Partito dal nativo Texas per New York con il preciso obiettivo di arricchirsi facendo lo gigolò, il cowboy Joe Buck (Voight) incontra lì il più scafato Rico (Hoffman), che gli si propone come "manager". In realtà i due sono una coppia disperata: non alzano un dollaro, vivono nell'indigenza e perdipiú Rico è mezzo storpio e malato di tisi. La prima parte del film racconta i loro stenti in una metropoli egoista e cinica (emblematico l'uomo riverso a terra sul marciapiede in pieno giorno a cui nessuno fa caso), le difficoltà anche solo a sopravvivere con dignità: Rico rubacchia, Joe cerca di impedirglielo, finché la prima...Leggi tutto vera cliente (Brenda Vaccaro) offre la svolta: venti dollari in un colpo sono per i due un sacco di soldi e la vista su un futuro migliore, che Rico aveva già vagheggiato potesse essere a Miami, in Florida, il sogno verso cui correre in autobus nel drammatico finale. Schlesinger si guadagna un Oscar e lo fa vincere al film (la terza statuetta arriva dalla sceneggiatura), inserisce brevi, insistiti e ambiziosi flash - talvolta criptici - che riassumono il passato ma diventano all'occasione schegge di futuro immaginato. Sul piano però del racconto non c'è molto da godere: a fare la storia è il rapporto tra i due (bravissimo Hoffman, terribilmente malconcio), con poche sorprese e un'eccentrica parentesi a un party "warholiano". Commovente.
Ottimo dramma mischiato a commedia a volte veramente divertente, narra le (dis)avventure di un ragazzo di campagna deciso a coonquistare soldi e successo facendo il "gigolò" di città. Ovviamente le cose non andranno come sognato e l'uomo imparerà anche a convivere con un personaggio assai bizzarro interpretato da un ottimo Dustin Hoffman. Oltre ai due grandi attori la riuscita del film è dovuta anche a Schlesinger che con mano salda tiene in pugno la situazione. Famosa la canzone "Everybody's talking" cantata da Harry Nillson.
Ottimo film dalle tinteggiature tipicamente sixties. Un ottimo John Voight (sempre all'altezza della parte non facile del cowboy immaturo, insicuro, ma dalle parvenze di estrema padronanza). Estrema la parte di Hoffman, che include anche la deformazione fisica e dunque attorialmente più difficile da portare avanti. Il film è una sequenza di buone esportazioni socio-culturali e talvolta anche di divertentissimi propositi. Davvero toccanti le battute finali. Imperdibile la magistrale colonna sonora.
Grandissima interpretazione di Dustin Hoffman, peraltro ben accompagnato da Jon Voight (che fa il texano senza occhi di ghiaccio) e da tutti gli altri. Sordida, cupa, con scarse via di uscita: così appare l'impietosa New York. Regìa efficientissima. Giustamente Tullio Kezich parla di "moderno travestimento della Bohème".
Splendida storia "di formazione". Emarginazione, solitudine, fallimento e riscatto nell'amicizia tra uno scalcagnato gigolò di provincia e un attempato semi-clochard che vive di espedienti nella giungla di New York. Dustin Hoffman è un "mentore" improbabile ma preziosissimo: nel bellissimo il finale, il protagonista può liberarsi dal travestimento da cowboy che gli serviva per nascondersi al mondo, di cui finalmente non ha più tanta paura. Grande affiatamento tra i due attori principali, regia sicura e sceneggiatura solidissima. Grande film.
Indimenticabile ritratto di due marginali, uno cosciente (Rizzo) l'altro contadino che cerca la fortuna in città come stallone. La metropoli presenterà il suo rifiuto ad essi sotto forma di disavventure e incontri. Attori perfetti per un film epocale di cui si ricorda anche la canzone dei titoli interpretata da Harry Nilsson e il tema eseguito dal grande Toots Thielemans. Cameo degli Elephant's memory, band americana di Lennon.
