(ULTRA BABY VINTAGE COLLECTION) Sentitisi legittimare dallo stesso Hitchcock, che definì TOPAZ “un film disastroso", ai critici non parve vero di poter sparare a zero sul Maestro del Giallo, da sempre bersaglio prediletto ma non facile da colpire per via dell'enorme successo di pubblico anche "colto". E così TOPAZ è diventato “un esperimento fallito", un "eccessivo compromesso tra politica e fiction" e via dicendo, col risultato di relegarlo in un limbo che non merita, perché TOPAZ non possiederà forse la forza dei classici hitchcockiani, ma resta comunque un gran bel film di spionaggio, ottimamente articolato in due tronconi...Leggi tutto distinti: quello newyorchese-cubano della prima parte e quello francese della seconda. Manca una sceneggiatura adeguata, è vero, spesso si scivola in silenzi imbarazzanti e dialoghi scipiti, ma come dimenticare la fantastica perfezione della messinscena hitchcockiana? Pensiamo solo al momento in cui il protagonista assiste da un lontano marciapiede alla corruzione di un segretario del cubano Barra nella hall d'un albergo: è la sublimazione della FINESTRA SUL CORTILE. Le porte a vetri chiuse e il traffico nella strada adiacente non permettono di sentire, ma noi capiamo tutto ugualmente, come in un riuscitissimo film muto. O pensiamo a Juanita, che s'accascia in terra inquadrata dall'alto col suo vestito che s'allarga come una chiazza di sangue blu. Tulte scene memorabili, alle quali si aggiunge una chiara esposizione delle intricate vicende e una tensione costante che ci proietta realmente all'interno del mondo spionistico. TOPAZ non sarà un capolavoro, ma è certamente un gran film da rivalutare, soprattutto per la sua splendida seconda parte.
Un Hitchcock decisamente minore, che affascina per trovate prodotte dalla nota genialità, ma che non può competere con le prove più celebrate del regista, nel giallo, qui fortemente contaminato da elementi spionistici, ma con ritmo lento e momenti quasi scialbi. Siamo lontani anni luce da un capolavoro come Psycho, ma siamo lontani (stavolta in meglio!) anche da opere più deboli, come Nodo alla gola.
Opera deludente, in parte rinnegata dallo stesso regista, è il tentativo di produrre un thriller con venature da spy-movie. Il regista è chiaramente indeciso sul taglio da dare alla storia e ne deriva un film dalla trama confusa, con personaggi privi di interesse e prigioniero di cliché non degni del grande maestro (la messa in scena del regime castrista è parecchio retrogada). Anche gli attori, evidentemente poco coinvolti, forniscono una prova sbiadita.
Hitchcock si tuffa a piene mani nel genere spionistico, ma dirige una spy-story non del tutto riuscita. La classe c'è e si vede, ma il film risulta un'opera minore del maestro. Il cast poi, nonostante possa contare su ottimi caratteristi, non ha una vera e propria star che possa far brillare il film.
Piatto e interminabile, con intrighi spionistici internazionali che cancellano completamente la suspense e/o l’ironia alle quali il regista ci aveva sempre abituati nei suoi thriller migliori. Anche gli altisonanti nomi del cast offrono una prova fiacca e i loro personaggi sono privi di spessore. Trascurabilissimo; lo stesso Hitchcock, tutt’altro che soddisfatto, lo definì a ragione «un vero disastro».
Forse l'unico film di Hitch che potrebbe definirsi non riuscito. Alfred si perde in intrighi internazionali per i quali non sapeva che finale girare e gli attori non sono poi così in parte, vedi Forsythe imbolsito dalla serie Dinasty; ma restano alcune sequenze di grande stile che altri registi non sarebbero stati geneticamente in grado di girare.
Considerato come un Hitchchock "minore" e bistrattato da pubblico e critica, personalmente non mi è poi così dispiaciuto: il plot non è dei più felici, ma non mancano delle buone sequenze di suspence e poi la classe dietro la macchina da presa si nota. Il finale è molto debole, d'accordo (Hitchcock ne girò addirittura tre), ma nel complesso è un film da rivalutare. Hitch compare dopo una decina di minuti all'aeroporto, alzandosi da una sedia a rotelle.
