo Rabal) aveva già detto tutto il film di Boisset. Ovviamente di parte, ma istruttivo e poi ti invoglia a saperne di più. Disturbanti, ma realistiche, le scene di tortura.
Didascalico résumé della strategia della tensione ordita dalla CIA nelle zone calde del mondo, Italia compresa. Da Kennedy a Che Guevara a Lumumba, Ferrara apre il sipario sul libro nero del capitalismo con intenti dichiaratamente di parte; poco male, ma l'operazione è condotta comprimendo episodi su episodi che, oltre a risultare rozzi e male interpretati (la Melato spia cubana è uno spasso), sono spesso incomprensibili per lo spettatore medio: in tal modo viene annullata anche la forza documentaria (e propagandistica) dell'operazione.
Decenni di orrori targati Cia in un ibrido difficilmente catalogabile, che mischia found-footage e ricostruzioni girate con numerosi nomi noti del nostro cinema (ne citiamo due: la Melato, completamente fuori parte e Claudio Volonté, sorprendente come Che Guevara). Un prodotto ritmato e rabbioso, da godere anche in virtù dell'effetto involontariamente risibile di certe scelte e di scene di tortura tra le più cruente mai apparse in una produzione nostrana, peraltro uno dei rari film di denuncia il cui messaggio anti-Usa colpisce nel segno.
MEMORABILE: Le torture; Bologna Allende; L'immagine finale.
Come molti film politici dei '70, il risultato è più interessante che bello. La denuncia è esplicitamente, fieramente di parte (la retorica è quella della sinistra extraparlamentare), i toni strillati e arrabbiati sino alla congestione e all'eccesso grafico (si vedano le forti scene di tortura). Diatriba materiale originale vs. archivio risulta, con netto margine, a favore del secondo. Nel suo, comunque, assai originale e in più d'un frangente profetico (si pensi all'agghiacciante finale). Sempre bella la Melato, qui solo poco funzionale.
Documentario inquietante e ben fatto, con un montaggio frenetico che dà ritmo a un lavoro già di per sé molto valido. In alcuni momenti il film si fa un po' confuso e salta di palo in frasca. Ma centra il bersaglio in diverse parti. Interessante il parallelismo con immagini di repertorio. Terribile la parte riguardante le torture, degne di un mondo-movie. In alcune parti le accuse sono molto chiare. E' l'perazione coraggiosa di un regista sottovalutato. Nota negativa per il titolo: orribile.
Un film sugli anni 70 e la politica macchiata di sangue, internazionale e non, che agitò gli scenari di allora, e che viene reso ancora più drammatico dall’inserzione di documenti reali. In sintesi sono schierati come fronti opposti le idee rivoluzionarie comuniste e di contro l’imperialismo americano che muove i fili della CIA per riportare l’ordine precostituito. Pagine drammatiche, dal Che all’assassinio dei Kennedy fino al caso Pinelli in Italia e al golpe ai danni di Allende, ma non solo. Il film termina con un sinistro presagio: le torri gemelle a NY insanguinate.
MEMORABILE: I metodi di tortura inguardabili per estorcere confessioni e segreti, mai così violenti e così sempre attuali.
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Nei titoli di coda sotto la voce "fonico" è segnalato Gianloreto Carbone, un nome che non mi era nuovo. Non so se si tratta di un caso di omonimia, ma si chiama come uno degli storici inviati, tuttora in video, della trasmissione "Chi l'ha visto?"