Un chien andalou - Corto (1929)

Un chien andalou
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MMJ Davinotti jr
Titolo originale: Un chien andalou
Anno: 1929
Genere: corto/mediometraggio (bianco e nero)
Note: Sceneggiato da Luis Buñuel e Salvador Dalì.

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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Un cortometraggio (circa venti minuti, a seconda dello stato di conservazione della pellicola) ingiudicabile; per l'epoca rivoluzionario, ma che oggi non può che essere visto con una certa tenerezza, nonostante la crudezza di certe immagini. Già una delle primissime, ad esempio, è tremenda: anticipata da un'inquadratura che mostra una nuvola tagliare orizzontalmente la luna, ci "delizia" con un bulbo oculare sezionato in diretta da una lametta. Una sequenza impressionante, realizzata utilizzando un occhio di mucca e diventata l'emblema stesso del film. Film che poi non ha una vera trama, è piuttosto una serie di scene ricostruite risalendo dai sogni...Leggi tutto di Luis Buñuel (il regista, al suo esordio) e Salvador Dalì (il coautore, presente come attore in una piccola parte). L'effetto è straniante e lascia in alcuni casi stupefatti, anche se è innegabile quanto resistere più di venti minuti a un simile caos irriconducibile a ciò che normalmente si intende come film non è impresa facile. Anche perché l'ovvia assenza di suoni e voci (siamo nel 1929, in piena epoca muta) non dà certo una mano, in questo senso. Assistiamo così alle folli imprese dei due "protagonisti" Pierre Batcheff e Simone Mareuil soggiacendo inerti di fronte agli sperimentalismi della coppia d'autori, che si divertono a proporre mani zeppe di formiche, palpeggiamenti arditi con sprazzi di nudo, pianoforti trascinati (la scena con Dalì) e molto altro. Ad alcune trovate eccellenti corrispondono comunque momenti di raccordo nei quali ci sarebbe forse piaciuto vedere qualche invenzione surreale in più. Resta un caposaldo del cinema "altro", a suo modo ineguagliato.

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Homesick 19/04/08 18:22 - 5737 commenti

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Manifesto del cinema surrealista, all’insegna di un linguaggio cinematografico innovativo ed estremo che riproduce fedelmente l’illogico e delirante caos visionario tipico dei sogni. Avanguardistico e scioccante, contiene diverse sequenze destinate a fare scuola nel cinema horror ed erotico, come l’occhio tagliato con il rasoio, la mano che palpeggia il seno e la mano mozzata. I sottointesi anticlericali (piuttosto evidenti nella scena del pianoforte) saranno ampiamente sviluppati nei successivi lungometraggi del regista.

Maineng 1/07/08 14:16 - 100 commenti

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Il film che ha portato Luis Buñuel ad essere conosciuto. Più che una storia, essendo privo di trama, é una serie di immagini e situazioni assolutamene surreali e fuori dal tempo (qualche ora prima; in primavera...) che vedono i protagonisti insieme o da soli nei contesti più improbabili. Mi paiono evidenti alcune cose: la rappresentazione molto particolare delle pulsioni, delle paure e dei condizionamenti umani e la costruzione di una realtà parallela che convive con quella puramente cosciente; ecco perché la chiave é prettamente onirica.
MEMORABILE: La ragazza si libera di un lui che sembra non gradire aprendo una porta e ritrovandosi su una spiaggia dove vi sono oggetti della precedente vita.

Cotola 6/07/08 15:16 - 8998 commenti

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Il primo film dell'immenso regista spagnolo Buñuel (scritto assieme al geniale artista Salvador Dalì) è una straordinaria sarabanda di immagini, caratterizzate dall'alto tasso onirico, che si susseguono tra loro senza soluzione di continuità e senza alcuna logica come se si trattasse di un sogno. Difficile se non impossibile e forse anche inutile, cercare di trovare un senso esaustivo e compiuto all'insieme. Meglio lasciarsi ammaliare, coinvolgere e travolgere dalla forza delle immagini che a tratti sono di rara bellezza.
MEMORABILE: Un uomo che con un rasoio squarcia l'occhio di una donna.

