Tra i film più invisi alla critica, che chiaramente fatica a sopportare tanto spudorato nazionalismo accompagnato da massacri generalizzati, RAMBO 2 è stato premiato da un enorme successo di pubblico. Azzerato lo scavo psicologico dei personaggi, ridotto all'osso il soggetto (di Kevin Jarre), scarnificata fino all'essenziale la sceneggiatura (firmata da Stallone con - attenzione - James Cameron), quello che resta è soprattutto il gran lavoro registico di George Pan Cosmatos, che punta allo spettacolo senza pretese e fa roteare la mdp tra i suggestivi paesaggi vietnamiti. Stallone dopo un quarto d'ora è già nella giungla, pronto a recuperare i prigionieri americani che si dice esistano ancora da...Leggi tutto quelle parti. Inutile dire che - contrariamente a quanto i fatti hanno dimostrato - i poveretti ci sono davvero e che un Vietnam ancora in pieno assetto di guerra (con la complicità dei russi, naturalmente) farà di tutto per vanificare la missione di soccorso. Il problema è che anche gli americani (Charles Napier ha sostituito Brian Dennehy come antagonista principe) sembrano averci già ripensato e il solo Trautman (Crenna) non può, di nuovo, farci niente. Trovatosi di fronte ai propri nemici naturali (“Il Vietnam è la sua casa”, sentenzia Trautman) Rambo scatena l'inferno: fuoco e fiamme, agguati all’arma bianca, tortura, corse pazze in elicottero, stragi sommarie e perfino un inatteso break sentimentale (un paio di minuti, intendiamoci). RAMBO 2 non ha storia, è solo un violento videogame terribilmente spettacolare che ha in dono un gran ritmo, scenari magnifici e una mezz'ora finale esemplare in termini di action. Aggiungeteci una colonna sonora d’impronta eroica (Jerry Goldsmith), una fotografia scintillante e avrete la misura del film; sciocco quanto si vuole ma con uno Stallone in splendida forma.
Cambiano le location ma la storia è la medesima. Rispetto al primo episodio perde notevolmente, anche se la figura di Sly regge sempre bene. Purtroppo questo secondo capitolo cade nell'errore di ripetere sempre la stessa storia. Il successo della prima pellicola era dovuta anche ai luoghi in cui si svolgeva l'azione, più intriganti; qui risulta troppo banale ed esasperato. Comunque Stallone offre sempre il massimo, soprattutto nel pre-finale. Merita la visione.
Filmetto dalla trama semplice semplice, colorato e fumettistico, ovviamente manicheo. Si vede che Sylvester Stallone credeva veramente in quello che faceva. Pellicola accolta dalle immancabili polemiche politiche, finì col rivelarsi molto meno peggio di quanto si temesse. Vale il doppio, per dirla tutta, del mediocre Berretti Verdi, parimenti iper-nazionalista.
All'origine vi è una sceneggiatura di James Cameron, riadattata poi da Sheldon Lettich, regista e sceneggiatore dei primi film di Van Damme. Già questo la dice lunga: spariscono tutte le implicazioni politiche (ma fuori dal film, nella realtà, la figura di Rambo diverrà un'icona della destra americana) e morali, in favore di un puro e semplice intrattenimento. Rambo da disadattato sociopatico viene promosso ad eroe nazionale! Tuttavia, come film d'azione, è perfetto: non dà un attimo di tregua. Napier cult.
Se il primo film della serie dedicata a John Rambo possedeva riferimenti morali, tanto da dare una sua personale simbologia al personaggio (che fu anche veicolo di propaganda di una certa fazione politica americana), questo vira verso il puro e semplice intrattenimento. Film semplicemente action dunque, decisamente ben realizzato, ma troppo simile a tanti film del genere tipici di una certa cinematografia americana (Alba Rossa di Milius ne è un esempio).
Dimenticare il primo Rambo, perché qui avviene la trasformazione in super eroe a tutti gli effetti. Un unico filo conduttore unisce le due pellicole: in entrambe viene inchiappettato dallo Stato. C'è molto Bim! Bum! Bam!, mitragliate e atti eroici (e pensare che, all'inizio, si impiglia col paracadute come un fesso). C'è però anche un limite alla povertà di contenuti e qui viene ampiamente superato. A mascherarlo ci pensa però l'azione (gli agguati, i russi cattivoni, ma non solo loro, la fuga continua). Più che inverosimile, ma allegramente vedibile.
