Nella pagina che si apre cliccando qui sono catalogati migliaia di volti di attori legati direttamente o marginalmente al cinema italiano, ognuno con nome e filmografia (davinottica e non). La pagina (e conseguentemente le schede dei film) sono costantemente aggiornate con nuove introduzioni.
Il film targato McCowan è un prodotto solidissimo, pensato come un perfetto meccanismo a tempo che cattura e mantiene costante l'attenzione degli spettatori. Non vi è un vero e proprio protagonista ma un cast collaborativo al progetto, nel quale spiccano Dana Clark, la Picon, ma anche il grande vecchio Pidgeon. Meno impattatante, invece, la presenza di Bellamy, pur rimanendo di gran classe. Possiede tutta la forza e la magia anni '70, una magia che pare qui guardare più alla decade precedente, piuttosto che alla successiva. Ruolino per Farrah Fawcett prima del grande successo.
Divertente commedia a sfondo sportivo-podistico e nella quale c'è anche qualche piccolo spazio per la situazione politica del tempo, quando i comunisti erano scomunicati... Ottima interpretazione da parte di tanti caratteristi, tra i quali Mario Carotenuto e Gigi Reder (quest'ultimo irresistibile come podista affranto). Piccola parte per Valeria Fabrizi, che però si fa notare.
Francese si trasferisce in America per lavoro proprio quando suo figlio scappa dal collegio per raggiungerlo a Parigi... Inverosimile eppur godibilissima commedia in cui i veri protagonisti sono i due piccoli ma già bravi attori che interpretano gli sprovveduti fuggiaschi; e poco incide se lo snodo è scontato e converge verso la più logica delle conseguenze, perché non ci si annoia neanche per un istante e la simpatia degli interpreti adulti conquista sin da subito. La bella la fotografia e il ritmo lesto contribuiscono a rendere il tutto armonico regalando un buon intrattenimento.
Slasher poco sanguinoso ma claustrofobico, "sporco" e crudele. Hooper ancora alle prese con emarginati bestiali, qui giostrai dipinti come venali, turpi, lascivi, anormali e amorali. Insomma, ce ne sarebbe abbastanza per beccarsi una querela dai lavoratori dei luna park ma, si sa, l'horror non fa sconti a nessuno. E chi entra senza biglietto... come minimo muore. Rick Baker si documenta sulla diprosopia e partorisce un fratellino di faccia di pelle (e pronipote del mostro di Frankenstein) da brividi, pena e disgusto.
Ok, lo snodo non è purtroppo all'altezza della situazione per quanto riguarda ritmo, regia e interpretazione, eppure la pellicola offre spunti di riflessione interessanti raccontando la vicenda di una liceale teppista (argomento sempre attuale). Il fatto che al centro della storia vi sia una ragazzina rende la vicenda più intricata e ci si chiede fino a che punto possa spingersi la giovane protagonista e a quali pericoli stia andando incontro. Forse qualche scena in meno avrebbe solo giovato al ritmo, anche se nel complesso non si giunge comunque alla sufficienza. Merita la visione.
Tre fratelli contrattano per costruire nuove piantagioni di cotone. Diversi i temi trattati: l’aristocrazia che si fa borghesia capitalistica, l’ingordigia che fa diventare spietati umanamente e l’avidità che fa commettere furti. Dialoghi diretti, oltremodo taglienti quando espressi dalla Davis, che non risparmiano nulla in termini di crudeltà. A farne le spese è soprattutto il marito, che serve solo come “cassaforte”. L’inevitabile parentesi sentimentale dei ragazzi abbassa il climax e serve a sottolineare la solitudine come risultato finale.
Anomala produzione australiana che nasce (su YouTube) come omaggio a un certo tipo di cinema exploitation dei Settanta (ma non solo) di matrice italiana, dichiaratamente, anche se a dire il vero il genere che per primo sembra oggetto della parodia è quello dei lottatori messicani, dei Santo e dei Blue Demon, quelli che sgominavano a calci e pugni intere bande di criminali intenzionati a conquistare la Terra o poco meno. Poi certo, ci siamo accodati anche noi coi nostri “fantastici Superman” e va detto che qui...Leggi tutto una delle particolarità più divertenti è che i protagonisti parlano un italiano abbozzato tutto da ridere, mescolato a qualche parola in inglese piazzata all'interno di una lingua talvolta indistinguibile (non a caso compaiono i sottotitoli "obbligati", lungo tutta la serie).
Dieci episodi brevissimi che sono stati successivamente riuniti in un mediometraggio di 40 minuti che può essere visto come una storia unica, in cui un meteorite precipita sulla Terra e viene catturato dall'immancabile scienziato pazzo. A cercare di rimettere la cose a posto arriva per l'appunto l'Italian Spiderman (Ashby), con un rozzo costume da uomo ragno e una stazza non esattamente associabile a quella del noto superoe Marvel: cicciottello, look alla Ron Jeremy, mascherina nera d'ordinanza, parla poco e raddrizza i torti a modo suo, soprattutto facendo grande uso di armi da fuoco. Il film, infatti, trita generi diversi in una resa pulp assolutamente perfetta: pellicola rovinata, definizione bassa, colori impastati (stona solo il formato 2.35:1, inconcepibile al tempo per produzioni del genere), fondali finti durante un impagabile inseguimento in moto, primi piani inutili...
