Non sempre Alan J. Pakula riesce a centrare il film giusto, eppure critica e pubblico difficilmente lo affossano. Qui, nell’ennesima pellicola a sfondo politico e/o impegnato, la storia è quella dello scandalo Watergate, che fece affogare Nixon; scandalo montato grazie alle abili indagini dei due giornalisti del Washington post Bob Woodward (qui Robert Redford) e Carl Bernstein (Dustin Hoffman). Scoperti quasi casualmente i primi indizi, i due cominciano a parlare con i componenti del “Comitato repubblicano per la rielezione di Nixon” arrivando a toccare sfere sempre più alte. La vicenda agli americani è ben nota, ma per gli italiani sguazzare in mezzo a decine...Leggi tutto di nomi sconosciuti e personaggi marginali che saltano fuori da ogni angolo non è facile. Perdere qualche parola significa rischiare di capire molto poco nelle scene successive. Pakula poi non riesce mai a coinvolgere, pur disponendo di due attori di rango, dimostrandosi ripetitivo e incapace di mordere con un ritmo accettabile. Si passa da un colloquio a un altro con le brevi parentesi alla redazione (dove il direttore Jason Robards mostra effettivamente di essersi meritato l'Oscar), con i due sempre pronti a stupirsi di una nuova “bomba” e a comportarsi nello stesso modo. La regia è piatta, incapace di valorizzare una sceneggiatura forse meritevole di maggior fortuna (ma l’Oscar a William Goldman pare esagerato); Redford e Hoffman offrono duetti di tutto rispetto ma in fondo non incidono mai neppure loro. La durata (più di due ore) mette a dura prova la resistenza dello spettatore, bombardato da nomi e circostanze sparate ad altissima velocità. C'è di meglio in giro.
Film la cui celebrità è nettamente superiore all'effettivo valore. Pochissimi hanno osato rivederlo integralmente, perché è una palla non indifferente, qua e là rischiarata da recitazioni impeccabili fra le quali, straordinaria, quella di Jason Robards. Ma non funziona quello che ci sta intorno: movimenti della macchina da presa, molti dialoghi, personaggi secondari. Potenzialità di capolavoro, risultato solo di sufficienza. Sembra incredibile, ma è così.
Ottimo esempio di cinema che coniuga intrattenimento ad impegno civile e politico (nonché tratto da una storia rigorosamente vera e documentata), il film non indugia certo nella spettacolarità (il film ha un andamento assolutamente lineare) ma, data la vicenda, questo non è certo un limite, anzi. La narrazione piana aiuta lo spettatore nella comprensione (piuttosto ardua in effetti) di una vicenda complessa, la cui ricostruzione è impeccabile. Belle ed efficaci interpretazioni di tutto il cast.
Ottimo soggetto e ottima l'interpretazione di tutti gli attori. Il film non può che affascinare gli amanti della storia americana. A volte si ha l'impressione di assistere a una puntata di "Mixer" o de "La storia siamo noi" di Gianni Minoli, ma questo non può che allettare gli amanti del genere. Un grande esempio di cinema.
Ottimo film che coniuga in maniera magistrale ricostruzione storica (lo scandalo Watergate), impegno e spettacolo. Nonostante duri quasi due ore e mezzo l'attenzione e l'interesse dello spettatore non calano mai e ciò avviene grazie e soprattutto ad una sceneggiatura (firmata dal premio Nobel William Goldman) di ferro, sobria ed incalzante allo stesso tempo, alla bella regia di Pakula che si regala alcuni pezzi di bravura notevoli e ovviamente grazie alla coppia di splendidi attori (Redford e Hoffman) perfettamente in parte. Da vedere.
Affascinante ricostruzione dello scandalo Watergate, con un bel cast (bravissimi i due protagonisti Hoffman e Redford) e una ricostruzione storica impeccabile. C'è anche Stephen Collins. Buona tensione, ottima recitazione, scenografie. Da vedere. Buon esempio di ottimo cinema.
