Note: Film ad episodi, comprende L'obitorio (Hooper) che funziona da cornice per tre storie: Stazione di rifornimento (Gas station) (Carpenter), Hair (Sulkis, ma accreditato a Carpenter) e Eye (Hooper).
Divertente dissertazione ad episodi, compilata a quattro mani (Carpenter ed Hooper) che mira a solleticare la paura nello spettatore facendo ricorso a tre interessanti soggetti e una valanga di effetti speciali (ben riusciti).
Carpenter, nei panni di un addetto alla sala mortuaria, fa da collante ad ogni storia, celebrando il più noto Creepshow, film di riferimento al quale l'intera operazione sembra rimandare, con ottimi risultati.
L'episodio diretto da Hooper anticipa un soggetto molto simile portato sullo schermo dai fratelli Pang: The Eye.
Deludente e mediocre. Firmato da registi di punta, la qual cosa delude ancora di più. Ogni episodio pecca in originalità ed è forzato nella sua conclusione, soprattutto quello del trapianto del bulbo oculare. Grossa delusione.
Confesso che a me questo film a più mani ha divertito moltissimo: i tre episodi non saranno originalissimi ma risultano ottimamente confezionati e le parti di raccordo (con gli stessi Carpenter e Hooper, anche se quest'ultimo più defilato) sono spassosissime. L'episodio più divertente è il secondo (by Carpenter), mentre quello più horror è sicuramente quello di Hooper. Simpatici i cameo dei vari Craven, Raimi (nel primo episodio) e Corman (nel terzo).
MEMORABILE: Stacy Keach alle prese con la calvizie... Favoloso!
Non ho mai amato particolarmente i film ad episodi ed anche questo, pur essendo girato da due esperti del genere, non fa eccezione. Il tentativo di riprodurre film alla I racconti della Cripta è evidente (basti vedere il cammeo che si concede Carpenter) ma i risultati sono un po’ deludenti e, per quanto sufficienti, comunque al di sotto delle aspettative. In ogni caso meglio l’ironia di Carpenter che la seriosità di Hooper.
Bell'horror ad episodi, omaggio ai fumetti della EC Comics. Non male il primo, abbastanza angosciante, con la ragazza nell'autogrill che deve vedersela con un serial-killer (il convincente Carradine), discreto quello dei capelli, classico il terzo del trapianto d'occhio (tema usato più volte). Irresistibili i siparietti macabri nell'obitorio con Carpenter. Si fa vedere volentieri e non manca il sangue.
Gustoso film a episodi di Carpenter. Aveva fatto di meglio in passato ma anche questa volta non delude. L'episodio che prediligo è sicuramente il primo, ove un uomo ossessionato dalla calvizie avrà una brutta sorpresa. Abbastanza deludente e poco originale invece l'ultimo episodio. Bello ma non eccezionale.
MEMORABILE: La calvizie e la strada piena di capelloni, dove gli unici cani che passano sono levrieri afghani.
Analizziamo gli episodi: 1. "The Gas Station" di Carpenter riesce bene a creare la tensione dovuta al serial killer, nella stazione di servizio. 2. "Hair" di Carpenter è la summa di questo film ad episodi. Irriconoscibile pensando che l'anno dopo farà Il Seme della Follia 3. "Eye" di Tobe Hooper è il classico prodotto "de paura" che poi sarà copiato in questi horror moderni schifosi dai giapponesi. Un bel trittico per l'horror USA.
Modesto film ad episodi: corretto ma nulla di più il primo (ragazza sola in servizio notturno in una stazione di benzina alle prese con maniaco omicida poco fantasioso); piuttosto originale il secondo in cui Keach, ossessionato dalla calvizie, si rivolge ad uno strano centro tricologico, mentre il terzo è una prevedibile variazione de La mano di Orlac. L'aspetto più simpatico è costituito dalla presenza di Carpenter (il narratore) e di altri registi amici, in piccole parti o comparsate.
MEMORABILE: Carpenter, opportunamente truccato, sembra proprio uno zombie, quasi come Argento al naturale.
Film ad episodi dove, in stile Creepshow, vengono introdotte alcune storie da un'inquietante figura (questa volta un addetto alle autopsie). Il primo è un vero e proprio giallo a tinte forti, mentre il secondo e il terzo fanno leva sull'egoismo e la vanità umana. Il migliore, a mio parere, è il secondo (quello dell'uomo ossessionato dalla sua incipiente calvizie). Nel complesso godibile da vedere.