Il miglior film di Schlesinger è una bella storia incentrata sui rapporti umani, fatti di vuoto, solitudine e biechi sentimenti, che trova però una nota positiva nell'amicizia che si viene gradualmente a creare tra i due protagonisti della pellicola. Ottima regia che ha anche il pregio della solidità e della sobrietà nonostante il tema fosse, soprattutto per l'epoca, molto scabroso (tanto che il film si beccò la X come se fosse un porno). Bella sceneggiatura, grandiose interpreazioni di Voigt ed Hoffman, indimenticabile canzone di Nillson.
Sulle note dell'immortale Everybody's talkin', cantata da Henry Nilsson, la storia della strana amicizia tra due solitari a cui fa da sfondo una spietata New York. Questa l'essenza del bel film di John Schlesinger che mostra un'occhio particolarmente portato a ritrarre con rara efficacia la realtà urbana più dura ma anche l'essenza di un'amicizia virile. Grande duetto tra i due protagonisti definitivamente lanciati da questo film.
Crudo e bellissimo, un film amaro dove gli intensi protagonisti testimoniano con la loro sofferenza l'ennesimo sgretolamento del sogno americano; film che sta tutto sulle spalle del formidabile duo Hoffman - Voight e su un regista mai più così intenso. Memorabile la colonna sonora.
Ci sono film che ti entrano nel cuore grazie ad un canzone, per cui bastano poche note, una frase musicale, per farne scorrere le scene davanti agli occhi chiusi, sorta di madeleine di proustiana memoria. Così questo film è indissolubilmente legato a "Everybody's talking". L'amicizia che nasce fra i due disgraziati, affidata com'è a due attori straordinari per sensibilità ed aderenza fisica ai loro personaggi, si sviluppa in mezzo allo squallore urbano e sbocca in un finale di quelli che lasciano il magone. Struggente.
MEMORABILE: Hoffman, piccolo e torto, che cerca di tenere il passo dell'amico e sogna di correre più veloce di lui
Aspirante gigolò e ladruncolo di bassa lega nella grande metropoli: due solitudini e due fallimenti in uno strano rapporto di solidarietà fra esclusi, raccontato da Schlesinger. Il fim ha un andamento mosso, lontano da pietismi o da autocompiacimenti, ma sa unire la crudezza con l'attenzione per quell'umanità che gli stessi protagonisti non sanno o non vogliono riconoscere in sé stessi. Bella la realistica festa warholiana (con diversi camei proprio di artisti della Factory). Notevoli gli inserti del sogno e della memoria.
L'America offre a tutti grandi possibilità e la massima libertà; guai a sbagliare però, nessuno ti aiuterà. Sozzo questo già lo sa e si arrabatta a sopravvivere nella metropoli, mentre Joe crede di conquistare New York e di farci anche soldi, ma non sa cosa l'aspetta. L'incontro tra i due e l'amicizia che ne nasce è raccontata in questo bel film. Buona regia e sceneggiatura bravi e anche di più gli interpreti che si promuovono attori di rango. La vita di certi ambienti è ben descritta, il finale è da groppo alla gola e non lo si vorrebbe. Ottimo.
MEMORABILE: Joe, alla sua prima performance, invece di incassare dollari, come pensava, è costretto a pagare lui stesso. Prima lezione di vita.
Notevole prova dei due protagonisti e un quadro disincantato e ironico delle debolezze umane in una società che si crede esente da esse. A tratti mi è sembrato anche troppo disincantato, specie nel personaggio del cowboy aspirante stallone e non quel film memorabile che molti hanno raffigurato. D'altra parte, per lo stile adottato e gli argomenti toccati senza batter ciglio, rimane un lavoro moderno per l'epoca.
Divino, un film imperdibile. L'analisi della New York fine anni sessanta attraverso l'occhio impietoso del londinese John Schlesinger. La descrizione di una società declinata verso l'affermazione dell'ego, una coppia da tragedia greca, Apollo e Dioniso. Hoffman è Enrico Rizzo, lustrascarpe sfigatissimo, zoppo e naturalmente brutto, Voight ,lavapiatti, è invece un ragazzone texano, pieno di salute che vuole prostituirsi. L'incontro tra due diseredati porterà ad una amicizia profonda. Colonna sonora eccezionale, regia strepitosa. Eccellente!