Esempio di film d'inchiesta che con grandissima cura ricostruisce il caso Watergate. Sceneggiatura che inanella la successione dei fatti cronologicamente e permette di seguire l'evolversi della vicenda. Certamente il livello di attenzione deve essere massimale in quanto la perdita di un tassello può far crollare il castello di carte in un attimo. L'eccessiva viscosità della storia penalizza un ottimo cast, fotografia ed un livello di tensione mantenuto al minimo per l'intera durata della proiezione.
Grandiosa ricostruzione dell'inchiesta dei due giornalisti del Washington Post sullo scandalo Watergate. Nonostante l'argomento complicato, il film non risulta mai noioso e i due protagonisti sono ben rappresentati da due mostri sacri come Redford e Hoffman. Interessante sia per gli esperti sia per chi non conosce tale argomento.
Hoffmann e Redford perfette facce liberal ci guidano all’interno degli oscuri meandri dello scandalo Watergate (fa da contraltare cromatico la luce abbacinante della redazione del Washington Post che sembra quasi il paradiso della Lavazza): lo spettatore italiano rischio di smarrisi nella foresta di nomi (ma come dice Gola Profonda “non bisogna perdere la visione d’insieme”), poi però tutto torna. I film a tesi hanno sempre qualcosa di manipolatorio, ma qui ci si fa “manipolare” volentieri. Peana quasi definitivo per il “quarto potere”.
Pakula porta sullo schermo l'inchiesta nata dal celebre caso Watergate. Per lo spettatore italiano (sia allora che oggi) non è per nulla facile seguire la storia, zeppa di nomi non tutti conosciuti; però la pellicola, grazie anche alle buone interpretazioni di Redford (anche produttore del film) e di Hoffman (ma anche il rsto del cast è eccellente, basti pensare al grande Jason Robards), riesce ad essere interessante e a raccontarci come i giornalisti del Washington Post scoperchiarono la pentola contenente il famosissimo scandalo. ***
Ha tutto il respiro del grande film sociale, che infatti trae origine dall'inchiesta sul Watergate e cerca di gettare una luce su di essa a pochi anni dal fatto (siamo nel 76). Chapeau per Pakula, la cui regia è ferma, sicura, si fregia di due attori calati perfettamente nei loro ruoli (specialmente Hoffman) rendendoci piacevole una sceneggiatura che, di per sé, sarebbe decisamente caotica: troppi nomi e troppi eventi per poterlo seguire bene. Peccato per il finale tirato un po' via, forse per qualche reticenza. Comunque interessante.
Il film, a mio avviso, ha il difetto di procedere unicamente su un binario, "dimenticandosi" degli elementi di contorno. Infatti Pakula compie l'errore di non unire alla trama principale una sufficiente caratterizzazione dei personaggi, che risultano semplici mezzi per raccontare la scandalo Watergate. Inoltre, a chi non conosce bene fatti e nomi inerenti a questa pagina della storia americana, risulterà difficile comprendere pienamente tutti i passaggi del film. Ciò non naconde comunque l'ottima interpretazione di Hoffman e Redford.
MEMORABILE: Le tenebrose e inquietanti scene al parcheggio con "gola profonda".
Film inchiesta sul caso Watergate: ha fatto epoca per il rigore analitico, la messa in quadro razionalista, l'azzeramento psicologico dei personaggi. Meticoloso e antispettacolare, il film mantiene un valore documentario, ma cinematograficamente è interessante come una partita a biliardo. Le sequenze d'impatto morale e il disegno di luci e ombre che restituiscono l'ambiguità chiaroscurale del potere, sono destituiti dalla monotonia del ritmo. Ottimo il cast, dagli antitetici (per fisiognomia e spinta motivazionale) Hoffman e Redford, ai comprimari Balsam e Robards.
I dialoghi densi, dirotti e onusti che ricostruiscono con rigore ferreo lo scandalo Watergate parlano a due voci: quella, indignata, dell'autocritica con cui gli USA denunciano le storture del loro sistema politico, e quella, fiera, dell'autocelebrazione della propria stampa, libera e democratica, che smaschera i colpevoli ripristinando la giustizia. La sostanza del messaggio, dilatata in oltre due ore di pellicola non sempre facile a seguirsi, si assimila attraverso la magnifica fotografia, l'instancabile duo Redford-Hoffman, il solenne Robards e un Halbrook spettrale e istantaneo.