Il Gobbo 14/07/08 17:13 - 3015 commenti

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Esordio col botto e in medias res per il grande sabotatore, che subito consegna agli archivi un classico del surrealismo, una delle immagini più emblematiche del cinema tout court, e comincia una carriera lunga, irriverente e gloriosa. Il meglio è ancora di là da venire, ma la visione del chien andalou è, ancora e sempre, obbligatoria.

Deepred89 9/01/09 20:50 - 3701 commenti

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Il manifesto del cinema d'avanguardia anni 20/30. Un film (anche se si potrebbe definire cortometraggio, visti gli scarsi 15 minuti di durata) fatto di immagini, allucinanti, spesso macabre (a partire dalla celebre scena che apre il film) e comunque molto bizzarre. Molto interessante e sicuramente alla base di molti film successivi. Alcune versioni contengono un orribile ed assolutamente fuori luogo commento sonoro con trombe ed archi.

Pigro 23/02/09 10:23 - 9624 commenti

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Capolavoro del cinema muto, e non solo dello sperimentalismo. Qui non c'è soltanto una sequenza di immagini surrealiste per una provocazione artistica: c'è invece in nuce molto cinema attuale poetico e visionario. Buñuel crea un percorso pseudo-narrativo fatto di grumi drammatici intensissimi e potenti, che si rincorrono nel tempo e nello spazio in base a un delirio onirico-simbolico, lasciando sorpresi, inorriditi, stupefatti, ecc. Alcune sequenze leggendarie, altre misteriose, tutte evocative di un universo parallelo alla nostra quotidianità.

Samtam90 21/06/09 16:02 - 56 commenti

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La scena d'apertura, che invita lo spettatore ad accogliere un linguaggio nuovo, è preludio dell'innovazione formale e tematica di tutto il film: nessuna consequenzialità logica (il titolo non signfica nulla), atemporalità (didascalie che nessuna correlazione hanno con le scene) - la dinamica propria del sogno. La rappresentazione mai così esplicita di un'ossessione sessuale fa trasparire un grande pessimismo di fondo: freudianamente, società e religione (il pianoforte con i preti) impediscono all'uomo di realizzare i propri desideri. Sublime.

Capannelle 25/06/09 14:15 - 4394 commenti

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Anticipatore e allucinato. Sin troppo allucinato. Sferzante la prima immagine che è rimasta nella storia (ma anche un po' gratuita). Buñuel raffigura le pulsioni umane (eros, dominio, ribellione alle convenzioni, autodistruzione) con passaggi del tutto inconsueti per l'epoca e si presenta al pubblico. Ho visionato la versione del 1960 accompagnata da musiche di Wagner e un gradevole tango argentino. Singolare che i due protagonisti si siano entrambi suicidati, uno per overdose l'altra dandosi fuoco in pubblico. Una maledizione? Tre e mezzo.

Jandileida 25/03/10 22:14 - 1558 commenti

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In Argentina c'erano sentieri che si biforcavano, in Belgio le pipe non erano pipe ed in Spagna c'era Buñuel. Grandissimo esordio di uno dei più grandi registi del secolo scorso: il cinema muto, pur restando tale, viene superato grazie ad un sublime e rivoluzionario uso della macchina da presa. Il sogno, la realtà celata che si nasconde dietro agli occhi chiusi (che il regista in persona provvede ad aprire ad inzio film), è inquietante e nasconde un mondo tutt'altro che rassicurante ma va affrontato e raccontato. W Buñuel!
MEMORABILE: Il pianoforte clericale.

Funesto 4/09/10 21:12 - 525 commenti

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Spero mi si perdoni la mia grandissima ignoranza e che non sopporto il cinema weird. Questo corto surreale ha di certo milioni di simbolismi e metafore, ma non solo non sono riuscito a comprenderli (abbiate pazienza, sono del quinto ginnasio, non ho la preparazione adatta per analizzare un film del genere), ma m'è parso un collage insensato, per non dire stupido, di scene dettate dall'onirismo del regista. Messa così funziona, affascina, ma il valore simbolico non giustifica un mio voto alto. Ho sbagliato a valutarlo ora: tra anni lo rivedrò.
MEMORABILE: L'accecamento di una donna col rasoio a serramanico.