Cominciando a parlare di questo film partirei proprio dalla colonna sonora che ti avvolge sin da subito con le sue note e che ti accompagna in questo splendido lavoro di John Schlesinger. La storia è quella di due diverse solitudini che si incontrano e formano un'amicizia particolare. Voight campagnolo in cerca di successo in città come stallone e Hoffman malato e claudicante che della città ha già conosciuto il rifiuto. Un cult per intere generazioni.
Per me rimane un film assoluto, un pugno nello stomaco difficilmente ineguagliato, che mi ha fatto amare incondizionatamente Schlesinger. Il regista inglese non arretra di fronte a nulla: terribili immagini di vivisezione che passano in tv, squallide marchette omosex in un cinema, stagionate milf da soddisfare, degrado umano, sporcizia, speranze disilluse e un finale amarissimo e indimenticabile. Puro cinema viscerale e elogio agli emarginati. Ancor oggi sorprende per la sua carica provocatoria. Assolutamente doloroso, ma necessario. Capolavoro.
MEMORABILE: La violenza iniziale a Voight e ragazza da parte di un gruppo di villic, anticipa Deliverance e Schlesinger ripeterà, con minor furia, in Uno sconosciuto alla porta.
Un giovane ragazzo texano decide di emigrare nella grande Mela per cercare fortuna e liberarsi da una vita opprimente. Bellissimo ritratto disilluso e malinconico dell'American dream. Vite sofferenti dettate dal sistema, dai pregiudizi, dai modi di essere. Nella giungla Newyorkese prenderà vita un rapporto d'amicizia, in principio difficile e tormentato, poi sopraffatto da un senso di fratellanza e altruismo. Regia che sa spaziare dal respiro classico a pregevoli parentesi oniriche-allucinogene. Ottimi Voight e Hoffman. Grande colonna sonora.
Film di una bellezza che matura con le considerazioni che lo spettatore può elaborare soggettivamente sullo scontrarsi di due amici con la vita. Pone di fronte ad elementi esistenziali di desolata amarezza, travestita a volte di umorismo sarcastico. Il sentimento che alla fine emerge principalmente è quello della fraterna solidarietà. Schlesinger pone molta attenzione a far maturare lentamente la psicologia dei protagonisti e questo aiuta a far capire meglio le loro reazioni ai diversi eventi.
Giovane texano di bella presenza (Voight) progetta una carriera da gigolo di città, ma dovrà scontrarsi con un mondo ostile e squallido, con l'unica compagnia del tisico Rizzo (Hoffman in una parte decisamente difficile). Film di grande impatto, al quale basta una dose minima di pietismo per descrivere una realtà colma di degrado e disillusione, il sogno americano che tocca un nuovo apice di bassezza. Tuttavia, in questo mondo di degrado, può ancora esserci spazio per una sincera amicizia. Finale amaro e struggente.
Un valente spaccato americano in cui si narra la particolare amicizia tra un aspirante gigolò ed un ladruncolo di bassa lega. Due grandi interpretazioni coadiuvate da un ritmo sempre interessante in cui si fondono pathos e dramma umano. Colonna sonora memorabile.
L'esordio hollywoodiano di uno dei giovani talenti del Free cinema inglese in un film impregnato d'un aura sepolcrale e dolente, tanto che rivederlo procura sempre un disagevole languore. Schlesinger declina la sua personale visione della crisi dell'american dream in chiave lirico-patetica, facendo affondare nella suburbia della Grande mela l'illuso e vitale Cowboy texano come il disincantato relitto italo-americano, che troveranno nella loro amicizia gli unici bagliori di delicatezza e (sì) di amore. Hoffman e Voight non han più trovato questa verità.
MEMORABILE: Ovviamente Everybody's talking; L'arrivo a casa di Rizzo; Il party underground; Il viaggio in pullman.
Una storia difficile, due uomini che cercano la sopravvivenza con espedienti moralmente esecrabili ma affrontano la vita con un impatto diverso, trovandosi alla fine uniti da un legame inscindibile. Il racconto che John Schlesinger mette su pellicola è crudo e dalle tonalità aggressive, come la New York che fa da sfondo a tutta la vicenda. Jon Voight e Dustin Hoffman sono due splendidi interpreti di una storia che rimane profondamente impressa.