MEMORABILE: Gli incontri segreti di Redford e Halbrook nella penombra del parcheggio sotterraneo.
A differenza di altri film che hanno analizzato e tentato di raccontare vicende politiche (più o meno sporche), questo sullo scandalo Watergate non risulta pesante ed è molto comprensibile, a dispetto dei tanti nomi evocati. Dividerei il merito tra una sceneggiatura perfetta e una cast molto appropriato e pienamente coinvolto. Anche se immediatamente dietro ai due meritevoli protagonisti, credo sia Jason Robards il punto di riferimento e non solo per i due giornalisti, ma per tutto il film, dando equilibrio e realismo a tutta la vicenda.
La cronaca serrata e dettagliatissima degli avvenimenti che portarono al Watergate. Impeccabile per qualità e quantità di informazioni che ci vengono date, ma l'accumulo alla lunga porta anche lo spettatore più attento a rischiare di perdere il filo della matassa. E' l'unico difetto di un'opera eccezionale che si avvale di un cast di tutto rispetto. Il film sul giornalismo d'inchiesta per eccellenza.
Ottimo thriller politico sullo scandalo Watergate che portò alle dimissioni di Nixon. Secco, asciutto, girato con stile documentaristico dal bravo Pakula e con una sceneggiatura di ferro di William Goldman. Redford e Hoffman rendono alla perfezione la passione e l'intensità che i giornalisti Woodward e Bernstein misero nell'indagine sullo scandalo, che arrivò fino alle alte sfere del governo. Davvero inquietante Holbrook nei panni del misterioso informatore Gola profonda.
Culto assoluto del cinema d'inchiesta, un culto pure comprensibile per via del carisma dei due protagonisti (coadiuvati del carismatico Robards) e del ritmo serrato, ma non accessibile a tutti. E così lo spettatore medio naufraga lentamente nel tripudio di nomi e illegalità, mentre regia, montaggio e cast fanno l'impossibile: si gioisce di fronte a scoperte che non si comprende e ci si stupisce per ben poco limpide rivelazioni soltanto osservando le reazioni degli attori e le scelte registiche. Grande professionalità, ma pure qualche sbadiglio.
MEMORABILE: Gli incontri clandestini nel parcheggio sotterraneo.
Film coraggioso se si considera che uscì a circa due anni dopo lo scandalo di cui si narra, quindi con la memoria degli americani ancora calda. E soprattutto non risparmia nomi e accadimenti come dovrebbe essere un buon prodotto di denuncia politica. Per il resto Hoffman e Redford sono due mostri sacri per cui basta loro svolgere il compitino per portare a casa il risultato, visto che alla fine sono quasi tutte scene girate in interni dove il ritmo è praticamente inesistente. Unico neo: seppur attuale come argomento non ha resistito allo scorrere del tempo.
La ricostruzione dello scandalo Watergate, tramite la storia dei due coraggiosi reporter che lo fecero esplodere, contro tutto e contro tutti. Non conoscendo la vicenda, se non per sommi capi, è difficile valutare il valore storico del film, che in quanto tale soffre di un eccesso di dettagli. Lo spettatore comune rischia di confondersi. Meglio concentrarsi sulla grande interpretazione del cast, da Redford e Hoffman ai grandi Robards, Holbrook e Warden. La tensione è sempre alta, nonostante l'assoluta mancanza di azione. Da vedere.
Uno dei film che meglio esalta la figura del giornalista, unita a un'inchiesta ormai storica che viene documentata con un'ottima resa realistica. Regia e sceneggiatura fanno del loro meglio per non distogliere l'attenzione dai fatti e dal modo alacre col quale i due protagonisti portano avanti la loro missione, riducendo le musiche al minimo e optando per uno stile asciutto e senza fronzoli. Grandissima performance di tutto il cast, da non perdere.
