Gruppo di attivisti della domenica se ne parte per il Perù con l'obiettivo di sensibilizzare la rete - filmando in streaming - sul problema del disboscamento dell'Amazzonia e conseguente cacciata degli indigeni. La protagonista (Izzo), con loro più che altro perché attratta dal leader del gruppo, decide d'imbarcarsi nella missione nonostante i rischi. Una prima parte attendista si risolve con un'apparente vittoria: spaventati dalla minaccia di screditamento globale dopo aver visto i videotelefonini accesi i disboscatori recedono. I problemi nascono al ritorno, quando l'aereo dei nostri eroi precipita in piena giungla a due passi da una tribù di cannibali:...Leggi tutto giusto il tempo di uscire malconci dalla carcassa del velivolo che arrivano le prime frecce letali; da lì il trasferimento al villaggio di cacciatori di teste dove cominciano gli orrori. Niente di non già ampiamente sperimentato dai padri (tutti italiani) del genere, i quali però, lontani dalle semplificazioni americane, un po' di storia intorno alla cattura la imbastivano. Anche senza dover citare l'inarrivabile classico di Deodato, il genere si sforzava di giustificare meglio l'incontro con i selvaggi sanguinari, sapeva far montare la tensione progressivamente, senza limitarsi a imbandire la tavola per gli immancabili banchetti. Che qui peraltro deludono: se si esclude il primo, unico in cui davvero la premiata ditta Nicotero & Berger si scatena tra sbulbamenti, lingue strappate e mutilazioni, il resto è poca cosa: smembramenti in lontananza, una gola squarciata... Lenzi e Deodato avevan saputo essere molto più feroci e “autentici”, ricamando meglio anche in regia. Qui il tutto sa di posticcio, senza che Roth prenda mai una posizione netta, indeciso tra la cupa seriosità e la facezia: come altro definire altrimenti l'utilizzo di una trovata tipicamente da commedia come l'assunzione involontaria di droghe da parte dei cannibali, cibatisi di un fresco cadavere in cui i superstiti ingabbiati hanno infilato non visti un sacchetto d'erba? Un intero villaggio preda di risate convulse come nella più vetusta delle gag con torta alla marijuana... Fortunatamente Roth sa come non stancare troppo chi guarda, ma la mancanza di forti invenzioni caratterizzanti si sente e la macabra avventura fluisce piuttosto anonima, col gruppo in gabbia a strillare e i cannibali fuori a osservare, a blaterare qualcosa di incomprensibile di tanto in tanto e a mostrare i volti pittati in primo piano (in due o tre, gli altri sono semplicemente rossi da capo a piedi). L'anacronistica passione dei selvaggi, che ai tempi si cercava di contestualizzare in modo da poter essere resa vagamente credibile, qui sembra quasi norma, senza che mai colpisca davvero per la sua mostruosità. E' forse vedendo il film di Roth che meglio si può apprezzare il lavoro dei nostri valenti artigiani d'un tempo: erano lavori semplici ma capaci di sprigionare una carica "eversiva" che questo imbellettato omaggio proprio non possiede. E se dal buio e i freddi interni di HOSTEL Roth ricavava un mondo agghiacciante e visivamente suggestivo, l'estrema solarità di GREEN INFERNO evidenzia al contrario i limiti di una produzione non certo ricchissima, dalla fotografia scialba al cast modesto, cui si assegnano dialoghi del tutto inconsistenti. Debole la colonna sonora, suggestiva come sempre l'ambientazione, finale spiazzante che lascia il tempo che trova.
In buona sostanza un remake oversize di Hostel: Slovacchia vs Amazzonia, il teen movie che sobilla il sadismo, la macelleria-tsunami che si abbatte sullo spettatore, l'azzeramento della dialettica vittima/carnefice, i repentini cambi di registro che rinfocolano il disagio. In più, la fascinazione per il cannibalico nostrano - omaggiato, riverito, magnificato in sequenze di stordente forza cromatica - in meno, la capacità di chiudere il racconto in modo coerente - due o tre sottofinali, uno meno convincente dell'altro. Il "survival" comunque carbura e lo splatter di Nicotero e Berger è maestoso.