Buon horror ad episodi scritto e realizzato a quattro mani da due mostri sacri come Carpenter ed Hooper. I due episodi diretti da Carpenter, pur non facendo gridare al miracolo, sono ben realizzati. Il primo (Gas station), seppur figlio di canovacci stra utilizzati, si lascia guardare e grazie alla mano del regista è teso e ben diretto, il secondo vira verso la fantascienza ed è divertente e godibile. L'episodio di Hooper, oltre a trattare un tema inflazionato, è girato in maniera svogliata ed è sicuramente il peggiore. Carpenter fa zio Creepy.
Format televisivo per questi tre episodi tra l'horror e il faceto, gradevoli ma non troppo, fantasiosi e con una venatura ironica (specie nel secondo) piuttosto spiccata. Dei tre il primo sembra essere quello più riuscito, perché maggiormente realistico. Inoltre una curiosità: nel secondo racconto due pop-star del momento in veste di attrici, Debbie Harry e Sheena Easton.
Spassoso divertissment di Carpenter e dei suoi "amici" (peccato manchino Argento e Romero), che riporta alla mente Creepshow ma che anticipa invece la futura serie dei Masters Of Horror. Lo stile è quello: tre racconti horror in bilico tra splatter e humour nero, intervallati dal regista/presentatore truccato da zombi. Prevedibile, ma dalla buona tensione il primo episodio; spassoso ed originale il secondo (ottimo Keach); più truce l'ultimo, ad opera di un Hooper in forma, che mette in scena un semi-irriconoscibile Hamill. Nel complesso buono.
Pilot fallito con Carpenter che introduce alcune storielle horror, di cui la prima scivola via senza colpo ferire. Molto meglio Hair, spiritoso e inquietante con un bravissimo Keach. Godibile anche il conclusivo episodio firmato da Hooper che, da una premessa banalotta, riesce a tirar fuori qualcosa di buono anche grazie a un intenso Hamill (qui si capisce perché poi è diventato doppiatore) e la Twiggy. Certo, è preoccupante il fatto che gran parte dei tre episodi qui sia meglio della maggioranza dei Masters of horror...
MEMORABILE: Keach con i capelli lunghi... coattissimo!; le inquietanti visioni dell'occhio.
Discreto horror a episodi, che vede come narratore una sorta di Beetlejuice necrofilo, occupato a intrattenerci con cadaveri vari. Le tre storie sono più o meno allo stesso livello, nonostante la prima (stazione di servizio con sorpresa) si faccia notare soprattutto come livello di violenza, peccando però in originalità. Meglio, nella seconda, l'idea dei capelli con sorpresa. Mentre nella terza, l'occhio trapiantato che si rivela essere più un castigo di Dio, che una benedizione, si può apprezzare l'interpretazione del protagonista, via via sempre più allucinato. Non male, dopotutto.
MEMORABILE: Il disegno satanico sulla porta del bagno; La scelta dei capelli "Stile stallonne"; I filiformi intrusi; Incidente stradale con "problemino" oculare.
Bel film ad episodi che, malgrado sembri sia stato girato per la televisione, è molto horror e splatter con atmosfera mortuaria da obitorio. Carpenter fa da presentatore ai tre racconti: il secondo è quello più debole ma l'umorismo lo riscatta, mentre sono ottimi il primo e sopratutto l'ultimo, dove c'è un trapianto di occhio. Spesso i racconti brevi dell'orrore sono esemplari di un destino beffardo, in cui per sfuggire ad un male si prepara il terreno per far accadere qualcosa di peggiore.
Nei panni di un inquietante coroner, lo stesso Carpenter ci introduce ai tre episodi. Il primo è un tipico thriller da anni '80 ambientato in una stazione di servizio immersa nelle tenebre, con uno svolgimento classico e una bella fotografia. Il secondo, basato su un insolito trapianto di capelli, è il migliore (anche se il finale è piuttosto astruso). Il terzo vede Hamill vittima di visioni generate dall'occhio di un serial killer e sa come vendere un prodotto già utilizzato grazie alla regia di Hooper. Discreto.
Film a episodi divertente ma non ispiratissimo; specialmente nel primo episodio, ben diretto ma non certo di memorabile originalità e nel terzo, parecchio splatter per essere di matrice televisiva ma senza guizzi particolari, specie nella regia. Il tutto viene elevato dal segmento mediano, sostenuto da una idea folgorante e da uno Stacy Keach strabordante. Nel complesso, però, da Carpenter e Hooper ci si aspettava di più.
