Che film ci sono stasera in tv in prima serata? Ma non solo questa sera, anche la mattina o il pomeriggio, se capita una giornata di pausa. E i più nottambuli possono trovare anche i film che vanno in onda a tarda notte, i cosiddetti fuori orario. Cliccate sulle frecce per cercare tra i palinsesti passati e futuri oppure controllate direttamente tutta la settimana. Il numero del canale si trova tra parentesi dopo il suo nome. Se non c'è, cercatelo qui: numero canale. Cliccate sull'icona calendario a fianco della scheda per appuntare un promemoria su quel film in agenda. Se siete loggati potete cliccare anche sulla stella per contribuire alle segnalazioni. Come? Scopritelo
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Gestarsh99: Con le chiavi di un Ford (Coppola) di seconda mano, De Martino prosegue sulla strada per Corleone, montando però pneumatici Friedkin maggiormente performanti e aderenti all'asfalto urbano più abrasivo. Il filmaker romano corregge la sua rotta stilistica americanofila e quel mediocre padrinismo pregresso migliora nettamente, avvampandosi nei fuochi polizieschi poi sublimati nell'opus a seguire. Un dignitosissimo mafia-action dalle ripide impennate brutali, oltreché velato di tenui sfumature nostalgiche (l'intimo legame paterno-filiale tra Balsam e Milian) e malinconica accettazione della morte.
MEMORABILE: Continenza tumulato nel pilone in costruzione; La bambina disintegrata nell'attentato esplosivo; Il ristoratore bruciato vivo nel forno per le pizze.
R.f.e.: Fumettistico peplum di Caiano (con tanto di raduno iniziale degli dei sul monte Olimpo, altrettanto ridicolo di quello che si può vedere in Scontro di titani o in Vulcano figlio di Giove...) non totalmente disprezzabile e con una apprezzabile fotografia a colori di Alvaro Mancori. Trash, ma abbastanza divertente.
B. Legnani: Debole western di Castellari, che affianca cosa non malvage ad altre molto scarse. La trama è ingenua ai limiti dell'incredibile e necessita di lunghe sparatorie che la rimpolpino. Le ambientazioni alternano momenti buoni (Tor Caldara e il Canalone della Tolfa funzionano) ed altre smaccatamente laziali. Le facce dei protagonisti statunitensi sono perfette, mentre i "nostri" (come Girolami e Boido) sono solo delle maschere statiche. Il ruolo umoristico di Vida non funziona. Qua e là si vede il buon gusto nelle inquadrature, ma è troppo poco...
B. Legnani: Francamente non indimenticabile. Pellicola che si basa più sulle grandi prestazioni di Robert Mitchum e di Gregory Peck (due miti), che sul meccanismo di tensione, abbastanza altalenante. Per qualcuno è il capolavoro del regista: a mio parere è inferiore a Il misterioso caso Peter Proud, a sua volta con ambientazione anche acquatica.
Ronax: Sorpresa! Sembra un film vero, con una sceneggiatura potabile, una regia professionale, una recitazione dignitosa e location quasi credibili. Insomma, un classico b-movie di mestiere che rischia di lasciare deluso chi pregustava una delle deliranti fidanate cui il Maestro ci ha abituato negli anni successivi. Certo, se poi ci si mette a fare le pulci le magagne vengono fuori grandi come una casa, ma non più che in tanti altri spaghetti coevi. Notevole Ettore Manni e gustosa la comparsata di Massaccesi. La perfida biondona ha un suo appeal.
Rocchiola: Western crepuscolare firmato da un maestro della commedia che già in passato ha dimostrato di sapersi muovere anche in ambito drammatico. La pellicola illustra la squallida vita dei mandriani di ceto più basso, alternando ai paesaggi naturali splendidamente fotografati dal fido Lathrop improvvise esplosioni di violenza degne di Peckinpah. I produttori scontenti del risultato scorciarono di un buon 25 minuti il film che però, nella sua versione integrale, è un racconto amaro ed elegiaco da rivalutare. Sicuramente il miglior Edwards degli anni 70.
MEMORABILE: L’attacco del coguaro; La cattura del cavalo selvaggio sulla neve; La sparatoria durante la partita a carte; L’amaro finale sugli sfondi fordiani.
Galbo: Storia di un pilota sospeso tra la passione per il suo mestiere e l'amore per una donna. Non brilla certo per originalità la storia raccontata nel film di James Goldstone, la cui parte narrativa è anche abbastanza prevedibile. Tuttavia si tratta di opera ben realizzata, con un'adeguata caratterizzazione dei personaggi e un'ottima resa del cast. Buona anche la resa delle corse automobilistiche. Nel complesso, gradevole.
Didda23: Difficile digerire un polpettone tanto insulso, insalvabile pure in chiave trash. L'opera gioca su pochissime idee: la dilatazione e la ripetitività delle stesse gag (Ciardo allergico alle donne, Spaccesi alle prese con ragazze che gli propinano sempre lo sport, Di Francesco che finisce sempre in casa di Gullotta) alla lunga non possono reggere un intero copione. Gli attori, al tempo buone spalle comiche, non hanno la stoffa dei protagonisti. Una delle commedie italiane meno riuscite di sempre. Super vaccata!
