We are what we are - Film (2013)

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We are what we are
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Titolo originale: We Are What We Are
Anno: 2013
Genere: horror (colore)
Regia: Jim Mickle
Note: Remake del film messicano del 2010 "Somos lo que hay" (titolo internazionale "We Are What We Are").
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TITOLO INSERITO IL GIORNO 26/11/13 DAL BENEMERITO DANIELA
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Daniela 26/11/13 08:32 - 12662 commenti

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Una famiglia campagnola pratica il cannibalismo per tradizione plurisecolare. Quando la madre muore improvvisamente, il padre pio e amorevole incarica la figlia maggiore di prenderne il posto in cucina... Già la locandina in stile american gothic avverte che siamo in presenta di una versione ripulita dei cannibali messicani, questi ultimi più brutti, sporchi e cattivi. Il risultato non è esaltante ma neppure indigesto, sia per la cura formale che per la buona prova del cast, più elevata rispetto alla media dei film del genere.
MEMORABILE: Il finale sanguinoso del pranzo di famiglia

Greymouser 27/11/13 22:14 - 1458 commenti

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Nel film originale era presente un sottotesto sociologico che qui risulta totalmente assente, nella scelta di una cornice da "gotico americano" più convenzionale. Ma si sa, questi remake a stelle e strisce lavorano per sottrazione, riducendo all'osso l'articolazione narrativa per concentrarsi sulla spettacolarità degli eventi. Non è un brutto film, anzi, è un lavoro curato ed equilibrato. Il finale, però, per quanto sia suggestivo e potente, mi pare anche piuttosto incongruente e forzato in relazione allo svolgimento complessivo.

Mickes2 22/01/14 17:08 - 1670 commenti

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Horror drammatico d’atmosfera con punte di cannibalismo che riprende un tema già utilizzato più volte, ovvero il fanatismo religioso che sfocia nella follia più corrosiva e malsana conducendo all’isolazionismo e alla diversità senza vie di scampo. Senza dubbio sopra la media per il ritratto algido, livido e alienato di un minuscolo scampolo d’umanità sulla via della perdizione, ma anche declassato da una seconda parte conformista, “bella senz’anima”, sporcata da un finale estremo quanto involontariamente ridicolo. Un’occasione sprecata per metà.

Harrys 28/09/14 12:26 - 687 commenti

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Redneck del profondo sud sequestrano e torturano ignari avventori. Il plot per eccellenza dell'exploitation riesce con un colpo di frusta a sorprendere nuovamente, grazie a un espediente curioso e avvincente: i succitati bifolchi sono dediti da secoli alla pratica del cannibalismo, tra derive mistiche e assunti tribali. Registicamente ponderato, non si prostra alle bieche logiche "classiciste" del climax di genere, pur non sottraendosene, grazie a un algido distacco che risalta la natura corrotta dei protagonisti e a un finale non convenzionale.

Redeyes 27/10/14 10:48 - 2449 commenti

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Gli americani moderni amano ripulire anche le sozze fattorie di redneck dai dubbi gusti culinari e così l'allegra famigliola, senza motosega né mascherona di pelle, appare come una semplice deriva religiosa. Eviscerato da ogni parvenza orrorifica, il film appare come un drammatico che per certi versi è persino molto gradevole e ha nel finale, forse un po' scorretto e forzato, un bello slancio. Più drammatico che horror e sicuramente un cannibal molto meglio di tanti altri.
MEMORABILE: Il pasto finale.

Pumpkh75 16/12/14 17:56 - 1749 commenti

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Discreto. Pur sballottati da venti di religiosità ancestrale e da commerciali rimandi “familiari”, il rischio di precipitare nello strapiombo di in una maldestra tragicomicità è evitato con sicurezza per quasi tutto il film; a eccezione di un finale che, seppur molto potente e gore, stona con il perfetto controllo di smarrimento, angoscia e isolamento fin lì mostrato. Restano impressi il grigio vitreo della fotografia e il marrone aspro della zuppa e pur senza eccessivi entusiasmi ne caldeggio una visione. Brava la fanciulla più piccola.

Buiomega71 6/02/16 00:52 - 2910 commenti

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Plumbeo, umido, carnale e sofferto gruppo di famiglia in un inferno. Mickle scoperchia gli orrori che si celano dietro a fattorie a là Casa nella prateria, forieri di rituali ancestrali cannibalici e ragazze incatenate pronte per il pranzo e servito. Impreziosito dalla livida e suggestiva fotografia di Ryan Samul, dal poetico inizio tra pioggia battente e foglie che cadono nell'acqua, da un'accuratezza registica che lo eleva dalla media del genere, da un narrato lento, fatto di angosce e crisi di appartenenza. Mickle sorvola lo splatter, salvo che nel feroce finale.
MEMORABILE: La ritualità nel vivisezionare il cadavere, tra unguenti e rossetti; Il fiume che restituisce resti umani dopo l'alluvione; Il pezzo country alla fine.