La vera rivelazione del film è la regia di Schlesinger che mescola alla perfezione i dettami della produzione hollywodiana a schegge autoriali impreziosite da una violenza funzionale che colpisce (i flashback di Voight). Scuote sia la critica al sogno americano, sia l'ingenuità del provinciale inadatto a sopravvivere in un ambiente poco consono alle proprie abitudini. In un quadro desolante - una New York decadente- l'amicizia fra due solitudini è un leggero palliativo alla sofferenza umana. Magnifici Voight e Hoffman. Il finale emoziona.
MEMORABILE: La festa; Il finale; La prima marchetta finita male; La reazione all'usa di omosessualità.
Forse il film che amo di più in assoluto. Caposaldo della New Hollywood, ritrae due solitudini perse nel caos morale di una grande città. Il sogno americano si rovescia in incubo americano. Un film strano, dalle risonanze misteriose (soprattutto nei flashback). Bellissima la rappresentazione di un Texas cupo e perverso. Da vedere.
MEMORABILE: L'arrivo di Joe Buck a New York; L'incontro con Rizzo; I flashback texani; Crazy Annie; Il clistere della nonna; Il party; Lo struggente finale.
Film che si continuerebbe a vedere tante sono le raffinatezze che emergono a ogni nuova visione. Accompagnati dalla stratosferica "Midnight cowboy theme" di John Barry, Hoffman e Voigt ci donano un film duro e dolcissimo allo stesso tempo. Ottima regia di Schlesinger, con una fotografia asciutta e fredda perfettamente in tema con la trama. Grandissimo film.
Struggente dramma metropolitano imperniato sulla solitudine dell'anima e sul concetto di amicizia che può diventare solida anche se nata nel degrado e nella miseria. Hoffman straordinario nella parte di un povero zoppo, commovente e ingenuo ladruncolo di mezza tacca. Un po' grezzo ancora Jon Voight che non convince nel ruolo del gigolò; molto meglio invece quando veste panni più dismessi. La colonna sonora straordinaria ha la sua punta di diamante nella celeberrima "Everybody's talkin'". Un po' datato, ma assolutamente da vedere.
Tra rovescio del sogno americano e quelli non invitati nella Factory: la storia dell'amicizia tra il wannabe gigolo texano e il Ratso newyorkese non lascia indifferenti. Un po' perché le realtà degli ultimi e degli sconfitti, se ben raccontate, hanno la capacità di svelare meccanismi e sentimenti (positivi o negativi) universali, un po' grazie alla regia non banale di Schlesinger e un po' perché Voight e soprattutto Hoffman sono i loro personaggi, questo film è uno di quelli che riguardo sempre con più piacere e ai quali, in fondo, sono più affezionato.
Film culto e senza età, racconta di un giovane texano in fuga verso la Grande Mela, forte della sua prestanza fisica, ma inevitabilmente sprovveduto nella vita. Il contrasto bellezza/bruttezza dei due protagonisti dà il via a una storia fra le più indimenticabili del cinema, non priva di aspetti crudi e realistici, bollati come scandalosi dalla censura di allora. Nomination all'Oscar per Jon Voight, ingiustamente non assegnatogli.
MEMORABILE: Il compositore e cantante Paul Jabara, in una brevissima sequenza nella festa psichedelica.
Ragazzotto texano va a New York con l'obiettivo vano di fare il gigolo. Descrizione dell'America che ha spazzato i miti popolari (John Wayne) e si ritrova davanti alla tv che centrifuga, al mondo impuro della Factory e alla dissolutezza sessuale. Voight interpreta il sogno infranto e Hoffman (straordinario) la dura realtà. Eccellente regìa specie nelle idee dei flashback e nel condurre a una conclusione spietata, ma con la speranza che l'amicizia serva ancora a qualcosa.
MEMORABILE: Il party (altro che Oliver Stone in The Doors); L'integralista religioso con il kit per pregare.