MEMORABILE: Il ciuffo ribelle di Stacy Keach che sbuca dalle bende del post-operazione.
Bel film a episodi che racchiude vari generi (horror, fantastico, commedia). Il primo, quello con la ragazza alla stazione di servizio, è molto efficace e di tensione. Gli altri due scivolano un po' verso il basso, anche se con il terzo si risolleva un po' la scena. Se fosse stato realizzato dieci anni prima forse sarebbe stato più potente.
I tre episodi hanno chiaramente valore diseguale. Nel primo Carpenter dirige un breve Tutto in una notte in versione horror, in cui il Maestro dimostra quanto, almeno all'epoca, dominasse alla perfezione i meccanismi registici della tensione e della paura, pur con una storia semplice. Nel secondo, poco carpenteriano, siamo più dalle parti di un divertente joke che si avvale della splendida performance di Stacy Keach. Il terzo, di Hooper, il piu debole, è di rara piattezza televisiva con un bolso Hamill. Divertente invece la cornice. Media: **1/2
MEMORABILE: Sfilata di facce horror: Robert Carradine, Wes Craven, Roger Corman, David Warner, Tobe Hooper, John Landis, david Naughton, George "Flower" Buck.
Horror a episodi spartito fra tre registi. Inizia Carpenter – anche nel ruolo di un cadaverico coroner nei segmenti di raccordo – attenendosi ad uno slasher ordinario equamente diviso tra ironia e splatter. Prosegue meglio Sulkis, con un ottimo Keach che, ossessionato dalla calvizie, si ritrova vittima di mostruose mutazioni del corpo. Il trapianto d’occhi di Hooper aggiunge poco, limitandosi a rivisitare Wiene con la Bibbia e Corman (non a caso quest’ultimo appare nel ruolo di un medico) in un episodio alquanto prevedibile. Graditissimi camei: da Raimi a Craven fino a Napier e Deborah Harry.
MEMORABILE: Le battute allo humour nero del coroner Carpenter; le vane cure tricologiche di Keach e la sua nuova capigliatura “alla Stallone”.
Horror antologico d'autore privo di un'unità di fondo che ne supporti l'eterogeneità, non riserva grosse sorprese, ma a distanza di anni, calibrando le aspettative – produzione televisiva, Hooper già in pieno stallo creativo... – lo si riscopre piacevole e svagato. Carpenter, da un lato rinverdisce con profitto una situazione di assedio in stile Halloween (con inquadrature e soluzioni gemellari) dall'altro si balocca con un soggetto strampalato. Hooper spinge sul pedale delle atrocità mettendo a segno qualche bel colpo a discapito di un'idea abusata. Splatter cospicuo per gli standard tv.
MEMORABILE: La presentazione con Carpenter in stile zio Tibia; l'infilata di cammei dei masters of horror...
Horror a episodi presentati da un Carpenter versione zombi in un obitorio. Il primo episodio è un buon slasher, teso e splatter. Il secondo vira sulla fantascienza condita con parecchio humor. Serissimo invece il terzo episodio, una storia oscura tra allucinazioni e citazioni bibliche. In conclusione un prodotto spaventoso ma anche divertente che piacerà sicuramente agli horror-fan!
MEMORABILE: Tutti i numerosi camei di registi e attori del cinema horror.
Quasi una prova generale per la serie Masters of Horror, contaminata con echi dello zio Tibia (soprattutto nella cornice che collega gli episodi). Tre episodi riusciti: a svettare è l'ultimo di Hooper, sia perché il più inquietante sia per la bella prova di Hamill; Hair con Keach è molto divertente, giocandosi la carta del grottesco e riuscendo ad azzeccare un bel finale a sorpresa; il primo è il più banale, ma la regia di Carpenter riesce a infondergli ritmo e angoscia. Buono.
Simpatico film diviso in tre episodi, ognuno diretto da un regista diverso. Simile ai primi due Creepshow, senza raggiungerne però il loro livello in quanto tutte e tre le storie risultano un po' fiacche, soprattutto la terza. L'episodio migliore è sicuramente il primo, quello della stazione di servizio girato da Carpenter. Molto divertente poi lo stesso Carpenter zombi che introduce ogni episodio.