MEMORABILE: Rambo si muove furtivo nella giungla, seguito dalla musica, che si interrompe ogni volta che lui si ferma (alla Tom e Jerry); Mazzate sull'elicottero.
Pessimo seguito di un film entrato nella storia. Anche questo purtroppo vi è entrato, ma per altri versi. Mentre nel precedente la storia era ben sviluppata e i personaggi ben disegnati, qui siamo finiti direttamente in un fumetto a tratti pesante da digerire, con macchiette per protagonisti. Tutto il dramma del reduce Rambo è inghiottito da botti e esplosioni varie. Della sceneggiatura scritta da Cameron non è rimasta, purtroppo, traccia (chissà che film ne sarebbe venuto fuori). Attori sprecati.
Inizia la parabola discendente di un mito. Il reduce di guerra, nel primo film, sapeva coinvolgere emotivamente lo spettatore (merito di una trama particolarmente ispirata e delle valide interpretazioni degli attori, su tutti lo stesso Stallone). Qua la psicologia di John Rambo inizia a defluire verso semplicistiche dicotomie (bene/male, odio/amore, guerra/pace) sostenuta, in questo, da dialoghi striminziti, a mò di spot. L'azione è frenetica, la regia (del "veterano" Cosmatos) salda e gli effetti speciali eccellenti: se basta questo, piacerà.
La storia è banalissima, i personaggi tutti bidimensionali, i messaggi politici risibilissimi, ma tutto ciò finisce per risultare assolutamente funzionale a questa inarrestabile macchina di azione e adrenalina. Stallone perde i pochi tratti psicologici che aveva nel capitolo precedente, parla pochissimo pronunciando perlopiù frasi ad effetto e sparando e combattendo per tutto il film, con i muscoli unti e bisunti perennemente in bella vista. Fotografia così così, regia funzionalissima. Chi sta al gioco rischia di divertirsi un mondo.
Mentre il primo aveva un suo spessore, qui Rambo è semplicemente un SuperEroe alla Marvel che, armi e doti tecnico-militari alla mano, sovrasta i cattivi. È un esercizio di violenza che non ha nessun risvolto né artistico (il film non è certo Il Cacciatore) né di denuncia o altro; piuttosto somiglia molto a un pamphlet repubblicano pro guerra. Si poteva ampiamente evitare di girarlo. Peccato.
Il classico sequel che prende i personaggi vincenti del primo Rambo - intendo lui e il capitano istruttore – e li sposta nel contesto vietnamita per il solito recupero prigionieri. Fin qui nulla di male, ma scene e dialoghi sono scontati e non esiste confronto col primo episodio. Si salvano alcune scene di battaglia che presentano un tasso di inventiva e spettacolarità accettabile. E le rimostranze finali di John verso il capo operazione.
Classico caso di filmone che ebbe gran successo all'epoca, ma che oggi risulta quasi inguardabile. Non ha il marchio di "classico del cinema" che detiene il primo Rambo: troppo schematici i personaggi, troppi luoghi comuni nella sceneggiatura, ma soprattutto prende il primo Rambo (e il bravo Stallone che lo aveva interpretato) e lo fa diventare una macchietta, cosa imperdonabile. Si fatica addirittura ad arrivare alla fine, tanto è prevedibile e scontato. Peccato.
Torna Rambo e per l'occasione compie la sua prima inaudita ed iperbolica carneficina. Siamo più dalle parti dello sparatutto, con diverse escursioni al di là della linea della verosimiglianza, anzichè del melodramma del primo capitolo. Il film mantiene comunque molto dell'appeal originario così come Sly, che sceneggia assieme addirittura a Cameron, ripete fedelmente il suo personaggio. Rassicurante e pesante (in positivo) la presenza di Crenna. Buon cinema.