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Fabbiu 16/11/10 23:13 - 2133 commenti

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Massimo manifesto cinematografico del surrealismo, raccolta di immagini che colpiscono moralmente lo spettatore e che se in un certo senso riescono a farlo oggi (certo non tantissimo) figurarsi in quegli anni! Avanguardia che ha fatto storia e che oggi è al centro del citazionismo (in particolare l'occhio "limato", parodiato in ogni dove).
MEMORABILE: L'uomo avanza verso la donna trascinandosi un fardello di cose attaccate tra cui due preti!

Caesars 26/01/11 11:56 - 3773 commenti

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Parlare male di un film così famoso e a detta di molti "fondamentale" nella storia del cinema è difficile. Personalmente però lo ritengo troppo astruso e fuori dal mio modo di concepire l'arte per poterlo classificare tra ciò che mi piace. Alcune immagini sono molto forti e colpiscono ancor oggi, però siamo di fronte a 20 minuti di sperimentazione totale, senza una storia che leghi ciò che vediamo, con simbolismi che possono trovare mille (o nessuna) spiegazioni. Francamente un po' troppo per le mie, limitatissime, capacità. Non fa per me.

Pinhead80 12/07/11 11:43 - 4715 commenti

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Primo film surrealista di Buñuel che si avvale della collaborazione di Salvador Dalì. Non c'è una trama ben definita ed è presente una vaga scansione temporale degli avvenimenti. La sperimentazione totale la fa da padrona e il film è un susseguirsi di simboli indecifrabili (le formiche nella mano, gli asini putrefatti sul pianoforte etc.). Rimangono nella memoria dello spettatore 15 minuti circa di follia totale. Un film geniale.
MEMORABILE: Il celebre taglio dell'occhio.

Rebis 7/11/11 16:27 - 2331 commenti

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Seducente e arcano, l'esordio di Buñuel si è configurato negli anni sotto le esegesi più disparate come "il cubo di Rubik" della cinematografia europea. Inchioda per il suo potere eversivo e destabilizzante, la pulsione unica e sessuale a motore dell'azione, l'uso disorientante, labirintico dei cartelli temporali, gli enjambement visivi e la progressione analogica, la scatola feticcio divenuta fil rouge di certo cinema surrealista, la sfrontata mise en abyme concettuale. Domina un senso del macabro che si dibatte tra tragedia dell'umano e sua irridente, cinica consolazione. Seminale.

Nancy 23/03/12 21:35 - 774 commenti

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Il Cane andaluso ormai è storia, è difficile da pallinare. S'inizia pensando: questo occhio tagliato è senza dubbio simbolo del taglio che il regista vuole dare allo sguardo (appunto) della macchina da presa, all'inizio di una nuova avanguardia cinematografica. Ma poi le vicende si susseguono, si accumulano e non si riesce più veramente a decifrare ciò che Luis Buñuel ha immortalato. E sorge la domanda: è forse lecito tentare di decifrarlo, a codificazione dello stesso pensiero umano? Per questo, 3 pallini "politici".

Gaussiana 25/04/12 03:23 - 121 commenti

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Quando il giovane Buñuel aderì all'avanguardia del "Cinèma pur" spazzò via le precedenti opere, prevalentemente dada (Le Retour à la raison, Entr'acte, Le Ballet Mécanique..) perché non si accontentò di aggredire la struttura filmica convenzionale - e dunque borghese - violando l'unità spaziotemporale, ma puntò dritto ad aggredire lo spettatore, come una rasoiata in un occhio, con una violenza di immagini oniriche e connessioni subconscie tipiche del surrealismo, riuscendoci in pieno. Visione d'obbligo se si vuole ammirare l'arte surrealista.

Rambo90 21/09/12 18:34 - 7661 commenti

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Surrealista e bizzarro, praticamente non giudicabile dal punto di vista della narrazione (la trama è praticamente assente) ma buono per la valenza delle immagini, alcune davvero impressionanti (come il celebre occhio tagliato). Certo la visione non è semplice, il tutto è lento, poco ritmato, ma affascina ancora oggi per la libertà d'espressione che Buñuel (e Dalì) hanno dato a questo corto.