MEMORABILE: L'ingresso nel villaggio in un marasma color porpora.
Film che parte male, poi sembra diventare un ottimo splatter e invece ritorna a perdersi dopo un po' in sciocchezze fuori luogo e una trovata di sceneggiatura risolutrice alquanto debole. Una caduta di stile per Eli Roth, che fece bene con suoi "Hostelli" sia dal punto narrativo che di effetti speciali. L'unica cosa che si salva del film è infatti la parte sanguinolenta, condita da una violenza rara. Se voleva essere un omaggio ai cannibal-movie italiani, c'è troppo poco cinismo nell'atmosfera.
MEMORABILE: La caduta dell'aereo; Il primo pasto dei cannibali; Gli indigeni sballati e la fame chimica.
Ecco finalmente l'atteso tributo ai cannibal-movies nostrani a opera di Roth. Più dalle parti di Cannibal ferox e Nudo e selvaggio che da quelle di Cannibal holocaust, il film è comunque una summa di tutto il nostro cinemabis cannibalico; Roth gira bene (nonostante una prima parte come sempre tirata un po' per le lunghe), non mancano tensione e azione, trucco e costumi della tribù sono di sicuro effetto mentre gore e sadismo abbondano; presenti anche tocchi grotteschi e il tratteggio dei personaggi è impietoso. L'operazione nostalgia può dirsi riuscita...
MEMORABILE: Lo smembramento della prima vittima; Gli indios drogati e la "fame chimica".
Aggiornamento del genere cannibal sicuramente splatter ma meno spietato dei suoi predecessori. Ben fatti sono gli indigeni dai corpi dipinti di rosso e soprattutto la loro sacerdotessa, ma il tipo di colore non c'entra niente con i nativi americani selvaggi e incontaminati. Alcune sequenze sono ottime, specie quella della prima vittima dei cannibali. I risvolti della trama non sono tanto convincenti. Molte citazioni ai vecchi cannibalici italiani, come la protagonista dal corpo dipinto che dovrebbe omaggiare Ursula Andress.
Il muovergli l'accusa d'essere rabberciato costituisce il preludio a un travisamento totale. E' sì un'opera sgangherata (fotografia da soap, dialoghi didascalici, colonna anonima), ma esclusivamente in funzione di quello che rappresenta: un omaggio spassionato nel nome della frivolezza auto-referenziale (che poi è la carriera di Roth). Il solo fatto d'esser riusciti a proporre nei multisala un'opera del genere, vuoi per piaggeria, vuoi per dinamiche "arty", è un traguardo appagante almeno quanto le logiche del contrappasso che subiscono uno a uno i personaggi in un ganglio di umanità disarmante.
Proprio vero che quando si attende troppo una cosa, raramente questa si rivela all'altezza delle aspettative. Nel suo omaggio al cinema cannibalico made in Italy, Roth mostra un sicuro e genuino amore verso i capostipiti, ma fatica a trovare la quadratura. Nell'odissea di un gruppo di stupidotti male assortiti, mancano sia la ferocia weird di Cannibal ferox che la misoginia documentaristica di Deodato. Il tutto si risolve in un horror che ha qualche buon momento ma si perde in un'ironia spesso fuori luogo e in uno svolgimento che non trova una sua strada.
Dopo due anni di Festival arriva nelle sale questo sentito omaggio di Roth al nostro genere cannibalico. Prendi un gruppetto di ragazzotti yankee con la manfrina ecologista e li getti nel pentolone di una fantomatica tribù amazzonica con molto appetito: cosciotto di americano e budella son serviti! Qualche scena di troppo e un finale da gettare non scalfiscono troppo un efficace spettacolo splatter nella seconda parte che, a questo punto, sarebbe stato bene enfatizzare ancor più di quanto non sia stato fatto. Dialoghi e attori mediocri.
