Curiosità
Undying • 10/04/12 21:02
Comunicazione esterna - 7568 interventi "Confesso tutto quello che vuoi - mormorò.
Ho peccato, voglio riscattare le mie colpe;
giudicami ti prego. Puniscimi, oh sì!
Puniscimi severamente."
Octave Mirbeau da Il giardino dei supplizi
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Hanno scritto...
"Con
Bella di Giorno (1967) il maestro spagnolo giunge a coniugare la logica del masochismo con quella del sogno. E con ironia feroce da autentico fustigatore della borghesia e dei suoi vizi.
Anche in questo saggio di patologia erotica, Buñuel, che nel profondo è rimasto surrealista, insegue segrete ossessioni oniriche.
Il film si apre con un sogno: un viale alberato in una giornata d'autunno, una carrozza viene avanti in direzione della M.d.P.
Vi siede, oltre ai due vetturini, una coppia di coniugi (
Deneuve-Sorel) apparentemente sereni (...)
L'uomo ordina ai vetturini di fermare la carrozza.
La donna, ad un cenno del marito, viene fatta scendere brutalmente, e dopo essere stata legata ad un albero, viene costretta a subire il dolore della frusta dei vetturini.
Buñuel mostra il penoso tentativo di una signora borghese di liberarsi della propria educazione repressiva, annullandosi in turpi fantasie masochiste.
Più che ricercare il dolore fisico, la donna riesce ad eccitarsi solamente sentendosi disprezzata e apostrofata con parole come "cagna" e "prostituta".(...)
E' interessante notare come Buñuel tratteggi, nella figura morale del libertino, il proprio alter ego.(...)
L'incontro con un giovane della malavita dagli strani modi, misto di galanteria e focosa aggressività (
Clementi) suscita nella donna nuove pulsioni erotiche, ma senza che in lei nasca alcuna passione.(...)
A questo punto il meccanismo narrativo rivela risvolti psicanalitici che fanno della protagonista un vero e proprio archetipo della "foemina crudelis", ovvero un'altra storia, speculare alla prima, che forse un giorno Buñuel avrebbe voluto raccontare."
Maurizio Fantoni
Fonte:
La legge del desiderio - Cinema erotico ed erotismo nel cinema, a cura di Maurizio Fantoni Minella (pag. 63, 64, 65) / Edizioni Falsopiano (1998)