Il particolare più strabiliante riguardo al film di Oliver Stone è l'incredibile, straordinaria, irripetibile somiglianza (non solo fisica ma anche vocale) tra Val Kilmer e Jim Morrison. Persino alcuni membri della band originaria ammettono di aver faticato a riconoscere la differenza nella voce, il che è la testimonianza di una performance memorabile, da parte di Kilmer. Certo, il Jim Morrison raccontato nel film di Stone non è esattamente quello che fu nella realtà (Ray Manzarek, il tastierista dei Doors chiamato dal regista come consulente, ha disconosciuto in parte il film dopo il rifiuto di Stone di eliminare parti esageratamente caricaturali), ma il ritratto...Leggi tutto che ne esce possiede una forza straordinaria, così come i lunghi stralci di concerti storici sono girati magnificamente e interpretati da Val Kilmer meglio di quanto si possa pensare. Il mito dei Doors, insomma, rivive attraverso le capacità di un regista che come pochi altri sa restituire l'epica di eventi straordinari. Dal primo incontro nel deserto con uno sciamano alla morte (presunta, dice qualcuno) a Parigi nel 1971, la parabola di un artista progressivamente distrutto dalla droga e dagli eccessi, che offusca le altre figure della band e reclama per sé il centro dell'attenzione. Nonostante qualche break d'amore e di sesso piuttosto fuori luogo (la Pamela di Meg Ryan appare proprio un di più) e qualche momento di stanca, il film è trascinante, farcito di pezzi storici che contribuiscono a rendere la ricostruzione tremendamente viva e pulsante. Imperfetto ma grande.
Difficile dare un giudizio sommando il fatto che sono un Doors ultra-fan; posso dire che biograficamente parlando il film fa parecchia acqua, anzi troppa, ma da un punto di vista meramente filmico è magistrale. L'interpretazione di Kilmer è di qualità superiore assoluta, perfetto spaccato della generazione lisergica e summa calibrata degli eccessi che la caratterizzarono. Film pieno zeppo di grandi riferimenti onirico-esoterici, assolutamente grande. Unico neo, una Meg Ryan stonante nel contesto.
Stone sfugge alla trappola del biopic (sia quello agiografico sia quello pallosamente documentaristico) e regala un filmone ricco di acuti visionari, magari già a rischio invecchiamento precoce ma di alto rango. Kilmer, mai prima nè (soprattutto) poi a questi livelli, è l'arma segreta del film, impressionante per la immedesimazione, formidabile per l'intensità. Stone vorrebbe celebrare, e senza volerlo compila un feroce epitaffio. Probabilmente indigesto ai fans hardcore del gruppo, uno spasso per gli altri.
Dedicato più che al gruppo alla tragica e controversa figura del loro leader, il bel film di Stone traccia un ritratto probabilmente veritiero della personalità di Jim Morrison occupandosi in particolare della passione musicale e indagando sulle sue indubbie pulsioni autodistruttive e sui rapporti con l'idea della morte. Il tutto profondamente intrecciato alle immortali musiche del gruppo ed evitando il concetto della biografia tradizionale. Buona l'interpretazione di Kilmer (la sua migliore).
The Doors e soprattutto Jim Morrison secondo Stone, ovvero una vita destinata agli eccessi per qualche misterioso arcano... Stone fa rivivere il Re Lucertola dandogli una cifra confusa e ipertrofica secondo il suo stile: non solo sesso, droga e rock'n roll negli Usa pre e durante Vietnam, ma soprattutto un'aura pagana pervasa da presenze sciamaniche che guideranno il nostro anche nelle canzoni. Se la storia non rispecchia la realtà, ottimi il montaggio e la rievocazione. Bravo Val Kilmer, così così Meg Ryan.
Da non adoratore ma semplice ascoltatore del Re Lucertola e Co. ho trovato questa pellicola molto carina. Direi che Kilmer la fa da padrone, vuoi per la somiglianza vuoi per le doti canore, ma aggiungerei anche che la Ryan non delude affatto. Stranamente questo film rientra nel novero di quelli che vengon passati raramente ed in seconda serata, Boh! Consiglio di vederlo, senza dubbio!
La storia di uno dei gruppi cult della scena musicale moderna è raccontata da Stone con grande adesione, non solo biografica e storica, ma soprattutto ideale, fino a piegare lo stile (e la storia stessa) alla visionarietà dei Doors. Val Kilmer è di impressionante somiglianza con Jim Morrison e contribuisce a rendere questo film quasi una visione spiritica e psichedelica. Si sbaglia a voler considerare questo lavoro una ricostruzione, semmai è una reinvenzione in stile: una vera e propria canzone dei Doors che incanta e stordisce.