Per i fan dei vecchi cannibal c'è poco da stare allegri: violenza estrema e scorrettezze lasciano il posto alla tipica schiera di bellocci (qui in versione ispanica e di sinistra, anche se il più bastardo cerca di fare il verso al John Morghen di Cannibal Ferox) alle prese con indigeni capeggiati dalla gemella di Jack Sparrow. Splatter ridotto a un paio di sequenze, nessuna scena di nudo, un buon ritmo e una discreta protagonista che stacca di netto il resto del cast. La confezione da straight-to-video fa rimpiangere quella degli Hostel.
MEMORABILE: Le magliette alla Che Guevara nel finale.
La bravura di un regista sta anche nel valorizzare il budget a disposizione, ma in questo caso - seppur con mezzi modesti e nonostante l'aiuto del celebre duo Nicotero/Berger - il nostro fa emergere tutti i limiti tecnici del caso. Certo la sceneggiatura non aiuta, per colpa di dialoghi banali e un registro sempre indeciso fra il serio e l'ironico (terribili le scene "comiche" da commediaccia italiana di serie z). Pochissimo cannibal (giusto una scena bella intensa), moltissimo adventure. Non dissimile da molti prodotti americani horror "straight to" con attori bellocci.
Eli Roth non è mai stato alla pari dei suoi maestri e questo è risaputo, comunque ci si aspetta un certo livello di ironia dalle sue opere. Non è purtroppo questo il caso di The Green Inferno, che né ricorda i cannibal movies italici né funziona sul lato demenziale come i suoi film passati; sarà che raccogliere le eredità è sempre difficile, ma il film è davvero mediocre: i personaggi e i dialoghi sono ridicoli, le ambientazioni e il trucco posticci, l'umorismo infantile. Dovrebbero mettere il divieto per chi ha più di 18 anni, non meno.
MEMORABILE: In negativo: gli indios strafatti, la tarantola, il giaguaro, l'attacco delle formiche in CGI; In positivo: la conciatura e cottura del ciccione.
Fasullo fin dall'inizio (gli attori con faccia da sitcom non aiutano), come autenticità non migliorerà neanche quando i cannibali daranno il "meglio" di loro, purtroppo a spizzichi, ma almeno a bei bocconi (non male la ricetta sul momento: pasticcio di occhi e lingua con spezzatino di arti e capoccione da cuocere a parte). Comunque, se la prima metà risulta noiosa e banale, la seconda è vivacizzata dalla tribù di rosso dipinta, che se non altro tratta gli allegri idioti come bestiame da macellare, a parte una. Si può anche vedere, ma resta deludente, seppur qua e là si sorrida persino.
MEMORABILE: Freccia nel collo alla ragazza "Ferma, che te la tolgo così respiri". Peccato che le arrivi un freccione in testa; In giungla e in gabbia cerca campo.
Si inizia con una prima parte esornativa, noiosa ed ininfluente che avrebbe potuto chiudersi con la metà del minutaggio (e invece bisogna beccarsi ben 40 minuti). Poi il film parte ed è subito una (semi strage) che non
manca di qualche momento di ridicolo involontario. Successivamente inizia la vera mattanza che farà felici gli amanti del genere e degli eccessi splatterosi. Ma non c'è, a mio avviso, un solo momento di pathos. E poi ci sono troppi finali. Si salva dal disastro grazie a qualche bello sprazzo visivo (l'arrivo al "campo" degli indigeni) e ad un tasso di cattiveria non male.
Il film ha le connotazioni di un blockbuster teen horror; niente di più che puro intrattenimento. Non è inguardabile, ma molto superficiale nella sostanza. Non c'è tensione né coinvolgimento, quasi tutti i personaggi sono pressoché inutili e anche le poche scene splatter benché simpatiche non lasciano il segno. Tuttavia la storia ha un suo perché e una volta preso il via si lascia seguire senza fatica sino alla fine. Né bello né brutto; un filmetto passatempo.
Alla fine si ringrazia Ruggerone cui si deve moltissimo, ma dal quale poco si è appreso. Sembra quasi una versione da teen-ager dell'Ultimo mondo cannibale con i limiti dovuti ad attori non brillantissimi. I cannibali gozzovigliano ma senza appeal e il gore è assolutamente assente; torture che potresti trovare in qualche closed group di Facebook meglio orchestrate e un contro-finale da far rabbrividire. Eli, che ci aveva illuso col marcio ostello, cede al verde della natura e del dio dollaro. Poca cosa.