Luchi78 9/01/13 11:10 - 1521 commenti

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Come cortometraggio avrebbe un senso "artistico" anche oggi. La scelta di rappresentare un caos onirico è senza tempo e la modernità che sicuramente si è avvertita a suo tempo in certe scene oggi non scandalizza più ma soprattutto non modifica il non-significato del film. Un esperimento bizzarro, ben contestualizzato nei suoi quindici minuti di montaggio folle e originale.

Ryo 1/08/13 16:15 - 2169 commenti

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Il mio commento non aggiunge nulla di nuovo a ciò che è stato già detto e ridetto nel corso dei decenni: lavoro gradevole per chi ama il surrealismo, incomprensibile per un pubblico mainstream. Eppure a volte le idee più semplici alla fine sono quelle più convincenti, a partire dal mettere in scena una cosa banale ma toccante: tratta da un sogno di Dalì, la sequenza delle formiche che escono dalla mano è alquanto forte. Da vedere e capire, magari leggendone qualcosa, con l'aiuto di un libro. Il tutto è paragonabile a un sogno, quindi sognate.
MEMORABILE: Il rasoio che taglia un pezzo di unghia; La donna investita; La bramosia dell'uomo per i seni della donna; La scena finale con i corpi sotterrati

Victorvega 21/12/15 00:07 - 501 commenti

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Difficile ogni valutazione, con lo sguardo di oggi. Per poterci provare bisogna pensare al valore e all'importanza scaturita da un certo film che poi, per la lunghezza, film vero e proprio non è. Occorre prescindere da una trama che non c'è e dal voler ricercare un significato a una serie di immagini slegate tra di loro che senso probabilmente non ne hanno ma sono simbolo stesso del surreale. Sperimentale al cubo.
MEMORABILE: IL taglio dell'occhio; Il fotogramma con Dalì prete legato al pianoforte.

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Marcolino1 23/11/16 15:38 - 553 commenti

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L'opera onirica, atemporale, frammentata, a tratti illogica profetizza il cinema che verrà con l'occhio tagliato che è anche dello spettatore in overdose mediatica con la cura Ludovico kubrickiana. C'è poi la mano tagliata incipit dello squartatore fulciano, lo sdoppiamento dell'io e l'anticlericalismo, gli amanti di sabbia balneari-decadenti, l'eros osè con lui zombi, il feticismo pubico, la farfalla testa di morto del silenzio degli innocenti, e infine le immagini sovrapposte, i filtri, gli insetti che plasmano sulla pellicola i quadri di Dalì.
MEMORABILE: Il protagonista traina con le corde un asino e un bue squartati su un pianoforte e due sacerdoti, simboli del retaggio educativo-religioso.

Minitina80 19/02/17 09:49 - 2976 commenti

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Difficile trovare lo stato d’animo e la presunzione per commentare un lavoro di artisti del calibro di Luis Buñuel e Salvador Dalì. In pochi minuti di celluloide sono in grado di racchiudere immagini e sequenze cariche di significato, anche se in realtà non esiste una trama, almeno non in senso convenzionale. Forse è proprio il convenzionale che più pregiudica la visione, ma essendo gli stessi autori lontani dagli stereotipi, il meno che si possa fare è cercare di capire cosa essi abbiamo voluto trasmetterci, scardinando qualche paletto.

Pessoa 27/07/17 23:19 - 2476 commenti

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Il primo (e forse per certi versi anche il più riuscito) tentativo di far entrare la poetica surrealista nella scatola magica del cinema non poteva non portare la firma di Dalì e Buñuel, due icone della realtà deformata, analizzata, investigata con gli occhi del sogno. Buñuel mette in scena Eros e Thanatos fornendo una tela di celluloide ai deliri istrionici di Dalì, che amava sperimentare sulle immagini in movimento. Un'opera d'arte difficile da giudicare solo come un film, benché abbia aperto molte strade al cinema successivo. Fondamentale!