Solidarietà senza salvezza fra un ingenuo campagnolo che sogna di diventare gigolò e uno scaltro zoppo che si arrangia a vivere di truffe e furtarelli. Reietti dalla New York che va a colazione da Tiffany, i due restano emarginati perfino nell'East Side psichedelico e marchettaro di Andy Warhol (la scena del party è la migliore e più seminale di sempre), che può al massimo concedergli di fare da tappezzeria per l'happening di una sera. Film tanto cattivo e morboso da essere insopportabile; eppure commovente, necessario, capolavoro assoluto.
MEMORABILE: I continui flashback onirici di Joe, magistralmente montati, in cui non è sempre del tutto chiaro il confine fra realtà e incubo.
Aitante giovanotto texano crede di poter far carriera come gigolo in una New York livida e inospitale. Schlesinger cerca di trasferire il realismo del free-cinema inglese nel cinema hollywoodiano. Ne esce un commovente apologo sui diseredati delle grandi metropoli, con qualche eccesso sentimentale ma comunque sincero. Per la prima volta l’omosessualità e la prostituzione sono al centro di un’opera premiata con l’Oscar. Hoffman nella parte dello storpio Rico dimostra tutto il suo istrionismo, ma il ruolo più sofferto e difficile è di Voight.
MEMORABILE: Voight tra la folla sulle note di "Everybody’s Talking"; L’incontro con il maniaco religioso; I flashback; Il viaggio in pullman verso la Florida.
Film che ha fatto epoca, al pari del contemporaneo Easy rider, col quale i punti di contatto sono più di uno. Schlesinger offre uno spaccato spietato dell'America fatto di ladruncoli, omosessuali, hippies e pazzoidi, l'America sordida dei libri di Kerouac e Bukowski, del sogno americano svanito che lascia il posto alle miseria e alla solitudine. Così diversi eppure così complementari i due protagonisti, Voight il belloccio e Hoffman lo storpio; colonna sonora giustamente celebratissima.
Gran musiche, ottima abilità registica, guizzi di bizzarria forse eccessiva, dovuti al periodo, che però si innestano in una storia ben costruita: queste le basi. Su tutto ciò si dipana il filo della narrazione che ti avvolge nell'angoscia, ti convince a camminare idealmente in bilico fra i grattacieli di New York, con funambolca speranza, portando subito lo spettatore ad identificarsi con il protagonista: ragazzo texano forte e coraggioso ma ingenuo e anche un po' selvaggio. La simpatia va pian piano anche verso il socio, "Sozzo", che grazie a un Dustin Hoffmann è indimenticabile.
MEMORABILE: Il finale; La scena dello sciuscià; Il sogno di Sozzo a Miami.
Vero e proprio cult sul finire degli anni '60 indissolubilmente legato alla canzone di Nilsson "Everybody's talkin'". Due anime perse si barcamenano nella New York di quel periodo mettendo insieme le loro miserie umane. Uno con l'aspirazione di fare il gigolò, bello, aitante ma anche ingenuo. L'altro il suo esatto opposto: un ladruncolo di mezza tacca minato nel fisico e nella salute. Grazie anche a una regia di Schlesinger asciutta e diretta, Hoffman e Voight giganteggiano, offrendo una recitazione a dir poco strepitosa. Bellissimo finale, struggente come quasi tutto il film.
Un ragazzo del Texas rurale va a New york per realizzare il suo sogno, fare il gigolò. Conosce lì un sensazionale Dustin Hoffman. Sogno a tratti onirico del mondo esterno visto per la prima volta da un bovaro da quattro soldi e il suo amico problematico. Cacciati da ogni situazione, i due nonostante una battaglia continua contro il mondo riescono a mostrare un rapporto appassionante ed emozionante. Riflesso specifico dell’abbandono delle campagne e di quanto l’alfabetizzazione non abbia fatto il suo dovere in quei paesini. Stupendo il rapporto tra i due caratteri, che fanno contrasto.
MEMORABILE: Scena dopo la festa con la ragazza; Costumi del protagonista; Scena finale spettacolare.