Il primo Rambo era un semi-capolavoro, molto più drammatico che action; qui è l'esatto contrario: vengono esaltati i lati più "americani" e tamarri del personaggio, mentre il lato psicologico viene spesso e volentieri messo in secondo piano. Preso appunto come film d'azione, questo sequel è sicuramente gradevole e coinvolgente, ma le varie spacconate e la trama risibile non lo distanziano molto da un qualunque film di Chuck Norris alla Missing In Action & co. Un peccato, anche se Stallone (in forma eccellente) ce la mette davvero tutta. **
È un buon film d'azione, ma resta discutibile la morale di fondo che tenta di propagandare: è un dato di fatto che dopo aver perso la guerra, gli USA abbiano fatto di tutto per screditare l'immagine del Vietnam, costantamente dipinto come un paese selvaggio, dove il male ha trionfato e dominato da aguzzini che non hanno di meglio da fare che torturare i marines catturati durante il conflitto. Rambo non lotta più contro quel Sistema che lo ha ripudiato: qui torna ad esserne il braccio armato (e torna a farsi fregare dai potenti...). Un vero peccato.
Dopo il successo del primo film, inevitabile il secondo capitolo della saga, che ribalta la situazione del berretto verde. Rambo non è più un anti-eroe incompreso, ma diventa addirittura eroe dell'America di Ronald Reagan, capace di far fuori, da solo, plotoni di soldati russi, mentre è alla ricerca dei prigionieri americani nel Vietnam, per conto di un funzionario americano, che non esita ad abbandonarlo alla sua sorte. Fumettone patriottico, con storia d'amore senza happy end. Inferiore.
MEMORABILE: Trautman - Signor Murdock, è lei che non capisce. Quello che lei chiama jungla, Rambo la chiama casa.
Riuscito almeno quanto il primo capitolo, questa nuova avventura ci mostra Rambo in azione direttamente in Vietnam, tradito dal suo governo e costretto a fare come al solito tutto da solo. Bellissime le scene d'azione, bravo Stallone, buona la sceneggiatura sua e di Cameron, regia veloce e ritmata e persino un po' di commozione nel vedere il protagonista che si innamora di una ragazza. Un ottimo action dove i personaggi sono ben caratterizzati.
La ricerca degli errori commessi in Vietnam porta il reduce alla ricerca di valorosi prigionieri nelle boscaglie sud asiatiche. Stallone è meno espressivo ma più a suo agio nel combattimento; sfortunatamente trova una donna da amare ma l'idillio termina, brevi manu, a causa di una raffica di mitra. Tutto sommato l'azione impera e la presenza russa genera un eroe pronto a combattere per il suo paese ed a mali estremi pure a morire per lui.
Rispetto al primo parte in sordina, per poi dare il meglio di sè nella seconda parte. La figura di Rambo è ancor di più centrale, perché al posto dello sceriffo rompiscatole troviamo Stallone contro un nemico indefinito (i vietcong, piuttosto che gli americani stessi). Film che non perde il suo fascino con il passare degli anni. Evergreen.
MEMORABILE: "Murdock... Murdock... sono io che ti vengo a prendere".
Classico esempio di seguito inutile e terribilmente peggiore di un buon film. Aumentano l'azione e la spettacolarità delle scene, ma cala la qualità di tutto il resto. Sceneggiatura penosamente patriottarda, con appiccicata una puerile ed insulsa storia d'amore interetnica. Il classico action movie hollywoodiano di consumo, che scorre sullo schermo strepitando senza lasciare altro ricordo che un brusio alle orecchie. Stallone in gran forma fisica, ma espressivo come un merluzzo, rimane comunque nell'immaginario collettivo. Peccato.
Con "Rambo 2" l'indomito guerrigliero diventa un'icona del reaganismo, una marionetta pronta all'uso e al servizio di una retorica vuota e becera. Anche come semplice film d'azione risulta alquanto inattendibile: con una sicurezza e una facilità degna di miglior causa il nostro falcidia un numero impressionante di sovietici. Fra l'altro il soggetto è copiato da Rombo di tuono con Chuck Norris. La gamma espressiva di Stallone è agghiacciante, ma se la qualità di una pellicola si misura con il suo successo...
Per ottenere la libertà, Rambo accetta di tornare in Vietnam per salvare dei prigionieri di guerra. Girato in piena epoca reaganiana, è un sequel vuoto, manicheo, propagandistico, che conferma l'incapacità quasi infantile degli Usa di accettare il fatto di aver scatenato e perso un'autentica guerra di aggressione in Vietnam. Tutti i quesiti sollevati nel primo film qui sono allegramente dimenticati, con Rambo che diventa il braccio armato (e pompato) del sistema. Esplosioni e proiettili a go-go.