Probabilmente non era un film facile da seguire nemmeno al momento dell'uscita, con tutto quel profluvio di nomi e fatti illeciti che infestavano le quinte della politica americana. Dopo più di 40 anni l'impresa si fa ancora più ardua, talmente ardua che scappa pure qualche sbadiglio. Ciò non toglie che si tratti di un ottimo documento, assurto ormai a pietra miliare di un genere, nobilitato dalle interpretazioni fantastiche di Hoffman, Redford e, soprattutto, Robards che ben impersonano la caparbia volitività dei loro personaggi. Complesso e felice.
La cronaca dell’inchiesta giornalistica del Watergate che portò alle dimissioni del presidente Nixon. Il Morandini lo definisce “piatto come un tavolo da biliardo” e non gli si può dare torto. Pakula è fin troppo controllato e la vicenda si dimostra piuttosto intricata per chi non conosce bene gli eventi reali. Ma è anche una lezione di democrazia e giustizia applicata al giornalismo che andrebbe proiettata nelle scuole per svelare la falsità di molta stampa odierna. E comunque sempre meglio degli attuali soporiferi pamphlet alla The Post.
MEMORABILE: La ricerca alla biblioteca del Congresso; L’informatore “Gola profonda”; La comunicazione tramite la macchina da scrivere per sfuggire ai microfoni.
Preceduto da una fama superiore all'effettivo valore, Tutti gli uomini del presidente è "il" film dell'era Watergate. Ma se il clima paranoico dell'epoca è leggibile in tanti altri film più godibili (e meglio invecchiati), la rigorosa documentazione del caso (apparentabile agli istant-movie di Lumet) appare, strano a dirsi, difficile da seguire per lo spettatore che non abbia già un'infarinatura sui fatti. Resta esempio luminoso di uno stile d'altri tempi (sia Pakula che il pubblico se ne fregano che Hoffman e Redford non somiglino affatto ai protagonisti, cosa impensabile oggi).
MEMORABILE: Gli incontri con la "gola profonda" nel garage sotterraneo.
Celeberrimo film su una vicenda altrettanto celebre, ossia lo Scandalo Watergate, che portò alle dimissioni di Nixon. Nonostante questo spunto e le ottime prove di Hoffman e Redford come protagonisti, la pellicola stenta però a decollare, complici una regia stanca e una trama alquanto contorta. Per chi non abbia già una discreta conoscenza dei fatti non è infatti facile districarsi nel groviglio di nomi e intrighi, il che comporta un certo spaesamento. Buone invece sceneggiatura e fotografia.
Uno dei capostipiti della tradizione americana di un cinema d'inchiesta basato sul mondo del giornalismo, che rimane viva ancora oggi. Colpisce la regia magistrale che conferisce al film un giusto senso di "freddezza", importante per veicolare il cronachismo cinematografico in senso buono, mostrando il punto della questione senza orpelli. Tra tutti i particolari, è da segnalare l'ossessivo ticchettare delle macchine da scrivere nella sede del giornale, segno di tensione che mai cala. Seppur forse troppo lungo e certo non leggero, si segue con attenzione. Bellissima fotografia urbana.
Tratto da fatti realmente accaduti: la scoperta dello scandalo Watergate grazie a due giornalisti del Washington Post. Per chi non ha conoscenza dei fatti, il film potrebbe anche risultare una "tortura", soprattutto a causa di una durata eccessiva (due ore). Davvero pochi i momenti in grado di dare verve alla trama. Regia tutt'altro che efficace di Alan J. Pakula.
Fra i più rappresentativi esponenti del cinema d'inchiesta e uno di quei film che, a prescindere dal prestigio, andrebbe visto anche solo per le prove del cast. Si tratta nondimeno di una pellicola estremamente verbosa, costruita su uno script tanto fitto di nomi e rimandi a episodi passati (spesso ignoti a un pubblico non statunitense) da ammortizzare l'innegabile bravura di Pakula nell'alimentare quell'aura tensiva che emerge in poche sequenze d'impatto (i dialoghi in ombra, quasi onirici, con "Gola Profonda"). Meglio spulciare i dettagli sul caso prima di procedere con la visione.