Didda23 18/04/16 15:20 - 2426 commenti

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Davvero talentuoso questo Mickle, che dirige solidamente (e con qualche esplosione di violenza ragguardevole) un solido horror con molteplici elementi da film drammatico (l'appartenza, la religione, il potere della famiglia, l'educazione). La direzione dei tempi, del movimeno della macchina da presa e della direzione del cast sono ottimi. Più che discrete la fotografia e la colonna sonora. Un film che inquieta poco, ma che sorprendentemente fa riflettere su tematiche non certo banali. Straordinario e inaspettato il finale. Un buon film.
MEMORABILE: Il ruscello; Il cimitero di famiglia; "L'amore impossibile"; Il brodo.

Kinodrop 4/05/16 21:15 - 2948 commenti

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Il cannibalismo è tabù talmente forte che rimestandoci dentro si rischia di privarlo della sua essenza orrifica. E' il caso di questo remake che evita l'esplicito (tranne nel finale cruento) puntando sin dall'inizio sulle atmosfere, sulla psicologia arcaica legata a eredità ancestrali e sulla voluta lentezza del ritmo. Si assiste all'alternarsi tra l'iterazione dei rituali pseudo-religiosi e la volontà di uscire dalla prigionia di quella maledizione, con risultati che lasciano perplessi. Cast costantemente in apnea recitativa per una trama confusa.
MEMORABILE: Di' a papà che la zuppa è pronta; La "cena" finale.

Taxius 27/09/16 20:43 - 1656 commenti

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Horror/thriller/drammatico; we are what we are è un po' tutti questi generi. Ambientato in un'America remota dove culti e fanatismi si annidano tra le campagne sperdute nel nulla vivono i nostri protagonisti, che non sono altro che una famiglia di cannibali. L'atmosfera plumbea e umida sono il punto forte di questo macabro film che si svolge forse troppo lentamente. Pur parlando di cannibali le scene splatter sono pochissime, ma questo comunque non è un difetto. Da guardare, magari non in serata in compagnia.

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Hackett 2/04/17 09:59 - 1867 commenti

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La famiglia rurale americana, che vive ai margini della modernità persa in antichi riti fomentati dall'isolamento, è diventata ormai l'archetipo di un certo tipo di cinema che scava nel profondo delle paure che proviamo per chi non rientra nel concetto di comunità. Questo film racconta di una famiglia di emarginati in maniera lenta, poco coinvolgente, ma con un piglio solenne che a tratti affascina. Con un crescendo che culmina in un finale cruento e adeguato.

Lupus73 5/07/21 16:47 - 1494 commenti

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Insolito dramma orrorifico che con eleganza narrativa e bella fotografia tenue e poco satura descrive la storia di un padre e tre figli che seguono la linea tradizionale dei loro avi cannibali. La regia non punta moltissimo sul gore quanto più su residui di ossa e sul fattore psicologico; il profilo profondamente cristiano contrasta con le usanze cannibalistiche della famigliola, tormentata e malaticcia, carnefici e vittime del loro destino. Tempi cadenzati a sottolineare l'atmosfera cupa e ultimi 15' più accelerati e vicini al thriller. Finale atrocemente crudo.

Peter neal 17/08/21 10:44 - 38 commenti

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Nemo propheta in patria: ragion per cui a portare alla ribalta l'ennesimo exploit indipendente passato inosservato (stavolta di provenienza messicana) ci prova di nuovo un regista statunitense. Dietro la mdp c'è Mickle, che ha sin qui mostrato sprazzi di talento col Mulberry street d'esordio: il soggetto dell'originale di Grau, privato di quei ricorrenti sottintesi sociali che in tanti si forzano di apprezzare (e a volte anche di vedere), risulta difatti banale oltremisura e gira per lo più a vuoto, e neppure il gore, seppur dosato, colpisce allo stomaco come voluto.
MEMORABILE: Il cast male assortito in cui spiccano il marmocchio per scarsa capacità, Parks per svogliatezza e la McGillis per inutilità.

Magerehein 7/03/22 16:41 - 1001 commenti

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Che succede quando, in una famiglia di ferventi religiosi schivi e abituati a pasti peculiari, la madre/cuoca muore prematuramente? Qualcun altro dovrà preparare la tavola... Fra paure recondite che vengono a galla assieme a vecchi scheletri sepolti, riusciranno i Nostri a restare coesi? Ne risulta un prodotto buono e curato nella forma, più somigliante a un angosciante film drammatico che non a un horror, in cui spiccano la valida fotografia e la buona prova di tutto il cast (tra i quali si segnala ovviamente Sage, capofamiglia oscillante tra il disperato e il fanaticamente severo).
MEMORABILE: Il grottesco tentativo di raccogliere le ossa disperse dal torrente; Il pasto finale.
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  • Homevideo Pumpkh75 • 20/06/14 12:35
    Addetto riparazione hardware - 433 interventi
    A noleggio, sia DVD che Blu-Ray, dal 04/08 per la benemerita Koch Media.
  • Discussione Buiomega71 • 6/02/16 10:36
    Consigliere - 25998 interventi
    ATTENZIONE AGLI SPOILER