Pronti via, Rambo è subito alle prese con una nuova missione. I temi del primo film sono affrontati in modo decisamente meno forte, ma Rambo II è comunque un ottimo film d'azione. Coinvolgente dal primo all'ultimo minuto. Nonostante qualche esagerazione di troppo rimane un buon sequel.
Fascia intorno alla testa, torso nudo e mitra in pugno, Rambo-Stallone è assurto a buon diritto ad icona del cinema muscolare per il grande pubblico: l’eroe solo contro tutti, che difende il sano amor patrio sia dalle barbarie dei “Musi gialli” e dei sovietici (siamo in piena epoca reaganiana), sia dalle trame nere della burocrazia statunitense. Del primo capitolo abbandona ogni approfondimento psicologico, dilatandone invece l’azione spettacolare e le iperboliche imprese belliche in cielo, terra, monti, boschi e paludi. Indispensabile il galvanizzante score di Jerry Goldsmith.
MEMORABILE: «Murdock... sono io che vengo a prenderti!!!»; Rambo mimetizzato nel fango.
L'obbligato seguito commerciale di Rambo perde la poeticità del capostipite per orientarsi su aspetti più diretti atti a rinforzate il carisma del personaggio, ma anche a divertire un pubblico desideroso di sana azione e ritmo (a scapito della verosimiglianza). Il compito è perfettamente realizzato e Rambo II è sicuramente un film di grande impatto e ricco di spunti (anche ridicoli, se vogliamo) che l'hanno reso una delle icone cinematografiche degli Anni '80.
MEMORABILE: La scena della tortura inflitta a Rambo dai russi.
Secondo capitolo della saga. Stallone torna a vestire i panni del reduce del Vietnam. Dalle prime immagini, da come parte la storia, si intuisce la poca credibilità della sceneggiatura. Rambo viene ingaggiato per una nuova pericolosa missione ai limiti dell'impossibile. Buona la prova fisico/attoriale di Stallone, soprattutto spettacolari risultano le scene d'azione, nel Vietnam. Un film dal sottotesto politico realizzato dagli americani per gli americani. Rispetto a Rambo perde di significato e cade nella ripetitività.
Perso il lato introspettivo del primo film, con i suoi disagi e i suoi malumori, Rambo viene trasformato in una macchina da guerra inarrestabile, una sorta di Terminator umano con l'unico scopo di poter vincere una guerra persa. Siamo in epoca reaganiana e c'è la necessità di mostrare i muscoli al nemico sovietico, come in ogni film "di propaganda" che si rispetti. Il film gode di un buon ritmo e si lascia vedere senza causare incubi. Bravi gli attori, con i cattivi e corrotti Berkoff e Napier in testa e con un Crenna/Trautman in evoluzione. ***
MEMORABILE: Le imboscate di Rambo ai nemici comunisti. Trautman: "Non vorrai passare altri 5 anni a spaccare pietre in prigione?". Rambo: "Qui so dove mi trovo".
In questo kolossal del mitra, piuttosto ben diretto dal mestierante Cosmatos, c'è la prima involuzione di Rambo: l'antieroe crepuscolare del primo film si tramuta in superomistica macchina da guerra (roba da rendere simpatici i branchi di soldati che fa fuori con sguardo eccitato), salvo il pistolotto conclusivo. I russi equipaggiati con elicotteri americani Bell 204 sono quantomai eccentrici. Sprecato il caratterista kubrickiano Berkoff, inutilissimo e irritante Martin Kove. Resta nella memoria il cocciuto e cattivissimo ufficiale vietnamita.
MEMORABILE: Rambo che si becca una bomba in testa e si salva buttandosi in acqua.
Abbandonata qualunque velleità di denuncia e i tentativi a volte riusciti di giustificazione psicologica del primo Rambo, eccoci catapultati nel solito "spara spara" con tanto di bella orientale partecipe al sogno amiercano coi capelli sempre in ordine nonostante la giungla umida e fetida. Il film piacque molto a Ronald Reagan che pensò di elevare il personaggio a eroe nazionale. Brutta favola per adulti che rende indigesti eventuali pop corn e birra assunti per ingannare il tempo.