La tecnica è magnificamente ispirata agli Z-movies a cui fa riferimento, con dialoghi elementari nei quali si agisce parodiando oltremodo l'imbecilità di quelli di allora, frasi biascicate in italiano, idee ed elementi piazzati ovunque per prendere in giro il cinema di basso livello tout-court (si pensi al ragazzo che resta incantato muovendo la testa a bocca aperta quando indica qualcosa). Chi conosce quel tipo di film non può insomma che restare estasiato di fronte all'accuratezza con la quale ci si diverte alle spalle di quel genere già di per sé ai confini del trash: le sciocchezze non si contano, con il “succo” estratto dal meteorite che produce una clonazione immediata del soggetto a cui viene iniettato. Più è il liquido, più aumenta il numero dei cloni che scaturiscono d'improvviso dal nulla.
E' del tutto evidente come la storia sia un semplice pretesto per mettere in scena un gran bel numero di trovate folli sostenute dall'ottimo senso dell'umorismo degli autori i quali, pur muovendosi nell'ambito della goliardata, azzeccano molte gag dedicate anche ai non esperti del campo (a cui, comunque, il film resta indirizzato). Belle ragazze (ma niente nudi), maschi di contorno ricercatamente idioti, una enorme quantità di sparatorie e musiche di accompagnamento assolutamente perfette. Certo, a lungo andare il gioco stanca e chiudere dopo 40 minuti era necessario per non annoiare, ma intanto godetevi lo spiderman nostrano che si difende durante una gara di surf chiamando a sé i pinguini! Una delizia per intenditori e amanti di quel cinema fatto di niente, ingenuo eppure così amabile...
Tra un John Waters edulcorato e un Almodóvar più pacato, l'esordio di François Ozon prova comunque a stupire con qualche trovata niente male. Già l'incipit colpisce non poco: un uomo entra in una casa inquadrata dall'esterno dalla quale si sente cantare in coro un "tanti auguri a te" evidentemente a questi rivolto. Seguono spari in sequenza. Che è successo? Non ci viene detto, perché si comincia subito col solito "Qualche mese prima...". E si parte da principio: gruppo di famiglia con madre (Dandry), padre (Marthouret), figlia...Leggi tutto ribelle (Marina De Van) e figlio (Adrien De Van, i due sono fratelli anche nella realtà). Si capisce quanto fatichino a condurre una vita normale, soprattutto perché Sophie e Nicholas, i ragazzi, dimostrano di avere qualche problema di identità sessuale. E c'è persino il sospetto che il topino con gabbietta portato a casa da papà non porti influssi positivi, in famiglia. Può essere? Dal momento che il film è condotto con piglio a tratti surreale sarebbe sciocco dubitarne.
Esordisce Nicholas nel creare scompiglio: "Sono omosessuale". Lo dice a tavola, di fronte a tutti compresa la appena assunta domestica spagnola (Sanchez) e il suo partner (Deido), invitati a cena per sostituire un'amica di famiglia che ha dato buca. E proprio all'ultimo arrivato la madre chiede di raggiungere Nicholas in camera per vedere se riesce a farlo "ragionare"... Una situazione grottesca, accresciuta da quello che l'incaricato deciderà di fare per svolgere un compito che non si capisce perché dovrebbe spettare a lui. Fosse solo quello... Pure Sophie perde la brocca e, di notte, apre la finestra e si butta giù. Il tutto mentre mamma cerca di mantenere un contegno nell'accettare in qualche modo quanto accade e papà pensa solo a leggere il giornale e a far le parole crociate, rispondendo alle domande di sua moglie utilizzando proverbi, detti popolari o cercando di smorzare l'apprensione della donna con inutili frasi di circostanza. E' forse il personaggio meno banale del lotto, nella sua smaccata banalità, quello che più degli altri fa capire, attraverso un disarmante disinteresse nei confronti dell'intera famiglia, quanto il presunto self-control possa far più danni di quanto non si creda.
Nel frattempo Sophie è sempre più intrattabile anche nei confronti del suo boyfriend il quale, invece, si mostra comprensivo e cede solo per un attimo con la domestica esuberante in quella che resta la scena più "oltre" del film e che probabilmente gli fece guadagnare il divieto ai 18 (una "prestazione" inattesa con tanto di fallo di gomma in bella mostra). Giusto una provocazione che dichiara l'apparentamento provvisorio a un cinema trasgressivo, tuttavia "smontato" da una mancanza di vere idee forti e da una regia che ancora dimostra di non saper bene come gestire materiale simile.