Magi94 11/09/17 13:32 - 944 commenti

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Difficile valutare un'opera del genere. Importantissima certamente, come è certamente difficile da vedere nonostante la breve durata. Molto meglio, forse, estrapolarne i momenti migliori, che a mio parere sono anche quelli che riescono a coniugare surrealismo e messaggio degli autori: il taglio dell'occhio, la putrefazione durante lo scatto sessuale, la mano da cui escono formiche che ancora oggi fa effetto. Gli altri momenti sono forse più deboli, probabilmente perché non riesco ad afferrare il contenuto nascosto tra le immagini folli.

Myvincent 13/09/17 21:59 - 3722 commenti

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Da due distinti sogni vissuti dallo stesso Buñuel e dall'allora amico fraterno Salvador Dalì, con il contributo economico materno, il film-manifesto del movimento surrealista che già al suo esordio impressionò intellettuali del calibro di Cocteau e Le Courbisier. Inutile provare a interpretare e a decifrare la sequenza di scene che, appannaggio degli strati più subcoscienti della mente, va solo vissuta. Buñuel compare nelle sequenze iniziali mentre Dalì fugacemente nei panni di un prete, sostituito in quella successiva.
MEMORABILE: Anticipatore del genere horror per la celebre scena della lama e dell'occhio, oramai passata alla storia del cinema.

Ultimo 26/09/17 09:29 - 1652 commenti

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Cortometraggio di Buñuel difficile da decifrare, con una trama praticamente inesistente, ma non per questo non riuscito. Già la prima scena è di quelle che non si dimenticano (il famoso taglio dell'occhio...) e la pellicola, di fatto, deve essere interpretata attraverso gli sguardi e i movimenti dei protagonisti. Nulla pare avere un senso e proprio per questo le interpretazioni di quest'opera surrealista possono essere molteplici. Ne consiglio la visione.

Raremirko 28/01/19 21:54 - 577 commenti

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Cult assoluto, a prova di ri-visioni, non convenzionalmente bello, che vale più per i contenuti che per altro. Scene celeberrime (il rasoio, su tutte), lo stesso Buñuel che recita, simbologie in gran numero e, novità assoluta, il mezzo filmico usato per esporre contenuti onirici, irrazionali, surreali. Non sempre Buñuel sarà così innovativo/coinvolgente, ma il suo nome è comunque ormai impresso nell'immaginario. Il titolo pare sia una critica a García Lorca...
MEMORABILE: Il rasoio che taglia l'occhio, ovviamente.

Lebannen9_ 21/09/19 14:40 - 40 commenti

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Debutto di Buñuel nel cinema surrealista, con l'aiuto dell'amico Dalí. Il cortometraggio lascia intendere, senza troppe difficoltà, perché il regista sia considerato uno dei grandi "provocatori". Notevole dal punto di vista tecnico (per l'epoca), con scene oramai icone del cinema. A distanza di 90 anni, la fruibilità del contenuto rimane però criptica senza un adeguato commento alla visione. La colonna sonora accompagna bene l'atmosfera onirica.
MEMORABILE: La mano con le formiche.

Paulaster 10/01/20 10:03 - 4375 commenti

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Relazione tra uomo e donna tra realtà e immaginario. Immagini che non seguono un filo conduttore o temporale per inscenare momenti di coppia degni di una seduta psichiatrica. Contenuti che spaziano dai desideri inconsci alle metafore, con scene di grande impatto visivo (specie per l’epoca). Il cinema orrorifico e lo stile di Lynch gli sembrano debitori. Unico neo è la mancanza di una sottotrama che leghi i due.
MEMORABILE: I cartelli temporali senza senso; I pianoforti tirati a mano; Senza labbra; Sepolti nella sabbia.

B. Legnani 15/02/21 22:56 - 5519 commenti

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Può un quadro di Dalí piacere anche se non lo si capisce? Certo! Due? Pure! Possono quadri di Dalí reggere una ventina di minuti, con la smaccata consapevolezza che l'osservatore non potrà capirli tutti? Non più. Opera celebre, seminale, con momenti interessanti (l'occhio reciso, le formiche, il traino con tanto di religiosi), ma più spesso astrusi e incomprensibili. Siamo certi che i due non si siano poi divertiti a leggere le fantasiose ipotesi pisicoanalitiche che vennero esposte per spiegare immagini che erano semplicemente caotiche, messe lì solo per "vedere l'effetto che fa?".