Penso che alla fine questo film accontenti tutti: i semplici fan (come il sottoscritto), gli amanti del buon cinema o della buona musica e credo anche i fan più ortodossi, che godranno della perfetta interpretazione di Kilmer e della fedele ricostruzione degli anni d'oro dei Doors. C'è qualche concessione al "mito", ma tutto sommato sembra un prevalere lo spirito biografico su quello celebrativo. Molto buono.
MEMORABILE: Il tipo che urla "Hey Jim!" e poi si getta dagli spalti; Il concerto dove una colonna di poliziotti divide il palco dal pubblico.
Premesso che la storia vera è un'altra (e molto più interessante), l'avventura di questi quattro freak che somigliano fisicamente ai Doors è comunque narrata con gusto cinematografico di altissimo livello; va anche riconosciuta a Stone la buona fede nell'adesione etica ed estetica alla cultura della pischedelia. Spiace che, a fronte dell'interpretazione memorabile di Kilmer, il film si perda strada facendo: degli ultimi due anni di vita di Jim non c'è alcuna traccia e anche la cronologia e l'attendibilità degli eventi precedenti fa acqua.
MEMORABILE: Tutte le sequenze in concerto, con scene di massa eccezionali e un'interpretazione dei quattro protagonisti davvero calligrafica.
Si scrive Doors ma si legge Morrison, poiché questo biopic è tutto incentrato sull'inquietante leader della band. Il film è impregnato di una forte soggettività, efficace nel riportare il senso di inadeguatezza di Morrison per la vita che gli era toccata in sorte (ma che non può essere il paradigma di un'intera generazione). Mai meno che meraviglioso dal punto di vista visuale, le tonalità crepuscolari sono un diretto riflesso dell'animo tormentato del protagonista, così come non casuale sembra la scelta dei paesaggi. Top 5 tra i rock film.
Mi chiedo dove volesse andare a parare Stone, visto che dall'inizio alla fine del film fa sembrare i Doors e tutta la gente che gli gravitava intorno (compresi Nico e Warhol) una massa di stupidi decerebrati con un alto grado di puerilità. La sceneggiatura poi calca troppo la mano su aspetti davvero secondari della vita di Morrison, non riuscendo nemmeno per un attimo a fare un po' d'introspezione nella sua vita. Anche Kilmer, strepitosmente somigliante, getta il lavoro al vento dando un interpretazione troppo gigioneggiante. Deludente e caotico.
Nel ritrarre il mitico gruppo dei Doors e nello specifico di Jim Morrison, Stone ha
commesso un errore: calcare troppo la mano sugli aspetti "deteriori" del personaggio.
Certo, la figura di Morrison si prestava parecchio, ma il troppo stroppia ed alla fine,
fatta eccezione per la bella musica del gruppo (per chi l'ama, s'intende) non resta molto, se non l'impressione che Morrison non fosse altro che un bamboccio drogato e
fuori di testa. Naturalmente mestiere e capacità non mancano, ma è un peccato che si sia fallito l'obiettivo del grande film
La parabola musicale e terrena di Jim Morrison (un somigliantissimo Kilmer) narrata con uno stile pomposo che tende ad avvicinarsi abbastanza alla realtà. La musica e i pensieri dell'artista maledetto emergono in maniera preponderante ricreando così il fascino del mito, se mai si fosse affievolito. Buona colonna sonora, lievemente sottotono la Ryan.
Non so quanto di vero ci sia nella sceneggiatura trascritta per questo film, che mostra un Jim Morrison perennemente pazzo e strafatto senza tregua, mentre i restanti membri del gruppo (offuscati nel film, come nella realtà, dal leader troppo carismatico) appaiono sempre contenuti e calmi. Un biopic quindi di Jim, non dei Doors, interpretato magistralmente da un Kilmer perfettamente a suo agio. Storia frammentata che completerebbe la lettura di un buon testo sul cantante per capire appieno la sua vita.
L'abilità di Stone come narratore emerge pure qui protentemente e si fa apprezzare il tentativo di entrare nella poetica lisergica e maledetta di uno dei gruppi che hanno segnato la storia del rock. Val Kilmer, aiutato da una somiglianza ai limiti dell'imbarazzante, offre un Jim rassegnato e impotente nei confronti della pesantezza della vita, mentre l'alone di speranza (di un'intera generazione che voleva cambiare il mondo) viene affidata a un Kyle MacLaghlan in grande spolvero. Quando nel deserto parte l'intro di "The End", mi è venuto un colpo al cuore. Interessante e imperfetto.