La Cia scopre che Cuba si sta armando con missili sovietici, e poi scopre una colonna filosovietica in Francia. In piena guerra fredda Hitchcock monta un colossale film di spionaggio anticastrista e antisovietico con tutti i luoghi comuni del caso, senza sforzarsi troppo alla ricerca dell'originalità. Non manca di certo la mano del Maestro in alcune splendide sequenze, ma nel complesso la narrazione si muove stancamente in una sceneggiatura ingessata con ben poco vero brivido, e a rischio sbeffeggio. Non male, dopotutto.
Imbarazzante. Era da Il prigioniero di Amsterdam che Hitch non si muoveva in parallelo con la Storia. E questo è un errore, per faciloneria e falsità. I cubani son visti come bovari stolti e crudeli, i personaggi hanno appeal zero; la storia è un banale pastiche giallo senza forza, piatto e noioso. Non basta qualche rara scena ad effetto (il fioraio-spia, simile a La finestra sul cortile o il breve flash della morte di Juanita) a salvare la pellicola. Noioso: e il finale, scelto tra tre, è il più sbrigativo. Quello col duello, almeno, faceva ridere.
Ringrazio me stesso di aver insistito per vedere "Topaz", a dispetto di chi me lo sconsigliava. Mancano i divi? Beh, ci son ottimi attori! Hitch a disagio con la Storia? Ma c'è una valida storia di spionaggio, secca e sempre al cuore della trama. Intriga questo Hitchcock dimesso e a suo modo disperato. Certo i cubani sono i soliti villain hollywoodiani, ma il regista era preoccupato solo di intrattenere. Cast internazionale come si conviene a un film di spie.
MEMORABILE: La morte di Juanita; negli schizzi del genero di Andre appare Che Guevara.
Lo stesso Hitchcock rinnegò questo film e a buona ragione: qui non c'è praticamente nulla della cifra stilistica del Maestro del Brivido. La trama è stiracchiata e pedissequamente simile ad un film di spionaggio qualsiasi, i personaggi non hanno spessore e sono ridotti a macchiette, la storia si risolve in una tempesta di cliché indegna dell'inventività del regista. Qua e là c'è qualche piccolo guizzo, ma nel complesso la pellicola è una gran delusione. Anche i geni sbagliano.
Terz'ultimo film del maestro del brivido. Malgrado la tecnica dei giochi di luce e di inquadrature consueti e malgrado la trama abbia l'ossatura di un fatto realmente accaduto, l'intreccio risulta convulso; eccessive pause melodrammatiche smorzano i toni spionistici, l'esito risulta prevedibile e da ciò deriva uno sviluppo del finale assolutamente non all'altezza delle premesse suscitate. Resta sempre il maestro, s'intende. Ma giunto qui decisamente agli sgoccioli.
In un momento di difficoltà produttiva e di debolezza creativa Hitchcock realizza questo film che non aggiunge niente al suo curriculum sul piano dell'innovazione stilistica ma che rappresenta, comunque, una brillate variazione sul tema delle spy-story. Piuttosto macchinoso ed eccessivamente intricato, coraggiosamente anti-castrista in un periodo di celebrazione del marxismo come unico sole dell’avvenire, il film vanta due magistrali scene di tensione, quella dell’albergo e quella della morte di Juanita ma sconta un finale debole e appiccicaticcio.
MEMORABILE: Ottimo il concerto interpretativo degli attori. L'effetto visivo e scenografico del vestito di Juanita De Cordoba mentre lei cade a terra morta.
Sarà veramente "disastroso"? Forse la tensione emotiva manca del tutto, i cubani appaiano un po' delle caricature e la bella Juanita è troppo hollywoodiana, ma la verossimiglianza regge, gli attori in genere offrono buone prove, la fotografia e il Technicolor sono grandiosi. Poi c'è sempre la gradita presenza di Noiret e Piccoli. Non è poco. Vero è che sulla guerra fredda ci sono film migliori, ma questo si vede benissimo.