    La casa nella prateria foriera di riti ancestrali cannibalici, l'orrore e i segreti che si celano dietro alla famiglia (non dissimilmente da quello che i Butchers Brothers raccontavano in The Hamiltons-diversi i punti in comune-)

    Mickle traveste da horror southern gothic un dramma esistenziale, fatto di crisi di appartenenza, angosce, fame, digiuni, follie religiose, amori impossibili, disgregazioni familiari, patriarcato, dolore, morte e l'impossibilità di essere normali

    Plumbeo, angoscioso, decadente, carnale e umido, lento (ma implacabile) nella narrazione, con una regia accurata che lo eleva dalla media del genere (basti l'incipit, con l'incessante pioggia scrosciante e la foglia che cade dall'albero per posarsi sulle burrascose acque del fiume, panoramica grigia e desolante tra boschi e fattorie)

    Il talentuoso regista di Stake Land evita effettacci gory come il (de)genere richiederebbe (se non in alcuni lampi, una donna nuda a brandelli legata ad una roccia pronta per essere divorata nei flashback d'"epoca", un autopsia, la testa del vice sceriffo spaccata a badilate, una gola tranciata), spesso sfumando e ritraendosi quasi per pudore o rispetto, per poi sfociare nel ferocissimo finale "romeriano" , dove l'amore filiale diventa pasteggio antropofago di rara crudeltà e ferinità

    Un regista da tenere d'occhio, in un racconto tra il tenero e il terrifico, dove il fiume (dopo l'incessante alluvione) riporta a galla gli orrori nascosti di una famiglia condannata alla dannazione (i resti umani che escono dalla fanghiglia dell'albero caduto, come nella piscina del finale di Poltergeist, o l'inizio con la disperazione della madre, che butta sangue dalla bocca e annega in una fetida pozzanghera con una bellissima ripresa dall'alto)

    Impreziosiscono questo piccolo gioiellino la fotografia livida e suggestiva di Ryan Samul e le due ragazze protagoniste, così sofferte e diafane, che sembrano uscite da una fiaba nera, immerse, loro malgrado, in un male di vivere doloroso e in cerca di riscatto

    Notevoli le ritualità ancestrali del rito cannibalico (tra unguenti e rossetti), il pasto con la "zuppa" e la donna incatenata nello scantinato (la sua agonia e la sua crudele dipartita attuata dalle due ragazze, lasciano il segno per ferocia mista a commiserazione). In questo senso, Mickle, utilizza una narrazione d'eccezione con montaggio alternaro: il ripescamento della ragazza morta annegata nel fiume e la donna incatenata "prelevata" come cena dalle due ragazze nella cantina.

    Opera gelida, con reminiscenze bibliche, che entra nelle ossa come l'umidità che fà da sfondo a questa ballata triste, che stà tra un racconto di Dickens e il borderline cannibalico delle famiglie a margine di Non aprite quella porta e Le colline hanno gli occhi e delle follie fanatiche paterne di un Frailty

    Davvero una piacevole sorpresa, che lo eleva spanne sopra ai soliti horror de "il pranzo è servito"

    Chiude il film uno straordinario pezzo country da pelle d'oca.

    Nota a margine: La vicina di casa mi sembrava un attrice conosciuta, ma non riuscivo a mettere a fuoco (eppure mi par nota), i titoli di coda mi danno la conferma: e Kelly McGillis, sant'iddio, com'è invecchiata!
    Ultima modifica: 6/02/16 14:24 da Buiomega71
  • Homevideo Buiomega71 • 6/02/16 10:42
    Consigliere - 25998 interventi
    Ottimo il dvd edito dalla Koch Media

    Formato: 1.78:1

    Lingue: Italiano 5.1 e inglese 5.1

    Sottotitoli: Italiano

    Come extra (dove nel menù si sente la bellissima canzone country che chiude il film) il trailer originale del film, più tre momenti (La tradizione, La fuga e L'amore) commentati dal regista intervistato.

    Durata effettiva: 1h, 40m e 51s
    Ultima modifica: 3/04/16 10:02 da Buiomega71
  • Curiosità Buiomega71 • 6/02/16 11:49
    Consigliere - 25998 interventi
    Eric Stanze figura come regista della seconda unità.

    Fonte: Titoli di coda del film
  • Discussione Zender • 6/02/16 12:03
    Capo scrivano - 47782 interventi
    Sì, ma se me la metti nello stesso post della non curiosità come faccio a mettere una cosa in curiosità e l'altra in generale? Questo dicevo. Adesso usoquesto tuo secondo post, ma ricordalo per il futuro.