Gli ingredienti per fare un film importante c'erano tutti (le bellissime musiche dei Doors, la vita sfrenata di una grande rockstar), ma si può dire che Oliver Stone sia riuscito solo in parte nell'intento. La pellicola in tutta la sua considerevole durata risulta a tratti noiosa e stucchevole (soprattutto nei momenti "psicotici" della vita di Jim Morrison). I personaggi di contorno (dai componenti della band a Andy Wahrol e altri) sono solo abbozzati e assolutamente vuoti. Rimangono nella memoria alcune belle sequenze accompagnate dai pezzi più celebri dello storico gruppo.
Deve essere una doccia di Jenix per i puristi morrisoniani vedere Big Jim ridotto a pagliaccio dionisiaco col cervello in psichedelica pappa, confinato in quegli stereotipi del maledettismo r’n’r che Stone sembra fare di tutto per non scongiurare: registicamente però Oliver la sa lunga, e filologia o meno l’adulterato biopic stordisce come un mazzo di incensi ed è capace di far prendere una bella cotta a chi lo esperisce: fotografia imbibita di miele, un magnetico Kilmer che ancora una volta incarna con consumata e impressionante aderenza i cliché della rockstar come se fosse nato a tal pro.
La partenza è ottima (le prime fasi, la formazione del gruppo, le prime esibizioni), poi con l'arrivo del successo, come nella realtà, anche il film prende una piega malsana. Non che Stone dovesse raccontare una fiaba ed edulcorare avvenimenti che di dolce non hanno avuto proprio niente se non lo zucchero contenuto nell'alcol, ma nemmeno calcare la mano sulla parte trasgressiva del personaggio in modo così pesante e così a lungo da arrivare a stancare. Si poteva sfruttare meglio l'occasione di un Val Kilmer così aderente al personaggio.
MEMORABILE: Morrison passeggia in una mattina livida e deserta e si nota la scritta "cocktail", insegna al neon, dove sono accese solo le lettere "tail". Voluto?
Stone eccede nell’omaggio al rocker tracciando inizialmente la sua vita come un dio pagano che smuove le coscienze, mentre la seconda parte in cui diviene Jimbo (fuori controllo) è, ahimé, realistica. Narrato filologico in cui le canzoni vengono giustamente inserite anche come accompagnamento alle scene e con buon girato nei concerti e negli inserti indiani. Conclusione edulcorata a dir poco al limite del fantasioso. Kilmer ha studiato bene le mosse sul palco, Ryan pessima come la parentesi a NY e la storia inutile con la giornalista.
MEMORABILE: L’approccio umoristico alla vita da parte delle donne; In testa alla folla nel concerto; Sogno al cloro.
La romanzata storia del gruppo americano The Doors ricostruita attraverso la parallela lucida follia del suo grande leader Jim Morrison, genio e sregolatezza della storia della musica rock. Pur se ben rappresentato e con attori ispirati (a parte la Ryan, assolutamente non credibile nella parte di Pam), il film calca troppo la mano sugli aspetti negativi e controversi della vita di Morrison, dimenticandone il talento e il carisma che lo hanno consacrato immortale. Stone fa un buon lavoro, ma da amante del gruppo mi aspettavo molto di più.
Portare in scena una biografia così importante senza strafare è arduo compito, ma Stone è riuscito nell'impresa. Suggestivo l'inizio: il piccolo Jim assiste alla morte di un pellerossa; questo trauma si tramuterà in una visione, amplificata dalle droghe, che lo perseguiterà per tutta la vita, convincendolo di essere uno sciamano. Stranezze, misticismi, abuso di stupefacenti e di alcool, relazioni promiscue si fondono al talento innato, alle composizioni poetiche, all'amicizia e al grande amore Pam. Kilmer è riuscito in un impresa titanica: rendere credibile un mito.
Difficile stabilire quanto la personalità di Jim Morrison sia vicina a quella portata sullo schermo da Oliver Stone. Il ritratto fornito non è sempre lusinghiero e lascia trasparire prevalentemente il lato negativo della persona. Si resta nell’ambito di stella del rock “maledetta” castrando di conseguenza il potenziale dell’opera. La bellezza di alcune sequenze è innegabile perché Stone ha un occhio non indifferente, ma l’occasione per realizzare un capolavoro non è stata sfruttata a dovere essendo il film sufficiente e poco più.
