Che film ci sono stasera in tv in prima serata? Ma non solo questa sera, anche la mattina o il pomeriggio, se capita una giornata di pausa. E i più nottambuli possono trovare anche i film che vanno in onda a tarda notte, i cosiddetti fuori orario. Cliccate sulle frecce per cercare tra i palinsesti passati e futuri oppure controllate direttamente tutta la settimana. Il numero del canale si trova tra parentesi dopo il suo nome. Se non c'è, cercatelo qui: numero canale. Cliccate sull'icona calendario a fianco della scheda per appuntare un promemoria su quel film in agenda. Se siete loggati potete cliccare anche sulla stella per contribuire alle segnalazioni. Come? Scopritelo
cliccando qui.
B. Legnani: Buon film, che riprende alcuni temi de La famiglia e da Una giornata particolare. La solidità dell’impianto e le ottime interpretazioni (anche se Depardieu, come italiano, non mi ha convinto più di tanto) ed ambientazione fanno passare in secondo piano, senza cancellarli, alcuni eccessi di macchiettismo (Bigagli, per esempio) e delle fin troppe citazioni forzate (alcune, a dirla tutta, gradevoli, come Carosio che parla del “centrosostegno” Monti). Il finale (facile, ma perfetto) si presta ad una trasparente, tragica lettura.
B. Legnani: Filmetto che regge per quasi due terzi, per cadere poi nella faciloneria della ripetitività delle situazioni. Non che prima la grana non fosse grossa, ma qualche momento carino c'era, a partire dal personaggio retto da Gigi Reder. Pippo Franco nel finale cade un po' nella volgarità, la Mazzamauro è efficace, Bombolo impagabile. Ruolini per la Scagnetti, Baccaro, Simeoni e tanti cari volti. Insufficiente, ma guardabile: *½
Deepred89: Generalmente detestata, una commedia gerontofila piuttosto ben girata e pure abbastanza sobria nell'affrontare un tema a rischio, almeno finché nell'ultima parte il film non crolla nel grottesco involontario, con il soggetto che deraglia e il montaggio che arranca tra ellissi e stranezze assortite, forse in parte causate dai noti ritocchi della produzione. Sordi si impegna, la Marini offre l'interpretazione forse migliore della propria carriera e le musiche di Piccioni complessivamente funzionano. Scarso, ma meno del previsto.
Kanon: Dismessi gli stracci da hippie shark hunter, Nero si tuffa rovinosamente in una pozzanghera limacciosa. Un film scomposto, ali-mentare per scafati actors ed ele-mentare nei suoi snodi tutt'altro che articolati, d'impervio appeal – per bambini o adolescenti - che pastura un po' tutto: dramma, commedia, avventura, thriller, senza esser - neanche per sbaglio - nessuno d'essi. Varrebbe una monopalla, ma definirlo vaccata è esagerato. Una palla e mezzo.
Giùan: Riuscito thriller metropolitano diretto da un regista destinato poi al quasi anonimato. Cupo e secco, deve la sua aura cult allo stile iperrealista, capace di rendere la violenza in un modo palpabile, senza sentirsene tuttavia direttamente partecipi. Epigono degli straordinari poliieschi dei '70 ed ancora ben distante da quelli che saranno i canoni del genere nel nuovo decennio, possiede appunto quel tanto di fascino agè che lo rende magnetico. Lo stesso dicasi dei due antagonisti: Stallone (versione Serpico) e Hauer (al suo primo ruolo schizzato in USA).
Caesars: Decisamente non male, anche se il (vago) ricordo che ho della pellicola originale diretta da Schlesinger è ben migliore. La fotografia è molto bella e, insieme alla splendide ambientazioni, contribuisce in maniera determinante alla riuscita del film. Buoni gli interpreti (anche se reggere il paragone con attori quali Julie Christie e Alan Bates è improponibile) e ben riuscita la ricostruzione storica.