Un’altra ora e mezza che passa in un lampo, senza potersi staccare dallo schermo. Rambo Stallone (impossibile scinderli) viene fatto uscire dal campo di lavoro dove sta scontando la pena per essere catapultato, di nuovo, nell’inferno vietnamita. Avrà modo e tempo per combattere e vincere, questa volta, la sua personale guerra. Spettacolare e avvincente. La sua forza sta nell'assoluta semplicità del plot, diretto e privo di inutili sovrastrutture, come il suo protagonista.
Visto da bambino mi divertì abbastanza (ricordo tuttavia le risate dei miei fratelli maggiori durante il discorso finale già allora, nonostante fossero ancora gli anni '80). Rivisto, è tremendamente noioso, banale, irrealistico e cafone. Viste ora, alcune scene sembrano addirittura ironiche. Inutile, per me Rambo è il triste vagabondo di First blood. Non so se sia peggio questo o il numero tre.
MEMORABILE: Il supersoldato che si impiglia come un pirla con il paracadute.
In questo secondo capitolo dedicato a Rambo si mantiene intatta la potenza delle immagini: fuoco a non finire, esplosioni, bombardamenti e chi più ne ha più ne metta, il tutto in mezzo a quelle foreste asiatiche tanto ammirate nei film sul Vietnam, paragonabili a un labirinto. Manca, rispetto al primo film, una buona dose di "discorsi morali", ma merita tra pallini, se non altro per la spettacolarità.
Rambo questa volta viene mandato in missione in Asia a dimostrare l'esistenza dei prigionieri di guerra americani nei campi di concentramento vietnamiti. Passato centinaia di volte sulle reti televisive nostrane, il film (scritto dallo stesso Stallone con James Cameron) è un concentrato d'azione dall'inizio alla fine: novanta minuti di esplosioni e sparatorie. Tamarro, reaganiano, reazionario ma divertentissimo. Rambo non si limita a uccidere soldati vietnamiti e russi ma li disintegra proprio. Bravi Crenna e Napier. Belle le musiche di Goldsmith.
MEMORABILE: La sfida tra Rambo e il colonnello russo elicottero vs elicottero.
C’è meno introspezione, i personaggi sono meno approfonditi, ma è in definitiva il capitolo che consacra John Rambo al cinema d’azione. È proprio l’azione a essere il punto di forza del film le cui scene sono in grado di trasmettere adrenalina a galloni, soprattutto nell’ultima mezz’ora. Non manca il substrato ideologico, forse questa volta un po’ ruffiano, che fa il verso alla politica di quel periodo americano. Cambia la forma, ma il giudizio complessivo non ne risente eccessivamente.
MEMORABILE: "È come se vieni invitato a una festa: non ci vai e nessuno se ne accorge".
Se il primo aveva ampi risvolti psicologici, con il secondo parte la saga che si tramuterà in semplice intrattenimento super action con i soliti comunisti a fare la parte dei cattivi. E' anche plausibile: erano gli anni 80 e il reaganismo cercava a tutti i costi modelli da prendere d'esempio. Resta comunque, cinematograficamente parlando, un buon prodotto zeppo anch'esso di frasi e sequenze cult come era già successo per il primo. Stallone si riconferma macchina produci dollari e nonostante i 4 Razzie Awards risulterà il secondo film più visto nell'85.
MEMORABILE: "Rambo, dicci dove sei che veniamo a prenderti", "Murdock... sono io che vengo a prendere te"; L'arco, le frecce esplosive e la morte di Vinh.
Buon film, un pelo sotto il suo predecessore per via della storia. Se il debutto cinematografico di Rambo è un capolavoro anche grazie all'importanza data nella pellicola alla psicologia e alla politica di certe situazioni, qui invece l'attenzione si concentra tutta su Rambo macchina da guerra. Pungolato nell'orgoglio, viene spedito di nuovo in Vietnam dove farà vedere a tutti chi è quando si mette in moto. Anche qui siamo al cospetto di un grandissimo film d'azione, che ha segnato la storia del cinema e delineato i connotati del genere.
Rambo torna più indiavolato che mai e questa volta dovrà vedersela con i russi e i vietnamiti per liberare dei prigionieri di guerra. Rispetto al precedente capitolo c'è un abisso in quanto viene a mancare quella sottile critica sociale che tanto aveva colpito e pure trama e ambientazione risultano meno affascinanti. Comunque è un bel film d'azione molto adrenalinico che non deluderà gli appassionati del genere e di Sly.