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Aco 17/12/21 23:31 - 213 commenti

I gusti di Aco

A livello narrativo Buñuel e Dalì hanno accostato due tecniche surrealiste: l'accumulazione di materiali onirici personali e la loro organizzazione secondo criteri freudiani. Il racconto va interpretato utilizzando una chiave di lettura psicanalitica a partire proprio dal prologo (nuvola/luna, uomo/occhio). Viene utilizzata una tecnica cinematografica corretta per mostrare contenuti disturbanti e provocare uno shock nello spettatore. Nel film ogni azione ha un richiamo esplicitamente sessuale e il rapporto uomo-donna viene interpretato in chiave sado-masochistica.
MEMORABILE: I ricci sotto le ascelle della donna.
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  • Discussione Funesto • 9/09/10 01:45
    Fotocopista - 1415 interventi
    Pigro ebbe a dire:
    1. tu usi la parola "weird". Questo è molto significativo, perché una parola straniera non è mai semplice traduzione di una parola italiana, ma trascina sempre con sé un connotato semantico più ampio. Quindi "weird" non si limita a tradurre "bizzarro" o "strano", ma indica un intero senso della bizzarria, che è quello maturato negli ultimi decenni. Insomma, potremmo dire che è una categoria estetica profondamente legata all'epoca in cui si è "rappresa" in quel termine. Bene, questo è il primo spunto di riflessione che ti lancio: stai usando una categoria di un'epoca per definire un'opera di un'epoca precedente. Come se tu provassi ad applicare la categoria del "romantico" a una poesia del 600 o del "barocco" a un quadro del 400. Ovvio che questo si possa fare, ma semmai come provocazione oppure per far intuire le radici di qualcosa che sarebbe venuto dopo, ma non si dovrebbe usare per giudicare un'opera precedente quella categoria. All'epoca di Buñuel il concetto di "weird" non esisteva, e anche di questo occorre tener conto.

    Bello spunto. Ma trovo naturale che qualcuno, valutando quest'opera, ragioni con la testa di uno del 2000; forse sbaglia, ma ci vuole anche una certa cultura per immedesimarsi in uno spettatore dell'epoca del surrealismo.

    2. il "senso complessivo". Che significato ha per te il termine "senso"? Capisco il significato che tu gli dai, ma qual è quello più "vero"? "Senso" è legato alla percezione, a ciò che è "sensibile", cioè ciò che si vede o si ode o si tocca ecc. Da qui, passa poi il significato di "senso" come di "logica". Ma è un passo molto lungo. Io a questa domanda che fai rispondo che sì, il "senso complessivo" c'è, ed è proprio un "deragliamento dei sensi", che esalta il senso in opposizione alla logica. Perché, mentre la logica è astrazione, il senso è concretezza. E dunque, "Un chien andalou" ci parla in maniera molto concreta (esaltando al massimo il nostro senso principe, la vista: e l'occhio tagliato non è un caso!) dell'esperienza di "deragliamento dei sensi" più sconvolgente di cui chiunque può fare esperienza: il sogno. Al quale, al risveglio, cerchiamo, inutilmente, di trovare una logica trasformando pure visioni in narrazione: ci hai mai fatto caso? Ecco, allora, il "senso complessivo" di questo film: sta nel porci di fronte alla parte più misteriosa e irrisolta di cui siamo fatti, il sogno.

    Senso sta per "significato", per "il messaggio che vorrebbe trasmettere", appunto.
    Se per senso si intende il "deragliamento dei sensi" allora direi che si tratta di un circolo vizioso definire così il senso del cortometraggio in questione. Sarebbe un trip allucinogeno, onirico, eppure ripeto, prendendomi (e standomi zitto) le critiche di tutti sul fatto che dico che chiunque potrebbe raccogliere delle scene e collegarle a mo' di delirio: saremmo tutti artisti del surrealismo!
    Mi scuso per il mio pressapochismo e per la mia grossolanità nei confronti della profondità dei tuoi spunti di riflessione, ma io è proprio così che vedo le cose e sono proprio questi i punti che mi hanno fatto dare una palla e mezzo ad Un Chien Andalou.