Com’era verde il mio infernaccio tutto schiave bianchenude e selvagge ed escursionisti in ricerca/difesa del veromangiati vivi. Il revival-giubileo del cannibal, possiamo dirlo, è tutto un magna-magna. Il cinema, autocannibale, inghiotte newbies, parvenu e cultori di tutto un glorioso filone. Gli è però che pur maturando anche egregiamente tecnicismi e ritmo da Eclectribe, e pur arrotando e ricontestualizzando uno humour che rispetto a prove future resta ancora alla grande fagiolata che da Cicero porta a Parenti, l’opera ha la pecca, gravissima, di non lasciare ciccia ove affondare i canini.
Film mediocre che delude dopo i due anni di attesa per la sua uscita. Eli Roth toppa clamorosamente mettendo in piedi un'opera che più che spaventare provoca grasse risate, con scene splatter non all'altezza e anche piuttosto contenute nel gore. Il livello di recitazione è da Z-movie e i dialoghi sono a tratti senza senso. Bellissima l'ambientazione selvaggia e ben scelta la tribù di indigeni, unici due motivi per cui il film non è da considerarsi proprio tremendo.
MEMORABILE: Gli indigeni fatti d'erba dopo aver arrostito una ragazza.
Gruppo di ecologisti della domenica alle prese con una tribù di cannibali; interessante per chi vuole apprendere rudimenti di cucina alternativa, il film di Roth è più intrigante di una puntata di Masterchef e vista l’insipienza dei protagonisti “civili” viene voglia di fare il tifo per i cannibali. Certo che le disgrazie dei nostri eroi vengono filmate dal regista senza un minimo di pathos e con partecipazione emotiva e senso della tensione vicine allo zero. Il film è una banale rilettura acritica delle pellicole di genere. Scarso.
Il simpatico Eli non mi è mai dispiaciuto, forse per quella sorta di “estetica della vaccata” che non gli fa mai difetto. Mi allineo moderatamente anche stavolta, dove il nostro non tenta il remake di un solo film bensì di un sottogenere intero: lo rende yankee e rubicondo, ne fa uso social ed ecologico. Di Deodato o Lenzi si vedono però solo le vesti, visto che l’atmosfera malsana sembra mondata con l’acquaragia e lo splatter, a parte il primo omicidio, delude chi attendeva la spremuta di sangue. Tantissima passione ma quanto a ciccia...
Sono rimasto un po' deluso: speravo che Eli Roth spingesse un po' di più sul gore, dato che il contesto era perfetto per tale genere. invece, a parte una scena piuttosto splatter, si rimane un po' con l'amaro in bocca. Aggiungiamo poi che effetti speciali risibili (le formiche e lo schianto aereo) e personaggi tediosi fanno sì che la delusione sia grande. Peccato perché i presupposti per un buon film c'erano tutti. Un aspetto positivo c'è: le splendide ambientazioni.
MEMORABILE: Una delle ragazze ha un forte attacco di diarrea...
Son passati 40 anni dai tempi di Cannibal ferox, prodotto allora decoroso (non al pari di Schiave bianche, altro lavoro omaggiato dal regista) ma che oggi non ha alcun senso rifare. Roth cita a destra e sinistra (il titolo del finto documentario di Cannibal holocaust usato come titolo) ma quello che realizza è un anacronistico, noioso e spiazzante lavoro copia/incolla, talvolta involontariamente comico dove vorrebbe scioccare (l'unica scena splatter con eye-violence, la defecazione rumorosa e la masturbazione inattesa). Film realizzato con tanti euro.
MEMORABILE: L'incidente aereo, estremamente realistico con il vomito galleggiante!
Un lavoro che cerca riscontri in pellicole del passato ma che evidenzia una notevole carenza di costruzione. L'efferetazza appare solo immaginata, udendo le grida dei prigionieri, il resto è fuffa che deluderà anche gli amanti del genere. Forse l'unico punto di forza è l'evidenza con cui si mostra come certi gruppi pseudo ambientalisti siano foraggiati e non veri idealisti. Per il resto deludente.