Daniela: Commesso viaggiatore, infelicemente sposato, accetta di accompagnare una ragazza incinta dai suoi genitori, facendosi passare per il marito, per evitarle il rischio di essere cacciata da casa. Girato in piena guerra, questo film delicato - ben diverso dalle precedenti regie di Blasetti - è considerato uno di quelli che anticiparono il neorealismo. Il tono è lieve e la rappresentazione della vita campagnola idilliaca, ma affiora una vena malinconica, il rimpianto per le occasioni perdute. Buon cast con ottimi comprimari. Questi i remakes: 1 e 2.
MEMORABILE: La preparazione della colazione in città, con il latte che trabocca dal pentolino.
Galbo: Il tentativo di Massimiliano Bruno è quello di coniugare l'elemento sociale con certi toni della commedia italiana; il dramma della disoccupazione si alterna alle comicità delle prediche che arrivano via etere (ma anche qui pensando alle radiazioni c'è poco da ridere); va lodato per l'impegno, anche se (con un occhio al botteghino) non rinuncia ad un finale buonista che ci poteva risparmiare. Bravo il regista nella direzione degli attori (Cortellesi e Gassman convincenti, così come Bentivoglio) e nella ricerca di caratteristi davvero efficaci.
Deepred89: Pellicola non esaltante, che dopo un incipit da commedia si dirige verso il dramma in maniera un po' scontata, rinunciando pure a quell'ironia (mal sfruttata la bella idea delle sedie) che avrebbe potuto rendere il tutto più brillante. Rimane un'umanità insolita che porta a empatizzare, anche se a funzionare veramente è solo la sottotrama di Bentivoglio, un po' sacrificata in favore della triste ma più banale odissea della Cortellesi (brava). Regia abile, squallida fotografia desaturata, bruttina scena madre con l'"Oh My Love" di Addio zio Tom.
Herrkinski: In tempi sensibili verso il genere femminile la Harron affronta la vicenda Charles Manson dal punto di vista delle tre "Manson girls". Ripercorrendo la storia in flashback si tenta un'analisi della psicologia delle ragazze discretamente riuscita; ad affascinare però resta più che altro l'ennesima ricostruzione della setta e dei personaggi coinvolti, con un eccellente Smith nei panni di Charlie e un'atmosfera 60s veramente ben resa grazie alla cura di costumi e ost. Forse meno viscerale di The Manson family ma decisamente più compiuto; ben fatto.
Caesars: Altro buon connubio tra Robert Redford e Sydney Pollack, questo western anomalo. Oltre che per l'ottima interpretazione dell'attore principale, la pellicola sa farsi valere per una sceneggiatura assai valida sorretta da una stupenda fotografia. Film come questo si potevano realizzare solamente nei "mitici" anni settanta e contribuiscono notevolmente ad accrescere il rimpianto per un certo tipo di cinema che non esiste più. Straconsigliata la visione.
Markus: Las Vegas con le sue insegne luminose che si stagliano nel cielo, lo squallore del giorno e la magia della notte fanno da cornice a una vicenda che ci mostra la difficile vita di una guardia del corpo (Statham). Lo spettatore viene coinvolto in una sorta di spionistico/action di discreta fattura, ahimé un po' frenato da qualche errore di regia e da una sceneggiatura che a un certo punto direziona la pellicola verso una sorta di Regalo di natale in salsa yankee che vista la location ci sta ma che pare francamente accozzata.
Caesars: Pur senza far gridare al miracolo, Tarantino ci fornisce la sua personale interpretazione dello spaghetti western e ci regala una pellicola divertente anche se con qualche lungaggine di troppo. Bravissimo Christoph Waltz (dopo la sua uscita di scena il film perde qualche colpo), ma molto convincente anche la prova di Di Caprio, mentre il protagonista Foxx è funzionale ma non lascia il segno più di tanto. Purtroppo il finale non è allo stesso livello di quanto lo precede e fa abbassare leggermente la votazione finale. Comunque consigliato.
Homesick: Questo film avrebbe potuto benissimo uscire al cinema, visto che sia la gravità del tema trattato – l’affidamento dei minori e la scabrosità di certe situazioni – che la direzione degli attori nulla hanno a che vedere con le mollezze strappalacrime delle odierne fiction. Si riassapora invece tutta l’acredine del miglior Avati in una spietata storia di solitudine, rancore e speranza tra genitori degeneri, suoceri in guerra, insegnanti imbecilli, assistenti sociali inquisitorie e premurosi adottatori. In ultimo arriva il lieto fine: del resto siamo sulla Rai in prima serata…
MEMORABILE: Il rutto in faccia all’odiosa bambina; la visita inquisitoria dell’assistente sociale in casa della Blanc.