I balbettamenti e le fasi di transizione occupano troppo spazio in attesa che si scateni qualcosa di divertente in scena, e anche la misteriosa, ampia congrega gay che si chiude in camera non riserva chissà quali sorprese. Per cui si chiude il cerchio riavvolgendo il nastro e svelando cosa accadde nell'incipit. Qualche sorpresa il finale la riserva, anche se poi l'epilogo non si fa certo ricordare e svela un qualunquismo di fondo che porta a riconsiderare quanto pensato di positivo su di un'opera comunque sufficientemente bizzarra da regalare qualche risata acida. Ma poi vien voglia di rivedere POLYESTER o LA SIGNORA AMMAZZATUTTI, che in tema di famiglie disfunzionali si erano spinti molto più avanti, anche se senza la raffinatezza di Ozon...
Si parla di critica teatrale, nella Londra del 1934. E il più fulgido, inflessibile, orgoglioso rappresentante della categoria è Jimmy Eskine (McKellen, doppiato da Carlo Valli), che dalle colonne del Daily Chronicle da quasi mezzo secolo bacchetta attori e addetti ai lavori senza pietà arricchendo i suoi articoli di frasi tranchant. Nina Land (Arterton), attrice altrove ammirata, sa già che la sua ultima performance verrà presa di mira da un uomo che non le ha mai perdonato nulla. Sogna un giorno di poterlo convincere, ma intanto, quando quello prende posto in...Leggi tutto platea, lo guardano tutti con timore reverenziale, in attesa di sapere se... “intingerà la penna nell'arsenico”, come si chiede una spettatrice a rappresentazione conclusa.
La critica è feroce, come sempre, e al Chronicle qualcuno inizia a essere stanco di certi giudizi sprezzanti e in fin dei conti offensivi. Nina cerca di parlargli, lui l'affronta, insieme parlano: forse potrebbero avere l'uno bisogno dell'altro. Il perché ce lo spiega una trama che interseca tra loro le vicende di diversi personaggi che un po' artatamente costituiscono l'ossatura di un soggetto tutto sommato valido, ricavato da un romanzo ("Curtain Call" di Anthony Quinn, solo omonimo del grande attore) e si vede.
Le notazioni curiose, le relazioni che si stabiliscono tra figure che lentamente si scopre quanto siano interconnesse sembrano poter sortire ottimi risultati, ma la regia di Anand Tucker indugia troppo su un Ian McKellen che gigioneggia nel delineare il carattere oltremodo cinico del protagonista. Bravo, indubbiamente, calato bene nel personaggio eppure compassato quanto il film. Tra un disegno di maniera degli ambienti luccicanti e una fotografia patinata, il film si perde in riprese spesso didascaliche, che vorrebbero evocare grandi scenari ma non si distinguono dalla media corrente, non scadenti ma mai incisive, al punto che spesso il film rallenta eccessivamente e si sgonfia del tutto, senza mai tentare di far montare un briciolo di tensione per quanto potrebbe accadere, rifugiandosi in una messa in scena che sa da romanzo d'appendice, pur se nobilitata dalla qualità di un film che il suo budget ce l'ha.
THE CRITIC è melodrammatico in alcuni punti, piuttosto deludente nella resa della figura che si vorrebbe come partner d'eccezione: Gemma Arterton non sembra azzeccare granché la performance limitandosi al compitino, schiacciata dalla tracotanza di McKellen, che svela il tallone d'Achille del suo Jimmy Eskine quando al parco va a rimorchiare ragazzetti per soddisfare le proprie tendenze omosessuali sapendo di esporre in tal modo il fianco a possibili ricatti. Ma non è in quella direzione che il film si muove, concentrandosi invece sulle macchinazioni ordite dall'uomo per rientrare nei ranghi dopo un inatteso accantonamento dovuto ai suoi più volte segnalati, spregevoli eccessi nell'esercizio critico. Finale che scivola via senza sorprese per un film che si spegne lentamente, pur restando parzialmente godibile e curioso per il cinismo riprovevole di chi si sente comunque parte di un mondo che si comporta allo stesso modo da sempre.
Da sempre una grande passione del Davinotti, il tenente Colombo ha storicamente avuto sul sito uno spazio fondamentale. Ogni puntata uscita ha un suo singolo commento da parte di Marcel MJ Davinotti jr. e di molti altri fan, ma per Colombo è stata creata fin dagli albori del Davinotti una homepage personale che raccoglie non solo i commenti ma anche informazioni e curiosità su uno dei più grandi personaggi televisivi mai apparsi. ENTRA
L'ISPETTORE DERRICK
L'unico altro telefilm che col tempo ha raggiunto un'importanza paragonabile a Colombo (con le dovute differenze) sul Davinotti è “L'ispettore Derrick”. Anche qui ogni singolo episodio della serie (e sono 281!) è stato commentato, da Zender prima e da molti altri fan poi, ma con un approccio più sdrammatizzante, in ricercato contrasto con la compostezza del telefilm. Il link porta a una pagina collegata anche agli approfondimenti in tema. ENTRA