Jdelarge: Sempre con lo stile che lo ha reso uno dei registi più interessanti nel cinema mondiale, Luhrmann realizza un'ottima trasposizione sul grande schermo del bellissimo romanzo di Fitzgerald. Il cast è di buona qualità e DiCaprio è superbo (complice anche un personaggio adattissimo al tipo di attore) e la scelta della musica hip hop sullo sfondo degli anni '20 per rendere la vicenda più vicina ai giorni attuali è decisamente appropriata. Anche la fotografia e la scenografia sono di ottimo livello. Davvero un bel film.
MEMORABILE: Gatsby che prova ad afferrare la luce verde.
B. Legnani: In un bellissimo scenario colorato, un ruolo di secondo piano è affidato a Giustino Durano, che regge bene il "tòpos" del servo infingardo ma simpaticone. Sono le due sole cose che funzionano, oltre alla bellezza delle tre donne. La trama ha assurdità spazio-temporali e voragini di sceneggiatura cui si stenta a credere: come diavolo ha fatto Durano a smaterializzarsi dal castello, ricomponendosi sull'isola dei pirati??? Non ci viene neppure risparmiato il "segretone" da romanzaccio dell'Ottocento. Con molta (troppa?) generosità, arriva a *½.
Il Gobbo: La vecchia signora Daisy non è più in grado di guidare, e il figlio assume un autista. Nero. Nella Georgia degli anni '50... Pur premiata oltre i meriti (quattro Oscar quattro fra cui quello alla ottantenne Tandy) questa commedia non eccede nei buoni sentimenti, ed è certamente godibile, grazie alla prova notevolissima degli interpreti, la bisbetica e simpatica carampana, il misurato Ackroyd e il buon Freeman che da qui spiccò il salto verso la serie A. Tenero e ben fatto.
Herrkinski: Buon prison-movie nel classico stile ottantiano dove Sly offre una bella prova drammatica, dimostrando ancora una volta di essere buon attore a prescindere dai muscoli; niente male nemmeno il resto del cast, dal perfido cattivo tutto tondo di Sutherland alle buone interpretazioni di Amos e Sizemore. In tempi dove le violenze dei secondini nelle carceri sono sempre più sulle pagine dei giornali, un film che può far riflettere, pur nella sua spettacolarizzazione cinematografica; resta comunque buono anche come puro entertainment. Tosto!
Rebis: Nel titolo originale, un'esortazione di Whitman a vincere l'oppressione del Cielo e della Terra per compiere il proprio destino… In pratica, solo Bette Davis poteva sgomitare per il ruolo di una ciabattona grassa, occhialuta e depressa pronta a rinascere come farfalla sfidando il dispotismo materno (una terrifica Gladys Cooper), complice di un adulterio consumato a colpi di sigaretta (eh, il codice Hays!). Rapper, nel virtuosismo di Max Steiner, azzarda soluzioni avant-garde, altrove perde clamorosamente la bussola (l'autista di Rio). Psicoanalitico, audace, più reiterato che approfondito.
Pigro: Missionaria inglese in Cina conquista la fiducia della popolazione finché l'invasione giapponese durante la seconda guerra mondiale minaccia anche il paesello. Melodrammone fluviale e buonista di grande respiro e di buona resa, soprattutto grazie all'ottima interpretazione di Ingrid Bergman, che incarna la forza della fragilità, cioè la capacità positiva e costruttiva dell'amore in contrasto con quella negativa e distruttiva dell'odio, del sospetto e della guerra. Suggestiva l'ambientazione esotica delle montagne cinesi.
Galbo: Il regista John Madden realizza il sequel di un film di successo che già mostrava qualche limite ancora più evidente nella seconda puntata. Si cerca di rivitalizzare la storia di per sè un po’ “anemica” introducendo nuovi volti, ma il personaggio di Richard Gere, pur ben reso dall’attore, non ha un grande spessore e la storia tende a perdersi in luoghi comuni e stereotipi, compreso il ballo tradizionale che ci porta dalle parti di bollywood. Film ben fatto ma inutile.