MEMORABILE: Gli spigliati botta-e-risposta fra Hoffman e Redford; Redford teme di essere inseguito fuori dal garage; La reticenza di Jane Alexander; La vittoria.
Il gradimento e la comprensione degli eventi sono strettamente vincolati al livello di conoscenza della vicenda del Watergate. La sceneggiatura, infatti, si concentra esclusivamente sulla fase delle indagini, snocciolando fin da subito nomi e situazioni impossibili da contestualizzare senza una ricerca antecedente alla visione. Particolare che rappresenta un limite non da poco, se lo spettatore è scevro da informazioni. Redford e Hoffman se la cavano discretamente e col passare del tempo si sente salire la tensione, anche se non arriva a toccare vette innevate. Brusco l’epilogo.
Per parlare di uno degli scandali più famosi della storia americana e mondiale, Alan Pakula sceglie uno stile estremamente secco e asciutto non concedendo nulla allo spettacolo. Certamente è un modo per rendere più efficace e realistico lo svolgimento della vicenda, ma il regista non ha pensato che così lo spettatore poteva annoiarsi. Per carità, non era il caso di fare spettacoli alla Spielberg, ma togliere qualche parte dell'indagine e inserire qualcosa di più personale avrebbe giovato. Sicuramente degno, con due grandi protagonisti, ma di difficile digestione, anche perché lungo.
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Hal Holbrook fu la prima scelta per il ruolo di "gola profonda".
DiscussioneColumbo • 8/10/10 11:46 Pulizia ai piani - 1097 interventi
Ben quattro Oscar:
Miglior Attore non Protagonista (Jason Robards, che interpreta il direttore del giornale)
Sceneggiatura (William Goldman)
Scenografia (George Jenkins e George Gaines)
Suono (Arthur Piantadosi, Les Fresholtz, Dick Alexander, Jim Webb)
I due centrali, a mio parere, sono meritatissimi.
MusicheColumbo • 8/10/10 11:56 Pulizia ai piani - 1097 interventi
Il brano di musica classica che Woodward mette quando nel finale scrive il messaggio di Gola Profonda sulla macchina da scrivere, è il Concerto per Due Trombe e Archi di Vivaldi:
DiscussioneColumbo • 25/03/11 09:35 Pulizia ai piani - 1097 interventi
Ieri notte rivedevo questo bel film di Pakula e, nonostante una certa piattezza narrativa che sempre ho riscontrato nella pellicola (ma esiste anche un "fascino dell'orizzontalità", come ebbe a dire il Maestro Morandini) , mi sono sempre meravigliato di come riesca a raccontare mirabilmente l'accanimento e la casualità del lavoro del cronista, la straordinaria opportunità offerta da questo mestiere di andare in giro a fare qualsiasi domanda perchè non si sa mai, potresti anche far cadere un governo che se lo merita.
HomevideoRocchiola • 29/03/20 11:04 Call center Davinotti - 1318 interventi
Uscito in occasione del 35° anniversario del film un prodotto discreto ma non eccelso. Il video ha un aspetto troppo morbido e granuloso. Le immagini mancano di nitidezza e sono troppo scure per via di un contrasto piuttosto basso che occulta molti dettagli soprattutto nelle sequenze più buie come quelle degli incontri con l'informatore "Gola Profonda". Anche i colori non sono ben equilibrati con una tendenza all'arancione soprattutto per quanto riguarda i toni della carne. Il grano è abbastanza naturale ma sommato agli altri problemi conferisce al film un aspetto troppo sporco. Rispetto alla precedente versione in DVD non ci sono segni di danneggiamento (spuntinature e graffi sono stati eliminati), ma certo era lecito attendersi qualcosa di più anche perché non penso che questo sia l'aspetto voluto da un regista come Pakula. Audio italiano monofonico discreto ma anche qui si poteva raffinarlo un pochino di più. Comunque i dialoghi che dominano la pellicola si seguono chiaramente senza problemi. il BD contiene qualche scena in lingua originale sottotitolata esclusa dalla versione italiana per alleggerirne un pochino la notevole durata.