Stallone all'apice della carriera. Film schietto senza tanti fronzoli, orgoglio americano al 100%. Il riscatto dei reduci bistrattati dalla madrepatria. Azione, tensione, avventura e finale epico. Per chi lo ha "vissuto", una pietra miliare del genere che ha influenzato migliaia di giovani. Stallone e Crenna, da soli, tengono alto il livello della pellicola. Ottime pure le ambientazioni.
Questo secondo capitolo della saga ci offre la possibilità di vedere pienamente in azione il micidale berretto verde incarnato alla perfezione da Stallone. La trama offre maggiore spazio anche all'apprezzata figura del colonnello Trautman, ancora una volta interpretato con grande efficacia da Crenna. Rispetto al primo, storico, film, questo sequel appare avere una trama un po' troppo farraginosa e il personaggio, forse perché ormai noto al pubblico, perde parte del suo smalto. Un lavoro onesto ma (fisiologicamente) inferiore al capostipite.
MEMORABILE: Rambo, sul punto di crollare per le torture e il ricatto, avverte Murdock che sta per andare a fargli visita.
Dopo il successone della magistrale trasposizione cinematografica del romanzo di Morrell ecco l'inevitabile sequel che sicuramente definisce lo stereotipo di uno dei personaggi più iconici degli '80 (qui diviene quasi un supereroe) ma toglie molto fascino al predecessore. Patinato, tra action e war movie, dal sentimento reaganiano, cinema tipico della guerra fredda, pienamente anni '80, ambientato in Vietnam (con struttura un po' Fuga da New York), ma monodirezionale, laddove il primo era ricco di sfumature e vari livelli di profondità. Buono, ma dal primo capolavoro c'è un abisso.
MEMORABILE: Rambo mostra qual è il suo "portafortuna"; "Murdock...sono io che vengo a prenderti".
Celeberrimo e vera icona cinematografica degli anni 80, puro manifesto del reaganismo, un film che non sarebbe neanche pensabile ai giorni nostri. Da un punto di vista filmico, Cosmatos gira eccellentemente le scene d'azione (ovviamente esagerate, ma in confronto agli Expendables odierni sembra cinema neorealista) e regala 90 minuti di assoluta adrenalina, senza una caduta di ritmo che sia una (del resta la sceneggiatura è di James Cameron). Stallone sempre a petto nudo mostra i muscoli ma non vale lo Schwarzy di Commando, bene Crenna e il viscido Napier. Ottima colonna sonora.
MEMORABILE: La tortura con l'elettricità; "Murdock, sono io che vengo a prendere te"; Gli agguati nella foresta; L'elicottero; La distruzione dei computer.
L’eroe di guerra Rambo viene mandato in missione per recuperare prigionieri americani. Séguito che ci porta sui luoghi del conflitto vietnamita che inizialmente sembra una passeggiata mentre successivamente si nota lo sforzo produttivo nelle sequela di esplosioni. Le fasi d’azione non sono eccessive e, salvo qualche frase epica sparsa, anche i toni restano nei canoni del genere. Per giustificare le violenze Stallone fa una piccola campagna pro reduci e infila tra i nemici gli immancabili russi. Presente una piccola punta romantica, al limite del trash.
MEMORABILE: Agganciato alla carlinga; Le scosse elettriche; Coperto integralmente di fango; Il fuoco sugli hardware.
Dalle foreste nordamericane si passa a quelle sud-asiatiche, dal coltello si passa ai mitragliatori e altre novità. Rambo è di nuovo da solo contro tutti, qui però semivincente. L'azione la fa da padrone (anche qui) e i momenti di stanca non esistono, tensione costante anche se il manicheismo strisciante del bene contro il male potrebbe infastidire qualche cinefilo un po' snob.
MEMORABILE: Le torture con la rete elettrica; "Dacci la tua posizione, ti veniamo a prendere!"; "No, sono io che vengo a prendere voi!"
Torna il personaggio di John Rambo, questa volta diretto da George Pan Cosmatos. Si punta tanto (forse a volte troppo) sull'azione e poco su altro: basti pensare che il nostro protagonista parla ben poco. Certo, l'attenzione dello spettatore è sicuramente catturata, però si ha l'impressione che lo spessore sia veramente sottile e si voglia pigiare il tasto sulle sparatorie e null'altro. Si sa che è un film di azione, ma una trama un po' più articolata non avrebbe guastato. Marcatamente anni '80, forse eccessivo, qualche volta.