Horror antologico molto divertente e con alcuni camei gustosissimi per qualunque fan del genere. Si parte con un irresistibile John Carpenter-zombi che introduce i tre episodi. Il primo è un buon thriller con un colpo di scena scontato ma un buon utilizzo della tensione e un finale gore succulento; il secondo è il più ironico e fantascientifico del trio, molto godibile e con alcune sequenze memorabili (i capelli vivi e serpentiformi); il terzo, con un trapianto oculare, è banalotto seppur sia ben diretto e cattivello. Nel complesso simpatico.
MEMORABILE: Il carismatico e schizzato Carpenter nell'obitorio; Gli innumerevoli volti e nomi noti che costellano la pellicola, da perdere il conto.
Come tutti i film a episodi soffre di incisività, mancando del tempo necessario per crescere e svilupparsi per bene. Tuttavia nessuna delle storie è detestabile o deprecabile perché il manico è buono, gli effetti pure e la comparsata di volti illustri genera quel pizzico di entusiasmo misto a fanatismo dell’appassionato. Forse il terzo si distingue dagli altri, ma è un discorso molto relativo essendo il livello più o meno lo stesso. Nasce come pilota di una serie per la tv e chissà cosa avrebbe potuto regalarci se avesse avuto maggior fortuna.
Mediocre il segmento iniziale di Hooper: senza stile, piatto, prevedibile; ci si rialza col secondo che vive su un doppio registro satirico, sociologico (la vanità della mezza età) e sci-fi (una inaudita invasione aliena); l'ultimo vanta una propria dura efficacia (interessanti gli ammicchi biblici) nonostante la mancanza di originalità. Discreta, al pari d'un fumetto grottesco, la cornice all'obitorio. Bene Keach e Hamill, ma il migliore rimane Warner.
Body bags, ovvero contenitori per cadaveri da sottoporre ad autopsia. I conti tornano, considerando dove ci troviamo - in compagnia di Carpenter e amici. Umorismo macabro da gioco semplice, quasi scanzonato, niente di trascendentale, un passatempo da consumare e, purtroppo, cestinare. Ovviamente il mestiere, la professionalità (nella messa in scena, nelle interpretazioni) non si discutono, ma resta poco di memorabile (probabilmente dei tre segmenti il più riuscito è quello centrale: grottesco, interpretato molto bene e con un finale folle e fumettistico tutto da gustare).
Una specie di rimpatriata tra cineasti e attori dell'horror e non solo per un trittico legato insieme dall'autoironia di Carpenter nei panni di un addetto all'obitorio che racconta l'antefatto dei tre episodi ugualmente efficaci e ben condotti, ma di diverso spessore e felicità di invenzione. "Gas Station" emerge per una scrittura più filmica e compiuta sul piano thriller, concentrato tutto in una notte nella suggestiva location, mentre gli altri due episodi mostrano un respiro corto (specie il secondo, in cui si devia sul fantascientifico spicciativo che rasenta l'humor più facile).
Come l'assoluta maggioranza degli horror a episodi, il risultato è segnato da una certa discontinuità. Detto della scioccherella ma necessaria cornice metanarrativa, quanto di bizzarro e caotico l'impianto tradizionale del primo episodio (comunque apprezzabile) non possiede si scatena nel secondo capitolo che, per converso, alla sardonica originalità della storia oppone una realizzazione scenica non sempre efficace. Più isolato il terzo, a tratti cronenberghiano, ma senza la morbosa intensità dell'originale (nonostante un finale cruento). Ottima, al solito, l'O.S.T. carpenteriana.
Simpatico horror a episodi che coinvolge grandi artigiani del genere. Il film mantiene il giusto equilibrio tra commedia (specie nel secondo episodio) e thriller (primo e terzo episodio) con intermezzi splatter sapientemente conditi da humor nero. L'episodio più riuscito è probabilmente il secondo, dedicato alle ossessioni tricologiche di Stacy Keach, mentre quello più inquietante è il terzo, con le violente visioni di un buon Mark Hamill (con una conturbante Twiggy nel ruolo di vittima). Non un capolavoro, ma un prodotto che riesce benissimo a intrattenere.
MEMORABILE: La folta chioma improvvisa di Keach; L'espressione inquietante di Hamill quando va in trance da visioni.