    3. non è esatto dire che tutte le opere surrealiste hanno un messaggio da comunicare. Diciamo che hanno un'urgenza da esprimere. Semmai è il simbolismo a voler agganciare a ogni forma un significato. Il surrealismo tende piuttosto a quel deragliamento dei sensi di cui parlavo. E poi, eviterei di generalizzare. E' vero che questo film nasce dall'ambiente surrealista, ma è opera di un autore preciso, e io preferisco giudicare le opere a partire dall'autore e non da manifesti collettivi o scuole. Quindi, più che un film surrealista, questo è un film di Buñuel. E forse, proprio inserendo quest'opera nel continuum delle opere di Buñuel, si capisce molto meglio quale sia il mondo onirico-visionario del regista.

    Siamo comunque al punto di partenza. Lo stile usato da questo regista non mi piace perchè è troppo astratto e personale, e non posso averne una colpa, semmai non ho una motivazione valida per dire che non mi piace ma non posso comunque farci nulla.
    Purtroppo, abituato coi gialli dove tutto torna (salvo sceneggiature scritte coi piedi), sono di mentalità chiusa verso lo stile che prediligo, ma solo gli spettatori più curiosi e interessati amano il cinema weird: un qualunque spettatore medio o un non appassionato di cinema troverebbe tale cinema delirante, certamente ancor prima di trovargli un senso, o anzi, un senso non vogliono trovarglielo perchè reputano il tutto un delirio. Non è roba per bocche buone, in sunto.
    Ultima modifica: 9/09/10 01:48 da Funesto
  • Discussione Harrys • 9/09/10 14:18
    Fotocopista - 649 interventi
    Funesto ebbe a dire:

    Senso sta per "significato", per "il messaggio che vorrebbe trasmettere", appunto.
    Se per senso si intende il "deragliamento dei sensi" allora direi che si tratta di un circolo vizioso definire così il senso del cortometraggio in questione. Sarebbe un trip allucinogeno, onirico, eppure ripeto, prendendomi (e standomi zitto) le critiche di tutti sul fatto che dico che chiunque potrebbe raccogliere delle scene e collegarle a mo' di delirio: saremmo tutti artisti del surrealismo!


    La contestualizzazione è d'obbligo. Seppur di non facilissima "attuazione" critica, bisogna ricordarsi che stiamo parlando del 1929... ma forse qualcuno l'ha già sottolineato.
  • Discussione Magnetti • 9/09/10 15:25
    Call center Davinotti - 210 interventi
    Questa interessante discussione mi ha fatto venire in mente un passaggio del film Il postino... Neruda/Noiret si rivolge a Mario/Troisi, che gli aveva chiesto di spiegare una poesia che evidentemente non capiva, e gli dice "Non saprei spiegare la mia poesia con parole diverse da quelle che ho scritto. Quando la spieghi la poesia diventa banale, meglio di ogni spiegazione è l'esperienza diretta delle emozioni che può svelare la poesia a un animo predisposto a comprenderla".

    Penso che il concetto valga anche per il cinema.
    Ultima modifica: 10/09/10 09:20 da Magnetti
  • Discussione Funesto • 9/09/10 20:08
    Fotocopista - 1415 interventi
    Magnetti ebbe a dire:
    Questa interessante discussione mi ha fatto venire in mente un passaggio del film Il postino... Neruda/Poiret si rivolge a Mario/Troisi, che gli aveva chiesto di spiegare una poesia che evidentemente non capiva, e gli dice "Non saprei spiegare la mia poesia con parole diverse da quelle che ho scritto. Quando la spieghi la poesia diventa banale, meglio di ogni spiegazione è l'esperienza diretta delle emozioni che può svelare la poesia a un animo predisposto a comprenderla".

    Penso che il concetto valga anche per il cinema.