Ormai è chiaro che Roth con i suoi film punta più a disgustare gli spettatori piuttosto che spaventarli. E se GI è l'ennesimo omaggio al cinema di Deodato non si può fare a meno di notare come il livello sia sceso di molto rispetto a pellicole come Hostel o Cabin fever. Con una verosimiglianza pari allo zero e un cast di attori veramente imbarazzante si rasenta spesso il comico involontario e, anche se alcune scene funzionano, rimangono espressioni estemporanee di un genere che non cattura più come negli anni passati. Finale inaccettabile.
Impossibile non fare un paragone con il cinema di genere cannibalico a cui si ispira. Il confronto però è impari visto il deludente risultato di quest'opera, totalmente priva d'anima. I protagonisti ci vengono presentati come dei babbei pronti a essere divorati non tanto dai cannibali dell'Amazzonia ma dalla loro stessa stoltezza. Le scene cruente che dovrebbero far impazzire qualsiasi amante del genere sono accennate e mal rese dagli effetti speciali. Più che un omaggio a un certo film di genere abbiamo un pessimo copia e incolla.
Omaggio ai classici cannibal-movie italici degli anni '70-'80, questo ennesimo splatterone di Roth, pur essendo sciocco e pieno di violenza fine a se stessa (come al solito, visto il regista), è se non altro divertente e conta almeno un paio di sequenze brutali che non si scordano. La critica al "buonismo" ipocrita di certi idealisti funziona, sebbene sia superficiale e un po' gentista. Imperdonabile l'assenza di nudi integrali, ancora più ipocrita dei protagonisti del film. Per il resto ci sono begli effetti gore e qualche trashata. Potabile.
MEMORABILE: Il primo delitto da parte della tribù cannibale, davvero feroce.
Per quanto Roth smussi qualche spigolo rispetto all'originale, per quanto conceda uno spiraglio di luce, restano appiccicati agli occhi il verde della natura e il rosso del sangue: una sorta di rappresentazione stilistica della vita e della morte. Un film dal ritmo serratissimo, cinico, più preoccupato a generare personaggi che persone, abbacinato da una messa in scena splendida e impreziosito da una violenza feroce e grottesca. Maestosa la colonna sonora di Manuel Riveiro.
Roth omaggia le pellicole storiche sul cannibalismo con un prodotto riuscito a metà. Se la seconda parte offre la giusta mattanza, supportata da ottimi effetti speciali a opera di Nicotero, dall'altra la prima parte è troppo prolissa nello spiegare la situazione e ruba tempo prezioso a quello che volevamo vedere, ovvero il sangue e le frattaglie. Se il finale dividerà gli spettatori, la parte splatter di certo la metterà daccordo, anche se non mancano quelle situazioni inverosimili tipiche dei film di Roth, come la masturbazione.
MEMORABILE: L'attacco di diarrea; La tortura con le formiche.
Un gruppo di giovani ambientalisti viene catturato da una tribù di cannibali in Perù. Ispirato a Cannibal Holocaust di Deodato (e ai cannibal movies in generale) "The green inferno" è un film mediocre, che coinvolge pochissimo e annoia molto (soprattutto nella prima parte). Gli ottimi effetti speciali non bastano. Eli Roth dopo Hostel non riesce proprio a far decollare la sua carriera da regista.
Un filone dimenticato tenta di essere ricordato, cogliendo le fonti d’ispirazione d’altri tempi. Una discreta cura nella confezione c’è, quello che manca è il fondamento del genere, sicuramente difficile da replicare. Parlare di cannibali evitando zombi & affini, è stata la sfida controversa di alcuni registi tra i 70s e gli 80s. Lo spirito oltraggioso e “iperviolento” di quelle pellicole è del tutto assente e, a parte qualche frangente in cui le masse accerchiano i malcapitati, non c’è ombra del vero “cannibal movie”. Fatto con passione e cura, ma “l’inferno verde” è un altro film.
MEMORABILE: L'accerchiamento ai ragazzi prigionieri.