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DiscussioneGugly • 29/04/08 21:34 Archivista in seconda - 4712 interventi
Per questo film non ho sentito mezze misure: o lo si ama o lo si odia, soprattutto la seconda per i custodi della vita di Re Lucertola...a me è piaciuta molto la camaleontica interpretazione di Val Kilmer ( credo che abbia pure cantato qualche canzone) e anche la ricostruzione degli anni 60 in chiave "lisergica" che ha allestito Stone, tutto sommato non molto agiografica ma anzi, quasi disturbante, dove si percepisce solo droga, sesso selvaggio ( ma non molto felice se si è strafatti) e poche idee ma confuse.
DiscussioneZender • 29/04/08 23:33 Capo scrivano - 48839 interventi
Sono con te: Val Kilmer è STRE-PI-TO-SO! La somiglianza con Morrison è straordinaria e la sua interpretazine perfetta (però, l'avevo anche guardato, non mi pare che in realtà Val Kilmer cantasse, anche se dovrei ricontrollare). Per il resto non mi è sembrato né impeccabile né detestabile. A me i Doors piacciono moderatamente, però devo dire che l'approccio di Stone al gruppo qui mi è parso di grande impatto.
Io ho apprezzato soprattutto l'uso di cui fa Stone della musica dei Doors,non utilizza le canzoni come semplice contrappunto musicale,bensì in funzione drammatica alla storia raccontata.Si noterà infatti che le canzoni non sono inserite in ordine cronologico ma con attinenza alla tematica della singola scena rappresentata.
Trovo che sia un film spesso sottovalutato,alcuni lo ritengono troppo volgare....
Tra i film di Stone è uno dei miei preferiti.A livello visivo è un film bellissimo.
una delle canzoni che si ode durante una delle passeggiate morrisoniane in sunset strip riecheggia il pezzo di apertura di top secret, per il quale kilmer già aveva incarnato una rockstar alla presley
preconizzando la summer of love di manson, nel 1967 a un morrison ubriaco vengono messi in bocca i propositi realizzati due estati dopo dallo zio charlie: "fondiamo una religione. progettiamo un omicidio!"
sfondamento di senso, non so se voluto o deliziosamente involontario:
quando kilmer entra dalla finestra e vede per la prima volta pam, lei gli dice you have serious problems with the doors! kilmer risponde they are a waste of time!...
Schramm ebbe a dire: preconizzando la summer of love di manson, nel 1967 a un morrison ubriaco vengono messi in bocca i propositi realizzati due estati dopo dallo zio charlie: "fondiamo una religione. progettiamo un omicidio!"
Non metto in dubbio che Stone (e non solo) abbia visto un involontario riferimento a tuo zio Charlie, ma in realtà si tratta di versi effettivamente scritti da Jim Morrison:
"Lying on stained, wretched sheets with a bleeding virgin
We could plan a murder
Or start a religion."
Sono le parole che concludono "Angels and sailors", la poesia faceva parte della raccolta "An American prayer" stampata privatamente in tiratura limitata nel 1970 ed inclusa anche nell'omonimo album postumo del 1978.
ach so! la filologia è salva! celie a parte, credo si possa comunque ritenere curiosa e non del tutto arbitraria o forzata l'ambivalenza applicabile. anzi lo è forse a maggior ragione, considerato che i versi son stati forgiati un anno dopo la summer of love. ammetto non senza un po' di vergogna di non conoscere una bella porzione della produzione poetica e prosaica di big jim, sempre attraversata di traverso senza mai approfondirla. mi sono spesso ripromesso di colmare la lacuna, e sempre ho tradito il proposito...
DiscussionePiero68 • 3/10/18 09:09 Contratto a progetto - 245 interventi
Fauno ebbe a dire: Confermo. I testi di Morrison li conosco quasi tutti ed è questo il motivo per il quale questo film lo odio dalle fondamenta.
Quoto in toto. E lo dico da fan che è andato a Parigi al cimitero di Pere-la-Chaise.
Come già detto nei commenti si salva solo la strabiliante somiglianza di Val Kilmer (e si, canta anche qualche canzone). Il resto è fuffa inutile ed offensiva che fa sembrare persino Wharol e Nico due dementi.
Non so quale fosse l'intenzione di Stone. Sicuramente non era quella di rendere omaggio a Morrison.