Un action movie nudo e crudo, senza troppi fronzoli. I due punti di forza sono la regia svelta e l'interpretazione di Stallone, che si conferma attore di razza nonostante le ingenerose critiche di molti addetti ai lavori. Anche i dialoghi, pur non essendo memorabili, hanno una loro coerenza e una discreta forza espressiva. Insomma, un film poco raffinato ma estremamente godibile.
Messa da parte ogni implicazione morale e ogni concezione critica, in questo sequel non c'è altro che adrenalina e azione rocambolesca, superiore agli standard dell'epoca. Questa volta Rambo non rappresenta solo il frutto di un sistema che lotta per la sopravvivenza, è spinto anche da una sete di vendetta e riscatto. La giungla vietnamita (in realtà è il Messico) dona un'estetica particolare all'intero film che alla fine finisce per divertire e appassionare, nonostante tutto. Stallone decisamente al suo meglio.
Dal prototipo, cupissimo e maturo dramma psicologico in cui l'azione e la violenza rivestivano un ruolo ausiliario rispetto al messaggio, si passa a un fumettone propagandistico al testosterone, fra esplosioni spettacolari, violenza esasperata, ammazzamenti di massa di sovietici cattivi e ostentato machismo a stelle e strisce. Eppure è con questo film che la figura di John Rambo si ancora saldamente all'immaginario collettivo: indomita macchina da guerra, difensore della giustizia, un eroe che sprezza il nemico della patria almeno quanto i traditori che la governano. Galvanizzante.
MEMORABILE: John torturato; L'elicottero "amico" abbandona i due sopravvissuti alla mercé dei sovietici; Frecce esplosive; Massacrante inseguimento in elicottero.
Sylvester Stallone (qui anche sceneggiatore con James Cameron) ritorna a vestire i panni di Rambo, questa volta in missione nel Vietnam, "casa sua". Mediocre. Stereotipato. Un po' troppo patriottico. Nonostante ciò riesce a intrattenere, grazie anche alla regia di George P. Cosmatos che risulta piuttosto efficace. Colonna sonora pomposa di Goldsmith, poco apprezzabile.
Un inutile e prettamente commerciale secondo capitolo. Il film presenta scene action avvincenti e ben sviluppate, ma a monte prive di una trama orizzontale. Difatti, nonostante il film sia movimentato, ci si annoia da morire con sequenze stanche e ripetitive che sfociano nel ridicolo e nel grottesco involontario. Inoltre c'è un tentivo di sviluppare una sottotrama romantica, ma che risulta inconcludente ai fini della trama. Scadente anche l'interpretazione di Stallone.
Il primo Rambo raccontava la rivolta di un soldato che dopo il Vietnam si sentiva tradito da coloro che lo avevano mandato a combattere laggiù. In questo il personaggio di Stallone cambia decisamente ottica, visto che viene mandato in estremo oriente per un'azione di commando che sa tanto di rivincita dopo la sconfitta allora subita. Film d'azione efficace, ma il cambiamento lo rende inferiore all'originale.
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DiscussioneZender • 6/02/09 19:55 Capo scrivano - 48275 interventi
Devo dire simpatico il trailerino trasmesso da Italia 1 un paio di giorni fa del film:
"Quando un uomo con l'arco incontra un uomo con un elicottero o si chiama Rambo o non si chiamerà più..."
Rende bene l'idea delle esagerazioni contenute nel film...
Zender ebbe a dire: Devo dire simpatico il trailerino trasmesso da Italia 1 un paio di giorni fa del film:
"Quando un uomo con l'arco incontra un uomo con un elicottero o si chiama Rambo o non si chiamerà più..."
Rende bene l'idea delle esagerazioni contenute nel film...Sicuramente è migliore del trailer di Rambo che Mediaset ha usato nella primavera nel 2008:la musica di sottofondo era ALL YOU NEED IS LOVE dei Beatles,che fa molto dottor Stranamore ma non c'azzecca niente col film.
Sceneggiatura iniziale di James Cameron,ritoccata poi da Stallone stesso.Il risultato finale a quanto pare è completamente diverso dalla visione originale di Cameron.