Rambo90: Interessante. Sebbene per lo più statica, quest'avventura spaziale ha il pregio di costruire una trama non banale, con una serie di spunti filosofici che nella seconda parte coinvolgono decisamente. Meno riuscito l'inizio, dove si commette l'errore di dare per scontato che lo spettatore già conosca i personaggi e sia loro fan, senza sprecarsi in un minimo di presentazione. Buono il cast, le musiche e le scenografie. Effetti speciali a volte invecchiati male.
Galbo: Vita parallela di due personaggi nella Napoli contemporanea. Il film di Paolo Sorrentino ha il pregio di evitare abilmente i cliché della città partenopea, affidandosi ad una storia di fallimenti e (tentati) riscatti completamente immersa in un particolare contesto sociale, che rifugge da percorsi narrativi già sfruttati per rifugiarsi nel terreno della disillusione. Per il regista un esordio già molto maturo. Ottimo il cast.
Caesars: Non mi ha convinto pienamente, questa pellicola di Eastwood. Oltre al fatto di essere troppo lunga (circa 2ore e mezza), quello che manca veramente in essa è il coinvolgimento emotivo da parte dello spettatore, che assiste a quanto avviene sullo schermo senza provare neanche troppa curiosità riguardo al versante giallo. L'unica vera sorpresa, che dona vivacità alla narrazione, è la spumeggiante performance di Lady Chablis. John Cusack e Kevin Spacey forniscono prove oneste ma non indimenticabili. **!
Galbo: Buon film, ispirato direttamente ad un episodio della serie originale, L'ira di Khan si differenzia abbastanza dal primo film dedicato alle vicende della nave spaziale Enterprise. Laddove il primo si impegnava in più o meno dotte dissertazioni sull'universo risultando a tratti piuttosto cerebrale, in questo caso viene dato maggiormente spazio all'azione, con un buon ritmo e un sapiente uso degli effetti speciali. Buona la prova del cast.
Lythops: Non può sfuggire il fatto che i titoli di testa, solitamente il biglietto da visita di un film, sono noiosissimi per le inquadrature e l'insopportabile commento musicale. Ecco, il resto è assolutamente coerente con l'inizio: vorrebbe essere un film che indaga la psicologia dei personaggi in un rapporto di coppia vissuto tra le quattro mura di una camera d'albergo-prigione (?), ma per dirigere un film così, e sceneggiarlo, bisogna esser molto, molto bravi e questo non è certo il caso. 80 minuti di film che sembrano 240.
Pigro: Due storie parallele: la poetessa ebrea che fugge dal nazismo e la fondatrice dei primi kibbutz ante litteram nella Palestina degli anni 30. Prese una per una sarebbero state interessanti, ma insieme mostrano un’esasperata volontà dimostrativa sulle aspirazioni progressiste del sionismo. Ma il problema vero è la noia mortale del racconto, complice una sceneggiatura didascalica e una regia sonnolenta che si risveglia solo nel (bel) piano sequenza finale che lega il passato e il presente in un ultimo affondo propagandistico anti-arabo.
B. Legnani: Pellicola legata al momento di boom de Le Sorelle Bandiera, uscito solo per "darle" anche sul grande schermo agli appassionati, con un film che (come vero film) non funziona praticamente mai, oltre ad essere recitato male. C'è qualche eco da Ninotchka! Tolta la fantasmagorìa degli abiti dei protagonisti, non funziona quasi nulla, esclusa la beltà (perché molta ne ha) di Marilda Donà.
Saintgifts: Dal resoconto bellico di William Stanley "Billy" Moss (il capitano interpretato da David Oxley) nel 1944, sull'isola di Creta occupata dai tedeschi. Atmosfera molto inglese nonostante i numerosi partigiani cretesi, baldanzosa e a volte scanzonata, ma appropriata al tipo di operazione pensata e portata a termine. Un ottimo b/n con scenari credibili (esterni non girati in loco) e buone interpretazioni, con un Dirk Bogarde in parte. Momenti di tensione stemperati; l'azione c'è, ma sono i rapporti interpersonali la parte più interessante.