Potrebbe far parte di un ipotetico ciclo dei vinti, per la descrizione cruda e impietosa delle condizioni di indigenza e dei sogni amaramente infranti dei due protagonisti. Lo spiraglio di luce si intravede nel rapporto di amicizia, nato per caso nei sobborghi di New York, descritto con credibilità, al punto da aumentare la percezione di amarezza che rimane addosso alla fine. Meriterebbe di essere visto, anche soltanto per la superba interpretazione di Dustin Hoffman. Peccato, invece, per la colonna sonora non in linea con il tema affrontato, se si esclude il tema principale.
MEMORABILE: Il viaggio in autobus verso la Florida.
Si tratta della storia dell'amicizia tra Jon Voight, uno gigolò con tanto di stivaloni, e Dustin Hoffman, uno storpio tisico. I due sono all'antitesi: il primo è un cowboy, con l'illusione di arricchirsi grazie alla sua prestanza, ma che passerà da un fallimento all'altro; il secondo è in una situazione psicofisica disperata e vive grazie a piccole truffe. Tra queste due negatività nascerà una grande solidarietà, tanto che si aiuteranno a vicenda. I due attori sono bravissimi e danno il meglio di loro stessi, tanto da rendere i loro due personaggi indimenticabili. Commovente.
Due uomini diversi tra loro ma con un loro personalissimo sogno americano. La storia, per la verità non ricchissima di avvenimenti, ruota tutt'attorno a questa strana amicizia, il cui pepe è caratterizzato da temi e situazioni che per il cinema di allora erano piuttosto scottanti. Momenti amari si alternano ad altri più allegri, ma non è raro trovare la parte commovente. Merito anche della recitazione dei due protagonisti, bravissimi (soprattutto, manco a dirlo, Dustin Hoffman). Le belle note di Harry Nillson ci accompagnano lungo un gran bel film, con un importante significato.
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DiscussioneDaniela • 8/08/09 14:25 Gran Burattinaio - 5944 interventi
Una citazione del film si trova in un episodio di Futurama, la serie tv a cartoni animati creata da Matt Groening. Nel secondo episodio della seconda stagione, dal titolo Brannigan Begin Again (Zapp attore), l'inetto comandante Zapp Brannigan, dopo aver causato la distruzione del quartier generale del D.O.O.P., viene degradato, per cui si riduce a vagabondare per le strade. Lo vediamo vestito da cowboy offrire i suoi "servizi" ad una matura signora, che però gli preferisce il macilento Kif. Naturalmente, la passeggiata di Brannigan e Kif lungo il marciapiede è accompagnata dalle note di Everybody's talking.
Specifiche tecniche del BR, edito da 20th Century Fox (fonte dvd-store.it)
Formato video 1,85:1 Anamorfico 1080p
Formato audio 2.0 Mono Dolby Digital: Spagnolo Ungherese
5.1 DTS: Italiano Francese Tedesco
5.1 DTS HD: Inglese
Sottotitoli Italiano Inglese NU Spagnolo Francese Olandese Portoghese Tedesco Mandarino Danese Svedese Norvegese Finlandese Greco Ungherese Rumeno
extra Commento audio del produttore
Riflessioni 35 anni dopo
Polemica e plauso
Celebrare Schlesinger
Sarà proiettato al Torino Film Festival:
25 Novembre ore 14.15
27 Novembre ore 11
29 Novembre ore 21.45
Cinema Reposi
CuriositàZender • 24/02/17 16:01 Capo scrivano - 48855 interventi
Dalla collezione "Sorprese d'epoca Zender" il flano del film:
HomevideoRocchiola • 11/01/20 17:29 Call center Davinotti - 1318 interventi
Il bluray della MGM-Fox uscito nel 2011 presenta un buon video mediamente pulito e ricco di dettagli. L’unico problema è l’accentuata granulosità delle immagini che però probabilmente resta una delle caratteristiche di questa pellicola, voluta così dal suo autore per accentuare il tono generale di realismo della vicenda. Audio DTS 5.1 come al solito piuttosto basso nei dialoghi ma discretamente chiaro.