Ancora un intrigo internazionale, da giocarsi tra spie dopo le confessioni agli americani dell'ex vicecapo del KGB in fuga dalla Madre Russia. Ritmi e volti europei, niente star e conseguente flop, ma il tocco del Maestro si coglie in più momenti. Un vortice di location euroamericane dà l'ampio respiro che serve, con Noiret e Piccoli a nobilitare la lunga coda francese e Stafford perfetta e autentica maschera da Bond stranito. In tono minore (e con un finale diverso dai primi due immaginati da Hitch), ma quanta classe...
MEMORABILE: I due dialoghi senza parole, il secondo da dietro la calca; Juanita dall'alto s'accascia; Uribe, titubante mimesi della suspence hitchcockiana.
Hitchcock non ha molto da farsi perdonare se non l'aver dovuto accettare una sceneggiatura non adatta; non è poco e credo sia l'unico motivo per cui il film non riesce ad avvincere. Peccato, un budget dei più alti sprecato. Girato con la massima cura, per lo più nei posti reali della vicenda, con un cast ricco e appropriato. Da visionare seguendo e gustando le tecniche registiche di Hitch, più che inseguire la spy story che, come già detto, risulta fiacca; in questo modo non si rimarrà troppo delusi, perché il tocco elegante è riconoscibilissimo.
Hitchcock abbandona le stanze e le piccole cittadine che lo hanno reso celebre per viaggiare per il mondo; ma sembra quasi che si dimentichi di portare la suspense e il thriller in questo film di spionaggio politico che non può essere altro che una delusione per i fan del regista. L'Hitchcock essenziale diviene prolisso, si perde in dettagli superflui, in storie d'amore inopportune, in scene soporifere per la loro lunghezza. Alla fine solo la sequenza in cui agisce Dubois risulta un poco avvincente. Mediocri i colpi di scena. Quasi piango.
Anche un Hitchcock imperfetto è comunque sopra la sufficienza e questo Topaz ne è la conferma. L’impronta visiva è riconoscibile e qualche guizzo importante c’è sempre. Peccato che i cubani vengano rappresentati in maniera semplicistica come i cattivi della situazione e che risulti politicamente troppo ruffiano, ma lo spessore c’è e l’intrigo spionistico, per quanto ingarbugliato, cattura l’attenzione. Non male.
Ottimo film di spionaggio del grande Hitch, ambientato durante la crisi dei missili di Cuba. Molta critica parlò e continua a parlare di "Hitchcock minore" per il lieve messaggio anticastrista della pellicola. In realtà è un'opera raffinata diretta con eleganza dal Maestro, una storia di intrighi e colpi di scena, ricca di tensione. Cast privo di volti noti, ma perfettamente funzionale.
Hitchcock, che lo definì addirittura disastroso, fu il primo a rendersi conto di essere incappato nel classico passo falso. Qualche lampo di classe c'è sempre, ma viene offuscato dalla macchinosità dell'intrigo spionistico e da un ritmo dilatato all'eccesso. Belle location internazionali e cast di un certo spessore (il protagonista Stafford però non convince troppo), ma la raffigurazione del regime castrista è propaganda di basso livello e anche il finale amaro lascia abbastanza indifferenti. Per fortuna tre anni dopo arriverà Frenzy...
Per inciso, i film di spionaggio sono i meno riusciti della filmografia di Hitchcock e Topaz è il meno riuscito dei suoi film di spionaggio. La fissa del maestro è sempre stata quella di rendere il genere "adulto" restituendogli verosimiglianza e adesione alla realtà; ma l'obiettivo, ammesso che fosse condivisibile, viene mancato da ingenuità e forzature, cubani da spaghetti western e francesi e russi che parlano inglese. Si salva la magniloquenza della messa in scena e il bel cast (soprattutto i francesi).
MEMORABILE: Il contegno di Philippe Noiret durante il bluff a pranzo.