Pallida imitazione dei film cannibalici italiani. Manca tensione e Roth non osa veramente nel gore che risulta gratuito e poco disturbante ed efficace. La trama poi è un'accozzaglia di luoghi comuni (l'intellettuale che si finge tale su tutti, visto e rivisto), temi sfruttati malissimo, moralismo e tanta noia. Il film poi in certi punti vorrebbe essere davvero grottesco ma risulta solo ridicolo e imbarazzante in modo del tutto involontario. Operazione completamente vana e malriuscita: Roth si riconferma regista altalenante.
Borghesi barbarici o indigeni civilizzati? Sul frontespizio di questa dicotomia abusata e già ben sviscerata altrove c’è la regia di Roth; incredibilmente scorrevole, reverenziale e generosa di paronamiche che enfatizzano la grandiosità della giungla peruviana. L’apparecchiatura dell’intrigo eco-sociale è subito dichiarata e le dinamiche tra i protagonisti - per quanto subdole - sono luminose come il sole che picchia sui loro volti. Il gore abbonda, lo score incalza e il gran finale non regala nessun eroe. Sottovalutato.
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Schramm ebbe a dire: Lattepiù ebbe a dire: Dubito che Roth riuscirà mai a fare di meglio...
facendo male. buttati su knock knock e darai un titolo al meglio. ;) Schramm sono andato a leggermi i commenti su "knock knock". 4 pallini addirittura...interessante...recupero. :)
Schramm, tutto sommato The green inferno è un film che mi ha deluso perché mi aspettavo molto più splatter di quello che in realtà s'è visto. C'è una certa tensione scaturita dalla condizione dei ragazzotti e da alcune scene diciamo riuscite ma, in definitiva, il lavoro di Eli Roth mi pare non abbia scalfito affatto il merito dei nostri film da cui questo è derivato; insomma, un vecchio parruccone quale sono io, continua a ingrifarsi col giovine e arrogante Luca Barbareschi di Cannibal holocaust che uccide il maialino che sguazza nel suo sterco.
HomevideoXtron • 25/04/16 11:40 Servizio caffè - 2166 interventi
Ho noleggiato il dvd che recava la dicitura "uncut versione integrale" della durata di 1h36m35s.
Però poi su Wikipedia leggo:
L'11 febbraio 2016, in Italia, il film viene edito in home-video in 2 versioni: la Cut Version (da 96 minuti circa con 8 minuti tagliati, vietata ai minori di 14 anni) e la Uncut Version (ovvero l'edizione integrale cinematografica non censurata, vietata ai minori di 18 anni). Confermate?
Xtron ebbe a dire: Ho noleggiato il dvd che recava la dicitura "uncut versione integrale" della durata di 1h36m35s.
Però poi su Wikipedia leggo:
L'11 febbraio 2016, in Italia, il film viene edito in home-video in 2 versioni: la Cut Version (da 96 minuti circa con 8 minuti tagliati, vietata ai minori di 14 anni) e la Uncut Version (ovvero l'edizione integrale cinematografica non censurata, vietata ai minori di 18 anni). Confermate?
Non saprei Xtron, non ho ancora visionato il film.
Io credevo di andare sul sicuro (visto che la Midnight Factory ha editato due versioni in dvd-e BR-del film, specificando versione CUT e UNCUT)
Naturalmente ho acquistato la versione "rossa", cioè quella con la dicitura UNCUT, che riporta nel retro cover il vm 18 e il visto censura dell'uscita italiana nelle sale
Poi, però, un utente che lo ha recensito su Amazon scrive questo:
Integrale non ha niente perchè sarebbe la versione cinematografica..
Credo che l'utente di Amazon si aspettasse scene aggiunte rispetto alla versione cinema... ma la versione cinema era integrale; è solo per l'home video che hanno approntato una versione rated, forse per assicurarsi un passaggio tv.
DiscussionePiero68 • 28/11/16 10:26 Contratto a progetto - 242 interventi
Roth viaggia di omaggi a tutto spiano in questo film. Per non dire scopiazzature. A parte i soliti noti già citati l'arrivo al villaggio indios ricorda spudoratamente l'arrivo del Cap. Willard nel covo di Kurtz in Apocalypse Now.