Alle soglie dei primi cine-cent'anni, in quali roveti di celluloide de paura resta impigliata la nostra emotività? Tra i cascami orrorifici di fine secolo, il corpo resta ancora ipocentrico e massimo comune denominatore di ogni male/angoscia. Per questo e non solo, dell'ennesima silloge del brivido straight-to funzionano solo, a corrente alternata, 2/3: come Cesare Ragazzi Carpenter ha una splendida trico-cosa in testa, Hooper intima di non aprire quella palpebra, porta oltretombale e del tracollo psichico. Il primo step è mosca nella minestra che guasta un tiepido pasto seminudo.
Gran parata di star, cineasti e tre microstorie un po’ dark, un po’ comedy e con un look da horror ottantiano. Da Carpenter, che si riconferma grande maestro di atmosfere, sempre abile nell’intrattenere, sempre esatto nei tempi, a Hooper, lievemente sottotono ma eternamente abile nel dissotterrare morbose fobie. Resa visiva sufficientemente macabra, cast rilevante.
Croce e delizia dei cinema episodico e horrorifico, soprattutto se declinati - caratteristica che negli '80 pareva obbligatoria - in chiave esplicitamente autoironica (oggi palesemente sorpassata). In tal senso a pagar pegno è soprattutto la cornice obitoriale, buona giusto per il make -up ossianico di John, che monta poi splendidamente la tensione in "Gas station" sciogliendola però in un tête-à-tête spompato. "Hair" è la sezione che meglio gestisce il mood narrativo, ma è troppo "leggero" sul piano (tele)visivo. L'occhio di Hooper splattera bene ma razzola (e racconta) male.
Una sfilza di cameo da parte di personaggi cari al mondo del cinema horror. Il risultato è piacevole pur senza raggiungere vette qualitative che lo possano rendere imprendiscibile nella storia del genere. Il lato comico/ironico non è accennato, anzi spesso sembra essere molto presente proprio come scelta a tavolino e a volte può sembrare troppo forzato. Tutti gli episodi sono di livello, ma l'apice si ha in "Hair", ossessivo e soffocante grazie anche alla prova di Keach.
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Il film è ricolmo di partecipazioni straordinarie, a cominciare da registi (Tobe Hooper, Wes Craven, Sam Raimi e Roger Corman) per finire a celebri attori (David Naughton, Charles Napier, Deborah Harry).
La versione trasmessa da Rai Movie è in 16:9 anziché 4:3, con una evidente sfrangiatura del quadro in alto, specie nell'episodio "Hair". L'effetto "cinema" non è male ma la traccia audio è piuttosto scadente.
DiscussioneRaremirko • 27/03/14 23:46 Call center Davinotti - 3862 interventi
L'inizio nella stazione di servizio è fenomenale, con una atmosfera superba e da brividi; Craven fa pure un cameo
Raremirko ebbe a dire: L'inizio nella stazione di servizio è fenomenale, con una atmosfera superba e da brividi; Craven fa pure un cameo
E non solo lui.Nel primo episodio ci sono pure Sam Raimi e David Naughton di Un lupo mannaro americano a Londra.Nel secondo appare il mago degli effetti speciali Greg Nicotero.Nel terzo c'è il mitico Roger Corman.Mentre nell'epilogo,oltre naturalmente lo stesso Carpenter,c'è anche l'altro regista Tobe Hooper.
DiscussioneRaremirko • 28/03/14 14:38 Call center Davinotti - 3862 interventi
Vito ebbe a dire: Raremirko ebbe a dire: L'inizio nella stazione di servizio è fenomenale, con una atmosfera superba e da brividi; Craven fa pure un cameo
E non solo lui.Nel primo episodio ci sono pure Sam Raimi e David Naughton di Un lupo mannaro americano a Londra.Nel secondo appare il mago degli effetti speciali Greg Nicotero.Nel terzo c'è il mitico Roger Corman.Mentre nell'epilogo,oltre naturalmente lo stesso Carpenter,c'è anche l'altro regista Tobe Hooper.
si, si, c'è pure Hamill, che non avevo riconosciuto
L'episodio della stazione di servizio è il migliore ed è anche il più curato nei dettagli. L'ambientazione notturna in pieno deserto californiano con la ragazza che esegue il suo lavoro nel isolamento più completo è veramente ben strutturata.
Per me l'episodio "hair" con Keach, Warner e Blondie Harry nun se batte. È comico, con le facce giuste e con uno spassoso utilizzo di "almost cut my hair" di CSN&Y.
DiscussioneCaveman • 27/12/20 17:24 Servizio caffè - 403 interventi