Complesso film di spionaggio sull'intricato tema della guerra fredda. Il risultato è una pellicola lunga più di due ore che si dipana tra spie e complotti, a ritmo non spedito ma con interessanti colpi di scena. A tratti anche complicato, ma è normale, vista la sceneggiatura ingarbugliata in cui si svolge la storia. Non c'è molta tensione e zero ironia, però nulla si può dare per scontato fino alla scena finale, in cui i nodi vengono al pettine. Ottima pur se monotematica la colonna sonora. Un'opera ben strutturata e sottovalutata.
Probabilmente il peggior Hitchcock del periodo, complice un ritmo narrativo non brillante e una storia di intrighi geopolitici che non cattura veramente mai. Nel mare di mediocrità sia a livello di scrittura sia recitativa (pessima la parte francese con Noiret e Piccoli) il maestro si ritaglia un paio di sequenze ammirevoli. Si apprezzano, inoltre, alcune location mentre la colonna sonora è meno brillante del solito. Stafford, pur non molto dotato, pare il meno peggio. Una delusione, invecchiata male e con dialoghi poco ficcanti.
MEMORABILE: Il fioraio-spia che riesce a compiere la missione; L'amante cubana; Il pessimo finale.
Ingiustamente sottovalutato, uno spionistico diretto divinamente; non sempre con la verosimiglianza dalla sua parte, ma appassionante dall'inizio alla fine grazie a un brillante susseguirsi di complotti, amori impossibili e colpi di scena, il tutto scandito tramite blocchi narrativi forse troppo nettamente suddivisi. Mirabile la chiarezza espositiva di un soggetto traboccante spie e politica, confezione magistrale, buon cast, trasparenti finalmente ridotti al minimo indispensabile. Finale deludente: meglio quelli scartati dalla produzione.
MEMORABILE: Il vestito viola che si espande, inquadrato dall'alto.
Poco tempo fa, azzardai l'ipotesi che Il signore e la signora Smith fosse il film più insignificante fra quelli girati dall'immenso zio Hitch. Non avevo ancora visto questo Topaz, da lui stesso giustamente negletto. Il maestro qui appare svogliato, irriconoscibile se non fosse per alcune sequenze rilevatrici del mestiere galleggianti come ciambelle nel mare di noia di una vicenda contorta, priva della sua caratteristica vena ironica ed anzi afflitta da una pesantezza propagandistica sfiorante il grottesco (il lato "cubano" è imbarazzante). Mattonata in cui c'è ben poco da salvare.
Una spy-story tesa come una ragnatela fra Gli U.S.A., l'URSS e l'Europa, con al centro un aitante agente segreto, segreto anche nelle sue spericolate storie d'amore in terra cubana. La classe innegabile di Hitchcock ne fa un'opera elegantissima e curata in ogni particolare scenografico. Fra i tanti finali previsti, si opta per quello più contemporaneo a quei tempi e si azzecca alla grande, a dispetto di quanto ne pensasse lo stesso regista.
Gli USA aiutano un dissidente sovietico a scappare da Copenhagen. Il cima da guerra fredda non risparmia gli intrighi politici a livello internazionale. Se sul versante militare gli intrecci hanno anche un senso, il film difetta nel cadere in ovvi stereotipi per far capire al pubblico chi agisce. Hitchcock non ha gran ritmo e si fa notare di più quando crea tensione sfruttando il silenzio. Anche le imbeccate sentimentali sono telefonate, anche se servono ad arricchire il discorso. Conclusione scialba.
MEMORABILE: La statuetta rotta; La classe del fiorista; Il vestito che richiama la macchia di sangue; L’intervista a Noiret.
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MusicheZender • 15/01/13 08:16 Capo scrivano - 48842 interventi
Una cosa Lucius: il totale delle immagini messe giornalmente deve essere tre, quindi se per un 45 decidi di mettere fronte/retro vale due, ok? Ovviamente oggi te le ho lasciate.
HomevideoZender • 16/10/13 17:59 Capo scrivano - 48842 interventi
Il Bluray della Universal (uscito al momento all'interno del cofanetto Hitchcock) è davvero superbo: la resa video (colori meravigliosi) è incredibile, il livello di dettaglio altissimo!
Extra: trailer, una bella intervista al Mereghetti d'America Leonard Maltin e (molto interessante) i due finali alternativi.