TomasMilia: Vanzina ritorna alla commedia sofisticata dieci anni dopo South Kensington. E purtroppo il risultato è scarso. La storia è carina: Bova viene trasferito a Milano, conosce quattro ragazze e ognuna investe sentimentalmente su di lui per rimuovere i problemi con il proprio partner. Fin qui, niente di male. Però la recitazione è mediocre: Bova è bravo, come la Bobulova e la Reilly, ma la Stella non si può sentire e Dionisi è monocorde e monoespressivo. Inoltre, certe battute generano involontariamente la risata. In alcune scene fastidioso il doppiaggio.
B. Legnani: Commediola atipica, in cui si trova del buono e del cattivo. Buona la trovata iniziale, buono Pozzetto che angaria i dipendenti e maltratta la moglie, buono (specialmente all'inizio) Maccione e buono Barra, ma pessima la parte "en travesti", brutto il finale, la Guida (bellissima) ai minimi storici nella recitazione, Abatantuono mediocre (si ha quasi l'impressione che la parte sua e dei suoi scagnozzi sia stata aggiunta dopo, come si si volesse rimpolpare il film!). Guardabile, perché qualche risata la strappa, ma dalla metà in poi annoia.
MEMORABILE: Pozzetto che interroga la segretaria sull'invenzione del telefono da parte di Meucci.
Galbo: Per ritrovare le balene ormai estinte, gli uomini dell'Enterprise devono ritornare indietro nel tempo e tornare alla California del 1986. Diretto come il precedente da Leonard Nimoy, il quarto episodio della saga cinematografica di Star Trek sfrutta il tema ultraconvenzionale per il genere dei viaggi nel tempo. Ne deriva un film non memorabile ma piuttosto godibile in cui il ritmo è più che buono e il cast molto in forma.
Daniela: La vita felice di una famigliola inglese trapiantata in India è sconvolta dalla morte del figlioletto. Seguendo il consiglio della governante, la madre si reca in un remoto tempio per dargli l'ultimo saluto attraverso una porta che mette in contatto il regno dei vivi con quello dei morti... Anche senza aver visto Cimitero vivente, lo capisce pure il cane che è una pessima idea. A parte la cornice esotica, una ghost story tradizionale nel suo sviluppo, non travolgente ma impaginata con una certa cura. Convincente Sarah Wayne Callies nel ruolo di una madre distrutta dai sensi di colpa.
MEMORABILE: L'incidente in auto ed il momento della scelta
Caesars: Moretti continua il discorso intrappreso in precedenza, raccontandosi e ironizzando su se stesso, oltre che su gli altri. Film parzialmente riuscito, perché risulta un po' troppo pesante in certe parti, anche se riesce a divertire ed angosciare nello stesso tempo (impresa non facile e della quale va dato merito al regista). Moretti ha sicuramente un modo di fare cinema "diverso" e per questo, giustamente, nel film di definisce "non il primo" ma "l'unico" rappresentante di un certo stile. Da vedere, anche se non perfetto.
Giùan: Nelly è una giovane donna in crisi matrimoniale (ma non solo), Mr Arnaud un anziano magistrato in pensione con (forse) un fosco passato alle spalle e velleità di romanziere. Nel loro incontro sta tutto l'ultimo film di Sautet e in verità l'intero suo cinema, inveteratamente legato a doppio filo ai suoi personaggi e alla raffinata scrittura. Un film in grado per l'ennesima volta di far nascere il sentimentale dal cerebrale. La Bèart e Serrault interpreti perfetti di un anomalo amore platonico, che non sublima però gelosie e meschinità. Commosso con brio.
MEMORABILE: Serrault che guarda la Bèart dormire nel suo letto: desiderio cosciente di dover restar inappagato.
Galbo: La vita di Owen Suskind, giovane affetto da grave forma di autismo in grado di comunicare attraverso il linguaggio dei film animati della Disney. Una storia toccante raccontata dagli stessi protagonisti (Owen, la sua famiglia, nonché medici ed educatori che lo hanno seguito), e una riflessione necessaria sul disagio psichico e l'inserimento dei soggetti in un mondo relazionale. Il tutto raccontato in modo non pedante ma come efficace racconto drammatico il cui finale è un messaggio di speranza.
Fauno: Finalmente una commedia che mi ha fatto ridere fino a scaldarmi il cuore! Avere un lavoro che ha molto a che fare col gentil sesso e far finta di cambiare tendenze onde ovviare alla gelosia dei mariti e fare in tal modo soldi a palate (prendendosi ogni tanto grosse boccate di ossigeno a debita distanza!) mi fa davvero sbellicare. E mi ha divertito ancora di più l'epilogo col sicario siciliano, ignaro vicino di stanza dell'hotel delle loro orge...
MEMORABILE: La scena nello scompartimento del treno per Madrid.
Rambo90: Classica ricostruzione alla Magni, che racconta un periodo non troppo conosciuto di storia italiana con una chiave riuscita a metà tra l'ironia e il dramma storico. Sceneggiatura e ritmo non sempre riescono a tenere banco, ma il cast superlativo e l'ottima messa in scena sopperiscono a qualche mancanza. Manfredi e Sordi svettano ovviamente sui colleghi più giovani, tra i quali si segnala comunque la brava Ricci e un Barbareschi abbastanza in parte. Belle le musiche di Piovani.