    Insomma, la forma supera la sostanza? Sì, l'ho detto nel mio commento che preso per quel che è Un Chien Andalou affascina.
    Dire però che il suo significato è "banale" come dice Poiret riguardo alla sua poesia mi pare sbagliato. Banale il significato del cane andaluso? Sarebbe banale se, come dice Pigro e come inizio a pensare io, il significato stesso è proprio l'ASSENZA di significato; ma allora questi spunti di riflessione non fanno che confermare da parte mia il brutto voto al corto, perchè io sono insofferente (soggettivo) nei confronti del weird senza significato.
  • Discussione Magnetti • 10/09/10 09:30
    Call center Davinotti - 210 interventi
    Il significato della frase presa da Il postino è che è tuo sacrosanto diritto dare un giudizio negativo dell'opera, e che il cercare di fartela apprezzare spiegandotela è un modo per renderla banale.

    Io ho sempre trovato questo concetto utile per scrivere le mie impressioni sui film in questo sito.
  • Homevideo Rebis • 7/11/11 16:19
    Compilatore d’emergenza - 4419 interventi
    Io ho comprato con pochi soldini l'edizione Enjoy Movies che contiene Un chien andalou e L'age d'or. La qualità video del primo è stupefacente e dai raffronti che ho trovato in rete (fatti dal nostro impeccabile Noir) persino superiore a quella Raro Video. L'age d'or è comunque soddisfacente pur avendo i sottotitoli impressi su dei cartelli neri alla base dell'immagine (ma non è un film molto parlato). Pare inoltre che la traduzione dei dialoghi non sia del tutto attendibile.

    Per maggiori info:
    http://www.dvdessential.it/forum/viewtopic.php?f=9&t=33167
    Ultima modifica: 7/11/11 16:22 da Rebis
  • Homevideo Xtron • 12/11/17 23:14
    Servizio caffè - 2147 interventi
    Uscito nel cofanetto Rarovideo "Luis Bunuel - L'occhio tagliato: La ferita del cinema"

    Nel cofanetto sono presenti anche:
    - L'age d'or
    - Las Hurdes terra senza pane (cortometraggio)

    Durata 15:52
    Audio francese
    Sottotitoli in italiano e inglese
    Video interlacciato
    Booklet bilingue
    Extra: interviste a Paolo Bertetto, intervento di Enrico Ghezzi
    Ultima modifica: 13/11/17 08:10 da Zender
  • Discussione Raremirko • 25/01/19 21:58
    Call center Davinotti - 3862 interventi
    Cult assoluto, un film, a detta stessa degli autori, non bello, che vale più per contenuti che per altro.

    Scene celeberrime (il rasoio, su tutte), lo stesso Bunuel che recita, simbologie a manetta e, novità assoluta, il mezzo filmico usato per esporre contenuti onirici, irrazionali, surreali.

    Non sempre Bunuel sarà così innovativo/coinvolgente, ma il suo nome è comunque ormai impresso nell'immaginario.

    Il titolo, a quanto ho capito, pare essere una critica a Garcia Lorca...
  • Curiosità B. Legnani • 16/02/21 09:25
    Pianificazione e progetti - 14940 interventi
    L'attrice protagonista, Simone Mareuil, si sposò con Philippe Hersent, attore francese attivissimo nel cinema italiano nella seconda parte della sua carriera. Ella si suicidò poco prima del divorzio.
  • Homevideo Etienne • 28/06/23 08:19
    Galoppino - 195 interventi
    Di questo film esiste un'edizione italiana in DVD, distribuita da DNA Srl: UN CHIEN ANDALOU (1929) + L'AGE D’OR (1930) + LIMITE (1931) - Special Edition (3 Film su un unico Dvd).
    (Regia: Luis Buñuel, Mário Peixoto)
    I film sono muti (con accompagnamento musicale stereo)  e sottotitoli in italiano (forced) sui cartelli in originale.
    Rapporto schermo: 1.33:1 (Riadattato in formato 16/9 Pillarbox)
    I film sono stati rieditati con il contributo dello studioso di storia del cinema Riccardo Cusin. Questa versione è disponibile anche in streaming su alcune piattaforme.

    https://youtu.be/kkNGELtovWo