Havoc - Film (2025)

Poliziotti corrotti, droga, mafia giapponese, infiltrazioni, tradimenti... Havoc è tutto questo ma non solo. Le aspettative, per chi conosce lo stile di Evans, sono altre. Qui si attende la violenza estrema e il caos, che puntualmente arriverà e sarà una goduria di trilioni di proiettili, mannaie, scazzottate, fucilate in faccia, ossa spezzate e schiene distrutte; uno tsunami di furia e brutalità che appagherà anche i palati più esigenti. Così come in Raid, overdose di adrenalina garantita, ma chi cerca trame avvincenti e originali è avvertito, cambi registro, qui volano lavatrici.

Detective incaricato di salvare il figlio di un politico scopre un'inimmaginabile rete di criminalità organizzata e quindi... Nonostante lo spunto non trascendentale (eufemismo) è innegabile che questa pellicola degna del miglior spettacolo granguignolesco sia effettivamente notevole, specie se rapportata a una durata standard: in pratica, ne succedono di tutti i colori (domina il rosso sangue in ogni sua sfumatura e per le ragioni più svariate) e il caos sta sempre dietro l'angolo, mentre il cast offre una performance convincente e il finale non stona con l'andazzo generale.

Poliziotto corrotto (ma non tanto quanto alcuni suoi colleghi) si trova impelagato di un fattaccio di sangue di cui è stato vittima anche il figlio di una boss della triade che ora vuole vendicarsi del presunto colpevole, a sua volta figlio di un politico locale... Indiscutibile l'abilità di Evans nel dirigere scene d'azione e indiscutibile il talento di Hardy quando trova un personaggio congeniale come questo poliziotto sgualcito, però qui manca il telaio di una sceneggiatura solida, per cui il film fatica a mantenere desto l'interesse risultando a tratti confuso e ripetitivo.

Il regista Gareth Evans assembla senza troppa (a dire poco) originalità gli ingredienti di un noir (poliziotti corrotti, antieroe solitario con macchie nel passato eccetera) per premere poi il pedale sull’acceleratore e mostrare tutta la violenza possibile che spesso viene “depotenziata” proprio dalla sovrabbondanza che potrebbe renderla indigesta ai non adepti del genere. Ma sono comunque innegabili la perizia tecnica del regista nonché la bravura di Tom Hardy in un ruolo che gli calza a pennello. Un po' in ombra il resto del cast, forse inevitabilmente.

Sulla bisettrice Woo Mann To Friedkin Tjajhanto Frankenheimer Stahelski se stesso, Evans hardboiledizza griffando iperaction con snodata cravatta existential-thriller, coreografando la furia fotonica del caos con precisione da samurai e adirata anima punk, ma sotto partiture di ossa spezzate ed emocrome orchestrate da un acceleratore particellare fuori controllo, lo sciaradistico plot scritto come se Bartezzaghi criptasse un manuale di nodi confonde annoia e scolla più che magnetizzare: dei personaggi ci frega briciole e i friabili dialoghi di telefilmico spessore 70's non aiutano.

Un film che nulla toglie e nulla aggiunge al genere. Nobilitato dalla performance di un buon Hardy (Whitaker è completamente sprecato, nel suo cameo), manda in overdose lo spettatore che si trova davanti a situazioni straviste sia dal punto di vista narrativo (poliziotti corrotti contro gangster spietati) che da quello tecnico (inseguimenti a iosa le solite vagante di sparatorie - con sangue a profusione e il suono dei vari spopolamenti come quasi ovunque ormai). Buona la fotografia sporchissima, granulosa, quasi da cocaina in aria. Da vedere se si vuole assistere a un film inutile.

Il titolo è già una dichiarazione di intenti: confusione, distruzione, devastazione in nome del puro cinema action anni '80 (pure la scena nel disco club!), ma tutto elevato all'ennesima potenza. Un tourbillon di proiettili, fucilate, coltelli, arti marziali, omicidi brutali, sbirri corrotti, yakuza, tradimenti, tutti contro tutti e sullo sfondo una città immaginaria dal retrogusto di East Coast (girato tutto, però, in Inghilterra). Un'ora e cinquanta di messinscena tarantolata dei più classici cliché del genere. Godibile e divertente. Hardy se la crede un po' troppo, ma ci sta.

Qualcuno dovrebbe spiegare ad autori e committenti di opere cinematografiche che la qualità vale più della quantità e che quindi non serve moltiplicare spari, pugnalate ed effetti sanguinolenti per smarcarsi dalla media e rimanere impressi nella mente dello spettatore. Magari un occhio anche al resto non guasta e tirare troppo la corda degli inseguimenti notturni, delle vagonate di bossoli per terra e delle mafie coinvolte, può portare a un senso di nausea. Molto caratterizzato quanto a sound e ambienti notturni. Hardy tutto sommato accessorio.